Come riportato sul sito ufficiale:
Racconta la vita di un gruppo di medici e di infermieri del Reparto di Medicina di un grande ospedale di Roma. Non eroi infallibili, ma uomini e donne, con le loro abilità, le loro incertezze; il loro coraggio e le loro meschinità, piccole e grandi che siano. E con i loro errori. Umani e professionali.
Racconta la vita di un gruppo di medici e di infermieri del Reparto di Medicina di un grande ospedale di Roma. Non eroi infallibili, ma uomini e donne, con le loro abilità, le loro incertezze; il loro coraggio e le loro meschinità, piccole e grandi che siano. E con i loro errori. Umani e professionali.
ROMA - Le ante scorrevoli si spalancano, una barella irrompe in sala operatoria, i chirurghi attorno. Scena-base nelle fiction televisive italiane, ambientate al pronto soccorso. Ma adesso l'altra metà dei medici dice basta: «Non se ne può più di vedere rappresentata un'unica realtà. La sanità non è solo emergenza, affanno. È fatta soprattutto di visite in ambulatorio, di scambi col paziente», chiede attenzione, sicuro di interpretare un sentire comune, Mario Falconi, presidente dell'Ordine di Roma, medico di famiglia a Ostia. Riprendono corpo vigorose le critiche alle miniserie girate nei reparti di prima linea. Il prossimo anno su Canale 5 arriva «Crimini bianchi», storie di malasanità. Già ad aprile all'annuncio delle sei puntate, protagonisti Daniele Pecci e Ricky Memphis, regista Alberto Ferrari, diverse associazioni di categoria contestarono il produttore Pietro Valsecchi per aver voluto dipingere a tinte fosche il loro lavoro. Le accuse si levano dagli studi privati, dove ogni giorno migliaia di cittadini lamentano acciacchi comuni. Niente sangue e ferite». Ambientazioni di minor impatto, dimenticate dalle fiction italiane che verranno, stile Doctor House. Il 29 agosto su Rai2 si comincia con «Terapia d'urgenza», su Rai1 riprende «Medicina generale», Valsecchi con Taodue sta preparando «Chirurgia d'urgenza». Ancora scene di pronto soccorso. Un'ondata che ne segue un'altra, quella delle fiction dedicate alle forze dell'ordine: da «Ris, delitti imperfetti», a «La squadra», a «Carabinieri». «Una realtà inventata, distorta », spegne idealmente la tivù Aldo Pagni, segretario della società italiana di medicina generale. Hanno il dente avvelenato gli infermieri, estromessi dal piccolo schermo. «Sono molto irritata - si prepara a vergare una dura lettera a Rai e Canale 5 Annalisa Silvestro, presidente della Federazione nazionale dei Collegi -. Entriamo in scena solo se abbiamo una storia sentimentale col chirurgo o per recitare frasi banali, perlopiù in dialetto, la sigaretta in mano». Scontenti anche i radiologi, snobbati dalle fiction. M. D. B.
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