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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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mercoledì, agosto 27

Rassegna Stampa 27.08.2008


Ubriaco prende a morsi un infermiere

La Tribuna di Treviso del 27/08/2008 ed. Nazionale p. 28

Il marocchino ha aggredito l'operatore nella sala d'attesa del Pronto soccorso
CASTELFRANCO. Si è presentato alle due della notte tra sabato e domenica al Pronto soccorso. Si è incollato al campanello che mette in comunicazione la sala d'attesa con il reparto. «Fatemi entrare, c'è una donna che sta partorendo», urlava, ma non c'era nessuna partoriente: il marocchino era ubriaco. Un infermiere ha cercato di calmarlo, ma è stato spinto a terra e morso a una gamba.Quando si è materializzato lo straniero sui 25 anni, nella sala d'attesa del Pronto soccorso, c'erano cinque anziani. Erano le due di notte.Il marocchino ha iniziato a suonare con insistenza il campanello che avvisa infermieri e medici dell'arrivo di un nuovo paziente. E' andato in escandescenze. «Fatemi entrare, devo andare in Ostetricia: c'è una donna che sta partorendo», ha urlato al citofono, la voce impastata dai troppi alcolici bevuti.Il personale ha subito verificato chiamando la sala travaglio, ma nessuna donna stava per dare alla luce un bambino.Un infermiere, P.P., 42 anni, è allora uscito dal reparto per tentare di calmare lo straniero. Si è avvicinato al giovane maghrebino. Ha cercato di tranquillizzarlo spiegandogli la situazione, ma lo straniero si è trasformato in una furia.Continuando a urlare di voler entrare, ha strappato di dosso la divisa all'infermiere, in cui soccorso si sono precipitati i colleghi e i medici di turno.All'arrivo dei rinforzi il marocchino non si è però fermato. Anzi, ha continuato a tirar calci e pugni fino a spingere a terra P. P.. Quindi lo ha morso a una gamba, procurandogli un ematoma. Cadendo l'infermiere ha pure riportato una botta al gomito.Nel frattempo sono stati allertati le guardie giurate in servizio in ospedale e i carabinieri. Il marocchino, braccato dal personale del Pronto soccorso, continuava ad agitarsi tentando di colpire chiunque gli arrivasse a tiro.I carabinieri con l'aiuto dei vigilantes lo hanno immobilizzato costringendolo alla resa. Quindi i militari lo hanno portato in caserma, in via don Ernesto Bordignon, per identificarlo. Ad assistere all'aggressione, impotenti e spaventati per la furia. gli anziani in attesa della visita.L'infermiere colpito è stato medicato: per lui, dopo la paura, solo un po' di riposo.Nei prossimi giorni sporgerà denuncia contro il marocchino per l'aggressione. E' stata una nottata parecchio movimentata in Pronto soccorso.Ripristinata la calma con l'intervento dei carabinieri, l'attività del reparto dell'emergenza è ripresa normalmente. (d.g.)



Trani, è vietato sentirsi male dalle 23 al mattino dopo

La Gazzetta Del Mezzogiorno del 26/08/2008 ed. Nazionale p. 6

La denuncia: di notte c'è soltanto un infermiere
GIANPAOLO BALSAMO l TRANI. «Non sappiamo più a chi fare riferimento. È come se avessimo due "p a d ro n i " ai quali dare conto. Una situazione anomala che si ripercuote sulla organizzazione del lavoro di tutti gli operatori sanitari (medici, specialisti, infermieri) che operano all'interno delle carceri». Così Francesco Monterisi, coordinatore sanitario degli Istituti penitenziari di Trani, commenta l'ap plicazione della riforma della medicina penitenziaria e del trasferimento delle funzioni di assistenza dal Ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale già attuata dallo scorso 14 giugno. «Il ministero della Giustizia ci ha sbattuto la porta in faccia - continua il camice bianco - mentre le Asl si trovano a gestire queste nuove competenze con tutti i disagi conseguenti». E così nel carcere di Trani, è vietato sentirsi male durante le ore notturne. Proprio in virtù di quella che è stata definita la «riforma sanitaria dietro le sbarre», infatti, la casa circondariale di Trani (attualmente con 180 detenuti) è diventata una struttura di primo livello (tutti gli istituti penitenziari, da un punto di vista dell'assistenza sanitaria, sono stati suddivisi in tre livelli) con u n'assistenza non ininterrotta nell'arco delle ventiquattro ore (come avviene, invece, nelle carceri con oltre 225 detenuti). In altre parole a Trani (così come nelle strutture carcerarie con pochi detenuti) la presenza di un medico è garantita dalle ore 8 alle 23. «Sì è vero - spiega Michele Casamassima, rappresentante della Polizia penitenziaria -. Dalle ore 23, sino al mattino successivo, manca un medico che possa coprire le eventuali emergenze sanitarie che si possono verificare sia all'interno della Casa circondariale maschile che in quella della Casa di reclusione femminile. Dunque, qualora un detenuto venga portato in carcere la notte, non è effettuata la visita medica di primo ingresso e pertanto non è possibile diagnosticare, al momento, il suo effettivo stato di salute. In tale contesto, non è sporadico assistere a detenuti arrestati, spesso affetti da disturbi psichiatrici, traumi subiti durante le fasi dell'ar resto, crisi di astinenza, ecc. e pertanto molte volte il personale di Polizia penitenziaria fronteggia tali situazioni senza alcun supporto medico». Nella prassi, dunque, dalle ore 23 in poi, nel carcere di Trani entra in servizio un infermiere dell'ammi nistrazione penitenziaria che, per i casi di urgenza, durante le ore notturne, è tenuto a chiedere l'inter vento della guardia medica. Ques'ul tima, pur tra mille difficoltà e dovendo garantire la continuità assistenziale anche all'esterno, è tenuto a rispondere alle chiamate provenienti non solo dal carcere di via Andria ma anche dalla casa di reclusione femminile. «Come se non bastasse - continua Casamassima che è anche rappresentante sindacale della Funzione pubblica Cgil - la situazione dell'as sistenza sanitaria nella casa circondariale di Trani è aggravata dal fatto che il taglio delle risorse economiche sta producendo risultati drammatici nell'approvvigionamento dei farmaci salvavita all'interno dell'infer meria. I detenuti, dunque, sono tenuti a portarsi dietro farmaci di cui hanno bisogno e che non sono forniti dal Sistema sanitario nazionale».



«I nostri infermieri hanno scelto l'Asl Problemi?
Sì, ma li risolveremo»

La Gazzetta Del Mezzogiorno del 26/08/2008 ed. Nazionale p. 6

FOGGIA. «I sei infermieri in servizio al carcere di Foggia hanno scelto di passare alle dipendenze dell'Asl dal primo settembre. C'è un po' di preoccupazione per il passaggio di competenze, ci potrà essere qualche disservizio all'inizio; ma chiaramente i detenuti sono cittadini che hanno diritto all'assistenza medica e sarà adesso l'Asl a farsi carico della gestione della struttura medica della casa circondariale di Foggia». Lo sostiene Davide De Florio , direttore del carcere del capoluogo dauno dove ieri il numero di detenuti era di 610, contro una capienza di 370. «L'assistenza medica nel carcere di Foggia è garantita 24 ore al giorno: sino ad oggi attraverso una convenzione con 6 medici che si alternavano e con personale infermieristico interno, che adesso di fronte alla possibilità di passare sotto la competenza dell'Asl, ha fatto questa scelta. La situazione si risolverà, ci sono già stati incontri con il subcommissario dell'Asl Foggia, S av i n o Inghing olo , e un altro è fissato per il 3 settembre. Funzionari Asl hanno già effettuato sopralluoghi nel carcere per vedere la struttura e i macchinari in dotazione. Quando c'è un rapporto solido tra le istituzioni, come in questo caso, i problemi che pure ci saranno con il passaggio di competenze, si r i s o l ve r a n n o » .




L'infermiere entra in famiglia

Il Sole 24 Ore - NordEst del 27/08/2008 p. 8

Allo studio l'affiancamento a domicilio ai parenti dei malati sul modello inglese
A CURA DI Valeria Zanetti
Ridefinire la funzione dell'infermiere veneto nell'assistenza ospedaliera o altre strutture di cura, sul territorio e nella formazione e ricerca scientifica. A questo punta il progetto di legge 319/2008, presentato dal consigliere di Alleanza nazionale, Raffaele Zanon con il collega Piergiorgio Cortellazzo, già illustrato in V commissione. «La Regione deve occuparsi del nuovo piano socio-sanitario e ciò deve comportare una riflessione preliminare sul ruolo delle figure professionali coinvolte in un'organizzazione dei servizi rispondente alle attuali necessità», spiega Zanon. In particolare occorre strutturare servizi capaci di rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più anziana e portatrice di patologie croniche, cui spesso si prospetta un percorso di cure e assistenza a domicilio, che può essere intrapreso solo attraverso un capillare impiego di infermieri nei servizi socio-sanitari territoriali. «Consapevoli di ciò - riprende - molti colleghi hanno da subito condiviso i contenuti del testo. Alla ripresa dei lavori, dopo la pausa estiva, partiranno le audizioni dei collegi Ipasvi, sindacati e università». Il progetto legislativo sarà presto affiancato da un altro Pdl, in fase di elaborazione da parte della Lega Nord. La V commissione sarà dunque chiamata a fare sintesi, e una proposta definitiva potrebbe arrivare in Consiglio in tempi abbastanza brevi, contribuendo a ridefinire il ruolo di un professionista non sempre adeguatamente valorizzato e ancora troppo spesso impiegato in mansioni non attinenti o prive di impatto per gli assistiti, che rappresentano fino al 50% dell'attività giornaliera. «Se è vero infatti che gli infermieri sono pochi (circa 31 mila iscritti ai collegi provinciali del Veneto, ndr) e che non ci sono i numeri neppure per coprire il turn over, è altrettanto vero che capita di vederli impegnati negli ospedali in mansioni che sarebbero più opportunamente delegabili a personale amministrativo, a operatori addetti all'assistenza o ancora ad altre figure di supporto», aggiunge Zanon.Tra le proposte del Pdl, «partendo dal pieno riconoscimento della professione infermieristica sul piano dell'iter formativo, dello status giuridico, dell'autonomia professionale», recita il testo, è prevista l'istituzione del Servizio infermieristico regionale con compiti di censimento e monitoraggio della domanda di infermieri e di figure di supporto all'assistenza per le mansioni amministrative e igienico-alberghiere nelle aziende sanitarie e ospedaliere; di pianificazione del fabbisogno e di dotazioni organiche; di promozione e progettazione di attività di formazione e ricerca. Il responsabile del servizio, con formazione infermieristica, nominato dall'assessore alla Sanità, designerà a propria volta i responsabili delle tre aree di intervento: ospedaliera (pubblico-privata), territoriale e formativa e di ricerca.Il Pdl introduce anche novità nell'assistenza territoriale istituendo la figura dell'infermiere di famiglia e per le cure domiciliari; gli ambulatori infermieristici territoriali e gli ambulatori infermieristici privati. Apre inoltre anche agli infermieri ospedalieri la possibilità di rendere prestazioni in libera professione intramoenia. L'infermiere di famiglia, tra l'altro già impiegato in Gran Bretagna e che sta per diventare operativo in Spagna, è previsto dai protocolli dell'Oms, per migliorare le prestazioni abbattendo i costi. Presterebbe il proprio servizio gratuitamente (sarebbe pagato grazie alla quota capitaria stanziata annualmente dalla Regione per ogni residente), si occuperebbe di assistenza in collaborazione con il medico di medicina generale, operando in un ambito territoriale ristretto (quartiere di città, paese, piccola comunità), si farebbe carico dell'assistenza dei malati cronici o di pazienti appena dimessi, riducendo la loro permanenza in ospedale, la loro riammissione o gli accessi, spesso impropri, al pronto soccorsi. Per l'assistito basterà fare domanda all'ufficio attivato appositamente dalle Ulss. L'infermiere di famiglia opererebbe negli ambulatori infermieristici, chiamati a effettuare gratuitamente una serie di prestazioni (medicazioni, terapie farmacologiche, elettrocardiogrammi, prelievi, misurazione di glicemia, colesterolemia) e a fornire informazioni ai familiari impegnati nell'assistenza domiciliare dei parenti.




Organici, fragile equilibrio

Il Sole 24 Ore - NordEst del 27/08/2008 p. 8

«Per mantenere l'eccellenza del sistema sanitario veneto occorre affrontare la questione della carenza di infermieri, che si ripresenta ogni anno con l'estate». Franco Vallicella, presidente del collegio degli infermieri di Verona e tesoriere della Federazione nazionale dei collegi Ipasvi, non ha dubbi: «Durante l'anno le carenze sono compensate attraverso riposi mancati, ferie ritirate, straordinari. D'estate queste misure sono più difficilmente applicabili perché per contratto l'infermiere deve poter godere di almeno 15 giorni consecutivi di ferie». Reparti e servizi dunque si reggono su un equilibrio assai fragile, al centro del confronto che si è aperto tra l'assessore alla Sanità, Sandro Sandri, e i presidenti veneti dei sette collegi regionali. «Conclusa la pausa estiva torneremo dall'assessore - aggiunge - che è interessato ad affrontare la questione e condivide il punto di vista secondo il quale la soluzione non può essere delegata unicamente all'assunzione di infermieri stranieri, il cui inserimento si rivela spesso difficoltoso e implica forti investimenti». Occorre invece «intervenire sulla programmazione dei posti in formazione, definita annualmente con decreto del ministero dell'Università e che si rivela sempre inferiore alle domande degli aspiranti infermieri, alle richieste della Regione e della Federazione nazionale, soprattutto per il Veneto; programmare le necessità infermieristiche non solo sull'esistente, ma nella prospettiva dell'implementazione dei servizi territoriali - sottolinea Vallicella - In particolare, la riduzione del tasso di ospedalizzazione passa dall'incremento dell'assistenza domiciliare, garantita quasi esclusivamente da infermieri». Infine, bisogna valorizzare la professione economicamente e introdurre la figura dell'infermiere specialista, con competenze diversificate per tipo di assistenza.




QUATTRO GEMELLI

Gazzetta di Mantova del 27/08/2008 ed. Nazionale p. 24

QUATTRO GEMELLI
No, quella mamma non è un esempio
Egr. don Paolo Gibelli, condivido in pieno il suo pensiero, di uomo di Chiesa e di scienza. La donna che a 55 anni mette al mondo 4 gemelli dopo aver ricevuto gli ovuli da un'altra donna è una vera follia. Questa persona non deve essere un esempio per nessuno e pertanto non va pubblicizzata come una star. Una mamma per essere chiamata tale non deve essere solo genitrice, ma soprattutto educatrice e come farà assolvere il suo compito quando i suoi figli avranno 10 anni e lei 65? I figli per crescere bene devono avere dei genitori e non genitori nonni. Speriamo sia stata la prima ma anche l'ultima.Luca Talarico Presidente Circolo Della Libertà «Il Cortegiano» Marcaria INFERMIERI
Se non vuoi limitarti al mugugno...In risposta alla lettera di Ivano Rodolfi del 25/8, Caro collega, ti rispondo che sono pienamente consapevole dell'inedia di molti infermieri per quanto riguarda la lotta per il meritato riconoscimento... proprio per questo mi impegno in prima persona e cerco di coinvolgere il maggior numero di colleghi nel tentativo di creare una forza unitaria. Molti sono, tuttavia, legati ancora ai confederali che sinora hanno detenuto il monopolio della contrattazione a livello locale e nazionale. E sinora poco è cambiato: molti hanno paura di responsabilità che sentono enormi e molti altri ancora vedono ancora nel medico la figura protagonista del mondo sanitario. Tante sono le ragioni per cui gli infermieri sono lontani gli uni dagli altri, per elencarle tutte servirebbe un libro. La via che indichi per il cambiamento (riunirci, discutere ecc.) io e altri colleghi di Rsa l'abbiamo già percorsa, ci eravamo dati un nome: «Comitato infermieri geriatrici», avevamo raccolto adesioni da tutta la provincia, ci incontravamo al Mazzali per dissertare sulla situazione, per vedere riconosciute le nostre istanze nel tentativo di darci un'identità e visibilità socio-professionale.Purtroppo questa strada non rende, senza un'egida che ci raccolga e che abbia una valenza contrattuale non si arriva da nessuna parte. C'è il Collegio Ipasvi che ci rappresenta e potrebbe fungere da collegamento, ad esempio, ma non ha questo potere contrattuale. Io ho scelto il sindacato di cui sono referente aziendale (Nursing up) in quanto autonomo e composto totalmente da professionisti della funzione infermieristica oltre a essere sufficientemente diffuso sul suolo nazionale da poter sedere al tavolo delle trattative nazionali con l'Aran (stanno cercando di affossarci ma ce la faremo!). A Mantova siamo appena nati ma stiamo gradualmente raccogliendo consensi. Per quanto riguarda la rete informatica degli infermieri: ci sono molti siti e/o blog che ci permettono di confrontarci, ad esempio il sito www.proterin.net, un portale totalmente infermieristico e multidisciplinare nel quale chiunque può postare argomenti e/o discutere virtualmente. Altri siti riguardano le varie «specialità»: il sito della Simeu, che si occupa di emergenza e urgenza e che sta aprendo una sezione esclusivamente infermieristica ed altri ancora. Basta cercare in rete. Tu cosa stai facendo per la tua professione? Non intendo fare polemica ma se vuoi impegnarti e non solo mugugnare c'è la possibilità di agire in gruppo e in condivisione d'idee. Incontriamoci, cominciamo a fare sentire la nostra voce, proponiamo soluzioni e innovazioni. Non attendere oltre i messia degli infermieri.Lavoro al Pronto soccorso, non è difficile rintracciarmi, contattami e magari insieme riusciremo a fare qualcosa in più.
Alessandra Fagnoni
LA SFIDA DEL PD
L'appuntamento è con voi giovani Sabato 30 a Castel Goffredo, nell'ambito della festa del Partito democratico, si terrà un incontro dal titolo «I giovani e il PD». L'appuntamento è stato pensato come occasione per incontrarsi e conoscersi nella speranza di poter iniziare una riflessione fatta dai giovani insieme ad altri giovani. L'esperienza politica non è certamente facile. Spesso ci sono resistenze, disinteresse, disillusione. Ma la politica è l'impegno civico che permette di esprimere idee e idealità per tradurle in scelte e comportamenti che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni. Economia, lavoro, salute, scuola, servizi sociali, sicurezza si declinano a partire da una visione dell'uomo e della società. E la politica è lo strumento per proporre e attuare un progetto basato su valori e programmi.Il Partito Democratico, apparso da poco sulla scena politica italiana, è la sintesi di culture che hanno radici profonde e che hanno posto al centro della propria ispirazione la democrazia, la giustizia, la partecipazione, la solidarietà, la legalità, il rinnovamento della società in una visione allargata oltre i confini nazionali. Il PD è un partito che si deve costruire insieme: i giovani non possono mancare!Il PD ha bisogno dei giovani che sono «il presente e il futuro». Il PD deve saper ascoltare i giovani, ma i giovani devono provare a farsi ascoltare nelle modalità che più ritengono idonee. L'incontro di sabato a Castel Goffredo può essere un tentativo, una possibilità, una sfida, per esserci, per conoscersi, per confrontarsi, per discutere, per sognare. Sì, anche per sognare! Sognare che insieme le cose possano cambiare, fortemente convinti che rassegnazione e disfattismo fanno il gioco di chi intende lo Stato come una azienda da cui trarre profitto. Alcuni giovani amici impegnati in politica si sono messi a disposizione per raccontare la propria esperienza, ma l'incontro riuscirà se altri giovani potranno interagire con loro in un dialogo aperto, dove esprimere pareri, proposte ma anche dubbi, perplessità, critiche. C'è bisogno di passione civica. C'è necessità di disponibilità generosa.L'appuntamento è per sabato 30 agosto alle 18 a Castel Goffredo presso il Parco La Fontanella.Dina Vignoni Presidente dell'assemblea provinciale del PD I NOSTRI TESORIVilla Galvagnina E' la volta buona Forse questa è la volta buona! Forse questa volta riusciremo a mettere in campo lo strumento e le collaborazioni idonee per salvare e rilanciare Villa Galvagnina. All'ultima riunione degli Enti locali, coinvolti in questo ambizioso progetto, è stata unanimemente espressa la volontà di andare rapidamente verso la costituzione di una Fondazione di diritto privato per procedere, altrettanto celermente, nella raccolta fondi e nella realizzazione degli interventi necessari per la tutela dello straordinario patrimonio culturale e artistico rappresentato da Villa Galvagnina. Resta ancora quasi tutto da fare, ma finalmente si esce da ipotesi velleitarie che non hanno prodotto altro che l'incapacità di programmare qualsiasi intervento.Se oggi ci troviamo di fronte alle possibili soluzioni del problema molto lo dobbiamo agli architetti Galandini e Ragazzoni, i quali hanno preso a cuore Villa Galvagnina e ne hanno consentito i primissimi interventi di recupero. Tuttavia, molto lo dobbiamo anche ai proprietari del villino, cioè l'Amministrazione comunale di Mantova, e all'Amministrazione provinciale che si è posta da subito quale ente di supporto e di coordinamento per tale impegnativa collaborazione. Non meno importante da segnalare è la sensibilità con cui le Amministrazioni di Gonzaga, Motteggiana, Moglia, S. Benedetto Po, insieme alla nostra e al Consorzio dei comuni del Destra Secchia, si sono rese disponibili ad affrontare, in un fecondo gioco di squadra, quest'avventura. Ci auguriamo che i privati che già hanno manifestato interesse al progetto, lo vogliano consolidare partecipando attivamente alla definizione della fondazione. Quella che questo territorio può aprire, è una bella pagina di collaborazione interistituzionale e tra pubblico e privato tale da rendere ancor più evidente il tentativo di salvare parte della nostra storia e della nostra cultura.On. Marco Carra Sindaco di Pegognaga Alessandro Galeotti Assessore alla Cultura del Comune di Pegognaga




Assunti e radioterapia: 'Accordi rispettati'

La Nazione del 27/08/2008 ed. Prato p. 7

RADIOTERPIA è decollata, l'hospice è in fase di rodaggio, le assunzioni sono state fatte secondo programma. La direzione Asl, dopo gli articoli pubblicati domenica sul nostro giornale, replica punto su punto alle critiche e pur non citando nel lungo comunicato mai il nome di Luciano Gestri della Cisl contrattaccaca alle sue accuse. Radioterapia- Il Centro di Radioterapia «non è "un'illusione" o "una presa in giro per i malati", ma una realtà ben attiva per la cura delle persone malate di tumore e ai pazienti pratesi offre concreta possibilità di restare sul territorio di residenza evitando spostamenti in altre strutture toscane o fuori dai confini regionali» sottolinea l'Asl. I pazienti seguiti ad oggi sono 182. Di questi, 13 sono in trattamento, 4 hanno già concluso il trattamento. Sono state effettuate 18 tac di simulazione ed è in corso l'elaborazione di alcuni piani di trattamento radioterapico. Un paziente è in trattamento con radio-chemioterapia concomitante e sono programmati altri due trattamenti per la prossima settimana. In questi giorni sarà avviato l'inizio di trattamento di altri 8 pazienti e l'effettuazione di sei Tac di simulazione. «Il Centro di Radioterapia è stato inaugurato due mesi fa e l'attività è cominciata subito come testimoniano i numeri dei pazienti seguiti». E «iniziare questi trattamenti presuppone un'intensa attività preliminare con il coinvolgimento di molte professionalità». Dopo la prima visita, il paziente è avviato alla Tac di simulazione. Qui sono acquisite le immagini sulle quali l'oncologo radioterapista, delinea il contorno del bersaglio neoplastico e degli organi critici. Segue la definizione del piano di trattamento, per il quale l'oncologo radioterapista si avvale della collaborazione dello specialista in fisica medica. E' soltanto dopo questo percorso che il paziente può iniziare il trattamento che è costituito da 10-35 sedute a cadenza quotidiana. Si ricorda ai cittadini che l'Asl 4 ha messo a disposizione anche una casella di posta elettronica radioterapia@usl4.toscana.it per chiunque desideri porre domande o presentare osservazioni. Assunzioni - L'accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali dell'area comparto per il nuovo contratto integrativo aziendale prevede che, rispetto ad una consistenza di personale del comparto di 2.021 unità, nel 2008 si effettueranno 130 assunzioni di personale a tempo indeterminato e sarà coperto il turn-over stimato in 50 unità. Nel corso di tre anni è prevista la stabilizzazione di 42 lavoratori precari. Al 31 luglio 2008 il personale di ruolo risulta incrementato di 60 unità. Dall'inizio dell'anno al 31 luglio sono stati assunti a tempo indeterminato 226 persone (121 infermieri, 45 operatori socio-sanitari, 24 medici). Un risultato che è stato raggiunto grazie anche all'impegno dell'area amministrativa dell'Asl 4 che, in una lotta contro il tempo rispetto ai recenti divieti introdotti dal Governo, ha consentito le immissioni in ruolo. Sempre nel periodo compreso da gennaio al 31 luglio, 104 persone (tra questi: 43 infermieri, 20 operatori socio-sanitari, 13 medici) hanno lasciato il servizio per pensionamento ed altre persone lasceranno il servizio nei prossimi mesi secondo un turn-over già stimato. A fronte di questo, l'Asl 4 ha prontamente provveduto ad individuare con provvedimenti già adottati, le sostituzioni che avverranno per mobilità da altre aziende, attraverso procedure concorsuali e scorrimento di graduatorie per complessivi 180 posti di lavoro. «Questi sono i fatti. Dichiarare di "non aver visto niente delle assunzioni prospettate" non trova alcuna corrispondenza nei fatti». L'Asl 4 ha «sempre rispettato gli accordi siglati e onorato gli impegni previsti dai contratti». E «continuerà a comportarsi così nella consapevolezza di dover vigilare e monitorare costantemente la situazione data anche la conosciuta difficoltà a reperire sul mercato del lavoro alcune figure professionali come, ad esempio, gli infermieri» dice il vertice Asl. Hospice - Dal mese di giugno nella struttura sanitaria all'interno del palazzo Muzzarelli-Verzoni è stato trasferito l'Ambulatorio di cure palliative che aveva sede presso l'ex palazzina malattie infettive nell'area ospedaliera. L'ambulatorio nel quale sono impegnati medici e infermieri è attivo, dal lunedì al venerdì, non un'ora, ma tre ore ogni giorno e sono trattati pazienti con sindromi dolorose complesse a carattere cronico, anche oncologico. «Non è stata ancora formalizzata nessuna richiesta per l'inserimento di pazienti nella struttura residenziale, ma sono iniziate una serie di riunioni di tutto il team multiprofessionale che sarà impegnato nell'Hospice in particolare, medici esperti in cure palliative, infermieri, assistenti alla persona, assistenti sociali, psicologi, terapisti della riabilitazione per mettere a punto l'organizzazione alla quale parteciperanno anche le associazioni di volontariato». Un team multprofessionale che accoglierà i pazienti con un'assistenza personalizzata indirizzata alla persona malata e ai suoi familiari. Nomine dirigenti - E sul tema l'Asl affonda le critiche su Gestri: «Nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa si osserva "per le recenti nomine dei dirigenti di anestesia e pediatria non stati rispettati gli accordi presi". Queste considerazioni non possono che destare stupore. Non si capisce quali accordi e con chi potessero essere presi per la nomina dei dirigenti delle unità operative. Allusioni e illazioni non giovano a quella "trasparenza" che, a parole, viene auspicata. Alla salute dei cittadini e nel loro rispetto, certamente non servono i faziosi proclami di chi si erge a guida di un'annunciata battaglia sindacale su impegni ai quali l'Asl 4 sta tenendo fede, come spiegano i dati e i fatti».

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