La Stampa del 20/08/2008 ed. TORINO p. 62
Entro la fine del 2009 l'ospedale Umberto I avrà il nuovo pronto soccorso. Dopo dieci anni di attesa dalla stesura del primo progetto di restyling e una (più recente) falsa partenza di cantiere bloccata dalla profonda crisi economica dell'Ordine Mauriziano, i lavori cominciano - finalmente - lunedì. La nuova struttura avrà dimensioni triple rispetto a quella attuale, e costerà 7 milioni di euro: il finanziamento comprende anche la creazione, al piano superiore, di un'Unità di terapia intensiva coronarica da 8 posti letto con sala pace-maker non direttamente collegata al Dipartimento di emergenza.Il cantiere - affidato alla Orion che s'è aggiudicata l'appalto - deve chiudere entro settembre 2009 e trasformerà completamente non solo la sostanza, ma anche il «volto» del pronto soccorso che s'affaccia su corso Rosselli: le ambulanze non dovranno più oltrepassare la vecchia cancellata in ferro per salire la piccola rampa verso l'ingresso del Dea, ma entreranno direttamente nella «camera calda» creata lungo il corso. In un'ampia hall al centro dell'accettazione verranno registrati i codici bianchi e verdi (i casi meno gravi), mentre i pazienti in pericolo di vita saranno incanalati in un percorso diretto: supereranno una porta ad apertura automatica che conduce all'area «rossa» dell'emergenza. Qui sarà a disposizione una shock-room a due letti, una rianimazione sub-intensiva con quattro posti, ma soprattutto una sala operatoria dedicata. Senza doversi più spostare di reparto, i tempi per gli interventi chirurgici d'urgenza si ridurranno in modo significativo.Non si vedranno più le scene di sovraffollamento a cui si assiste ancora oggi. Gli spazi moltiplicati «consentiranno un'organizzazione del lavoro e una disposizione dei pazienti completamente nuova», dice il direttore generale dell'Umberto I, Enrico Bighetti. «Per quanto riguarda il personale - precisa subito - valuteremo il reale fabbisogno ad attività iniziata, prima di procedere a eventuali potenziamenti».Dell'attuale pronto soccorso non resterà che il ricordo. I parenti di chi arriva in ospedale avranno uno spazio dedicato, con più posti a sedere e distributore di bevande. Gli infermieri avranno a disposizione per il triage tre sale visita, oltre le quali si apre la zona dei codici bianchi, verdi e gialli.L'avvio del progetto è il segno atteso di una svolta. Alla planimetria del nuovo pronto soccorso ha lavorato anche il primario, Aldo Soragna, per ottimizzare al massimo le esigenze di medici e infermieri.Per i pazienti in attesa dei risultati degli esami e per quelli sotto osservazione ci saranno cinque camere di degenza, ognuna con tre letti. Una sesta camera è destinata all'isolamento. Ogni stanza è illuminata da luce naturale, e tutte sono vigilate da una delle tre postazioni di infermieri create nell'intero nuovo Dipartimento di emergenza.Nel nuovo pronto soccorso dell'Umberto I è prevista addirittura un'area decontaminazione anti-terrorismo. Ripensando al pericolo Sars e all'emergenza antrace, in una zona speciale accanto al Dea sorgerà «l'area di bonifica»: 12 erogatori di speciali liquidi contro contaminazioni nucleari, biologiche, chimiche e radiologiche. www.lastampa.it/accossato
La Nazione del 20/08/2008 , articolo di IRENE PUCCIONI ed. Empoli p. 3
Di IRENE PUCCIONI ULTIMA tappa della 'rivoluzione copernicana' dell'Asl 11 che ha posto al centro della sanità locale il nuovo ospedale «San Giuseppe» di Empoli verso il quale tutto convoglierà e intorno al quale tutto dovrà ruotare. Oggi, infatti, anche il pronto soccorso del nosocomio «San Pietro Igneo» di Fucecchio, dopo quello del «Santa Verdiana» di Castelfiorentino, trasmigra nella struttura empolese di via Boccaccio. «Sono triste e soddisfatto allo stesso tempo - commenta il sindaco di Fucecchio, Claudio Toni - La tristezza è dovuta alla fine della lunga storia del presidio fucecchiese che di fatto, oggi, perde la sua tradizionale funzione di struttura di cura completa per assumere quella di centro specialistico di chirurgia protesica, gestito in collaborazione con l'Università di Firenze. Ma sono altresì soddisfatto per il raggiungimento dell'ambizioso obiettivo di dotare il territorio di competenza dell'Asl 11 di un pronto soccorso attrezzato per accogliere e dare risposte a tutti i tipi di codice colore e di aver garantito una continuità nell'assistenza sanitaria grazie alla presenza di un servizio di emergenza e urgenza capillare» DOVE PRIMA c'erano i pronto soccorso adesso vi sono i Punti di primo soccorso (PPS), dove i cittadini possono avere una prima risposta sanitaria a piccoli problemi da parte del medico di emergenza territoriale, quando non è fuori per un servizio in ambulanza. In ogni caso al PPS l'utente trova sempre personale sanitario o delle associazioni di volontariato pronto a dare un consiglio in attesa che il medico rientri. E' importante ricordare che non ci si può rivolgere al PPS per farsi prescrivere farmaci, nè per effettuare esami. Sei sono i PPS sul territorio dell'Asl 11: due a Castelfiorentino, presso i locali della Misericordia e dell'ex pronto soccorso del «Santa Verdiana»; uno a Fucecchio, aperto da oggi al posto del pronto soccorso del «San Pietro Igneo»; e poi a Montespertoli, a Montopoli Valdarno e a Santa Croce sull'Arno nelle sedi delle rispettive Pubbliche Assistenze. ANCHE il servizio 118 territoriale ha potenziato le sue forze con nuovi mezzi di primo soccorso, ambulanze con infermieri e due automediche posizionate nei PPS di Castelfiorentino e Fucecchio. Una terza automedica Subaru 4x4, invece, resterà ad Empoli e servirà per le emergenze, oltre che per sostituire una delle due vetture in caso di guasto o indisponibilità. Oltre a tutte le attrezzature sanitarie, il nuovo mezzo è dotato di GPS (tecnologia per la navigazione satellitare) per comunicare con la centrale operativa del 118, per la trasmissione dei dati clinici dell'utente trattato durante il trasporto in ospedale. «Siamo di fronte ad una mutazione di stato del sistema sanitario locale che da materia solida si è trasformata in materia liquida con la capacità di espandersi e modellarsi al territorio che occupa», spiega con una metafora Renato Colombai , responsabile dei presidi ospedalieri. «LA RIORGANIZZAZIONE del sistema sanitario locale procede secondo i tempi previsti, nonostante alcune innegabili difficoltà - dice Eugenio Porfido, direttore generale dell'Asl 11 - Da registrare lo slittamento di due settimane del trasferimento del reparto di ostetricia e ginecologia nella nuova struttura che avverrà lunedì prossimo». Gli sforzi, comunque, sono tutti concentrati sull'ottimizzazione dell'attività del pronto soccorso di via Boccaccio (dove sono presenti 4 medici di mattina e 4 di pomeriggio insieme a 9 infermieri e 3 medici di notte con 7 infermieri) che da oggi dovrà farsi carico di tutto il bacino d'utenza dell'Empolese Valdelsa e Valdarno Inferiore. Secondo le stime dell'azienda sanitaria ogni anno gli accessi al pronto soccorso sono circa 80mila con una media giornaliera di 220 utenti «di cui oltre il 40% è costituito da codici bianco-azzurro - sottolinea Stefano Pappagallo, responsabile del dipartimento emergenza urgenza dell'Asl 11 - che potrebbero trovare soluzione anche presso i punti di primo soccorso, i medici di famiglia o la guardia medica evitando inutili attese al pronto soccorso».
Corriere Adriatico del 20/08/2008 , articolo di mario paci p. 1
la sanita'ai raggi x ASCOLI - In attesa del martedì fatidico quando il tribunale amministrativo regionale si pronuncerà sul ricorso presentato dall'ex direttore generale dell'Asl, Michele Carmosino, che chiede la sospensiva della delibera della giunta regionale con la quale è stato licenziato, all'inizio di settembre il commissario Gentili prenderà alcuni provvedimenti importanti per la sanità ascolana. Il 1° settembre il dottor Massimo Esposito sarà trasferito all'azienda sanitaria sambenedettese dove ricoprirà l'incarico di dirigente del presidio ospedaliero. Chi lo sostituirà? Molto dipenderà dell'esito del ricorso al Tar del 26 agosto. Se il tribunale dorico accoglierà l'istanza di Carmosino reintegrandolo al suo posto di direttore generale, dovrebbe essere il dottor Stefano Ojetti a subentrare nell'incarico. Fu infatti Carmosino a firmare la nomina del medico (consigliere comunale di Forza Italia) ma la delibera venne successivamente revocata. Se, viceversa, il Tar non concederà la sospensiva allora è probabile che sarà Cesare Milani ad essere promosso capo del personale dell'azienda sanitaria ascolana che vanta centinaia di dipendenti.Sul fronte medico, intanto, è stato bandito il concorso per il primariato di chirurgia all'ospedale di Amandola. Dopo l'addio del dottor Angelozzi è stato il dottor Silenzi a svolgere le funzioni di primario. C'è molta attesa anche per la sostituzione dello stimato dottor Falco alla guida del reparto di Otorinolaringoiatra dell'ospedale Mazzoni per parecchi anni. Il primario Falco, infatti, ha deciso di andare via e sulla sostituzione regna molta incertezza mentre sono tanti i medici disposti a concorrere in un eventuale concorso. Sarà bandito? Su questo argomento, purtroppo, molto dipenderà dalle decisioni che saranno prese dalla giunta regionale. Il reparto di Otorinolaringoiatra, infatti, potrebbe rientrare nel discorso dell'Area Vasta con San Benedetto per razionalizzare le spese per cui alla fine il concorso potrebbe non essere bandito affidando la totale responsabilità della dirigenza al dottor Canciullo del Madonna del Soccorso. Infine, al di là di chi guiderà l'azienda sanitaria ascolana, il mese di settembre dovrebbe essere decisivo anche per la stabilizzazione di una novantina di precari, prevalentemente operatori tecnici all'assistenza (Ota) all'ospedale Mazzoni con un'anzianità di servizio di almeno tre anni. L'operatore tecnico addetto all'assistenza svolge la propria attività in diversi campi ed opera sotto la diretta responsabilità dell'operatore professionale di categoria coordinatore (capo sala) o, in assenza di quest'ultimo, dell'infermiere professionale responsabile del turno di lavoro. Opera per attività alberghiere; pulizia e manutenzione di utensili, apparecchi, presidi usati dal paziente e dal personale medico ed infermieristico per l'assistenza al malato in collaborazione con l'infermiere professionale per atti di accudimento semplici al malato. Nell'ambito di competenza oltre a svolgere i compiti dell'ausiliario addetto ai servizi socio sanitari esegue altre funzioni come il lavaggio, asciugatura e preparazione del materiale da inviare alla sterilizzazione e provvede al trasporto degli infermi in barella ed in carrozzella ed al loro accompagnamento se deambulanti con difficoltà secondo protocolli stabiliti. Per quanto riguarda invece la sistemazione dei co.co.pro amministrativi l'obiettivo è di poterli assumere il prossimo anno (sempre che il governo non cambi idea).A sinistra, Michele Carmosinol'ex direttore generale dell'azienda sanitaria ascolana che ha presentato ricorso al TarA destra, una manifestazione di protesta davanti al Mazzoni per la carenza di personale Sistemazione di 90 precari. Bandito il concorso per il primariato di chirurgia ad AmandolaA Canciullo potrebbe essere affidata la responsabilità del reparto di Otorinolaringoiatra
Gazzetta del Sud del 20/08/2008 ed. MESSINA p. 32
E intanto a Ginecologia diversi casi di infezione, come accaduto un mese fa al PiemonteNatalia La Rosa
Partiranno a settembre i lavori di ristrutturazione dei padiglioni più vecchi del Policlinico universitario. L'appalto, aggiudicato nel 2006 al raggruppamento guidato dall'impresa Lupò, ha subito notevoli ritardi e il contratto già firmato è stato rescisso per essere nuovamente sottoscritto di recente, grazie all'impulso dato dal commissario-direttore generale Giuseppe Pecoraro. Nelle ultime settimane, come conferma il direttore sanitario Sebastiano Coglitore, alla ditta è stato consegnato l'intero padiglione B, dal quale sono stati trasferiti reparti come Otorinolaringoiatria, Oculistica e la degenza di Psichiatria, e dopo la pausa estiva verrano eseguiti gli interventi, per i quali è stato anche allestito il cantiere. Intanto si sta provvedendo a pianificare lo spostamento dei reparti dagli altri due edifici (le palazzine A e C), nei quali comunque alcune unità potranno continuare a lavorare seppure a regime ridotto.
Si tratta di lavori di particolare rilievo, sia sotto il profilo economico (l'investimento è pari a circa 13 milioni di euro) che sotto quello funzionale: si provvederà infatti alla completa ristrutturazione degli ambienti di degenza, senza aumenti volumetrici, ma con il rifacimento di tutti gli impianti in omaggio agli ultimi standard di edilizia sanitaria.
E se i lavori fossero stati già eseguiti, probabilmente non si sarebbero verificati gli inconvenienti che di recente hanno reso ancora più agitato il clima di un reparto dove non si dorme mai: si tratta di Ginecologia e Ostetricia, diretta dal prof. Domenico Granese, dove nell'arco delle ultime settimane sono stati registrati ben quattro casi infezione postoperatoria. In uno di essi, riferito ad una puerpera che aveva subito un taglio cesareo, è stata accertata dopo i test di laboratorio la presenza di stafilococco aureo, un batterio particolarmente resistente e tipico dell'ambiente ospedaliero, che richiede una specifica terapia antibiotica. Uguali i sintomi delle pazienti: febbre alta e ferita dolorante. Tra l'altro, alcune di loro hanno segnalato anche altre situazioni che meriterebbero tutta l'attenzione della direzione ospedaliera del più grande presidio cittadino, irrinunciabile punto di riferimento per un amplissimo bacino d'utenza, anche calabrese, che si aspetta sempre il meglio in fatto di tutela della salute.
Lamentate, soprattutto, la scarsa pulizia dell'ambiente (una ha provveduto a pulire il bagno da sola) e della biancheria (lenzuola cambiate di rado), ma anche la carenza di personale (un infermiere per 21 pazienti, fra cui molte operate e attaccate alle flebo) e, in particolare, la massiccia presenza di zanzare persino all'interno del nido. Situazione parzialmente migliorata dopo il secondo ricovero di una di loro, colpita dall'infezione: «Mi hanno messo in una stanza da sola - racconta - e hanno cambiato le lenzuola tutti i giorni. Intanto, venivano fatte grandi pulizie, persino sulle pareti e con lo smontaggio dei condizionatori». Prima di essere ricoverata, però, la signora ha dovuto penare: al pronto soccorso ostetrico è stata rimandata a casa nonostante la febbre alta per mancanza di posti liberi, senza che nemmeno le fosse effettuato un emocromo (mancavano le provette), eseguito invece il giorno dopo al pronto soccorso generale da dove finalmente è stata riaffidata alle cure del reparto di Ostetricia.
E qui, in un momento difficile caratterizzato dalla concomitanza delle ferie d'agosto (mentre le malattie non vanno mai in vancanza), c'è voluto tutto l'impegno e l'efficienza della caposala Sicilia, coadiuvata anche dalle allieve ostetriche diventate infermiere per l'occasione, prima di riportare tutto alla (quasi) normalità. Intanto, come conferma il prof. Coglitore, il reparto ha chiesto all'Unità di Igiene profilassi delle verifiche sulla tipologia di batteri, mentre l'invito è a non creare allarmismo: «Questo tipo di infezioni - afferma il prof. Granese - capita spesso soprattutto in periodo estivo, quando la virulenza è maggiore per il caldo. È successo anche lo scorso anno e le pulizie vengono sempre eseguite». Sugli organici, poi, il primario ribadisce che grazie al "Progetto estate" varato dall'azienda si sono ritagliati turni di straordinario in più per il personale nei reparti più attivi, come la Ginecologia-Ostetricia che registra circa 1.400 interventi l'anno. Ma evidentemente, in certi giorni, nemmeno questo è bastato. Sotto questo profilo, tra l'altro, il direttore sanitario ha aggiunto che proprio in questi giorni si sta procedendo alla chiamata diretta di ottanta infermieri da assumere a tempo determinato.
Ma restando in tema di infezioni ospedaliere, una casistica simile si è verificata il mese scorso anche all'ospedale Piemonte, dove il susseguirsi di otto episodi diversi ha indotto il primario Giovanni Giacobbe a chiedere interventi straordinari di pulizia. «Si trattava comunque - spiega - di infezioni cutanee non gravi (cioè non sistemiche, dunque niente setticemie, ndc), ma che ci hanno in ogni caso indotto ad approfondite verifiche, tutte di esito negativo. Sono stati analizzati persino l'aria proveniente dai condizionatori nelle sale operatorie e i fili di sutura, ma i test non hanno rivelato presenza di batteri. Tra l'altro, nelle ultime settimane nessun caso si è più verificato, anche se i controlli stanno ancora continuando».
Il Tirreno del 20/08/2008 ed. Massa carrara p. 6
Approvato in Comune il progetto per i locali della Croce Rossa
CARRARA. Ambulatori della Croce Rossa Italiana nei locali dell'edificio ex mattatoio, in viale XX Settembre: un'idea che piace sia al Comune che alla stessa Cri di Massa Carrara, dato che le stanze disponibili nella storica struttura potrebbero essere numerose e vaste. E la giunta comunale ha fatto tanto di delibera per dare il via al progetto, di fatto approvandone quello preliminare il cui importo è di 64mila euro. «Oggetto: lavori di sistemazione locali ex macelli comunali da destinarsi ad ambulatori della Cri per infermiere volontarie» si legge appunto nella delibera.Dato appunto che il Comune di Carrara è proprietario di alcuni fabbricati nei pressi di San Ceccardo «facenti parte degli ex macelli, dati in comodato d'uso alla Provincia di Massa Carrara con destinazione a uffici pubblici - si legge ancora nella delibera - alcuni vani potrebbero essere sistemati e con necessarie modifiche alla distribuzione interna, essere destinati a sede della Croce Rossa Italiana, Infermiere volontarie, da utilizzarsi come punto di distribuzione pacchi e ambulatori, anche in considerazione che non esiste in zona tale attività».E così è stata data la stura al progetto che, se attuato in tutto il suo complesso, cambierà radicalmente il ruolo dell'austero edificio che si affaccia alle porte della città.E il progetto preliminare entra nel dettaglio delle spese necessarie a fargli prendere corpo, di fatto dividendo in vari rivoli i 64mila euro stanziati dal Comune. Si parte dai 49mila euro per lavori a base di gara, passando dai 2.524 per oneri piani sicurezza, ai 770 per incentivo progettazione, ai 1400 da spartirsi equamente per allacci alla rete Enel e a quella idrica, finendo con i 10.304 per l'Iva (calcolata al 20%).Una buona idea che potrebbe dare respiro alla Croce Rossa, sempre più bisognosa di spazi per mantenere efficare la già larga attività.Comunque, da parte della Croce Rossa Italiana di Massa Carrara non sono stati fatti eccessivi commenti al progetto, a parte la constatazione che tali locali sarebbero molto utili all'organizzazione che, proprio in questo periodo, è alle prese con l'emergenza profughi, molti dei quali provenienti dai centri di prima accoglienza del Sud Italia e poi confluiti al centro di via delle Pinete, a Partaccia.Comunque è vicina la trasformazione radicale degli ex macelli comunali, con il conseguente arrivo delle graziose Crocerossine nei locali destinati ad ambulatori per infermiere volontarie.Fabrizio Palagi
L'Arena di Verona del 20/08/2008 p. 26
di Vittorio Zambaldo Di nuovo nella bufera le dipendenti di una ditta esterna, la Mas scarl, che fino al 30 giugno scorso aveva l'appalto per le pulizie nella casa di riposo Centro di assistenza Fermo Sisto Zerbato. Dal primo luglio è subentrata una nuova ditta (Salus), ma l'ultimo stipendio ricevuto dalla Mas è del 6 giugno scorso, riferito al periodo lavorativo del mese di marzo. «Avevano promesso che entro metà giugno sarebbe arrivato lo stipendio di aprile invece non si è visto nulla», racconta una delle ex dipendenti rimaste senza lavoro. Oltre al quadro poco edificante dei ritardi nei pagamenti degli stipendi si aggiunge quello preoccupante dei mancati versamenti contributivi. Mas scarl si giustifica dicendo che è in credito con l'ente per diverse migliaia di euro, ma il Centro Zerbato non paga perché ha scoperto irregolarità di Mas nel versamento dei contributi ai suoi dipendenti. Alla fine, chi ci rimette da questo giro di denaro che dovrebbe girare ma che resta invece dov'è, sono proprio le incolpevoli dipendenti. «Alcune sono separate, vivono in affitto con figli a carico e non hanno nemmeno i soldi per mangiare», denunciano Maria Teresa Filippozzi e Paolo Stefani, membri di minoranza nel Consiglio comunale tregnaghese. La vicenda si innesta su quella scoppiata lo scorso settembre con la ditta Chrame, che aveva in appalto i servizi di cucina e mensa e che di punto in bianco lasciò a casa 24 dipendenti, di cui solo 7 furono assunte dalla ditta subentrata, con il pretesto che si trattava di nuovo appalto, con capitolato cambiato e che pertanto non c'era l'obbligo di farsi carico delle dipendenti della ditta che cessava l'incarico. «In tre mesi c'era la parola data che sarebbero state riassorbite nell'organico di Chrame, ma da settembre le dipendenti sono ancora a casa», denuncia Filippozzi. Hanno portato la nuova questione in Consiglio comunale i consiglieri Stefani e Filippozzi, ma l'argomento, dopo una riunione dei capigruppo, è stato sospeso perché i consiglieri non ritenevano di essere sufficientemente informati sui fatti «anche se sindaco e assessore ai servizi sociali sono membri dell'assemblea che detiene la totale proprietà del consorzio», denunciano i due. L'ultimo consiglio comunale non aveva la questione all'ordine del giorno, come chiesto dai consiglieri di minoranza. «Ho voluto conoscerne la ragione, ma le risposte arrivate dai consiglieri di maggioranza sono quelle sostenute da noi due anni fa», osserva Stefani, «e cioè che la ditta non ha mai versato i contributi dovuti e che chi doveva controllare, cioè direttore e presidente dell'ente, non l'ha fatto. Non volerne parlare pubblicamente in Consiglio è grave ed ho protestato vivacemente, decidendo di lasciare un'aula in cui non mi riconosco se non affronta i problemi che i cittadini sentono più urgenti per loro», ha spiegato Stefani, illustrando le ragioni della sua uscita dal Consiglio. Si è aggiunta intanto una nuova questione, sempre fra i dipendenti Rsa: un infermiere professionale rumeno e sua moglie, entrambi assunti tramite agenzia interinale e che lavoravano da cinque anni e mezzo nella struttura, saranno lasciati a casa a fine agosto, a scadenza del contratto. Al loro posto arriveranno altri infermieri stranieri (pare brasiliani) al loro primo approccio con la struttura e con la nostra lingua. «Vorremmo delle spiegazioni», aggiungono i due consiglieri di minoranza, «visto che si parla tanto di qualità dell'ente e di professionalità dei dipendenti». Il presidente Cesare Lerco comunica che la situazione delle dipendenti Mas è in mano all'avvocato per quanto riguarda la tutela dei loro diritti e di quelli dell'ente. Sugli infermieri professionali rumeni «che non sono stati licenziati», precisa il presidente, «ma ai quali non è stato rinnovato il contratto in scadenza, su decisione dell'intero gruppo di direzione e non per una scelta personale del presidente o del direttore», fa delle precisazioni. «Non è vero che saranno sostituiti solo da altri stranieri perché sono in via di definizione le assunzioni anche di due tregnaghesi», precisa, «e comunque se ci si dovesse trovar male con i nuovi assunti si continuerà a cercare le persone giuste e in sintonia con il nostro nuovo modo di lavorare. La decisione di non rinnovare il contratto ai due dipendenti professionali», sottolinea il presidente Lerco «è comunque stata una decisione ponderata e anche sofferta, ma scelta in piena legalità».
La Nuova Sardegna del 20/08/2008 ed. Nazionale p. 28
ALGHERO. Sulle recenti polemiche che hanno interessato l'attività dell'ospedale Marino e in particolare quella delle sale operatorie e dei reparti sovraffollati, la direzione aziendale dell'Asl ritiene opportuno formulare alcune precisazioni. «I problemi evidenziati - afferma il direttore generale dell'Asl Giovanni Battista Mele - segnalano la presenza di difficoltà organizzative interne alla struttura che possono e devono essere affrontate dalla dirigenza locale,con un esercizio dei rispettivi compiti che non disconosca il ruolo organizzativo dei direttori di struttura. Lo testimonia il riferimento ad assenze di personale ausiliario, che non sono state prontamente reintegrate, ed un rapporto non ancora consolidato con gli incaricati del servizio infermieristico, che hanno assunto da poco tempo la gestione del personale di assistenza». Il direttore generale quindi prosegue: «L'intervento della direzione aziendale - compresa quella del Servizio infermieristico - ha fornito il supporto di personale che è stato possibile acquisire sino a questo momento; non appena saranno concluse le selezioni del personale infermieristico in mobilità verranno assegnate le nuove unità previste. Poiché si prevede l'inserimento di sessanta nuovi infermieri, anche la struttura dell'ospedale Marino ne trarrà beneficio».Il manager si sofferma quindi sull'ospedale Marino: «La fase attuale di questa struttura è quella del consolidamento e del rilancio. La previsione di un dipartimento chirurgico - spiega Mele - che svolge al suo interno le attività di riabilitazione,costituisce un impegno per il potenziamento del percorso del paziente ortopedico che accede a questa struttura polifunzionale. Altrettanto si dica dell'impegno per il completamento delle sistemazioni interne,che renderanno possibile altre attività assistenziali non disgiunte da un potenziamento dell'attività di diagnostica radiologica. La salvaguardia del patrimonio di professionalità e di cura - aggiunge il manager dell'Asl - - rappresentato dall'ospedale Marino, è un risultato che non viene messo in discussione dopo l'approvazione dell'Atto aziendale dell'Asl di Sassari da parte della giunta regionale. L'impegno della direzione aziendale è quello di mobilitare tutte le risorse presenti, a partire dai dirigenti di struttura complessa, in un processo di condivisione delle scelte concrete per il suo potenziamento. Si comprende quindi - conclude il direttore generale - il momento di difficoltà attuale della struttura, ma non si possono certo condividere le affermazioni del primario di ortopedia di una"sanità cialtrona e pressappochista", che verrebbe troppo facilmente visto come un disconoscimento del lavoro svolto sino ad ora dalle professionalità presenti all'interno della struttura ospedaliera algherese e, in buona misura, anche dalla direzione aziendale».
Per segnalazione e comunicazione ospedaliera
Il Giornale dell'Installatore El del 19/08/2008 N. 10 15 LUGLIO 2008 p. 130
Una tecnologia evoluta supporta il personale infermieristico e medico e dà sicurezza ai pazienti, fornendo informazioni chiare e riconoscibiliTYCO FIRE & Integrated Solutions (TF&IS - www.tycofis.it) ha dedicato diversi anni alla ricerca e alla progettazione di soluzioni finalizzate al miglioramento dell'assistenza a pazienti e degenti da parte del personale ospedaliero infermieristico e medico. Ora propone le nuove potenzialità del sistema di segnalazione e comunicazione infermiera Zettler Medicall 800. Questo sistema è stato progettato per garantire affidabilità, flessibilità, chiarezza, precisione e tempestività nella comunicazione tra il personale infermieristico e i degenti. Grazie all'alta flessibilità della tecnologia bus Lon (Local operating network), tutte le parti del sistema sono collegate tra loro da un unico cavo di rete, che consente di ampliare e implementare l'impianto in qualsiasi momento e in fasi successive. Medicall 800 è quindi in grado di crescere secondo le necessità delle diverse organizzazioni sanitarie, assicurando che l'investimento nel sistema venga preservato anche per il futuro. Medicall 800 può gestire fino a 4 network, ognuno dei quali può controllare fino a 15 stazioni di gestione chiamata; ad ogni stazione possono essere collegati fino a 70 terminali di camera, gestendo fino a 900 terminali di degenza. Questo fa sì che questo sia molto più che un tradizionale sistema di chiamata infermiera. Fra i plus, la perfetta qualità della fonia e l'assoluta affidabilità; non necessita inoltre di unità principali di gestione ed è possibile il collegamento tramite interfacce verso altri sistemi, quali quelli di rivelazione incendi (Tyco MX Technology), quelli di telefonia mobile e cercapersone (Dect), i sistemi per il monitoraggio degli ospiti disorientati o delle aree e dei varchi controllati. L'equipaggiamento standard può inoltre essere arricchito da nuove potenzialità che caratterizzano il sistema: grazie al nuovo sistema di identificazione univoca che funziona attraverso lettori Rfid (identificazione in radiofrequenza) si potranno identificare e gestire le presenze; le richieste provenienti dai pulsanti di chiamata in dotazione ai degenti potranno essere gestite via radio utilizzando la tecnologia wireless; è possibile il collegamento delle centrali di gestione in rete TCP/IP grazie al nuovo server Zettler. Le potenzialità del sistema tempestività nella comunicazione tra il personale infermieristico e i degenti l'impianto può essere ampliato in ogni momento, crescendo secondo le necessità delle diverse organizzazioni sanitarie può controllare fino a 15 stazioni di gestione chiamata. Ad ogni stazione possono essere collegati fino a 70 terminali di camera, gestendo fino a 900 terminali di degenza perfetta qualità della fonia IL SISTEMA DI SEGNALAZIONE E COMUNICAZIONE INFERMIERA ZETTLER MEDICALL 800 SISTEMA DI COMUNICAZIONE E SEGNALAZIONE
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