Libero del 30/10/2008 , articolo di GIOVANNI TAGLIAPIETRA p. 15
ROMA Presso la biblioteca del Senato oggi si parla di emoderivati, di quei farmaci salvavita che hanno consentito a molti pazienti di vivere bene pur affrontando patologie molto gravi. Interverranno tra gli altri il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio, il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci, il presidente della Commissione Sanità del Senato Antonio Tomassini; a moderare il senatore Cesare Cursi, presidente della Commissione Industria di Palazzo Madama e dell'Osservatorio Sanità e Salute. Una creatura messa in campo per venire incontro «all'esigenza di dare risposte concrete ai cittadini». Ne parliamo con il presidente Cursi. Comitati, Commissioni, ce n'è su piazza per tutti i gusti. Perchè questo Osservatorio? «Questo è "altro". La nostra intenzione è innanzitutto mettere al servizio dei cittadini un "osservato re" indipendente verso l'universo della sanità, pubblica e privata, in grado di saper rappresentare da un lato i diritti e dall'altro i doveri dei vari attori del sistema socio-assistenziale. Poi, quella di far tesoro dell'esperienza scientifica, professionale, organizzativa e didattica maturata dai propri iscritti in tanti anni di attività in questo delicato settore. L'Osser vatorio è una associazione senza scopo di lucro avente come finalità principale quella della innovazione e ricerca dell'eccellenza nell'ambito del funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale e nel perseguimento della cura della Salute del cittadino. L'idea è, cioè, quella di creare un organismo terzo in grado di dare risposte concrete al cittadino, agli operatori del mondo sanitario e alla politica stessa, sulle criticità oggettive percepite intorno all'univer so sanitario e sulla qualità dei servizi erogati». Un progetto ambizioso non c'è che dire. Realizzato con quali mezzi? «Mi permetta di affermare con un pizzico di orgoglio con "mezzi" davvero unici. E mi riferisco al materiale umano e professionale che costituisce il cuore dell'Osservatorio. Oltre al sottoscritto, che da tanti anni si occupa dei problemi della sanità, prima come Sottosegretario alla Salute, poi come Vice Presidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama e, da ultimo, come membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia ed efficienza del SSN, vi sono illustri esponenti del mondo della comunità scientifica, sindacale e imprenditoriale che hanno dimostrato un continuo e proficuo impegno sui temi della salute e della sanità pubblica. Primo fra tutti il prof. Francesco Cognetti, Direttore della Clinica di Oncologia medica dell'IR CSS IFO Regina Elena di Roma e Vice Presidente dell'Osservatorio, il prof. Alfredo Carfagni, Direttore del Dipartimento di Ortopedia dell'Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, il prof. Andrea Di Massa dell'Università di Siena, il prof. Corrado Figorella, oncologo dell'Università dell'Aquila, il dott. Paolo Ascierto dell'IRCSS Pascale di Napoli, il dott. Vittorio Cavaceppi, Presidente dell'ANISAP, il dott. Gennaro Rocco, Vice Presidente nazionale Collegio Infermieri IPASVI». Quali secondo lei le priorità da perseguire nel governo della Salute? E le esigenze legate alla quotidianità del diritto dei cittadini alla salute? «Sono molte, ma ai primi posti metterei la difesa del diritto del cittadino alla libertà di cure, su tutto il territorio nazionale, agevolando l'accesso alla diagnosi e cura presso le strutture pubbliche e private. Poi l'eliminazione delle liste d'attesa presso gli ospedali e, ancora, la valorizzazione del servizio farmaceutico pubblico e privato, anche come Presidio Sanitario e di assistenza domiciliare, oltre che la promozione di una Legge quadro a tutela degli anziani, dei non autosufficienti e delle categorie più deboli in generale». Il Ministro Sacconi ha usato il pugno duro con le Regioni con i conti della sanità in disordine... «Sacconi ha dato prova di giusta fermezza procedendo al commissariamento di due Regioni, e forse a breve di una terza. Il problema è un altro: è giusto che i cittadini di una Regione vedano aumentare le proprie tasse per l'incompetenza dei propri amministratori? Ed ancora: è giusto ad esempio che il Piano Sanitario Regionale del Lazio sia adottato da un Commissario ad acta senza per nulla consultare le forze politiche regionali elette democraticamente dai cittadini? È giusto che, inaudita altera parte, si decida di penalizzare, nel caso del Lazio, la sanità privata in convenzione e quella religiosa che, a parità di condizioni, garantiscono maggiore qualità e costi diretti di circa il 30% inferiori per il SSR?».
Rianimazione: clamorosa protesta degli infermieri
La Nazione del 30/10/2008 ed. Lucca p. 6
G LI INFERMIERI della Rianimazione sono in agitazione. Con una lettera indirizzata ai vertici dell'Asl 2, mettono in evidenza la differenza di trattamento rispetto ad altre Asl limitrofe per quanto riguarda la continuità assistenziale, ovvero il periodo che intercorre tra il personale che termina l'orario di servizio e quello che prende servizio all'interno dell'unità operativa. Il segretario aziendale NurSind dell'Asl 2, Teresa Porta, sottolinea che è «inaccettabile che ormai quasi solo nella nostra Asl di Lucca rispetto alle altre della Toscana tale periodo non sia riconosciuto a tutti gli effetti come orario di lavoro. Gli infermieri utilizzano da tempo lo strumento della cartella infermieristica per registrare tutto quanto concerne le condizioni di salute del paziente/utente ma è dall'origine dell'assistenza infermieristica che è parte integrante del lavoro dei professionisti infermieri discutere sui vari problemi psico-fisici dei pazienti per evidenziarne le criticità e le peculiarità al fine di predisporre una corretta e adeguata personalizzazione dell'assistenza. Infatti, il momento del cambio del turno di lavoro è uno dei momenti più delicati, dove vengono trasmesse le informazioni più importanti e dettagliate sullo stato di salute dell'utente ricoverato, sia in situazioni di urgenza che di routine». «SONO ANNI - aggiunge Teresa Porta - che noi come NurSind chiediamo all'azienda tale riconoscimento, ma purtroppo la nostra richiesta è sempre stata disattesa anche per lo scarso interesse e sostegno degli altri sindacati. Raccogliamo quindi il malessere e la forte delusione della categoria infermieri, su cui maggiormente grava il carico di lavoro assistenziale. Sono anni che per senso di responsabilità e coscienza, nel bene del paziente/utente, svolgono, oltre l'orario di servizio e solo per volontarietà, tale azione di salvaguardia dello stato di salute del cittadino, ritardando l'uscita dal posto di lavoro per tutto il tempo necessario a informare correttamente i colleghi sulle necessità assistenziali espresse da ogni paziente presente in reparto. Gli infermieri della Rianimazione non chiedono nessun tipo di pagamento, ma solo il riconoscimento dell'orario di lavoro per 10 minuti prima dell'inizio del turno e 10 minuti dopo la fine dello stesso». La lettera conclude sottolineando che, dopo ripetute richieste sempre disattese, gli infermieri del reparto si limiteranno ora ai doveri contrattuali e sostituiranno la dettagliata analisi di ogni paziente al momento del cambio turno con un mero cambio a vista, con conseguente significativo calo della qualità assistenziale. «Non ci meraviglieremo - conclude il NurSind - se tale forma di protesta verrà presa in considerazione anche dagli operatori sanitari. Non è più sostenibile un atteggiamento di chiusura da parte dei vertici aziendali. Il perpetuarsi di queste condizioni sfavorevoli e di instabilità si ripercuoterà inevitabilmente sull'assistenza del cittadino. Facciamo appello alle associazioni che hanno come scopo la tutela dei diritti del malato, al collegio provinciale Ipasvi, alle autorità, alla Conferenza dei sindaci e soprattutto ai cittadini, direttamente coinvolti e titolari del diritto alla salute, diritto fondamentale sancito dalla Costituzione».
Infermieri, nuovo codice deontologico
La Libertà del 30/10/2008 , articolo di Andrea Tagliaferri p. 15
È stato presentato nei giorni scorsi il nuovo codice deontologico dell'infermiere. Uno strumento importante per orientare una professione tra le più delicate.«Questo codice - spiega la dottoressa Loredana Sasso, docente di medicina all'Università di Genova e presidentessa del Fepi (consiglio europeo professioni infermieristiche) - si lega a quello dell'Unione Europea, firmato il 17 settembre scorso, che fornisce le linee guida a tutti i Paesi membri della Ue».La normativa presentata nell'aula magna della scuola è stata firmata lo scorso febbraio e rispetta totalmente quella europea, «oltre a seguire le indicazioni di Bruxelles, - continua la presidentessa Sasso - esso trae spunto anche dall'emergenza etica di quest'ultimo periodo». «Con il nuovo documento - spiega la dottoressa Antonella Gioia, presidentessa del collegio Ipasvi (federazione nazionale collegi Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d'Infanzia) - si cerca infatti di coinvolgere maggiormente i cittadini nelle scelte riguardanti la propria salute, dando più ascolto alle domande e ai valori individuali».Sembra proprio che il nuovo codice deontologico sia indirizzato verso un possibile testamento biologico, infatti la presidentessa Sasso specifica che: «Quello che si è firmato a febbraio è un grande passo avanti per rispettare le esigenze e le problematiche di ognuno». Antonella Gioia però tiene a precisare che si è solo all'inizio del percorso e che la strada potrebbe essere lunga: «il documento firmato a febbraio non è assolutamente un risultato definitivo, ma bisogna svilupparlo per raggiungere un regolamento nazionale».La stessa dottoressa Gioia conclude dicendo che il documento «rispecchia la riflessione su temi già insiti nella professione infermieristica e anche nello sviluppo della nostra società e nasce appunto da un sentimento comune». 30/10/2008
"Da dieci anni senza pensione"
La Stampa del 30/10/2008 , articolo di ROBERTA MARTINI ed. VERCELLI p. 63
VERCELLIVent'anni fa, il 1° novembre '88, l'infermiere Giuseppe Ancillotti vive il suo primo giorno da pensionato. O almeno crede. Dieci anni fa, sempre il 1° novembre, l'Inpdap gli sospende il pagamento: rifatti i conteggi, non ha maturato i 24 anni, sei mesi e un giorno necessari per il collocamento a riposo. Anzi, deve restituire la pensione già percepita: circa 100 milioni. Oggi, e siamo vicini al 1° novembre, Giuseppe Ancillotti ha finalmente saputo che il Consiglio di Stato discuterà il suo ricorso: la data fissata è il 9 gennaio. Nessuno sbaglio sul calendario, questi sono i tempi della burocrazia. La stessa che ha verificato i requisiti per la pensione. Giuseppe Ancillotti viene assunto dall'Amministrazione provinciale come infermiere all'ex Opn di Vercelli. Dopo un corso di aggiornamento, nell'80, passa alle dipendenze dell'allora Usl di Borgosesia e lavora in ospedale. Nell'agosto dell'88 rassegna le dimissioni volontarie, che l'Usl accoglie il giorno 25. L'Unità sanitaria delibera dopo aver chiesto anche al datore di lavoro precedente lo stato di servizio. Tutto regolare. Nel novembre del '98 a casa Ancillotti arriva la lettera dell'Inpdap: rivedendo le carte per il passaggio alla pensione definitiva, spunta un periodo di aspettativa non retribuita di 40 giorni, per motivi di famiglia, che l'infermiere ha chiesto alla Provincia. Non è lo stesso stato di servizio inviato all'Usl, che indicava il servizio ininterrotto e che consentiva di raggiungere i 24 anni, 6 mesi e un giorno. L'infermiere deve restituire la pensione: 900 mila lire al mese, per dieci anni.Giuseppe Ancillotti trasecola, ma non si scoraggia: ha chiesto se poteva andare a riposo, ha rispettato tempi e modi che gli sono stati indicati. Si rivolge a Riccardo Cavagliano, per il patronato Inas della Cisl, e all'avvocato Paola Guglielmina. Parte il primo ricorso al Tar: il legale intenta causa alla Provincia e chiede il risarcimento del danno. Ma il Tar nel 2000 respinge: Giuseppe Ancillotti non ha i requisiti per la pensione, dice, e l'errore poteva essere individuato anche dall'infermiere. «Ma è la pubblica amministrazione che deve accertare i requisiti», sostengono Guglielmina e Cavagliano. E Ancillotti nel 2001 si appella al Consiglio di Stato: «Fosse almeno colpa mia, direi che ho sbagliato e che pago. Ma non è così. In questi dieci anni senza pensione mi sono dovuto dar da fare: ho aperto una partita Iva per lavorare e tornare al mio vecchio mestiere. Adesso però non sono più grado, da due anni ho un braccio che fatica a muoversi e siamo costretti a vivere con la pensione di mia moglie».
Infermieri, domani sciopero di 24 ore
proclamato dal sindacato Nursind
Il Resto del Carlino del 30/10/2008 ed. Cesena p. 13
IL SINDACATO degli infermieri Nursind ha proclamato per domani uno sciopero di 24 ore del comparto e della dirigenza del servizio sanitario nazionale. L'organizzazione chiede una rivalutazione sostanziale dello stipendio, la triplicazione degli accessi a Scienze infermieristiche, l'adeguamento del numero degli infermieri alla media europea, l'adeguamento del numero degli operatori di supporto, investimenti sull'autonomia professionale e il riconoscimento del lavoro degli infermieri come professione usurante. Il sindacato reclama inoltre la chiusura del contratto della sanità privata fermo ormai da 33 mesi. In occasione dello sciopero, il servizio essenziale in ospedale sarà garantito dal personale contingentato dall'azienda sanitaria. Il Nursind precisa tuttavia che anche gli infermieri 'obbligati' a lavorare non sono tenuti a prestazioni non indispensabili come esami diagnostici non urgenti, assistenza a interventi chirurgici rinviabili, esecuzione del 'giro medico'.
In arrivo 19 infermieri dal S.Giacomo
Il Tempo del 30/10/2008 ed. Latina
LATINA Sono in arrivo nelle strutture sanitarie pontine, direttamente dall'ospedale S.Giacomo 19 infermieri. 15 sono destinati al «Dono Svizzero» di Formia, mentre 2 andranno al «Goretti» di Latina, e altrettanti al «S.Giovanni di Dio» di Fondi. A renderlo noto è stata la Regione Lazio. Il trasferimento degli infermieri rientra nell'ambito delle procedure di dismissione dell'attività ospedaliera presso il presidio del S. Giacomo. I processi di mobilità del personale sono avviati a conclusione. Per oltre l'80% del personale è stata definita la destinazione di lavoro operativa dal 1° novembre.
Ospedale, sarà una giornata di disagi
Il Tempo del 30/10/2008 ed. Abruzzo Pe
Si prevede una giornata di disagi seri, domani all'ospedale di Pescara, per lo sciopero di 24 ore indetto dal personale del Servizio Sanitario Nazionale. Alla base della protesta, le penalizzazioni per i dipendenti pubblici previste dal decreto legge 112 dello scorso 25 giugno e le insufficienti risorse economiche che sono state stanziate per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. I dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale sono, nella sola provincia di Pescara, 3.700. Di questi, 1.300 sono infermieri che lavorano presso la Asl. Dunque, numeri importanti. Come si legge in una nota del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, tra le richieste dei lavoratori vi sono la revisione dell'inasprimento delle fasce orarie di reperibilità per il controllo fiscale in caso di malattia, il riconoscimento del carattere usurante del lavoro infermieristico e l'istituzione di un'area contrattuale separata per il personale infermieristico e per le professioni sanitarie. Si richiedono, altresì, la possibilità di svolgere l'attività di libero professionista in regime di esclusività con relativa indennità, la detassazione della remunerazione delle ore straordinarie e l'eliminazione del discrimine rispetto al lavoro privato nella fruizione dei permessi previsti dalla legge 104/92 sia nelle fasce orarie di reperibilità sia nella distribuzione dei fondi contrattuali a chi ha un figlio portatore di handicap. Ai fini di una maggiore qualità offerta nel servizio, il sindacato infermieri chiede inoltre di rivedere le modifiche al decreto legislativo 66/2003, che aumentano la flessibilità del lavoro riducendo il diritto al riposo dopo il turno di reperibilità.M.G.
Un vigilante garantirà la sicurezza al Pronto Soccorso
Il Tempo del 29/10/2008 ed. Latina
Stefania Belmonte Sicurezza e difficoltà al Goretti. Ne hanno parlato i medici e gli infermieri del pronto soccorso, ieri alle 12, con la dott.ssa Ilde Coiro, direttore generale della Asl, e la dott.ssa Caterina Ruscino, direttore amministrativo dell'ospedale. La direzione ha assicurato una tempestiva fornitura di quei presidi mancanti (barelle, sedie, addirittura coperte), che spesso in passato sono stati causa di blocco delle ambulanze al pronto soccorso. «Prenderemo tutti i provvedimenti possibili per il dipartimento di Emergenza e garantire al personale quanto necessario per poter lavorare con tranquillità -ha affermato il manager Asl Ilde Coiro- delle problematiche inerenti agli infermieri se ne occuperanno la direzione medica e amministrativa del Presidio». In tema di sicurezza, si è parlato di un vigilante - in costante contatto con la questura - per evitare nuove aggressioni e il continuo via-vai in corsia di parenti e amici dei pazienti, che rallenta i soccorsi. «Abbiamo notato buona volontà, ma se non ci fossero risultati concreti entro metà novembre, sarà di nuovo protesta», ha riferito Marco De Marco, rappresentante degli infermieri.
Scotte, dov'è il coordinatore?
La Nazione del 30/10/2008 ed. Siena p. 6
LA CATEGORIA in questi giorni è in fermento. Perchè gli infermieri sono l'anello più debole della catena sanitaria. Ma non ci stanno a veder crocifiggere una collega, quella che ha iniettato per errore insulina al posto di eparina a un pensionato di 65 anni di Asciano. Ha sbagliato, il sentimento è netto e inequivocabile negli operatori sanitari, e ora un uomo rischia di non farcela. Non deve accadere, mai più. A nessun paziente, a nessun infermiere. L'hanno tutti chiaro in mente e sono vicini alla famiglia del pensionato sul cui caso è aperta un'inchiesta. Ciò nonostante chiedono non qualunquismo ma comprensione per lo stress e i frequenti salti di riposo, non di essere sovente gettati di punto in bianco in reparti delicati ma di avere un approccio graduale. E si domandano come mai, al di là delle eventuali responsabilità sotto il profilo penale che spetta alla magistratura individuare, non è stato ancora nominato il coordinatore infermieristico. Anche questa è una responsabilità, seppure organizzativa, dell'Azienda. E' trascorso quasi un mese da quando scrivemmo che il posto era vacante da un tempo esagerato visto che la selezione era finita prima dell'estate. Ma cosa si attende? La.Valde.
«L'infermiera non può essere il capro espiatorio»
La Nazione del 29/10/2008 ed. SIENA p. VI
«STAZIONARIE, se pure ancora molto gravi»: così il direttore sanitario delle Scotte definisce le condizioni del pensionato di Asciano al quale durante il suo ricovero è stata iniettata insulina invece di eparina. «Si tratta di un caso molto particolare, stiamo effettuando approfondimenti anche in letteratura. I professionisti si occupano di lui in maniera costante», prosegue evidenziando poi che la sospensione cautelativa dell'infermiera «è per il periodo previsto dal contratto». Poi farà il suo corso la magistratura, che non ha ancora iscritto alcun nome nel registro degli indagati dopo la denuncia della famiglia e l'esposto dei vertici delle Scotte. Fra le novità confermate da Radice il fatto che gli esperti della Regione stanno ancora lavorando a Siena sul caso. Su di esso interviene duramente Eugenio Cortigiano del Nursind che tuona: «Non possiamo accettare che il capro espiatorio di tutti i mali sia una collega che potrebbe aver commesso un errore, e per estensione l'intera categoria infermieristica. Richiamo i vertici dell'Azienda ad assumersi le proprie responsabilità». Espressa vicinanza umana alla vittima dell'errore e ai suoi familiari, «non possiamo tacere sulla strumentalizzazione in atto dell'accaduto». Segnala che gli infermieri «sono pochi e stanchi, costretti a continui salti di riposo», mancano «spazi adeguati per preparare specialità medicinali iniettive e minibar da camera d'albergo, magari in luogo dei frigoriferi sanitari: insulina ed eparina devono essere conservati a temperature basse e sono spesso contenute in flaconi molto simili». E ancora. «Da anni chiediamo la differenziazione delle confezioni medicinali - prosegue - ma alle cause farmaceutiche non interessa investire in sicurezza e tale pratica non viene imposta dal Ministero. Nelle corsie, poi, gli infermieri fanno i centralinisti e mille altre cose. Sulla conduzione del caso critichiamo la direzione sanitaria: le linee guida internazionali sulla gestione del rischio clinico non prevedono mai la comunicazione dell'evento sentinella alla procura. Dovevano dirlo ai familiari affinché decidessero se rivolgersi alla magistratura puntando a un procedimento interno, se l'intento è prevenire altri errori e non quello di trovare un agnello sacrificale a problemi organizzativi e di dotazioni infermieristiche».
Infermieri verso lo sciopero: «L'ospedale non andrà in tilt»
La Nazione del 29/10/2008 ed. PISA p. VIII
«NON CI SARA' rischio di paralisi nei reparti, in occasione dello sciopero proclamato dal NurSind per il 31 ottobre». L'Aoup replica così alle critiche lanciate dal sindacato delle professioni infermieristiche nell'articolo pubblicato su «La Nazione» di lunedì 27 ottobre, dal titolo: «Dure accuse dagli infermieri: reparti a rischio paralisi», in riferimento all'agitazione programmata per dopodomani e alle modalità di comunicazione dello sciopero al personale per il contingentamento dei servizi minimi.L'AOUP «smentisce l'accusa di inadempienza del sindacato - si legge nella nota inviata dalla direzione - per i seguenti motivi: 1) la comunicazione al personale dello sciopero del 31/10 per il contingentamento dei servizi minimi è stata regolarmente inviata (sia per lo sciopero proclamato dal NurSind che per quello del 3/11 proclamato dai sindacati confederali), a firma del direttore generale, in data 24 ottobre scorso, come avviene in occasione di ogni proclamazione di sciopero (fra l'altro la nota è stata anche inviata alle redazioni dei quotidiani, come è prassi da tempo, ormai). 2) La materia è regolamentata da una legge nazionale che prevede, come contingenti minimi di personale nelle aziende sanitarie in caso di sciopero, quelli in servizio nei giorni festivi e, in più, è regolata anche da accordi aziendali. Per cui, ogni qualvolta la Direzione medica di presidio riceve una comunicazione di sciopero da parte delle organizzazioni sindacali, garantisce in ogni reparto i contingenti minimi di personale sanitario (quindi medici, infermieri, ausiliari) secondo tali criteri. Laddove è necessario, si procede alla precettazione. 3) Non c'è quindi alcun rischio di paralisi nei reparti, né d'altra parte si sono mai verificati problemi di questo genere in occasione dei precedenti scioperi. Ancora una volta - prosegue la nota dell'Azienda ospedaliera - il NurSind non perde occasione per farsi pubblicità, di gettare discredito - con un atteggiamento sempre accusatorio e quasi mai costruttivo - sull'immagine dell'azienda e dei suoi lavoratori che, con impegno quotidiano, garantiscono in ogni occasione un'assistenza di alta qualità.4) L'azienda - conclude la nota - è comunque disponibile in ogni momento a ridiscutere i contingenti minimi con le organizzazioni sindacali».Direzione Azienda ospedaliero-universitaria pisana
Proteste e disservizi: un «caso» al giorno
La Nazione del 29/10/2008 ed. PISA p. III
L'ATTESA è la norma. Un'attesa quasi dovuta, di prassi. Il paziente conosce l'orario di ingresso (l'ora della convocazione) ma non quando riuscirà ad uscire dalla clinica. Lunghe mattinate per un esame, una visita, un semplice controllo. Ma anche ore e ore per ottenere il foglio delle dimissioni, una firma, il via libera per tornare a casa. Un sistema «collaudato» che fa impazzire i pazienti e con il quale il Tribunale per i diritti del malato (una decina di volontari in tutto) si trova spesso a «combattere». I casi eclatanti sono un'eccezione come le diagnosi errate: le segnalazioni che arrivano ai due uffici pisani del Tribunale riguardano per lo più il rapporto medici-pazienti e infermieri-pazienti.MALEDUCAZIONE, fretta, appuntamenti che non vengono rispettati, medici che convocano il malato alle 8 ma che si fanno sospirare almeno fino a metà mattina. Notti durante le quali in corsia sembra non esserci davvero nessuno e specializzandi che fanno in tutto e per tutto il lavoro del primario. Le lamentele non mancano e riguardano più il Santa Chiara più che Cisanello: in quello che sarà il nuovo ospedale a intensità di cura lo zoccolo duro degli infermieri è, infatti, rappresentato per esempio dalla nuova generazione, preparata oltre che dal punto di vista sanitario anche a livello umano. Un valore aggiunto di cui i pazienti traggono come è ovvio giovamento.IL TRIBUNALE per i diritti del malato riceve nell'ufficio del Santa Chiara almeno una visita al giorno. La sede è aèerta il lunedì dalle 11 alle 13 e il mercoledì dalle 17,30 a 19,30 mentre a Cisanello i volontari del Tribunale sono presenti il martedì dalle 10,30 alle 12,30 e il giovedì dalle 16 alle 18. «Il nostro compito - spiegano Andrea Possenti, Piero Pardi, Luigi Taliani e Massimo Giuliani - è valutare e verificare i singoli casi, vedere se si tratta di problemi strutturali o episodici. Ee aiutare il paziente nell'eventuale richiesta di rimborso e nel rapporto con il medico o l'infermiere in questione. Non sempre è facile, però: quello che manca è la fotografia dei reparti, della loro attività. Per risolvere i problemi, non bastano le parole. Ci vogliono numeri e dati. Solo così si può migliorare i nostri standard».F.B.
«Categoria allo sbando» Infermieri in sciopero
Gazzetta del Sud del 30/10/2008 ed. MESSINA p. 38
Anche al Policlinico e all'Ausl 5 domani, dalle 7 alle 7 del giorno successivo, il personale infermieristico aderente al "Nursind" si asterrà dal lavoro partecipando allo sciopero nazionale che vuole portare all'attenzione pubblica «il disagio della categoria, ormai giunto a livelli insostenibili e gravi, tanto da rendere sempre più evidente la qualità assistenziale resa all'utente dal servizio sanitario nazionale».
A renderlo noto, attraverso una nota, è la stessa associazione di categoria che evidenzia come «le rivendicazioni espresse a livello nazionale assumono, a livello regionale, e soprattutto provinciale, una valenza particolare».
«Dato infatti per scontato che bisogna fare dei tagli alla Sanità - si legge nella lettera - non appare invece chiara la solita concezione "medicocentrica" della sanità siciliana e messinese, con il probabile mantenimento di strutture e servizi, nonché di primariati e storni di fondi, a fronte di un continuo depauperamento delle dotazioni organiche infermieristiche. Spesso - prosegue la lettera - si definiscono strutture sanitarie "di eccellenza" strutture dove l'assistenza infermieristica è, nonostante gli sforzi degli operatori, nettamente distante dagli standard non solo europei ma dell'intera Penisola». (gi.pa.)
Riapre oggi a Mariano il servizio prelievi
Il Piccolo di Trieste del 30/10/2008 ed. Gorizia p. 6
L'ambulatorio di via Manzoni accessibile ogni giovedì dalle 8 alle 8.30 (15 persone al massimo)MARIANO Soddisfazione del sindaco Nadaia per l'avvio, da oggi, del nuovo servizio prelievi nell'ambulatorio comunale evitando così agli utenti di Mariano di doversi recare negli ospedali di Gorizia e Monfalcone. Il servizio è accessibile ogni giovedì dalle 8 alle 8.30 per un massimo di 15 persone.L'iniziativa è frutto dell'impegno dell'Amministrazione comunale che ha visto nei mesi scorsi il sindaco attivarsi in riunioni con i medici di base e con i responsabili del servizio infermieristico che operano sul territorio. Gli incontri hanno avuto esito positivo in quanto la proposta avanzata dal Comune di Mariano del Friuli va nel senso della nuova programmazione della sanità sul territorio.Sostegno pieno all'iniziativa da parte della direttore generale dell'Ass Manuela Baccarin. Purtroppo non partirà oggi il servizio infermieristico di misurazione della pressione e di altri esami: per «motivi tecnici» sarà avviato solo dopo la definizione in ambito provinciale dell'organigramma dell'attività infermieristica.L'avvio di questo nuovo servizio nell'ambulatorio medico di via Manzoni non sarà un doppione di quello che viene svolto dal personale dell'Adi ( Assistenza domiciliare integrata ) che offre prestazioni sanitarie di carattere medico e infermieristico, quali i prelievi, le iniezioni o i servizi assistenza sociale che sono garantiti dal Comune. (e.p.)
Più medici e infermieri per l'ospedale
La Libertà del 30/10/2008 , articolo di Donata Meneghelli p. 26
Previsti investimenti per 2,1 milioni di euro (ma non tutti sono garantiti)Posti letto, investimenti, risorse umane, ampliamenti di spazi e nuove tecnologie. Tanti i temi concreti trattati nella relazione che ieri pomeriggio il direttore generale dell'Ausl Andrea Bianchi ha tenuto davanti al Comitato di distretto di Levante riunito a Fiorenzuola per parlare del futuro dell'ospedale unico della Valdarda, che l'anno prossimo vedrà l'apertura del nuovo padiglione, con la revisione di spazi e strutture anche nei due anni successivi all'inaugurazione.Dopo l'intervento del sindaco Giovanni Compiani, che ha ricordato il lavoro della commissione comunale sanità e il lavoro all'interno della conferenza sanitaria (presente ieri il presidente Gianluigi Boiardi con l'assessore provinciale Paola Gazzolo), il direttore Bianchi ha esposto i piani aziendali per circa un'ora e mezza di intervento, snocciolando le cifre che descrivono le tendenze per il futuro. I posti letto, che attualmente sono 159 - ha spiegato Bianchi - saranno aumentati, fino ad arrivare a 181. I piani aziendali prevedono anche l'incremento del personale: si assumeranno un radiologo, un anestesista (anche per attività di parto-analgesia), ma anche un chirurgo, in particolare per permettere ai due chirurghi che oggi si occupano di chirurgia plastica di dedicarvisi a tempo pieno. In previsione da parte dell'azienda anche un nuovo nefrologo, scelta legata al necessario implemento dei posti di dialisi che passeranno dagli attuali 7 a 12, garantendo copertura agli utenti dializzati del distretto che oggi sono costretti a rivolgersi altrove. Non solo i medici, ma anche il personale infermieristico e di assistenza di base, sarà incrementato: nell'ospedale di Fiorenzuola dei prossimi anni saranno assunti 6 infermieri in più, 8 operatori socio sanitari e 2 fisioterapisti.Bianchi ha anche illustrato gli investimenti dei prossimi anni, chiarendo le annualità in cui sono previsti e le fonti di finanziamento (meno certe quelle del fondo sanitario nazionale e dell'accordo Stato-Regioni, ex legge 20/2000).Già stanziati i 400mila euro per interventi al presidio di Villanova, mentre l'anno prossimo si investiranno 50 mila euro sulla palestra del centro di riabilitazione. A Fiorenzuola nel 2009 si intende investire 100 mila euro per realizzare il nuovo blocco endoscopia, e altrettanti per il blocco parto (previsto per il 2010). Il potenziamento delle sale operatorie (con l'apertura della quarta) è previsto per il 2010 con 100mila euro di risorse. Al 2011 slitta invece il nuovo pronto soccorso, per cui occorrerà un milione e 200 mila euro. L'ampliamento della radiologia è per il 2012 (150 mila gli euro per realizzarlo). Di tutti questi investimenti (2,1 milioni di euro in totale), Bianchi ha differenziato quelle che sono risorse proprie e certe, da quelle invece legate alla finanziaria e quindi non certe (ma pur probabili). Sono certe invece le risorse per dotare di arredi il nuovo corpo di fabbrica (1 milione di euro) così come ci sono i soldi per la nuova Tac (700 mila euro). L'anno prossimo investimenti di 400 mila euro sul sistema di trasmissione dati della radiologia, ma anche l'acquisto di un nuovo sollevatore per pazienti da 200 mila euro. Nel 2010 previsto l'adeguamento del nucleo antico dell'ospedale (oggi sede di poliambulatori che si affacciano su corso Garibaldi) con 200 mila euro di investimento.30/10/2008
Domani gli infermieri incrociano le braccia
La Nuova Sardegna del 30/10/2008 ed. Nazionale p. 21
SASSARI. Gli infermieri incrociano le braccia. Per domani, infatti, il Nursind ha stato proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore. Al pronto soccorso dell'ospedale civile l'adesione è stata altissima, ma al momento nessuno avrebbe ricevuto comunicazioni ufficiali sui servizi minimi da garantire. All'origine della protesta, lo stato di estrema sofferenza degli inferieri italiani, sia per le condizioni di lavoro che per le retribuzioni, oltre che per i «continui attacchi al Sistema Sanitario pubblico portati avanti dalla politica del Governo».«A oggi le Aziende Ospedaliere di Sassari risultano inadempienti rispetto alla normativa sul diritto di sciopero - si legge in una nota del Nursind - in quanto, nonostante la nostra diffida, non ha provveduto a fare le comunicazioni al personale che dovrebbe prestare i servizi minimi, in quanto contingentato, così come previsto nell'Accordo Nazionale "Norme di garanzia dei servizi pubblici essenziali" del 25 settembre 2001. Come se non bastasse, l'accordo sui contingenti minimi in caso di sciopero risale al 2001, quando l'organizzazione aziendale era fondamentalmente diversa da oggi. Tanto che non sono stati previsti nei contingenti minimi molte Unità operative e servizi che, seguendo la normativa sul diritto di sciopero, rischiano di essere completamente sguarnite di personale infermieristico, qualora esso volesse aderire allo sciopero».Le richieste che gli infermieri avanzano attraverso il primo sindacato nazionale che li rappresenta sono: «Eliminare la sottrazione di risorse economiche dai fondi per la contrattazione aziendale verso i bilanci aziendali in caso di malattia; togliere il dirottamento del 20 per cento dei risparmi derivanti dal rapporto di lavoro part-time, dal fondo della produttività al bilancio aziendale; il riconoscimento del carattere usurante del lavoro infermieristico; l'aumento ragionevole nello stanziamento economico per il rinnovo dei contratti; la possibilità di svolgere l'attività libero professionale in regime di esclusività o aperta all'extramoenia senza incompatibilità che rappresentano una palese discriminazione rispetto ad altri professionisti del Ssn; l'istituzione dell'Ordine professionale degli Infermieri; la detassazione delle ore straordinarie, come previsto il privato».
Ma i servizi vanno garantiti: il rimedio arriva dagli adesivi
Messaggero Veneto del 30/10/2008 ed. Pordenone p. 2
L'AGITAZIONE - Infermieri a braccia conserteInfermieri a braccia incrociate domani per lo sciopero proclamato dal Nursind a livello nazionale. E per chi non potrà fisicamente aderire alla protesta, perchè la sanità è una delle professioni in cui lo sciopero è possibile solo se i servizi vengono garantiti, ecco gli adesivi per comunicare agli utenti questa sorta di "sciopero bianco". La scritta «Sono solidale con lo sciopero» campeggia su un adesivo, fornito dal Nursind, che tutti coloro che domani dovranno essere in servizio potranno apporre sulla divisa.Tante le ragioni della mobilitazione di 24 ore proclamata dal sindacato degli infermieri. Si va dal numero di questi professionisti sanitari, assolutamente insufficiente. «In Italia - spiega il segretario provinciale Gianluca Altavilla - il rapporto infermieri-abitanti è di 5,4 ogni mille persone, la media europea è di 8,2 per mille, ovvero un numero sufficiente a garantire le esigenze di salute del cittadino. A causa di questo e dei tagli al personale, gli infermieri si trovano a lavorare di più e con un maggior carico di lavoro, molte volte rinunciando ai riposi, e di conseguenza a non esercitare a pieno la professione riuscendo a garantire esclusivamente lo standard minimo assistenziale. La carenza di personale - prosegue Altavilla - comporta anche un elevato rischio di errore nei confronti del paziente, ogni anno negli ospedali, infatti, viene cagionato un danno a migliaia di pazienti. La maggior parte degli infermieri lavora su turni, con tutto quel che questo comporta per la qualità della vita, e la salute, di queste persone».Da qui le richieste, iniziando da un aumento dei posti nei corsi universitari per infermieri, l'implementazione delle figure di supporto all'assistenza infermieristica, l'aumento del budget regionale per l'assunzione del personale. (e.d.g.)
Vertice per tutelare l'Oglio Po
La Provincia di Cremona del 30/10/2008 p. 35
di Andrea Costa VICOMOSCANO (Casalmaggiore) - «I sindaci del Casalasco-Viadanese incontrino subito il direttore generale dell'azienda ospedaliera Piergiorgio Spaggiari». Questo il messaggio che il presidente provinciale Giuseppe Torchio ha affidato a una lettera spedita ai primi cittadini di Casalmaggiore e Viadana e alla presidente della Consulta interprovinciale d'area prendendo posizione in favore del potenziamento dell'ospedale Oglio Po. «Per mettere a tacere le voci ricorrenti di un ridimensionamento della struttura a seguito del protrarsi della chiusura 'estiva' di 20 posti letto del reparto di Medicina e di futuri possibili 'dimensionamenti' sempre in agguato - afferma Torchio nella lettera - non resta che convocare i sindaci del territorio casalasco-viadanese alla presenza del direttore generale dell'azienda ospedaliera Spaggiari, così come già avvenuto con il suo predecessore Cornelio Coppini, ed in quella sede verificare il livello degli impegni. Per quanto riguarda la Provincia di Cremona, gli impegni concreti assunti con il decentramento del corso di Scienze Motorie dell'università di Pavia a Casalmaggiore potrà trovare ulteriori sviluppi se sarà condivisa la nostra idea di decentrare anche il corso di Scienze Infermieristiche. In tal modo si potrà sopperire tra qualche anno alla carenza di personale infermieristico». Insomma, il corso universitario triennale in Scienze Infermieristiche a Santa Chiara, dove peraltro in passato era già stata ospitata proprio la scuola per infermieri. «Certo il sistema locale deve essere disposti a farsi carico dei costi, come già avvenuto per Scienze Motorie», aggiunge Torchio commentando la lettera con il cronista. E fino alla laurea dei primi infermieri? «La condizione, ovviamente, è che nel frattempo la direzione generale ospedaliera cremonese faccia fronte alla mancanza di infermieri nel periodo transitorio come si è riusciti a fare a Mantova». Torchio dà la sua piena disponibilità a partecipare all'incontro tra i sindaci e Spaggiari.
Gli ispettori Asl al Santa Rita chiuse tutte le sale operatorie
DNews del 30/10/2008 , articolo di >> Enza Mastromatteo Milano ed. Milano p. 11
C'erano venti pazienti in lista per essere operati, alcuni già con l'ane stesia in circolo. Dopo il blitz, alcuni si sono rivolti ad altri ospedali della città.Da ieri mattina, nei corridoi di via Jommelli, medici e infermieri si passano tra le mani una comunicazione interna al personale : «Da oggi, fino a data da definire, sono sospesi tutti gli interventi chirurgici». Nella clinica Santa Rita, le sale operatorie sono state chiuse a chiave. Di nuovo. Non si può più operare, almeno fino alla prossima disposizione. Ieri mattina, 20 pazienti erano pronti a subire un intervento. Dieci alla cataratta e altri 10 negli altri reparti. I chirurghi avevano già indossatoi loro camici verdi. Gli "a ttr ezzi" erano già stati sterilizzati dagli infermieri. Alcuni pazienti avevano già l'anestesia in circolo. Ma poi sono arrivati gli ispettori dell'Asl. Il requisito necessario per ogni sala operatoria è che sulla porta compaia affisso un documento con la doppia firma dei due anestesisti. Ma alla Santa Rita c'era solo quella del primo anestesista. Da qui la decisione di chiudere le sale operatorie. Alle 7, ieri, c'erano anche gli uomini delle Fiamme gialle in via Jommelli. «Controlli di routine sulle cartelle cliniche», riferiscono dalla sede di via Filzi. Ma il loro arriv o, accompagnato dal provvedimento dell'Asl, ha mandato nel panico medici e infermieri. «Un cavillo amministrativo che serve solo ad aumentare le preoccupazioni dei lavoratori e dei pazienti», afferma il sindacalista Antonio Marchini, Cigil. «Non vogliamo ritrovarci come l'e sta te scorsa», dicono gli infermieri, quando la clinica ha chiuso dopo il blitz della Finanza. Preoccupati, all'entrata dell'u ffic io accettazioni, anche alcuni famigliari dei pazienti ricoverati, in attesa di un intervento chirurgico. «Il mio amico si sarebbe dovuto operare alla vescica lunedì e invece gli hanno detto di andare in un altro ospedale», racconta Flavia, 65 anni. Entrano ed escono dall'ingresso principale. Chiedono spiegazioni. E la risposta è solo una: «Per ora non si opera».
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