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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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sabato, ottobre 25

Rassegna Stampa - 24.10.2008


Infermieri? Prepariamoli perché senza di loro,..

Famiglia Cristiana del 23/10/2008 N. 43 _ 26 OTTOBRE 2008 p. 30

Brutta cosa trovarsi in sala operatoria, già pronti con la pre-anestesia, ed essere mandati indietro perché la ferrista è sparita. Ma se l'esercizio, per fortuna solo teorico, di immaginare ospedali e ricoveri senza infermieri extracomunitari continuasse, bisognerebbe immaginare anche campanelli che trillano in corsia senza risposta o malati in barella senza qualcuno che li spinga. Quasi 13 mila infermieri, infatti, provengono da Paesi extracomunitari, oltre 5 mila dall'Europa, quasi 3.500 dall'America del Sud, circa 1.500 dall'Asia e altrettanti dall'Africa. «Anche se sono una minoranza rispetto al dato globale dei 364 mila iscritti all'Albo, la presenza di questi colleghi è assolutamente necessaria», commenta Annalisa Silvestro, presidente della Federazione nazionale collegi Ipasvi e direttore del Servizio dell'assistenza dell'azienda Usi di Bologna. «Se- _ condo i dati Ocse sulla presenza media degli infermieri, nel nostro Paese, ultimo in Europa con Grecia e Turchia, mancano all'appello circa 60 mila addetti. Non si potrebbe fare a meno di questi colleghi, il cui ingresso non a caso non è contingentato. Sono presenti tra l'altro soprattutto nelle strutture residenziali per anziani e nelle residenze sanitarie assistite in cui ci si prende cura anche di malati cronici e persone con handicap, che costituiranno sempre più un'area problematica dell'assistenza». È proprio in queste strutture, tuttavia, che talvolta si raccoglie qualche diffidenza e lamentela nei confronti degli infermieri stranieri: «Imparare la lingua è indispensabile in un ambito così delicato. Il riconoscimento del titolo di studio per i non comunitari prevede un esame che riguarda l'italiano e le norme inerenti la professione e deontologiche. Per questo motivo organizziamo corsi di preparazione, ma auspichiamo anche che il Governo si faccia carico di dare nuovo impulso a una professione di grande rilevanza sociale, tenendo presente il tema dell'integrazione ma anche la tutela della salute dei cittadini».


Caos ospedale: «Liste d'attesa di dieci mesi»
Cgil-Cisl:«Tacepersonale, solo promesse»

Il Messaggero del 23/10/2008 , articolo di GIULIA MANCINELLI ed. ANCONA p. 56

Liste d'attesa, tac di nuovo fuori uso, carenza di personale sono le urgenze che la direzione sanitaria deve immediatamente affrontare. E senza ulteriori rinvii. Cgil e Cisl fanno voce comune nel chiedere un intervento tempestivo dell'Asur 4 che non può temporeggiare su problematiche ormai croniche della sanità senigalliese. Nella diagnostica per immagini in particolare le liste di attesa arrivano anche a dieci mesi, così come la carenza di infermieri, tra cui quelli destinati al pronto soccorso, crea disagi e pressioni. «Il problema delle liste d'attesa è annoso, ma adesso non più rinviabile - afferma con decisione il segretario della Cgil Giordano Mancinelli -. Abbiamo avuto un vertice su questo tema due anni fa con la direzione sanitaria, ma da allora nulla è cambiato. Segnale, questo, molto preoccupante. Prima di sottoporsi a un test di diagnostica per immagini passano mesi e mesi e molti pazienti sono costretti a rivolgersi alle strutture private. È evidente che è una situazione inaccettabile. Altra piaga è quella del personale medico e infermieristico, così come chiediamo alla Asur4 un ultimo sforzo per il completamento del nuovo monoblocco». Da mesi la Asur 4 è in attesa dell'arrivo di 12 nuovi infermieri. Una carenza che nel frattempo viene tamponata con assunzioni a tempo determinato. Quanto alla diagnostica per immagini, dove la Cgil ospedaliera precisa che il guasto tecnico di questi giorni riguarda la diagnostica telecomandata, è atteso per le prossime settimane l'arrivo di una nuova tac. «Sappiamo che le liste di attesa sono un problema nazionale, ma a Senigallia la situazione negli ultimi anni non è affatto migliorata - lamenta Maurizio Andreolini, segretario della Cisl -. Raccogliamo puntualmente decine di segnalazioni. Non si può aspettare otto mesi per una tac. Per quanto riguarda il personale, è l'Asur regionale che deve sbloccare le procedure per consentire l'arrivo di nuovi infermieri perchè così siamo veramente in una situazione di emergenza. Emergenza che non potrà durare a lungo».



Derby robotico tra università pisane per il prototipo
da inviare sulla Luna

La Nazione del 24/10/2008 ed. Pisa p. 14

«OGGI non è più pensabile affidare l'emergenza soltanto al personale non sanitario, sia nella centrale operativa del 118 e ancora di più sul territorio». Lo sostiene Leonardo Fagiolini della Cgil-Usl. «Questo non significa - prosegue - demonizzare il lavoro delle associazioni di volontariato alle quali va riconosciuto il merito di avere inventato l'emergenza quando il nostro sistema sanitario non si preoccupava di quello che succedeva al di fuori le mura dei propri ospedali. Oggi sono l'asse portante del sistema. Basta pensare che i mezzi di soccorso e le sedi dislocate sul territorio non sono del servizio sanitario nazionale, senza parlare del lavoro indispensabile dei volontari nei soccorsi a bassa gravità e nei servizi ordinari. Finalmente anche il 118 della Asl 5 ha iniziato il percorso per l'inserimento degli infermieri nel sistema dell'emergenza come richiesto più volte dalla nostra organizzazione. Sono stati formati i primi 5 infermieri e da pochissimi giorni è partito il corso per altri 6 ed in futuro sono previsti altri inserimenti. Questo eleverà la qualità delle prestazioni erogate sul territorio. Riteniamo che l'inserimento di un infermiere che collabori con il medico in servizio debba essere esteso al più presto a tutto il territorio provinciale. Non è accettabile che al cittadino di Volterra o di Pisa sia offerto un servizio diverso da Pontedera». LA CGIL, insieme a Cisl e Uil, ha ottenuto l'attivazione di un confronto regionale con l'obiettivo di omogeneizzare la strutturazione di questo delicato servizio e per valorizzare la professionalità del personale anche da un punto di vista economico. «L'incertezza - prosegue la Cgil - sui tempi e sull'assetto organizzativo causato dall'apertura delle due centrali di secondo livello fa da padrone in questi giorni. A questo proposito chiediamo chiarezza sul progetto e maggiori tutele e riconoscimenti per il personale che ha gestito la centrale operativa fino ad oggi dando più del dovuto. I primi 5 infermieri adibiti al 118 saranno impiegati sia sull'auto-medica che in centrale operativa. Inoltre, ancora, per quale motivo il servizio dell'auto medica sta ancora ritardando? Ci sono molti nodi da sciogliere, ma soprattutto per quanto riguarda i servizi non urgenti mentre per l'emergenza si sta andando verso un assetto organizzativo di maggiore qualità. Bisognerà trovare un posto adeguato dove far sostare il personale tra un intervento e l'altro che sia prima di tutto nelle immediate vicinanze dell'auto medica e dotato di un lavabo dove poter ricondizionare i materiali usati e di una doccia per il personale. E bisognerà dotare il sistema di navigatori e radio efficiente perchè i cellulari hanno spesso zone d'ombra. Per quanto riguarda lo scarso interesse che hanno avuto i bandi di selezione per gli infermieri, dobbiamo dire che le incertezze del nuovo servizio hanno fatto la loro parte, ma soprattutto ha giocato un ruolo importante la parte economica, che contrattualmente vede il personale adibito a questo servizio in posizione sfavorevole nonostante sia ad alto rischio. Noi abbiamo portato avanti una trattativa decentrata che colmasse questa differenza economica inaccettabile, ma purtroppo altri hanno fatto finta di niente (compreso chi rappresenta solo gli infermieri!). La trattativa per il momento si è arenata. Diciamo però a tutti gli infermieri, che su questo punto la Cgil continuerà a rivendicare e sostenere il riconoscimento di tali professionalità». Image: 20081024/foto/5001.jpg



Sos infermieri: «Troppo pochi»

La Nazione del 24/10/2008 ed. Pisa p. 5

MANCANO infermieri e Oss all'Aoup, e le 57+25 nuove assunzioni per mobilità annunciate nei mesi scorsi, a tutt'oggi, non sono state completate sia perché gli infermieri sono ormai difficilmente reperibili, sia perché l'azienda ha esaurito la graduatoria, senza riuscire a prenderli tutti. Nel frattempo alcuni reparti continuano a soffrire della carenza di organico (un solo turnista per 4 posti di terapia subintensiva e uno di notte per la Chirurgia colonrettale day surgery, oltre a turni di reperibilità superiori ai 6 previsti all'Endoscopia della Chirurgia generale d'urgenza e del colonrettale). Per questo motivo i sindacati confederali Cgil e Uil hanno hanno chiesto e ottenuto dall'Aoup di bandire un nuovo concorso per infermieri ma chiedono anche di «procedere - si legge nella nota - in base all'accordo di luglio, a ridefinire un nuovo modello organizzativo che utilizzi l'infermiere per la sua professionalità e non più in mansioni come il trasporto dei pazienti barellati o negli uffici del Cup. Inoltre si chiede l'impiego della figura dell'Oss in turno, per liberare l'infermiere da mansioni di tipo alberghiero». I sindacati riconoscono che «l'accordo firmato il 2 luglio scorso con l'Aoup ha cercato, per la prima volta in maniera chiara, di definire le necessità di fabbisogno triennale (2008-'10) di personale ma le difficoltà burocratiche ritardano questo accordo. E il decreto Brunetta - prosegue la nota - taglia pesantemente anche sugli organici del personale sanitario». Perciò la Toscana del pubblico impiego incrocerà le braccia il 3 novembre (il primo di tre scioperi). «La mancanza di personale sanitario e non solo all'Aoup - concludono i sindacati - risente notevolmente delle politiche del governo», perciò chiedono quanto prima di essere convocati.



Infermieri allo stremo, sciopero il 31

Messaggero Veneto del 24/10/2008 ed. Pordenone p. 4

Il Nursind proclama 24 ore di astensione dal lavoro. Ieri protesta a Montecitorio - LA MOBILITAZIONEAnche delegati del Nursind pordenonese hanno manifestato ieri a Roma davanti a Montecitorio, per chiedere ai parlamentari di farsi carico delle difficoltà della categoria degli infermieri e stimolare il Governo ad adottare specifici provvedimenti. Ma la mobilitazione non finisce qui. Il 31 ottobre, infatti, è stato proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore determinato «dallo stato di profonda sofferenza in cui versano gli infermieri».«Le richieste che gli infermieri avanzano attraverso il sindacato Nursind sono chiare - spiega Maurizio Giacomini, segretario provinciale e componente del direttivo nazionale -: il riconoscimento del carattere usurante del lavoro infermieristico; l'aumento ragionevole nello stanziamento economico per il rinnovo dei contratti (inflazione programmata all'1,7 per cento contro un'inflazione reale del 4,1 per cento); l'istituzione di un'area contrattuale separata per il personale infermieristico e per le professioni sanitari, per la specificità del mandato e l'appartenenza a una categoria in cui è prevista l'iscrizione all'albo professionale; l'istituzione dell'Ordine professionale degli infermieri; la possibilità di svolgere l'attività libero professionale in regime di esclusività o aperta all'extramoenia senza incompatibilità; la detassazione delle ore straordinarie, come previsto per i lavoratori dipendenti del privato».Si richiede inoltre di «rivedere l'inasprimento delle fasce orarie di reperibilità per il controllo fiscale in caso di malattia; di eliminare la sottrazione di risorse economiche dai fondi per la contrattazione aziendale verso i bilanci aziendali in caso di malattia; di togliere il dirottamento del 20 per cento dei risparmi derivanti dal rapporto di lavoro part-time, dal fondo della produttività al bilancio aziendale; di eliminare il discrimine rispetto al lavoro privato nella fruizione dei permessi di cui alla legge 104/92; di rivedere le modifiche introdotte al decreto legislativo 66 del 2003 che aumentano la flessibilità del lavoro e riducono il diritto al riposo dopo il turno di reperibilità, aumentando così la possibilità di eventi negativi in un settore così delicato come quello della salute».Questi punti rappresentano anche le ragioni dello sciopero nazionale di 24 ore del 31 ottobre. (e.d.g.)


Trenta tirocinanti dall'Est A scuola di Cure Palliative

La Cronaca di Cremona del 24/10/2008 p. 21

Il progetto europeo Tempus coinvolge l'Ospedale Maggiore di Crema assieme all'Università di Firenze e a quella di Lione. Medici e infermieri da Serbia e Croazia nel centro di eccellenza cittadinoUn gruppo di medici e paramedici provenienti da Serbia e Croazia si trova nella nostra città sino a sabato. Obiettivo l'apprendimento della terapia del dolore praticata nel nostro Ospedale. Il progetto della Comunità europea Tempus è approdato dall'inizio settimana all'Ospedale Maggiore di Crema, Unità Operativa Cure Palliative. L'Università di Lione e quella di Firenze.sono partite con 'Tempus', coinvolgendo di seguito il nostro ospedale. A fungere da trait d'union Luciano Ors i, direttore e anima di Cure Palliative. Orsi ha al suo attivo il ruolo di fondatore della Commissione di Bioetica Siaart, di docente della scuola di medicina palliativa Simpa e dei corsi di bioetica, relatore di convegni e congressi su temi di bioetica, membro della Consulta di Bioetica Milano, autore di oltre 40 pubblicazioni nei campi dell'emergenza e della bioetica. Credenziali di tutto rispetto che hanno portato Orsi a contatto delle più diverse situazioni in cui interviene la terapia del dolore. E' stata l'Università di Firenze a coinvolgere Orsi con un tirocinio rivolto a trenta medici ed infermieri provenienti da Belgrado e Zagabria. Quindici per parte. Una settimana di attività è stata svolta dai tirocinanti presso le strutture sanitarie di Firenze. Quindi l'approdo a Crema nella struttura di Orsi. I trenta medici e paramedici sono stati selezionati da un team che li ha sottoposti a prove valutative. A presentarsi a Belgrado un centinaio di candidati e una cinquantina a Zagabria. Una selezione rigorosa che ha ridotto del 90% i candidati al tirocinio. "Belgrado e Zagabria - afferma Orsi - sono due realtà che stanno muovendo i primi passi e c'è quasi tutto da costruire in merito alle terapie del dolore. Ognuno di loro seguirà dei pazienti lavorando già all'interno di ospedali. La maggior parte di loro è già operativa in reparti oncologici, in pediatria, neurologia, medicina interna e all'emergenza. Siamo molto contenti e ci rende molto orgogliosi che abbiano scelto Crema per il Progetto Tempus". I tirocinanti in questi giorni seguono l'attività di Orsi e della sua equipe, composta da cinque medici operanti su tutta la rete, compreso l'Hospice del Kennedy. A queste situazioni si aggiungono le visite ambulatoriali e la consulenza negli altri reparti. Quattro gli infermieri che operano negli ambiti domiciliari e sette quelli dedicati agli otto letti dell'Hospice. Un medico si occupa stabilmente della realtà dell'Hospice. Ed è questa l'articolata realtà che i sanitari ospiti stanno seguendo. Il veicolo di comunicazione è la lingua inglese anche se molti di loro, quelli che provengono dall'Istria, conoscono la nostra lingua. Chi viene da Belgrado tuttavia non tarda ad acquisire con grande facilità una discreta comprensione dell'italiano. Alla fine della settimana la partenza per Lione dove esiste un importante centro oncologico. Il problema dell'alleviamento del dolore nei malati oncologici e nelle situazioni terminali di alcune patologie è una realtà sempre più presente. Alleviare il dolore infatti significa restituire dignità di vita ai pazienti. Da questo deriva maggiore serenità e la possibilità per molti malati di condurre una vita dignitosa potendo addirittura in alcune situazioni condurre un'attività lavorativa e sociale . Daniela G. Carrabba Il gruppo di medici tirocinanti provenienti da Zagabria e Belgrado



Sanità privata lombarda: un quadro in forte evoluzione

Management della Sanita del 21/10/2008 , articolo di Giovanna Canzi p. 18

Grandi cambiamenti stanno attraversando la Sanità: l'evoluzione delle tecnologie, la specializzazione dei ruoli, l'affermazione dell'infermiere con laurea primaria. Un'indagine condotta dalla Fondazione Istud, in collaborazione con il Gruppo Sanità di Assolombarda, disegna i confini di uno scenario in continuo mutamentoMedici con competenze manageriali, veri e propri "consulenti a tempo" all'interno di un'organizzazione ospedaliera, dove la continuità assistenziale è affidata a infermieri sempre più specializzati. Questo è uno dei dati che emerge dalla ricerca condotta dalla Fondazione Istud "Evoluzione delle competenze nella Sanità lombarda", presentata il 12 settembre scorso, presso la sede di Assolombarda. Un'indagine che si è posta l'obbiettivo di analizzare le competenze attuali e prospettiche nel settore della Sanità privata. L'indagine ha coinvolto diversi centri: il Centro Cardiologico Fondazione Monzino, l'Istituto Europeo di Oncologia, il Centro Diagnostico Italiano, l'Istituto Huraanitas e il Gruppo Multimedica. A illustrare i risultati Maria Giulia Marini e Alessandra Cosso della Fondazione Istud, che insieme a Trevor Boutall, di The Management Standards Company, Laura Mengoni e Massimo Bottelli di Assolombarda, Monica Bianchi dell'Ieo, Darlo Valcarenghi del Centro Cardiologico Monzino hanno messo in luce un quadro in forte evoluzione. Ciò che emerge è che il medico e l'infermiere sono le figure più coinvolte da questo processo di mutamento, dovuto sia al modo in cui le strutture sanitarie private si sono strutturate, sia ai cambiamenti che le nuove tecnologie e la società domandano con insistenza. Se ai medici è richiesto di svolgere anche compiti manageriali, l'avvento delle nuove tecnologie richiede figure specializzate nell'utilizzo delle nuove apparecchiature. Così in alcuni ospedali il sonographer si sostituisce al medico per l'esame ecografico ed esperti informatici si affiancano a gruppi di ricerca per la gestione dei dati. Dunque, come ha sottolineato Maria Giulia Marini, i punti fondamentali per migliorare la qualità sono: la collaborazione fra staitture che fanno parte di un'unica rete, una maggiore attenzione agli indicatori di efficacia (e non solo su quelli di efficienza), perché l'eccellenza dal punto di vista gestionale è il prodotto tra efficacia ed efficienza e quindi entrambe le dimensioni vanno tenute in considerazione; rendere i ruoli più elastici, le persone all'interno delle organizzazioni sanitarie, dotate delle competenze appropriate, possono anche occuparsi di attività al di fuori del proprio molo preassegnato. Inoltre occorre che il medico, che non necessariamente deve diventare manager, deve essere, però, sostenuto da persone amministrative che lo aiutino in questa funzione. E infine perché un'organizzazione sanitaria tenda all'eccellenza al suo interno deve esserci la summa di diverse competenze: da quelle scientifiche a quelle cliniche, dalle gestionali a quelle etiche e relazionali. Tutte con pari dignità.

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