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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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giovedì, ottobre 16

Rassegna Stampa - 16.10.2008


«In Italia mancano 5000 infermieri pediatrici»

Corriere Mercantile del 16/10/2008 p. 11

Servono infermieri pediatrici. E' l'allarma lanciato ieri nel giorno d'apertura del congresso nazionale dei pediatri italiani. «Per coprire le esigenze di ospedale e territorio, in Italia, - ha detto Gianni Bona, vicepresidente della SIP e Presidente nazionale della Conferenza dei direttori dei Corsi di laurea in infermeria pediatrica - - sarebbe necessario poter contare almeno su altri 5000 infermieri pediatrici, da aggiungere ai circa 9000 attualmente in attività. Un obiettivo che sarà molto difficile raggiungere se l'offerta formativa (i posti messi a disposizione dalle regioni) rimarrà limitata agli attuali 500 posti all'anno con i quali si deve anche compensare ì il numero di infermieri che lasciano l'attività per raggiunti limiti di età. Questo nonostante ci sia grande interesse verso questa professione e le richieste di accesso alla scuola di specializzazione siano molto maggiori dei posti disponibili». Altra criticità - segnalata Bona - il fatto che in alcune Regione non attivino i corsi per infermieri pediatrici. Ma quel è il ruolo di questa figura professionale? «lI bambino -ha spiegato Anna Persico, infermiera pediatrica e consigliere della Conferenza permanente delle classi di laurea delle professioni sanitarie. rappresenta il prototipo per eccellenza dell' "individuo in formazione", con necessità, bisogni, e modalità di esprimerli, estremamente diversi in relazione all'età e allo sviluppo. In rapporto a tale variabilità, deve essere adeguata anche la risposta assistenziale e modulata la corrispondente relazione d'aiuto infermieristica. E l'infermiere pediatrico è un professionista che, grazie a un idoneo percorso di studio, assolve alle necessità di cura del bambino nelle varie fasi del suo sviluppo». Sulla funzione strategica dell'infermiere pediatrico ovviamente concordano anche i pediatri. «La nostra attività non può prescindere dal ruolo degli infermieri pediatrici con i quali lavoriamo costantemente fianco a fianco. - ha osservato Pasquale Di Pietro, genovese e Presidente della società italiana di Pediatria - E consideriamo importante anche condividere i momenti di formazione e aggiornamento. Momenti come il Congresso SIP di Genova sono preziosi anche per questo». Ma la figura dell'infermiere pediatrico non è, come si potrebbe immaginare, legata solo all' ospedale. «Quella che garantisce l'infermiere pediatrico - ha affermato Loredana Sasso, Presidente FEPI (Federazione Europea Professioni Infermieristiche) - è una assistenza in senso lato, che non significa solo intervento medico-sanitario, ma anche - sempre di più - supporto, capacità di ascolto, capacità di interpretare i bisogni dei bambini, degli adolescenti e dei loro genitori, in momenti particolarmente delicati nei quali c'è in ballo la salute e il benessere psicofisico».


Infermieri cercansi in tutta l'Asl

Il Tirreno del 16/10/2008 ed. Pontedera p. 2

I salari sono troppo bassi, per questo la professione perde appeal - Ipasvi. «Limitativo il numero chiuso delle facoltà». Campagne informative a scuola
PONTEDERA. Sarà che le facoltà dedicate, a numero chiuso, ne sfornano troppo pochi (quella di Pisa non ne ammette più di 300 matricole ogni anno). O sarà per il livello salariale, poco attraente per chi può dover lavorare su turni anche di notte e nei festivi. E se tanto è inserito nel sistema sanitario nazionale; se invece è arruolato da una coop che lavora per la sanità pubblica, le condizioni economiche sono peggiori.Infatti la "professione infermiere" oggi non tira. Non è una caso se, anche nell'Asl 5, gli infermieri professionali mancano. Pure nel 2008, spiega il dottor Andrea Lenzini, responsabile Ipasvi (organismo di rappresentanza professionale a livello provinciale) ha registrato «un notevole divario tra la richiesta di infermieri da parte delle strutture sanitarie del territorio e la reale esistenza degli stessi sul mercato del lavoro». Lacuna tanto preoccupante da indurre l'Ipasvi a promuovere campagne informative nelle scuole superiori per cercare di avvicinare i giovani alla professione infermieristica (l'Ipasvi collabora anche con le sedi universitarie e ha istituito un premio annuale per progetti innovativi in ambito infermieristico».Salari low. Sui 1.300-1.400 euro mensili la paga giornaliera base di un infermiere professionale giornaliero; lo stipendio sale sui 1.600 per chi lavora anche la notte e i festivi. Una differenza non da poco separa l'infermiere del sistema sanitario nazionale da quello della cooperativa, spesso ingaggiata dalla sanità pubblica. Prendendo a riferimento i tabellari base (per infermieri senza anzianità, al lavoro solo di giorno, e senza aggiungere integrativi), il primo guadagna 250 euro lordi in più al mese del secondo. E questo dopo la siglatura del nuovo contratto nazionale delle cooperative; prima il divario era anche più forte. «La professione infermieristica è pagata poco - dice Lorella Marini della Cisl funzione pubblica -. Ora per farla ci vuole la laurea, significa che chi la sceglie fa anche un investimento preventivo su se stesso».Dove mancano di più. Risultano circa 2.900 gli infermieri registrati al collegio Ipasvi di Pisa e provincia (bacino dell'Asl 5). Al momento, spiega il dottor Lenzini, la situazione non è critica negli ospedali ma nelle strutture di assistenza domiciliare, private e pubblico privante, come anche in Rsa, dove gli infermieri sono assunti da cooperative che lavorano in appalto per l'Asl.Misure tampone. Da una parte l'Ipasvi, oltre alle campagne informative nelle superiore, si mette a disposizione di chiunque, intenzionato a intraprendere la professione, chieda notizie e chiarimenti (tel. 050 877022; info@ipasvi.pisa.it). Dall'altra le aziende sanitarie locali hanno imparato, ogni volta che arriva una nuova mandata di neolaureati in scienze infermieristiche, «ad attrezzarsi per fare graduatorie per incarico - conclude Lenzini -. Ma può accadere che fra l'uscita di un infermiere che va in pensione e l'entrata del successore, passi un po' di tempo».Barbara Antoni


Assistenza agli anziani C'è fame di personale

La Stampa del 16/10/2008 , articolo di CLAUDIA CANEGALLO ed. ASTI p. 59

I corsi non coprono il fabbisogno. Stipendi di circa 1200 euro
ASTITrovare lavoro non è impresa facile, soprattutto nei periodi di crisi. Ma per quanto possa sembrare paradossale, ci sono offerte di lavoro che restano senza risposta, anche ad Asti. Scorrendo gli annunci pubblicati dal Centro per l'Impiego, si scopre infatti che alcune richieste si ripresentano di settimana in settimana. È il caso dei periti (meccanici o elettrici, non fa differenza): i diplomati dell'«Artom», come confermano anche le statistiche, quando non scelgono di continuare gli studi, vengono rapidamente assorbiti dal mercato del lavoro. Situazione analoga la vivono gli «Oss», Operatori socio sanitari: apparentemente, una specie in via di estinzione, nonostante periodicamente vengano riproposti corsi di formazione da diverse agenzie astigiane, come Ial o Cogesa.«Siamo sempre alla ricerca di personale - conferma Giovanni Maldonese, rappresentante della cooperativa "Il Faro" - Purtroppo i corsi per "Oss" non coprono il fabbisogno della provincia».La Cooperativa «Il Faro» gestisce case di cura per anziani, come l'«Opera Pia Tellini» di via Brofferio, «Villa Pinuccia» a Mongardino, «Elvio Pescarmona» a San Damiano, Sacro Cuore a Vezza d'Alba, «Pensionato Gianoglio» a Cellarengo, «Castelrosso» a Ferrere, «Cirincione» a Rocca d'Arazzo, «Residenza Il Faro» a Castell'Alfero e «Madre Fondatrici» a Cortanze. In tutto, gli anziani ospitati sono circa 430, in gran parte non autosufficienti, mentre il personale, fra infermieri, fisioterapisti, animatori, cuochi, autisti, addetti alle pulizie e «Oss» arriva a 240 addetti.«Non bisogna confondere gli Oss con gli infermieri - precisa Maldonese - Compito degli Oss è infatti assistere la persona, in tutte le attività quotidiane. Gli infermieri, invece, si occupano della somministrazione di cure, quando prescritte da un medico».Diversi anche i percorsi di formazione: per diventare Oss è necessario frequentare un corso di formazione (a tempo pieno) della durata di un anno o un anno e mezzo. Il titolo di studio richiesto per accedere è la scuola dell'obbligo. Per diventare infermieri, invece, dopo il diploma delle superiori, si deve frequentare un corso universitario di tre anni (come quello offerto dalla sede di Astiss, in via Testa).A rendere sempre più preziosi gli «Oss», è probabilmente anche il dato anagrafico, che vede un progressivo invecchiamento della popolazione: un po' come accade per le «badanti», figura professionale un tempo sconosciuta, diventata oggi indispensabile per gli anziani che vivono a casa. Sotto il profilo economico, un Operatore socio sanitario, che lavora in cooperativa, guadagna da un minimo di 1000 a una media di circa 1200 euro al mese, con 4-5 turni di notte al mese. «Per quanto ci riguarda - aggiunge Maldonese - il nostro personale può scegliere di diventare socio della cooperativa, oppure dipendente. Lo stipendio non cambia, se non per eventuali utili a fine anno».


Al collasso il pronto soccorso

Il Messaggero del 15/10/2008 ed. CIVITAVECCHIA p. 40

Tivoli: lunghi tempi d'attesa e carenza persino di barelledi CATERINA CIAVARELLA
Emergenze quotidiane che si ripercuotono sui pazienti. Persone lasciate anche per giorni sulle barelle in attesa di un posto letto. O il paradosso del 118, con gli equipaggi delle ambulanze bloccati anche otto ore, come è successo nella nottata di lunedì scorso, nel parcheggio del San Giovanni Evangelista. Ad aspettare che si liberi la lettiga in dotazione al mezzo con la quale hanno trasportato il malato.Nel pronto soccorso di Tivoli esplode la rabbia degli infermieri. Con un esposto inviato ai vertici dell'ospedale e dell'azienda sanitaria i camici verdi denunciano le gravi carenze del reparto, legate soprattutto al perenne sovraffollamento ed alla insufficienza cronica di personale, che deve fronteggiare un carico di lavoro enorme, spesso rischioso anche per la salute dei pazienti. Chi può chiede il trasferimento o si dimette da qualsiasi incarico, le scrivanie dei responsabili del Dea sono piene di lettere dei capo turno che chiedono di essere rimossi dalla mansione.«Gli operatori - si legge nel documento protocollato ieri - declinano ogni responsabilità per l'inadeguata ed insufficiente assistenza infermieristica che possono assicurare sia ai pazienti in attesa di triage sia, soprattutto, ai degenti che sostano per giorni all'interno del pronto soccorso, e si impegnano ad utilizzare anche tutti i mezzi legali affinché vengano finalmente garantiti i diritti di tutti, utenti e lavoratori». Per fotografare la situazione del Dea bastano alcuni dati. Lunedì 13 ottobre, ad esempio, in un giorno di "normale" attività con 126 casi inseriti nelle 24 ore, nell'unità operativa i pazienti sulle barelle erano almeno una ventina. Dall'altra parte della "barricata" lo staff di ogni turno: quattro infermieri, tre medici e la caposala. Debbono fare fronte al triage, lo sportello che stabilisce le priorità d'ingresso a seconda delle patologie, assistere i medici nelle sale visita e curare le persone con il foglio di ricovero "appoggiate" anche due o tre giorni nei corridoi.«Sono spesso anziani - racconta un infermiere - ai quali vengono negati diritti elementari, come la privacy per un cambio di pannolone, un letto comodo ed assistenza adeguata». Tamponate le difficoltà d'organico dei medici, nel pronto soccorso di Tivoli resta il problema dei camici verdi. «Abbiamo - spiega Ugo Donati, responsabile del reparto - una pianta ferma agli anni novanta, ora occorrono almeno altri 12 infermieri, da aggiungere ai 22 in servizio, più 5 assistenti (attualmente sono dieci)». Su tutto ci sono anche i recenti protocolli sanitari che dispongono la presenza di due infermieri al triage, assegnati a protocolli specifici e le assunzioni con il contagocce legate al piano economico della Regione. Ma il disastroso effetto domino che finisce nel pronto soccorso ha anche altre cause: la mancanza di posti letto nei reparti, dove il turn over delle degenze è particolarmente lento, e l'aumento della richiesta dovuta ai tagli nei vari presidi della Asl. A Tivoli vengono infatti "dirottati" quotidianamente per competenza malati da Palombara e Subiaco ed, in misura ridotta, anche da Palestrina e Monterotondo.


Il caso del concorso disertato

Il Tirreno del 16/10/2008 ed. Pontedera p. 2

Auxilium, con un bando, ha reperito solo tre rumene
VOLTERRA. Al bando di selezione per più posti di infermieri, con contratti a termine o a tempo indeterminato, part-time e a tempo pieno, hanno risposto solo in pochissimi. E la graduatoria di infermieri che hanno superato l'esame, alla fine, era composta solo da tre persone: tre donne, tutte di nazionalità rumena.Davvero emblematico il caso che si è verificato ad Auxilium Vitae spa, la struttura sanitaria pubblico privata che si occupa in prevalenza di riabilitazione. Tanto preziose le tre infermiere rumene, che la spa sanitaria stessa si è impegnata, prima che entrassero in attività, a trovare loro un alloggio e a organizzare per loro un corso di italiano.«Reperire personale è un disastro in tutte le Asl - sbotta il dottor Giorgio Mariani, amministratore delegato di Auxilium -. Un tempo le scuole infermieri erano in ogni posto dove si trovava un ospedale, anche a Volterra. Ora, con le scuole solo universitarie, chi, dall'Alta Valdicecina, decide di andare a frequentarla a Pisa o a Livorno? La spinta verso questa professione è calata, non è come avere la scuola vicino casa». Senza contare poi che «gli infermieri, anche quelli nuovi che escono dalla scuola, sono in numero limitato, mentre il turnover è veloce», aggiunge l'amministratore delegato.Per i posti che rimanevano ancora vacanti (soprattutto destinati al nuovo reparto di riabilitazione respiratoria) Auxilium vitae spa si è attrezzata: «Abbiamo reperito infermieri tramite un'agenzia interinale - continua Mariani -. E sono venuti a offrirsi di lavorare anche alcuni infermieri in pensione di una cooperativa con sede nel Nord Italia».B.A.

Esercito di camici bianchi

L' Adige del 15/10/2008 p. 7

Medici, veterinari, dentisti, infermieri. Sono un vero esercito i rappresentanti della sanità candidati alle prossime elezioni provinciali e i nomi di peso sono equamente distribuiti nei diversi schieramenti anche se numericamente i candidati del centro-sinistra sono di più. Tra di loro, probabilmente, ci sarà anche il futuro assessore alla sanità, colui che insieme alla giunta deciderà le priorità in tema di salute dei prossimi cinque anni. Inutile cercarlo nella lista del Pd perché qui, tra i vari nomi, non figura alcun professionista impegnato nel mondo della sanità . Compensa l'Unione per il Trentino che ne schiera addirittura cinque. Si tratta dell'ormai volto noto della tv nonché medico Vittoria Agostini , del primario di ostetricia e ginecologia a Rovereto nonché ex vice presidente dell'ordine dei medici Marco Ioppi , dell'ex assessore alla sanità e veterinario di Taio Mario Magnani , del medico del lavoro di Nomi Giuseppe Parolari e della rappresentante degli infermieri, la 43enne di Cles Luisa Zappini . Puntano alla salute anche la lista dei Verdi e quella dei Leali con ben sei candidati a testa nel settore. Per i Verdi si tratta di due medici di medicina generale di Riva del Garda Pietro Bertoldi e Renza Barbagi , del medico omeopata Elio D'Annunzio , del veterinario e assessore a Concei Alessandro de Guelmo , del veterinario di Lavis Giuseppe Pallante e del medico chirurgo di Rovereto Mauro Previdi . Per i Leali sono scesi in campo il medico di Arco Severino Bombardelli , il dentista Massimo Corradini , il farmacista Dario Maestranzi e il collega di Levico Giancarlo Tognoli , l'odontotecnico Lara Tomasoni di Rovereto e l'operatore dell'azienda sanitaria di Pergine Livio Zancanella . Tre, invece, i professionisti per Italia dei Valori che vede candidati Cristina Lecco , tecnico di radiologia di Rovereto, Franco Giacobbo , pediatra di Castello Tesino e Giuseppe De Vito , consulente igienico sanitario. E per Sergio Divina e le sue liste? Innanzitutto c'è il suocero del candidato presidente, il noto chirurgo Claudio Eccher che a pochi mesi dalla pensione ha deciso di scendere in campo per guidare la lista civica per la quale sono candidati anche la fisioterapista Giovanna Angelucci , l'ex primario di anatomia patologica Giuseppe Barbareschi e la dermatologa Viviana Napoletano . Per il Popolo della Libertà, invece, un unico medico: è il fisiatra Giuseppe Frattin socio fondatore del centro aiuto alla Vita di Trento. Stesso discorso vale per La Destra che tra i candidati schiera l'infermiere di Trento Gianfranco Girardi . Due i nomi proposti nel settore, invece, dai Pensionati nella cui lista compaiono i nomi del veterinario Pietro Marconi di Trento e del coordinatore infermieri del 118 di Roncone Michele Perri . Non è un medico o un infermiere ma da tempo si battere per i diritti dei malati la candidata di Autonomisti Valli Unite Elva Tava , 61 anni, presidente dell'associazione diabetici e di Assosalute. Infine tre nomi per gli Autonomisti Popolari che schierano Manuela Bertoldi , operatrice sanitaria, Raffaella Calliari , infermiera e Pietro Mencucci , dentista. Anche l'ex assessore alla sanità Remo Andreolli ha quattro rappresentanti del mondo medico in lista. Oltre al medico di medicina generale di Bondone di Storo Vilma Buccio , ci sono il sindaco nonché medico di Centa S. Nicolò Roberto Cappelletti , l'ostetrica di Tione responsabile del consultorio Vanda Chiodega e il pediatra di Fiera di Primiero Giuseppe Demattè . Nomi di peso anche nella Sinistra democratica che sostiene Agostino Catalano . Si tratta del primario di ostetrica e ginecologia dell'ospedale S. Chiara di Trento Emilio Arisi , dell'ortopedico di Cles Giorgio Bianchini e della psicoterapeuta Simona Simoncini . Infine un'infermiera, Antonella Piazzon , per i Comunisti Italiani e una pediatra, Sonia Pollini di Pelugo, per Amministrare il Trentino, la lista che sostiene Nerio Giovanazzi insieme ai Giovani per il Trentino che invece sono impegnati su altri fronti.15/10/2008


In corsia senza infermieri

Unione Sarda del 16/10/2008

La Federazione sindacati indipendenti segnala il disagio che si sta registrando nei reparti di Medicina, Oncologia e Nefrologia dell'Asl di Sassari, «per carenza di personale infermieristico - dice la responsabile territoriale Mariangela Campus - e di supporto, che non consente l'erogazione di livelli accettabili di assistenza e incide sulle ferie e i riposi degli infermieri. L'organico è ben lungi dalle 14 unità turniste garantite e promesse dall'assessore Dirindin il 7 aprile 2006». L'Fsi ricorda che il 70% dei pazienti ricoverati nei reparti di medicina «hanno bisogno di una assistenza continua, un superlavoro che non può essere effettuato in regime di sotto organico». Intanto Mariangela Campus segnala che novanta operatori socio-sanitari sono stati riqualificati e «la maggior parte espleta mansioni diverse in servizi dove la figura dell'Oss non è prevista», e la mancanza di tale figura nei reparti «costringe gli infermieri a trascurare l'aspetto terapeutico assistenziale per occuparsi di mansioni come l'igiene personale e l'alimentazione». Carenze di personale infermieristico vengono segnalate anche in Cardiologia ed in Rianimazione, dove mancano almeno 8 infermieri. Una situazione tutt'altro che facile non favorita dall'assenza di nuove assunzioni a tempo definitivo, soprattutto nel personale paramedico. (pa. pa.) 16/10/2008


Vai per guarire ed esci malato rischio batteri lungo le corsie

DNews del 15/10/2008 , articolo di Marcello Lembo ed. Milano p. 5

La percentuale Lo choc settico causa l'85 per cento delle morti nelle strutture ospedaliere>> Roma L'incidenza della mortalità è dell'1 per cento. Ogni caso costa circa 9mila euro allo Stato. E la degenza aumenta di otto giorni. Ospedali, tra i principali nemici della salute pubblica. O per essere più precisi sono le infezioni ospedaliere ad essere il vero pericolo. E non solo peri singoli pazienti ma anche per un sistema sanitario che in alcune regioni d'Italia, fa sempre più fatica ad andare avanti. Ei dati, forniti ieri al Senato, ci danno un punto di partenza per cercare di tracciare un quadro di un fenomeno sempre più preoccupante.I numeri del resto parlano da soli. Le statistiche sulle infezioni ospedaliere riportati nel volume "Safety Book - a cura di chi cura", parlano di una forbice annua di casi che va dai 450mila ai 700mila. Mentre sarebbero circa 7mila le infezioni contratte in ospedale che poi sono risultate mortali per il paziente stesso, un'incidenza dell'1 per cento quindi. Cosa sono Per infezione ospedaliera si intende un'infezione contratta da batteri che si trasmettono per lo più da un paziente all'altro. Il massimo mezzo di diffusione delle inf ezioni ospedaliere sono gli operatori sanitari stessi. Eseguendo semplici operazioni, come mettere a letto i pazienti, misurare la pressione, la febbre o il battito cardiaco medici e infermieri possono essere esposti al contatto con i batteri. Il metodo principale per garantire la sicurezza dalle infezioni ospedaliere infatti è il mantenimento dell'igiene delle mani di medici e infermieri. In questo senso si è espressa l'Organizzazione mondiale per la sanità che nel 2005 ha prodotto un documento che contiene tutte le linee guida per il mantenimento dell'igiene delle mani nelle strutture sanitarie. Tuttavia, spiegano dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), le infezioni non si diffondono solo tramite contatto umano ma anche toccando strumenti ospedalieri (endoscopi o strumenti chirurgici), o tramite il cibo. Esiste anche una casistica di infezioni contratte per via aerea. I più esposti A rischiare di più l'inf ezione ospedaliera, si legge nel vademecum del Cnespes, sono anziani e bambini, ma anche chi soffre di malattie come tumori, immunodeficienze, diabete. Ma anche le vittime di ustioni e chi è stato sottoposto a trapianto d'organi. Il rischio più grande «La sepsi è la patologia con il maggior indice di mortalità - spiega Quirino Piacevoli, presidente della Società Italiana di Rischio Clinico - lo shock settico rappresenta la causa dell'85 per cento delle morti che si verificano negli ospedali. I medici e gli infermieri devono essere particolarmente attenti all'igiene, e gli ospedali devono dotare tutti i reparti di lavandini ergonomici, che Il peso sul sistema Ma il pericolo non è solo per il paziente. Uno studio CergasBocconi, che quantifica i costi delle infezioni contratte in ospedale, spiega come sia lo stesso sistema sanitario nazionale a patire il fenomeno delle infezioni ospedaliere. In termini di costi e in termini di tempi. Ogni singolo caso di infezione ospedaliera costa, secondo gli esperti della Bocconi, al Servizio sanitario nazionale 9.000 euro, e ciascun paziente che ha contratto un'infezione rimane ricoverato 8,5 giorni in più rispetto a chi non la contrae, quindi occupando per più tempo il posto in una struttura pubblica o privata.
I "Lea" MedagliaParla Sacconi Sui nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea), cioé l'elenco delle prestazioni gratis dal servizio sanitario nazionale, «è in corso un dialogo con le regioni che mi sembra si sia svolto in modo molto costruttivo». All'ae ronautica La medaglia d'oro delle benemerenze al merito della Sanità pubblica è andata anche alla bandiera di guer ra dell' Ae ronautica, premiata per i molteplici interventi di soccorso eseguiti dai suoi uomini.

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