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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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martedì, agosto 26

Rassegna Stampa 26.08.2008


«Il mio reparto non è un carcere
Curiamo depressi e mancati suicidi»

Il Resto del Carlino del 26/08/2008 , art di GIOVANNI PANETTIERE ed. BO p. 11

di GIOVANNI PANETTIERE PAZIENTI imbottiti di farmaci e ridotti come zombie, familiari nell'impossibilità di far visita ai loro congiunti, una chiusura verso l'esterno più simile alla Dozza che a un ospedale. Sono accuse pesanti quelle lanciate, nei giorni scorsi, dall'associazione di volontariato Diritti senza barriere contro il servizio psichiatrico diagnosi e cura del Malpighi, dipendente dal Dipartimento di salute mentale dell'Ausl. Parole che amareggiano il dottor Giancarlo Boncompagni, 57 anni, da 10 primario del reparto e un passato in prima linea nei tempi d'oro di Psichiatria democratica. Dottor Boncompagni, se lo sarebbe mai aspettato un attacco simile? «Conosco Diritti senza barriere e so bene l'impegno della loro presidente per la difesa dei diritti dei malati psichiatrici, ma, in questo caso, hanno esagerato. Si è tracciata un'immagine distorta del nostro reparto». In che senso? «Se fossimo un servizio di riabilitazione psichiatrica, la critica di essere una struttura chiusa verso l'esterno sarebbe opportuna, ma, invece, siamo una terapia intensiva per disturbi mentali con in vigore inevitabili restrizioni per la salute dei degenti e degli operatori. Detto questo, restiamo pur sempre un luogo di cura e non di segregazione, come sostiene l'associazione». Quali pazienti vengono trattati nel vostro reparto? «Accogliamo persone, volontarie o in trattamento sanitario obbligatorio, che sono in stato di emergenza e necessitano di cure e assistenza intensiva. Per esempio, ricoveriamo dei tentati suicidi, degli schizzofrenici o dei depressi cronici. Nel 2007 abbiamo effettuato 562 ricoveri di cui solo 80 per Tso». I familiari possono incontrare i loro cari? «Ogni giorno è prevista un'ora di tempo per le visite, poi è chiaro che, se il paziente non sta bene, purtroppo i suoi parenti non potranno avvicinarlo. In alcuni casi, rilasciamo anche dei permessi di uscita». Vi accusano di rendere i malati simili a zombie. «E' falso, i nuovi farmaci non annichiliscono più i pazienti come qualche tempo fa». E quanti sono, invece, gli infermieri e i medici in servizio? «Abbiamo 15 posti letto, 7 medici, 21 infermieri e 1 caposala. Durante il giorno riusciamo a garantire un rapporto da 1 a 4 tra infermieri e pazienti, nel pomeriggio e nella notte, scendiamo a 1 a 5».


S. Giovanni, più infermieri per il pronto soccorso

Il Tempo del 26/08/2008 ed. Roma

Viviana Spinella Calma apparente al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni. Solo qualche barella, vuota, nei corridoi vicini alla sala d'aspetto. Gli infermieri attendono l'ultimo paziente che i sanitari del 118 hanno appena trasportato con l'ambulanza. «Adesso è così - spiega un assistente sanitario - ma è una situazione imprevedibile. Domani, ma anche tra poche ore, tutto potrebbe cambiare». E la struttura del San Giovanni, un DEA di II livello, è attrezzato per affrontare le emergenze, anche quelle più gravi. Con il trauma center, o la terapia intensiva, il centro rianimazione e il reparto breve osservazione. Ventotto in tutto i letti di questo dipartimento di medicina d'urgenza dove vengono sistemati i pazienti del pronto soccorso in attesa del ricovero. I problemi però si manifestano quando le barelle cominciano ad allinearsi lungo i corridoi. «Qualche sera ce n'è qualcuna di troppo - ammette un dipendente - e stanno qui fino alla mattina successiva in attesa di un posto letto nella struttura che li deve accogliere». Ma di caos o collasso, giurano, qui non se n'è visto, almeno di recente. La struttura di emergenza polifunzionale si trova nel "Corpo A" del presidio sanitario. L'aspetto, sia dentro che fuori, è estremamente curato: non ci si deve meravigliare se proprio questo dipartimento è stato scelto nel 2005 per essere il set del reality show "Pronto soccorso H24", programma andato in onda sulla terza rete e su un canale satellitare per raccontare le storie di degenti, medici, infermieri e persone comuni che transitavano dentro le sale del pronto soccorso di via dell'Amba Aradam. Oltre 17mila, secondo i dati dell'Agenzia di Sanità Pubblica, gli accessi totali nel primo trimestre del 2008. Il 72 per cento, quasi 12.500, sono stati identificati al triage come codice verde, 3.600 circa (il 20 per cento) come giallo, 895 bianco e solo 251 i più gravi in codice rosso. Per 4mila pazienti è stato disposto il ricovero, 126 sono stati trasferiti in altro istituto, 17 sono morti in pronto soccorso. Quasi 13mila le persone che si sono presentate all'accettazione in maniera autonoma, 2.500 trasportate dall'ambulanza del 118. Attivo anche il servizio di eliambulanza, che viene fatta atterrare nello spiazzale antistante la vicina Basilica. «Viene sfruttato soprattutto per trasportare i feriti gravi dai Castelli». I motivi di possibile affollamento? «Beh, sicuramente quando gli arrivi si concentrano proprio dall'hinterland romano». E in estate, qual è il problema maggiore? «Sicuramente lo stress dei lavoratori - afferma senza esitazione un assistente sanitario del DEA - Ci sono pochi infermieri a coprire i turni. Quei pochi sono costretti a fare straordinari su straordinari mentre vorrebbero andare liberamente in ferie. È chiaro che è una situazione d'emergenza e che così a lungo non può continuare». Per la verità, fanno sapere dal sindacato, alcuni passi per allentare la tensione l'azienda li avrebbe già compiuti: con un recente concorso per l'assunzione di 20 infermieri. Sbrigate le pratiche burocratiche, il nuovo personale dovrebbe essere operativo già dagli inizi di settembre. Una vera boccata d'ossigeno per i lavoratori, anche se c'è qualcuno che spera in un maggior numero di subentri.


Cure all'alba in corsia, è rivolta

Corriere del Mezzogiorno del 26/08/2008 ed. BARI p. 13

Da settembre turno anticipato alle sei. Malati giù dal letto alle 5
La rivoluzione degli orari colpisce soprattutto i turnisti e i dipendenti pendolari. Oggi incontro siondacato-direzione

TARANTO - Dal primo settembre il turno di servizio degli operatori sanitari che lavorano nei reparti ospedalieri di tutta la provincia di Taranto, sarà anticipato di un'ora: alle sei anziché le sette come è stato sinora. Questo determina che tutte le attività alberghiere e terapeutiche nelle corsie avranno inizio alle cinque del mattino. A quell'ora l'alba non avrà fatto ancora capolino e gli ammalati dovranno rinunciare a quell'ora di riposo in più che avevano prima. Una rivoluzione degli orari, quella decisa dalla direzione generale della Asl di Taranto, che non piace a nessuno: ai dipendenti pendolari che dovranno rivedere il proprio sistema di mobilità, ma soprattutto ai pazienti che per bocca della presidente del Tribunale degli ammalati, Silvana Stanzione, parlano di «disumanizzazione degli ospedali».Storcono il naso anche i dirigenti medici, che dovranno rivedere tutti i piani di lavoro delle rispettive unità operative (lavoro raggiunto dopo anni di sperimentazione), con i quali era stato deciso, ad esempio, quanto fosse sbagliato, oltreché inutile, dare inizio alle attività di reparto quando è ancora buio. Un'abitudine «antica», modificata non molti anni fa (quindici anni quasi per tutti i presidi ospedalieri), che aveva uno scopo quando i ritmi di vita non erano come gli attuali scanditi da abitudini (tivù, mezzi di comunicazione) che hanno, di fatto, modificato il modo di concepire «la giornata » degli esseri umani Per questo tutti i turnisti della Asl di Taranto sono sul piede di guerra, incoraggiati anche dalla portavoce degli ammalati che promette battaglia. In movimento anche i direttori dei sei ospedali della provincia e i due del capoluogo che questa mattina si incontreranno con il direttore generale, Domenico Colasanto, per riferire i malumori del territorio. Sempre oggi e per lo stesso scopo, il manager ha in agenda un confronto con le organizazioni sindacali che sull'argomento stanno mantenendo un insolito profilo basso. Ad eccezione del sindacato degli infermieri, "Nursing Up" (fortemente rappresentato nella categoria) che ieri mattina, attraverso il segretario provinciale Raffaele Semeraro, ha già avuto un confronto scontro con il direttore Colasanto. Il dirigente del Nursing ha ricordato al management della Asl «i forti disagi che tale scelta procurerà sia sull'utenza, che sul personale pendolare costretto a viaggiare di notte, alcuni per lunghi tratti (una buona percentuale di infermieri proviene dalle vicine province di Lecce e Brindisi, ndc), con i rischi connessi a tali spostamenti al buio e spesso con la fretta di dare il cambio».Per chi gestisce la sanità nell'area ionica, si tratta solo di applicare i numeri contenuti in un decreto legislativo del 2001 che stabilisce invece «l'armonizzazione degli orari di servizio e di apertura degli uffici con le esigenze dell'utenza e con gli orari di servizio delle amministrazioni pubbliche dei paesi dell'Unione europea». Naturalmente tale normativa non dice a che ora devono essere svegliati gli ammalati per la prima compressina del giorno o per la misurazione della temperatura. A questo si arriva grazie alla fredda e inflessibile suddivisione delle 24 ore: tre turni di otto ore con inizio alle sei. Attualmente, grazie proprio a quella flessibilità frutto di conquiste di cui si parlava, la spartizione delle 24 ore avviene in maniera differenziata allungando, appunto, il numero di ore del turno notturno a vantaggio di ammalati e di chi viaggia.Un altro rischio legato a questo nuovo criterio di orari, riguarda l'organico del personale sempre fortemente carente di infermieri turnisti. Imporre i tre turni, come vuole il direttore della Asl, significa caricare di lavoro straordinario i reparti sotto organico (un gran numero) con la soppressione dei riposi compensativi che altre leggi e i contratti collettivi vietano.Nazareno Dinoi Angelo Domenico Colasanto, direttore generale della Asl. Il suo è un ritorno al passato

Ore di attesa al pronto soccorso


La Nuova Sardegna del 26/08/2008 ed. Nazionale p. 18

La denuncia del Nursind: «C'è carenza di infermieri»

SASSARI. «Al pronto soccorso dell'ospedale civile mancano infermieri e spesso i pazienti attendono ore prima di essere visitati». È la denuncia del sindacato Nursind, che lancia l'allarme sui disservizi del nuovo reparto d'urgenza del Santissima Annunziata. «Con la stagione estiva i presidi ospedalieri della nostra azienda rischiano il collasso - aggiunge il sindacato -. L'utenza aumenta ma il personale continua a scarseggiare».I problemi maggiori, secondo il sindacato delle professioni infermieristice, si registrerebbero al Pronto soccorso, dove a causa della carenza di infermieri, non si riuscirebbe a gestire al meglio il servizio del «triage». Negli altri reparti le cose funzionerebbermo meglio, salvo qualche caso sporadico, e sempre per problemi legati alla carenza di personale.«Il pronto soccorso specialmente d'estate accoglie migliaia di utenti - si legge in una nota del Nursind -, che pagano le conseguenze della carenza di infermieri, attendendo per ore - C'è da stabilire se davvero l'ospedale di Sassari vuole fare il salto di qualità, diventando un ospedale di primo livello, oppure se voglia rimanere un normale presidio ospedaliero di provincia. È necessario un percorso di crescita e di sviluppo che parta dai vertici aziendali. Gli Infermieri del pronto soccorso chiedono che il turno delle 24 ore sia coperto da due infermieri dedicati e preparati a tale scopo.«Per far funzionare meglio il reparto d'urgenza - conclude la nota del sindacato Nursind -, è utile che la popolazione sappia che il codice colore assegnato dall'infermiere professionale del triage si basa sull'obiettività rilevabile all'esame visivo, e sui sintomi dichiarati dal paziente. Ulteriori domande poste dall'infermiere, riguardanti il tempo di insorgenza dei sintomi, le modalità di insorgenza e le pregresse patologie, supportano l'assegnazione del codice colore. Fra tutte le varie metodiche di assegnazione del codice di gravità, in molti pronto soccorso si è scelto di adottare, appunto, i codici colore: sono più pratici, immediati, visivamente efficaci e meglio comprensibili anche da parte dei pazienti».I codici che possono essere assegnati al momento del triage sono quattro. Il codice rosso viene assegnato ai pazienti in imminente pericolo di vita. Il codice giallo viene assegnato ai pazienti in potenziale pericolo di vita: l'accesso agli ambulatori è immediato. Il codice verde viene assegnato ai pazienti che necessitano di una prestazione medica urgente, ma che non presentano compromissione dei parametri vitali. L'accesso agli ambulatori avviene dopo i codici rossi e gialli. L'ultimo codice è quello bianco e viene assegnato a quei pazienti che richiedono prestazioni sanitarie non urgenti.



Pronto soccorso: arrivano i rinforzi

La Voce di Romagna del 26/08/2008 p. 24

RAVENNA (vic) - Al pronto soccorso si aspetta. Sempre. Tanto. Colpa dei molti codici bianchi, quelli meno gravi che in ospedale ci vanno senza pensarci due volte. Il medico di famiglia o una visita specialistica basterebbero. Se non si possono eliminare le richieste superflue tanto vale velocizzare gli accessi come si può. In aiuto del Pronto soccorso l'Ausl ha stanziato 24 operatori socio sanitari, ai quali spetterà il compito di presidiare sempre l'Osservazione breve intensiva e di occuparsi dell'accettazione. Saranno poi loro ad accompagnare i pazienti nei diversi reparti. L'obiettivo è di smistare le richieste di aiuto velocizzando i tempi e di creare una rete di supporto agli infermieri. A spiegare il progetto è Mauro Taglioni, direttore del servizio infermieristico e tecnico dell'Ausl. "In questa maniera stiamo portando avanti il processo di internalizzazione delle risorse. Da luglio abbiamo attivato le procedure per l'assunzione di 95 persone da smistare in tutta la provincia: 71 sono operatori socio sanitari, sette infermieri, cinque fisioterapisti e un assistente sociale". In tutto, dal concorso pubblico indetto dall'Ausl a oggi i nuovi assunti sono stati 400. "A dicembre del 2006 abbiamo approvato un progetto di riorganizzazione che prevede di rendere più autonomi le sale operatorie - prosegue Taglioni -, la centrale di sterilizzazione, il pronto soccorso, la psichiatria e la radiologia". Ma il punto di partenza, ora come dall'inizio del processo di internalizzazione, è anche un altro: utilizzare dipendenti che rispondano a un'unica organizzazione, quella definita dall'Ausl che investe anche nella formazione del personale. Si mette un punto, reparto dopo reparto, alle frequenti rotazioni di operatori 2007 quando in 4.898 hanno tentato la carta dell'assunzione. La graduatoria resta valida per coprire le necessità interne dell'azienda, comprese sostituzioni per malattia o per maternità. socio sanitari, normali quando a decidere turni e destinazioni sono le cooperative di riferimento e non l'azienda. Si è partiti infatti con i barrellieri e gli autisti di ambulanza, primo passaggio successivo al concorso del gennaio


Corsa ai test d'ingresso per infermieri e tecnici

Il Sole 24 Ore Online del 25/08/2008 , articolo di Paolo Del Bufalo

Ultime ore per accedere ai bandi per i posti nei corsi di laurea triennali delle 22 professioni sanitarie (infermieri, tecnici sanitari e della riabilitazione) per il prossimo anno...Ultime ore per accedere ai bandi per i posti nei corsi di laurea triennali delle 22 professioni sanitarie (infermieri, tecnici sanitari e della riabilitazione) per il prossimo anno accademico. Che aumentano sempre: 26.474 nel 2008-2009, il 4,1% in più rispetto al 2007-2008. Gli ultimi bandi per la richiesta di ammissione all'esame scadono infatti in alcune Università i primi giorni di settembre. Le prove poi sono fissate per tutti il 9 settembre (fanno eccezione le tre Università non statali: Milano S. Raffaele l'8 settembre, Roma Cattolica e Roma Campus biomedico il 10 settembre) e le previsioni di adesione, secondo la Conferenza dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, potrebbero sfiorare quota centomila: nel 2007-2008 erano quasi 90mila, con una media di 3,4 domande per un posto, sempre in aumento negli ultimi anni. Un boom di richieste motivato soprattutto dal fatto che il tempo medio per trovare un posto di lavoro non supera i sei mesi.Gli esami per l'accesso alle lauree specialistiche in queste professioni, invece, per cui la laurea triennale è propedeutica, sono fissati per tutti al 28 ottobre. Per questi corsi i posti sono circa 2mila (erano 1.800 lo scorso anno), con un aumento di oltre l'11 per cento.Le professioni più richieste sono fisioterapista e logopedista, rispettivamente a 12 e 9 domande per un posto nel 2007-2008. Seguono dietista a 8, ostetrica e tecnico di radiologia a 5, igienista dentale a 4. Le previsioni elaborate da Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza, indicano un'ulteriore crescita delle richieste per fisioterapia e per la professione di tecnico di neurofisiopatologia.L'aumento dei posti a bando riguarda invece in particolare la professione di infermiere in alcune Università: Bari da 506 a 774, Cagliari da 120 a 211, Messina da 500 a 525, Napoli seconda Università da 340 a 370, Perugia da 202 a 253, Roma Sapienza 1 da 1.569 a 1.683, Torino da 720 a 745, Vercelli da 400 a 440 e Verona da 663 a 683. E si auspica ora per questa professione anche l'aumento delle domande, stabili negli ultimi anni a 2 per ogni posto a bando. La disponibilità per la laurea in infermieristica, secondo Mastrillo, è comunque inferiore di 4.089 posti (-28%), rispetto alla richiesta di 31.147 di ministero della Salute e Regioni e i posti assegnati in più rispetto allo scorso anno sono "appena" 403 (+2,8%). La carenza maggiore (circa 2.500 posti) riguarda in particolare le Università di Lombardia e Veneto dove per gli infermieri è sempre allarme-organici.Per la modalità di iscrizione ai corsi di laurea triennale, rispetto al passato migliora quella diretta via internet anche se otto Università non utilizzano la procedura di iscrizione all'esame di ammissione online: Catania, Catanzaro, Firenze, Messina, Napoli seconda Università, Perugia, Sassari e Siena. In questi atenei la domanda può essere presentata solo di persona o per posta, opzione esclusa a Messina e alla seconda Università di Napoli.Ma c'è anche un'altra nota dolente: «La mancata indicazione in tempo reale del numero delle domande presentate sarebbe di grande aiuto per orientare gli studenti nella scelta del corso e dell'Università», spiega Mastrillo. Ma per ora, su 38 atenei, questo accade solo all'Università di Ferrara che pubblica giorno per giorno i dati sul numero di domande presentate per ogni corso.Comunque, sulla domanda di ammissione è possibile indicare l'opzione per altri due corsi oltre a quello di prima scelta. Questo serve a poter essere "ripescati" nel caso che in alcuni corsi le domande o il numero dei partecipanti all'esame sia inferiore ai posti disponibili, anche se non sempre il meccanismo è sufficiente a garantire il fabbisogno di studenti: lo scorso anno, infatti, sono rimasti scoperti i corsi per tecnico audiometrista e assistente sanitario.Ogni ateneo ha poi stabilito autonomamente la tassa di iscrizione. Stabile rispetto allo scorso anno, in media è di 40 euro (39 euro nel 2007-2008, quando però era aumentata del 9% circa), con il costo più alto alla Cattolica di Roma (95 euro), Milano S. Raffaele (70 euro), Ferrara e Bologna (60 euro). Il costo più basso invece è a Foggia con 15 euro. Ma quest'anno anche le Università di Ancona e Cagliari che non prevedevano alcun costo applicano una tassa di iscrizione di 25 e 20 euro.Per la prima volta, infine, nessun ateneo pretende più la marca da bollo di 14,62 euro: l'ultima a richiederla lo scorso anno fu l'Università Varese Insubria.

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