Il Giornale della Toscana del 07/08/2008 , art. di CARLOTTA DE CIUTIIS ■ p. 5
Careggi: mancano due fiale dall'armadietto del reparto dove è stato trovato morto per overdose l'infermiere 41enne. Il pm avvisato dagli investigatori della «narcotici» GLI ACCERTAMENTI Si attende l'esito delle verifiche sul contenuto della siringa. E scoppia la polemica sui controlli
Sono due le fiale di morfina che erano custodite nel dispensario dell'area intensiva cardiologica di Careggi e che risultano sparite. Qualcuno le ha furtivamente sottratte senza avvertire in reparto. Un episodio grave, che riapre la polemica sulla necessità di maggiori controlli all'interno dell'ospedale fiorentino, uno dei più importanti a livello nazionale. La constatazione della sparizione e del numero esatto di fiale mancanti è avvenuta in conseguenza della morte dell'infermiere di 41 anni, originario di Londa, causata, secondo i primi accertamenti medico-legali, da un'overdose di morfina. L'uomo, L.C., la notte tra domenica e lunedì dopo avere iniziato il turno si è assentato per recarsi in bagno. Dopo un po', visto che l'infermiere non tornava al lavoro, i colleghi si sono preoccupati e sono andati a cercarlo. Il 41enne è stato trovato accasciato a terra in bagno, ormai privo di vita: accanto aveva una siringa appena usata su cui sono in corso gli accertamenti tossicologici da parte della professoressa Elisabetta Bertol del reparto di medicina legale di Careggi. La professoressa Bertol è stata incaricata dal pm Massimo Bonfiglio, titolare dell'inchiesta, di compiere accertamenti anche sul contenuto della siringa posta sotto sequestro. I colleghi dell'infermiere dopo la tragica scoperta sono stati ascoltati dagli investigatori: qualcuno ha controllato se mancassero delle fiale dal dispensario. I controlli hanno dato esito positivo. Dopo un'accurata verifica e l'accertamento della sparizione delle dosi di morfina dall'armadietto in cui erano custodite, è stato avvisato il pm Bonfiglio che indaga sulla morte per overdose dell'infermiere che lavorava presso il dipartimento del cuore e dei vasi diretto dal professor Gian Franco Gensini. Da un primo esame istologico è emerso che la sostanza che l'infermiere si è iniettato quella maledetta notte sarebbe proprio morfina, elemento che ora porta gli inquirenti a ipotizzare un nesso tra l'overdose e la sottrazione delle fiale di morfina dal dispensario di Careggi, a cui in effetti può avere accesso solo il personale medico e infermieristico. Del caso si occupa la sezione narcotici della questura, diretta dal commissario capo Alfonso Di Martino. La procura ha aperto un fascicolo a modello 45, cioè senza indagati nè ipotesi di reato. Se effettivamente si è trattato di overdose da morfina (come ipotizzato anche dal primo referto per la constatazione di morte), che avrebbe avuto come conseguenza l'arresto cardio-circolatorio del 41enne, la sua caduta a terra e la morte istantanea, la sostanza sparita dal dispensario potrebbe corrispondere a quella che ha causato il decesso dell'infermiere. Il drammatico episodio avvenuto domenica notte a Careggi pone un grosso punto interrogativo sull'efficienza dei controlli all'interno del più importante nosocomio toscano.
La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi
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