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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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venerdì, ottobre 31

Rassegna Stampa - 31.10.2008


"Ciao sono Francesco Muci"


Sono nato il giorno 11 luglio 2007 ad Ottaviano (Na) e vivo a Castellammare di Stabia (Na). Sono affetto da delezione del braccio lungo del cromosoma 16 e da una malformazione cerebrale, la micropoligiria. I miei genitori si sono mossi per cercare di dare un nome e una cura a tutto ciò. Purtroppo inutilmente perchè talmente rara da non essere stata ancora studiata. Mi dispiace tanto per la mia mamma, il mio papà e la mia sorellina Martina, che stanno dedicando tutta la loro vita in ricerche per cercare di darmene una più normale e dignitosa possibile.Dopo tanto girovagare hanno trovato un ottimo centro - riabilitativo dove trattano bambini sindromici attraverso l'uso della ossigeno - terapia, oltre che della fisioterapia, con una tecnica che qui in Italia non è trattata in nessun centro. Purtroppo questa clinica si trova in Florida ed è molto costosa ed io avrei bisogno di tre anni di questa terapia che potrebbe permettermi di camminare e di interagire con il mondo esterno con maggiori prospettive di quelle attuali. E' per questo motivo che chiedo aiuto a tutti Voi, aiutate il mio papà e la mia mamma a darmi una sia pur piccola possibilità di farmi scoprire cosa si prova a vivere."testo copiato dal sito http://www.francescomuci.com/index.php
Come anticipato da Giovedì 23 ottobre sarà possibile acquistare i biglietti per la partita "IL DERBY DEL CUORE" presso i punti prevendita di seguito riportati e di volta in volta aggiornati:

1- TABACCHERIA DA BRUNO Via Alcide de Gasperi - C/mare di Stabia
2- TABACCHI E LOTTO D'APUZZO M. Viale Europa (adiacente Formisano) C/mare di Stabia
3- EDICOLA E NON SOLO Via Annunziatella 81 - C/mare di Stabia
4- BAR NUNZIO - TEL. 081.8724442 Via Pioppaino - C/mare di Stabia
5- GEF CONSULTING Via Alcide de Gasperi 231 - C/mare di Stabia
6- FUTURANSA Via cervinia, 116 84012 angri (salerno) 0813627137
7- I RAGAZZI DELLA 3° B ... ITC STURZO - C/mare di Stabia
8- DAMUFFICIO - TEL. 081.8705356 Via Pozzillo 26 - C/mare di Stabia
9- IL MONILE - Via G. Cosenza 190 (angolo Cicerone) - C/mare di Stabia
10- DO RE MI FA SOL - Via G. Cosenza 190 - C/mare di Stabia

Gli stessi potranno essere acquistati anche presso il papà del piccolo Francesco attraverso contatto telefonico o internet. Per ovvie ragioni la vendita dei biglietti potrà essere effettuata solo nei punti preposti. Sarà possibile altresì effettuarla in modo nominale e cumulativo nei propri ambiti ma sempre finalizzata all'acquisto nei punti di cui sopra.
Se volete aiutarmi a realizzare il mio "sogno" potete farlo nei seguenti modi :BONIFICO BANCARIOBANCA : BANCO DI NAPOLI - Filiale di Castellammare di Stabia Viale Europa 132 - 80053 C/mare di Stabia (NA)
C/C 041200001632 intestato a ROBERTO MUCI
Cin : N ABI: 01010 CAB: 22101
COORDINATE DA ESTERO - BIC : IBSPITNAIBAN : IT66 N 01010 22101 041200001632OPPUREBONIFICO BANCARIOBANCA : BANCA DELLA CAMPANIA - Filiale di C/mare di Stabia
Corso A. de Gasperi 95/98 - 80053 C/mare di Stabia (NA)
C/C 0063/1318650 intestato a ROBERTO MUCI
Cin : I ABI: 05392 CAB: 22100IBAN : IT05 I 05392 22100 000001318650OPPURE IN POSTA CON UNA RICARICA SULLA MIAPOSTE PAY N. 4023 6004 6619 0941intestata a ROBERTO MUCI




Cazzuola e futuro già alle porte

«Murati» medici e infermieri


Corriere della Sera del 31/10/2008 , articolo di Ilaria Sacchettoni ed. ROMA p. 2

Chiodi e martello Arrivano gli operai e tentano di chiudere con assi di legno l'ingresso all'angolo di via Canova. Ma devono ritirarsiPum, pum, ppumm...«Che fa scusi?». «Inchiodo». «Come sarebbe inchioda?». «Bè mi hanno detto di sigillare il San Giacomo...». Via Ripetta angolo via Canova, alle diciassette e trenta quel che è inchiodato è presto smontato e, fra lo stupore dei passanti, assi, chiodi e martello scompaiono nel frastuono da cantiere. Gli operai della Cophatec, si scopre, hanno giusto il martello dalla loro e dunque devono ritirarsi. Non un'autorizzazione, non una firma in calce, non un pezzo di carta o un «post it» volante con l'imperativo «vai e chiudi» che pare gli sia stato impartito a voce. «Mi dispiace, noi siamo qui per lavorare. Nulla di personale, ci hanno detto di venire qui a chiudere...» dice il caposquadra a medici, infermieri e portantini del Comitato San Giacomo, sorpresi dall'interno dall'esecuzione di una muratura a freddo che dura una mezz'ora e poi via, arrivederci e scusate il disturbo. Ma se fosse accaduto qualcosa? Da chi è partito l'ordine d'inchiodare l'ospedale di via Canova prim'ancora del decesso? «Vorremmo saperlo anche noi» dicono medici e infermieri del comitato San Giacomo (anti-chiusura) mentre fra molti, circola l'unico vocabolo «intimidazione». L'ennesima pressione dell'azienda ospedaliera contro i difensori del presidio sanitario. La muratura a freddo è solo l'ultimo capitolo del manuale regionale «Come chiudere un'ospedale cittadino», copyright di Piero Marrazzo. Il resto, scritto nei giorni scorsi, è la cronaca di un'iniezione letale eseguita da un orbo che fatica a trovare la vena. «Dall'8 ottobre il San Giacomo non accoglie più pazienti. Però tecnicamente siamo aperti» spiegano dal comitato. Le ambulanze non caricano più per via Canova. I cerotti sono finiti a metà del mese. Al pronto soccorso disinfettano ancora, ma per le garze devi andare in farmacia. «Ci sono pazienti in endoscopia - spiegano i medici - ma se, per disgrazia, venisse perforato un intestino non avremmo le sale operatorie». Sigillate quattro giorni fa. Il Gipse, programma per la registrazione dei pazienti in entrata, è stato disattivato l'8 ottobre. Mercoledì uno studente che aveva preso una sediata in piazza Navona è stato confortato nello spirito ma non nei lividi: «abbiamo dovuto suggerirgli il Santo Spirito». Solo la ditta che si occupa della mensa, ufficialmente, non è stata informata. «Non hanno ricevuto alcuna comunicazione, per loro il San Giacomo prosegue tranquillamente la sua attività». Le linee telefoniche sono ancora attive e così il fax, attraverso il quale i dipendenti stanno ricevendo comunicazioni aziendali. Ad esempio M.P. infermiera e militante del comitato anti-chiusura, assegnata al turno no-stop e ora retrocessa a quello diurno delle 12 ore. «Significa perdere 200 euro dello stipendio mensile. Mica navigo nell'oro...». Al solito non manca la vicenda surreale: l'infermiera assunta da Ares 118 dal 1 novembre e che ora non sa dove timbrerà il cartellino. Ieri mattina Carlo Taormina ha richiesto al Tar una sospensiva della chiusura, Italia Nostra ha presentato esposto alla Corte dei Conti e Marina Ripa di Meana utilizando il palco di un'iniziativa Rai per la ricerca sul cancro ha protestato di nuovo contro la chiusra dell'ospedale. Suscitando una tiepida approvazione ( «Solo la Clerici mi è sembrata interessata...») e forse il definitivo ostracismo dei salotti romani. Lei non molla, però, e dà a tutti appuntamento a stasera: «Dormiremo al San Giacomo ma non lo lasceremo».



Delibera antispeculatori: «L'ospedale non si vende»


Corriere della Sera del 31/10/2008 , articolo di Francesco Di Frischia ed. ROMA p. 2

Un provvedimento di una riga passa oggi in giunta regionale: lo vuole Marrazzo Ultimo giro di lancette per la storica struttura sanitaria di via Canova In corsia resta ancora una decina di ammalatiIl San Giacomo non sarà venduto. Resterà un bene pubblico di proprietà della Regione. Addio voci di speculazioni edilizie. Addio grande albergo. Addio appartamenti super lussuosi nel cuore della capitale. Oggi Piero Marrazzo presenta alla sua giunta una proposta di legge che dice la parola «fine» alle tante ipotesi che da settimane si sono rincorse sul futuro dello storico ospedale in via Canova. Il titolo del documento è: «Destinazione ad uso pubblico del complesso immobiliare denominato "Presidio ospedaliero San Giacomo" di Roma».Nel primo dei due articoli che compone la proposta c'è scritto: «Il complesso immobiliare sito in Roma, nell'ambito territoriale dell'azienda sanitaria Roma-A, e denominato San Giacomo è permanentemente destinato ad uso pubblico».Il governatore, dopo avere firmato l'11 agosto il decreto con il quale stabiliva la chiusura per oggi, aveva promesso che avrebbe blindato il San Giacomo: il vincolo è arrivato. La legge, dopo essere stata approvata dalla giunta, verrà portata in Consiglio. «Ogni decisione verrà presa con la massima trasparenza», aveva ribadito più volte il presidente della Regione. Ogni eventuale progetto verrà discusso ed analizzato coinvolgendo anche i rappresentanti dei cittadini.La struttura è nata nel 1338 per volontà del cardinale Pietro Colonna. All'epoca il complesso si chiamava «Arcispedale degli incurabili». Da quel primo nucleo alla fine del '500 un altro cardinale, Antonio Maria Salviati, decise di ampliarlo a sue spese per poi donarlo alla città di Roma.A difesa dell'ospedale si sono schierati l'associazione «Salviamo il San Giacomo», composta da medici, infermieri e malati, e l'associazione ambientalista «Italia nostra», guidata da Carlo Ripa di Meana: «Chiuderlo è un'infamia - ha sostenuto quest'ultimo -. Non ci sarà una razionalizzazione, ma una diminuzione del servizio sanitario a Roma. Ho fiducia in Alemanno». E sempre ieri è stato presentato dai vertici di Italia nostra il secondo esposto-denuncia alla Corte dei Conti e alla Procura. Il primo era datato 15 ottobre: il secondo arriva a poche ore dalla chiusura. «Con l'esposto chiediamo di valutare la gestione complessiva della chiusura dell'ospedale e sa da questa ne deriva un danno erariale ed economico», ha spiegato Ripa di Meana. Sono diverse le situazioni che, secondo Italia Nostra, sono poco chiare: dal caso del testamento Salviati, alla riduzione delle attività di pronto soccorso che non garantirebbe la copertura ai «codici rossi», i malati in pericolo di vita. Dalla destinazione finale dei 32mila metri quadrati allo spostamento di competenze di eccellenza, fino ad arrivare al futuro incerto dello spazio dello studio Canova.Intanto ancora oggi lavorano a pieno ritmo molti reparti del San Giacomo e sono ancora dieci i ricoverati. E sono oltre cento i pazienti che si sono presentati per le cure in day hospital: il reparto di oncoematologia ha registrato nella sola mattinata di ieri 110 malati per le terapie giornaliere. Alla vigilia della chiusura, tutti i lavoratori del San Giacomo, oltre 700 persone tra medici infermieri e personale amministrativo, dipendono formalmente ancora dal nosocomio. «Siamo tutti ancora dipendenti - spiegano molti medici e dipendenti - alcuni sanno già dove andranno, altri non ancora hanno ricevuto le lettere di trasferimento, ma ad oggi lavoriamo ancora tutti qui...».I pazienti che risultano ancora ricoverati sono 10, distribuiti tra i reparti di nefrologia-dialisi, medicina e ortopedia: la metà sono ricoverati nel reparto di dialisi ed sono in procinto di essere trasferiti al Sant'Eugenio. Due sono ricoverati in medicina, uno in ortopedia uomini e due in ortopedia donne. I loro trasferimenti si prevede che siano completati entro oggi.
Il presidente della Regione Marrazzo e l'ospedale San Giacomo ieri sera, quando gli operai sono arrivati per chiudere gli ingressi. Marrazzo ha affrontato per settimane il fuoco di sbarramento contro la chiusura


Nuove scintille tra Nursind e Aoup


La Nazione del 31/10/2008 ed. Pisa p. 4

OGGI gli infermieri del Nursind scendono in sciopero e la loro organizzazione sindacale torna ad attaccare l'Azienda Ospedaliera annunciando di aver «denunciato l'Aoup alla Commissione nazionale di garanzia perché si è cercato di vanificare la nostra protesta» punta il dito il segretario Daniele Carbocci che spiega: «La legge sul contingentamento (per garantire le presenze minime nei reparti) prevede che gli infermieri, cinque giorni prima dell'agitazione, devono ricevere dall'azienda una comunicazione scritta di esonero dallo sciopero. Entro 24 ore il dipendente ha diritto di rispondere se intende comunque aderire all'agitazione e in quel caso l'azienda deve garantire una sostituzione e, se non trova nessuno, rimandare nuovamente un ordine scritto all'infermiere. Tutto questo non è stato fatto ed è una mancanza inammissibile. L'azienda dice che devono esserci le presenze dei giorni festivi: questo va bene per il numero, ma non per le persone che devono essere avvertite. Adesso Aoup rischia una multa da 5mila a 50mila euro».



Infermieri, sciopero al «Montecroce»


Brescia Oggi del 31/10/2008 p. 25

Lo sciopero generale di 24 ore dell'area delle professioni infermieristiche, proclamato per oggi, potrà provocare disagi anche all'ospedale di Desenzano, in particolare per l'attività delle sale operatorie e della sala endoscopica. Dalle 10 alle 12 è anche previsto un presidio, nel corso del quale i lavoratori spiegheranno le ragioni della protesta. Le motivazioni alla base della mobilitazione sono conseguenti allo stato di estrema sofferenza in cui versano gli infermieri italiani. «Accanto alle continue riorganizzazioni dei vari sistemi sanitari regionali - spiega Alfonso Caruso, segretario provinciale del sindacato degli infermieri Nursind -, alla necessità di una continua formazione e di un aumento della responsabilità professionale, alla cronica carenza nel mercato del lavoro della risorsa infermieristica, alla reale usura dei lavoratori che garantiscono la copertura del servizio nelle 24 ore, ai magri stipendi, accanto a tutto ciò si è ritenuto di procedere a tagli dei fondi contrattuali e degli stipendi degli infermieri, piuttosto che adeguarli alla media europea». L'Azienda ospedaliera di Desenzano garantisce comunque, oltre alle urgenze, parte dell'attività programmata.



Infermieri in sciopero, disagi in vista in corsia


Corriere di Romagna del 31/10/2008 ed. Ravenna p. 13

RAVENNA. E' in programma oggi lo sciopero del personale del comparto e della dirigenza del servizio sanitario nazionale. Lo sciopero, indetto dal sindacato autonomo degli infermieri Nursind, fa seguito al presidio avvenuto il giorno 23 ottobre scorso a Roma davanti a Montecitorio. «Le motivazioni che stanno alla base della mobilitazione sono conseguenti allo stato di estrema sofferenza in cui versano gli infermieri italiani. Accanto alle continue riorganizzazioni dei vari sistemi sanitari regionali - afferma il segretario nazionale Andrea Bottega - e ai magri stipendi che non valorizzano una professione indispensabile per ogni sistema sanitario pubblico o privato, si è ritenuto di procedere a tagli dei fondi contrattuali e degli stipendi degli infermieri, piuttosto che adeguarli alla media salariale europea». Le richieste che gli infermieri avanzano attraverso il primo sindacato nazionale che li rappresenta sono chiare: rivedere l'inasprimento delle fasce orarie di reperibilità per il controllo fiscale in caso di malattia, togliere il dirottamento del 20 per cento dei risparmi derivanti dal rapporto di lavoro part-time, dal fondo della produttività al bilancio aziendale, eliminare il discrimine rispetto al lavoro privato nella fruizione dei permessi di cui alla legge 104/92. I lavoratori chiedono anche di rivedere le modifiche introdotte al decreto legislativo 66/2003 che aumentano la flessibilità del lavoro e riducono il diritto al riposo dopo il turno di reperibilità, aumentando così la possibilità di eventi negativi in un settore così delicato come quello della salute e il riconoscimento del carattere usurante del lavoro infermieristico. Dal punto di vista economico si chiede l'aumento ragionevole dello stanziamento per il rinnovo dei contratti. Protesta in corsia



Sciopero infermieri il Nursind a Desenzano


Giornale di Brescia del 31/10/2008 p. 18

DESENZANOOggi è in programma lo sciopero generale di 24 ore dell'area comparto e dirigenza delle professioni infermieristiche proclamato dalla Organizzazione Sindacale Nursind (Sindacato delle Professioni Infermieristiche). Le motivazioni alla base dello sciopero - come spiega una nota - sono correlate alle penalizzazioni per i dipendenti pubblici previste dal Decreto legge 112 del 25 giugno 2008 (in fase di conversione in Legge) e alle insufficienti risorse economiche stanziate per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Il Nursind, particolarmente attivo all'ospedale di Desenzano, informa che l'Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda garantirà comunque le urgenze e i livelli di attività, previsti in caso di sciopero dall'accordo sindacale e dalle norme nazionali. ©



Sanità, oggi sciopero di 24 ore A rischio i servizi della Asl


Il Centro del 31/10/2008 ed. Edizione unica regionale p. 3

PESCARA. Sono 3700 i dipendenti della Asl, di cui 1300 infermieri, chiamati oggi allo sciopero nazionale di 24 ore del servizio sanitario. La segreteria provinciale del Nursind (il sindacato degli infermieri), fa sapere che nella giornata di oggi saranno garantite esclusivamente le prestazioni indispensabili. Numerose le richieste alla base della vertenza. I sindacati chiedono di rivedere l'inasprimento delle fasce orarie di reperibilità per il controllo fiscale in caso di malattia; di eliminare il discrimene rispetto al lavoro privato nella fruizione dei permessi e nelle fasce orarie di reperibilità e nella distribuzione dei fondi contrattuali a chi ha un figlio con handicap. E ancora di rivedere le modifiche introdotte dal Decreto legge 66/2003 che aumentando la flessibilità del lavoro riduce il diritto al riposo dopo il turno di reperibilità.Il Nursind rivendica ancora il riconoscimento del carattere usurante del lavoro infermieristico. Chiede l'istituzione di un'area contrattuale separata per il personale infermieristico e per le professioni sanitarie, per la specificità del mandato e per l'appartenenza ad una categoria dov'è prevista l'iscrizione all'Albo professionale. Altre richieste, la possibilità di svolgere l'attività libero professionale in regime di esclusività (con relativa indennità) oppure aperta all'extramoenia senza l'incompatibilità prevista dal Decreto 165/2001. Infine, la detassazione della remunerazione percepita per le ore di straordinario.



Sciopero della sanità Disagi al San Bortolo


Il Giornale di Vicenza del 31/10/2008 p. 22

di Franco Pepe Oggi sciopero nazionale della sanità. L'iniziativa é del Nursind, il sindacato autonomo degli infermieri che, proprio nel Vicentino, con un contingente di 1200 iscritti sui 2 mila 500 del Veneto e i 15 mila di tutta Italia, ha una delle sue maggiori roccaforti. La protesta fa seguito al presidio fatto la scorsa settimana dinanzi a Montecitorio dal vicentino Andrea Bottega, segretario nazionale della battagliera sigla sindacale, e da altri 300 infermieri, per reclamare quelli che ritengono "diritti negati" alla categoria. Alla base della mobilitazione a raffica un autentico decalogo con le rivendicazioni che stanno più a cuore agli infermieri. Fra i punti principali: rivedere l'inasprimento delle fasce orarie di reperibilità per il controllo fiscale in caso di malattia; eliminare il discrimine rispetto al lavoro privato nelle fruizione dei permessi; svolgere l'attività libero-professionale in regime di esclusività o aperta all'extramoenia senza incompatibilità. Altre richieste: la rivalutazione sostanziale dello stipendio, l'istituzione di un'area contrattuale separata, il riconoscimento del lavoro degli infermieri come usurante, l'istituzione di un ordine professionale, la detassazione delle ore straordinarie. La previsione del Nursind per il S. Bortolo è che ci sarà una buona percentuale di astensioni soprattutto nei settori più nevralgici come il gruppo operatorio, dove lo sciopero potrebbe bloccare decine di interventi programmati. Possibili rallentamenti a neuroradiologia, emodinamica, al laboratorio analisi, e in forse le visite al poliambulatorio. «Per il resto - dice Bottega - ci sono reparti in cui gli organici sono al minimo per cui è impossibile fare sciopero. E mettiamoci anche che i nostri stipendi sono così magri da impedire a più di qualcuno di aderire. Prendiamo 1300-1400 euro al mese, una giornata di sciopero ci costa 70 euro lordi, e c'è chi senza questa cifra non può pagarsi il mutuo. Bisogna però lottare, e lo faremo a differenza di qualche sindacato che ha revocato qualsiasi forma di protesta. Dicono che le risorse contrattuali sono insufficienti e poi si comportano così. Noi, invece, chiediamo la solidarietà di tutto il personale: senza una valorizzazione della professione infermieristica che tocchi anche le retribuzioni il sistema sanitario non può funzionare».



OMICIDIO COLPOSO Troppo anestetico Infermiere indagato


Il Mattino di Padova del 31/10/2008 , articolo di CRISTINA GENESIN ed. Nazionale p. 32

LA TRAGEDIA. Il 13 maggio Giovanni Rinaldi viene ricoverato in Neurologia dove muore dopo poche ore

CITTADELLA. Un paziente morto forse per una dose eccessiva di anestetico. Un infermiere allontanato dal reparto di Neurologia a scopo precauzionale. E il suo nominativo iscritto nel registro degli indagati della procura della Repubblica di Padova per il reato di omicidio colposo. Almeno per ora.È da qualche mese che il pubblico ministero Federica Baccaglini sta indagando sulla morte di Giovanni Rinaldi, artigiano falegname in pensione di San Giorgio in Bosco, morto a 69 anni nel reparto dell'ospedale di Cittadella.Una vicenda delicatissima ancora tutta da chiarire. Una vicenda inquietante se dovessero essere confermate le ipotesi investigative. Per ora - appunto - solo ipotesi in attesa dei risultati della consulenza tecnica che il magistrato ha affidato a due tra i migliori esperti sul campo, il professor Santo Davide Ferrara, tossicologo, e il professor Massimo Montisci entrambi dell'Istituto di medicina legale di Padova.Indagato è A.S., 40 anni di Cittadella, infermiere professionale, oggi in servizio in una struttura non a contatto con pazienti: un trasferimento cautelare deciso dalla Direzione sanitaria su richiesta del primario della Neurologia cittadellese, il dottor Giuseppe Didonè. È stato proprio il primario a provocare l'inchiesta con una relazione durissima nei confronti dell'operato dell'infermiere. Una relazione trasmessa alla Direzione sanitaria che, d'ufficio, ha dovuto inviare la segnalazione alla procura padovana.È il 13 maggio scorso quando Giovanni Rinaldi viene accompagnato dai familiari al Pronto soccorso di Cittadella. Sta poco bene, ha subito un infarto e soffre di epilessia. C'è la necessità di monitorare la situazione. In astanteria non c'è posto. L'unico letto a disposizione è in Neuorlogia dove il paziente viene trasferito. Tutto quello che succede nelle ore successive è da ricostruire. L'unica certezza è che qualcuno - sembra l'infermiere A.S. - gli somministra una flebo nonostante l'assenza di qualunque indicazione da parte dei medici. Nella stessa giornata il paziente muore.Evidentemente qualcosa non quadra al primario Didonè, noto come un professionista serio e scrupoloso. Del resto sembra che già da qualche tempo l'infermiere A.S. fosse tenuto sotto controllo da medici e colleghi. Il responsabile del reparto avrebbe svolto alcune verifiche. Così, sempre la direzione sanitaria, ordina di disporre l'autopsia. Quel che l'esame conferma è sconcertante: a Giovanni Rinaldi sarebbe stata somministrata una dose massiccia di anestetico. Non un farmaco che abbia (tra gli altri) anche un effetto antidolorifico, ma una sostanza impiegata in via esclusiva per narcotizzare chi si sottopone a un intervento chirurgico. Una sostanza che agisce sul sistema nervoso centrale, impiegata per indurre l'anestesia e portare il paziente, prima di un'operazione, dalla veglia a una condizione vicino al coma di tipo reversibile. Peraltro sono pochissimi in letteratura medica i casi di decesso conseguenti all'assunzione di quell'anestetico.Resta da chiedersi perché il medicinale è stato somministrato a Giovanni Rinaldi? Che bisogno c'era? Certo è che il sessantanovenne, nonostante i problemi fisici, non era in condizioni di salute critiche da far temere la sua morte. La famiglia Rinaldi (Giovanni era vedovo da molti anni e ha lasciato due figli ai quali era legatissimo) si è affidata alla tutela dell'avvocato Alberto Pellizzari del foro di Vicenza: il legale ha nominato come consulente di parte il medico legale Alessandra Rossi di Padova.Dall'ospedale di Cittadella, nessun commento. Il primario Didonè si limita a dire: «Come cittadino ho fatto solo il mio dovere. Non posso dire nulla, parli con la direzione sanitaria». Il direttore sanitario Sandro Artusi è piuttosto laconico: «Non mi sono occupato del caso seguito da altri colleghi. E, comunque, non è detto che tutto finisca in una bolla di sapone. Aspettiamo la conclusione dell'inchiesta».



Infermieri in sciopero, garantite le urgenze


Il Piccolo di Trieste del 31/10/2008 ed. Gorizia p. 1

di FRANCESCO FAIN«Vanno rinforzati gli organici». Gli infermieri dell'ospedale civile di Gorizia incroceranno oggi le braccia. «Distribuiremo volantini davanti all'ospedale civile e al nosocomio di Monfalcone. Verranno garantiti - spiega il segretario provinciale del Nursind Gorizia Luca Petruz - i servizi minimi, ovvero gli interventi d'urgenza. Le motivazioni che stanno alla base della mobilitazione sono conseguenti allo stato di estrema sofferenza in cui versano gli infermieri italiani».L'iniziativa avrà una connotazione nazionale. Nel senso che si rivendicheranno istanze contrattuali. «Rivedere l'inasprimento delle fasce orarie di reperibilità per il controllo fiscale in caso di malattia; eliminare - spiega Petruz - la sottrazione di risorse economiche dai fondi per la contrattazione aziendale verso i bilanci aziendali in caso di malattia; togliere il dirottamento del 20 per cento dei risparmi derivanti dal rapporto di lavoro part-time, dal fondo della produttività al bilancio aziendale; eliminare il discrimine rispetto al lavoro privato nella fruizione dei permessi di cui alla legge 104/92».Non solo. Gli infermieri chiedono la revisione delle modifiche introdotte al decreto legislativo 66/2003 che aumentano la flessibilità del lavoro e riducono il diritto al riposo dopo il turno di reperibilità, aumentando così la possibilità di eventi negativi in un settore così delicato come quello della salute. «Puntiamo anche al riconoscimento del carattere usurante del lavoro infermieristico; all'aumento ragionevole nello stanziamento economico per il rinnovo dei contratti (inflazione programmata all'1,7 per cento contro un'inflazione reale del 4,1 per cento); alla possibilità di svolgere l'attività libero professionale in regime di esclusività o aperta all'extramoenia senza incompatibilità; all'istituzione dell'Ordine professionale degli Infermieri e alla detassazione delle ore straordinarie, come previsto per i lavoratori dipendenti del privato».



Gli infermieri e gli autisti delle ambulanze dei Punti

sanità degli ospedali di Nogara e Zevio


L'Arena di Verona del 31/10/2008 p. 37

Gli infermieri e gli autisti delle ambulanze dei Punti sanità degli ospedali di Nogara e Zevio sono scesi sul piede di guerra per impedire che i turni notturni e festivi vengano assegnati esclusivamente al personale della Croce rossa (Cri), convenzionata da qualche anno con l'Ulss 21. Nell'ambito di una riorganizzazione del servizio - che dovrebbe partire a novembre allo «Stellini» per poi interessare a fine anno anche il «Chiarenzi» - l'Azienda sanitaria della Bassa intende, infatti, impiegare nei due ambulatori chirurgici periferici il personale infermieristico interno fra le 8 e le 20, dal lunedì al venerdì, coprendo invece il restante orario con gli addetti della Cri utilizzati finora nel turno giornaliero. Una decisione che, già sulla carta, è andata di traverso ai dipendenti, che ieri - dopo aver firmato un documento indirizzato al direttore generale Daniela Carraro e al responsabile del Servizio infermieristico «per farli retrocedere da una scelta penalizzante nei nostri confronti» - hanno improvvisato una protesta pacifica. E c'è stato persino qualcuno di loro che si è trasformato in «infermiere sandwich» per manifestare, con cartelli appesi al collo, il proprio malcontento. «Così facendo», sbotta Michele Borgato, infermiere a Nogara, «finiremo col rimetterci circa 300 euro al mese a vantaggio di colleghi che da noi fanno tra l'altro il secondo lavoro. Inoltre c'è il rischio di peggiorare la qualità del servizio in barba alle risorse investite dall'Azienda per formarci». Tutti timori che per Sandro Magagnotto, direttore del Pronto soccorso, sono però ingiustificati: «Si tratta di una razionalizzazione imposta dalla carenza interna di infermieri che non cambierà nulla dal punto di vista organizzativo e qualitativo. Semplicemente, verranno spostati in altri turni gli addetti della Cri già occupati di giorno con la possibilità per i dipendenti, su loro richiesta, di effettuare servizio notturno e festivo in altri reparti». Intanto le



Rsu hanno chiesto un incontro con la direzione

per analizzare la questione. S.N. Lettere e commenti


L' Adige del 31/10/2008 p. 52

Il professor Eccher e l'A22 Poche idee, ma ben confuse C aro direttore, ho letto le dichiarazioni del professor Claudio Eccher sulla questione A22. Ne sono rimasto sconcertato. Ma come fa a dire che Dellai ha svenduto l'A22 ai veneti? Siamo in presenza di un socio privato dell'A22, Autostrade per l'Italia (gruppo Benetton), che, a quanto mi risulta, non ha propriamente radici trentine, e che decide di cedere la sua partecipazione sul mercato. Che c'entra Dellai con questo? Come potrebbe impedirlo? Con le armi? Non basta: l'acquirente dovrebbe essere la Infracis di Verona che, a differenza di Autostrade per l'Italia, conta tra gli azionisti numerosi imprenditori trentini, come Briosi e Marangoni. Quindi, semmai, è un passo verso un controllo ancora più locale della società. E ancora: non era il centrodestra che invocava la privatizzazione di A22? Mi pare che abbiano poche idee ma ben confuse. E questi vogliono governare la Provincia? Lorenzo Pisetta Sanità, tutti gli errori di Remo Andreolli F accio seguito all'articolo pubblicato dall'ex assessore provinciale alla sanità, da cui si poteva desumere che, grazie al suo operato, nella sanità trentina tutto funziona. In realtà, come peraltro già segnalato dal consigliere Bertolini, molte sono le cose che non funzionano. Dentro la sanità in questi anni sono state fatte scelte non del tutto coerenti con quanto sostenuto dall'assessore Andreolli. In particolare: 1) il paziente deve stare il minimo possibile in reparto onde evitare il lievitare eccessivo dei costi. Infatti gli ospedali funzionano ormai come un azienda privata. Questo determina si un risparmio nei bilanci, ma si rischia di dimettere persone che magari avrebbero bisogno di qualche visita ulteriore. 2) Quando si raggiungono certi obiettivi economici scattano per gli amministratori compensi esagerati. Non è a loro che questi compensi dovrebbero andare, ma direttamente al personale. 3) Il personale, sia esso medico che infermieristico è abbondantemente sotto numero. Questo, impone ritmi di lavoro (vedi infermieri) eccessivi, con un crescere del rischio di errore derivata dalla stanchezza; 4) si parla tanto di part-time per le mamme lavoratrici, di politiche a sostegno della famiglia. All'interno degli ospedali questa politica non viene per nulla applicata. Infatti il personale infermieristico è per gran parte femminile e la graduatoria per l'affidamento del part-time è pressoché ferma da 5-6 anni. Paradossalmente però quel poco che è stato dato, è stato dato anche a donne prive di figli (senza nulla togliere a queste persone). Inoltre esiste una graduatoria per l'affidamento del part-time temporaneo. Anche qui vale quanto già detto in precedenza è cioè una mamma con due figli piccoli non riesce ad entrare in questa ambita graduatoria; 5) Nei reparti mancano spesso attrezzature e spazi adeguati. Molti sono gli esempi che si possono citare, tra questi annovera sicuramente(per l'ospedale S. Chiara) ginecologia e ostetricia, neonatologia, medicina; 6) Inoltre non si capisce perché l'ospedale S. Chiara è dotato di un nido per i bambini del personale, mentre gli altri ospedali regionali ne sono privi; 7) All'ospedale di borgo Valsugana è stato chiuso il reparto maternità, così una persona del Primiero si deve rivolgere a Feltre e quindi paghiamo due volte il servizio; 8) In alcuni ospedali troviamo del personale infermieristico che svolge mansioni di ufficio e magari a loro viene garantito anche un lavoro part-time e settimanale. Questo è molto altro è quello di cui la nostra sanità soffre, soprattutto al suo interno, e il nostro ex assessore non si è mai dedicato a ciò. Luca Franzinelli - Trento Internet, la rete wireless compatibile sul mercato M i inserisco nuovamente nel dibattito sulla carenza di copertura dei servizi Adsl sul territorio provinciale per fornire alcuni elementi di chiarimento al signor Pierluigi Zontini, nel tentativo di risollevare le sue speranze di avere una connessione al passo con i tempi. La rete wireless in tecnologia HiperLAN e WiFi citata dal signor Zontini è attualmente messa a disposizione di quattro operatori, che hanno promosso un'offerta commerciale differenziata per le esigenze dei cittadini e delle imprese sicuramente comparabile con quella relativa ad analoghi servizi erogati da altri operatori su rete fissa. L'invito è, pertanto, di valutare a tutto tondo quello che il mercato, seppure ancora limitato, offre a quegli utenti che vivono nelle cosiddette aree «digital divide». Per quanto riguarda la banda garantita, le tipologie di servizio supportate dalla rete wireless garantiscono nei profili più alti una velocità di trasmissione minima di 1 Mbps, mentre nei profili più bassi ci sono operatori che forniscono una banda minima garantita di 10 Kbps, che è pari a quella delle linee Adsl standard per l'utenza residenziale. Paolo Simonetti Servizio Reti e Telecomunicazioni della Provincia autonoma di Trento Galleria Civica, ingeneroso scaricare sul direttore N ei giorni scorsi lo spiacevole episodio di un alterco tra giovani ha guastato una manifestazione promossa dalla Galleria Civica di Trento, mettendo in luce i retroscena di problematiche legate con i mondi giovanili e con il vuoto che si accompagna al consumo di alcool o di sostanze. Queste problematiche devono essere affrontate nei loro risvolti umani e sociali con adeguati interventi. Non deve essere fatto l'errore di rimuovere la cosa, ma, contemporaneamente, non è accettabile lo scaricabarile da parte dell'assessorato comunale competente sulle magre spalle della struttura operativa della Galleria. Magre spalle, dato che in questi mesi si è assistito ad un depauperamento di personale- cambio di figure, nuove presenze da formare, scarso appoggio dall'insieme dell'apparato municipale. Magre spalle, anche in ragione del calo di finanziamento che si è già registrato - nonostante le ripetute assicurazioni !- e che in previsione sarà confermato dato che il trasferimento finanziario alla istituenda Fondazione al momento non sembra prevedere il corrispettivo di oneri attualmente in capo ai servizi comunali (esempio energia, pulizie, collaborazione tecnica per allestimenti, custodia). La delicata fase di evoluzione della Galleria Civica di Trento in Fondazione richiederebbe una diversa e maggiore attenzione da parte del Comune, sapendo che non si fanno nozze con i fichi secchi. Ma soprattutto che nulla giustifica tanta ingenerosa disinvoltura nello scaricare sul direttore Cavallucci il peso di errori e manchevolezze, quando non si è dato l'adeguato sufficiente supporto operativo. Micaela Bertoldi Avvelenato il nostro Devil Quanta gente cattiva c'è V oglio raccontare con rammarico un episodio che ha colpito la mia famiglia qualche giorno fa. Il pomeriggio del 14 ottobre scorso mia mamma, in compagnia di mia zia e del nostro cane «Devil», stava passeggiando lungo un sentiero che da Montesover, frazione del comune di Sover, porta al paese di Piscine, una stradina molto conosciuta e spesso frequentata anche da famiglie con bambini. A sentiero quasi ultimato, mia mamma avverte in «Devil» uno strano comportamento: non si regge in piedi e trema. Malgrado l'intervento tempestivo e la corsa all'ambulatorio veterinario non ce l'ha fatta. La diagnosi è stata «avvelenamento». Il nostro cane ci offriva compagnia e affetto ormai da 6 anni e il vuoto che ha lasciato è incolmabile, al suo posto è rimasta solo tanta rabbia e incredulità. Alla persona capace di tanta spietatezza voglio solo dire: «Vergognati». Sicuramente ha commesso questo gesto solo per ovviare alla noia, senza pensare che anche un bambino che gioca nel bosco può involontariamente venire a contatto con il veleno. Voglio però anche ringraziare le persone, e sono state davvero molte, che ci sono state vicine in questo momento tanto triste. Grazie di cuore. Manuela Vettori31/10/2008



Cinquanta reparti coinvolti nell'indagine


La Libertà del 31/10/2008 p. 10

Allargata anche ad ambulatoriCinquanta reparti coinvolti e un allargamento dell'indagine - in forma sperimentale - anche ad ambulatori ospedalieri e territoriali con strumenti ad hoc. Questo l'ambito di osservazione che l'Azienda Usl di Piacenza si è posta per il 2007 sul piano della customer satisfaction. Già nel primi mesi dell'anno, si è svolta una somministrazione massiccia di questionari che ha interessato, a tappeto, tutte le unità operative con degenza degli ospedali di Piacenza, Castelsangiovanni e Fiorenzuola. Fondamentale è stato l'impegno del personale infermieristico per la distribuzione dei test predisposti dalla regione.Tra le novità più significative del 2007 un approfondimento delle domande relative al trattamento del dolore fisico e l'introduzione di un nuovo parametro d'indagine per sondare le aspettative dei cittadini. Come si diceva, se il 2007 ha rappresentato un momento importante per lo sviluppo della customer satisfaction, in realtà l'Ausl di Piacenza ha portato avanti diverse iniziative di indagine e monitoraggio fin dal 1999. In quegli anni, e fino al 2002, la somministrazione di questionari di gradimento avveniva in forma sperimentale, per capire quale impressione avessero riscontrato i cittadini rispetto all'utilizzo dei servizi sanitari locali. A partire dal 2005, l'attività è diventata sistematica e metodica, in linea con le indicazioni regionali. In particolare, sono state interessate quei reparti per i quali si stava già avviando una procedura di accreditamento, ovvero di verifica - da parte di una commissione regionale - degli standard quali-quantitativi.Tra i parametri richiesti per quel tipo di certificazione, figura infatti la valutazione della soddisfazione da parte dei cittadini. L'unità operativa di Comunicazione e Marketing ha raccolto nel 2007 ben 2100 questionari, con un ritorno medio di circa il 40 per cento dei moduli consegnati in reparto. Anche in questa situazione, i dati emersi non si discostavano molto da quelli che sono stati poi i risultati successivi. «Il giudizio dei cittadini, già dal 2005 - sottolinea Maurizio Mazza, responsabile della Customer satisfaction - era buono sia sul fronte dell'operato di medici e infermieri nonché sull'organizzazione e sulla pulizia degli ambienti. Qualche criticità, invece, si registrava sul fronte dei pasti e sulla dotazione strutturale di bagni e docce».Le indagini iniziali, come poi quelle successive, sono state promosse nei reparti grazie al significativo contributo dei caposala e del personale infermieristico.31/10/2008



Ospedali piacentini promossi


La Libertà del 31/10/2008 , articolo di Maurizio Mazza p. 10

Bene medici e infermieri, da migliorare invece cibo e bagniOspedali piacentini promossi senza riserve. Medici e infermieri lavorano con professionalità ed efficienza, le informazioni sanitarie comunicate ai pazienti sono abbastanza esaurienti, gli ambienti sono puliti e ben organizzati. Unico neo: cibo e bagni, giudicati non pienamente soddisfacenti.È questo quanto emerge da una serie di indagini sulla qualità dei servizi ospedalieri effettuate nel 2007 dall'Ausl di Piacenza che, in dodici mesi, hanno raccolto il parere di quasi 2100 cittadini. «Si tratta di un'importante analisi, che ci fornisce - sottolinea Andrea Bianchi, direttore generale - significativi elementi di valutazione rispetto alla percezione di qualità rilevata dagli stessi utenti del servizio». In realtà, non si tratta di una operazione isolata. Già negli anni precedenti, l'Azienda sanitaria piacentina aveva messo in campo attività di monitoraggio sperimentali per raccogliere il gradimento dei cittadini. La customer satisfaction (ovvero la pratica sistematica di rilevamento di dati di soddisfazione rispetto all'utenza) è disciplinata e richiesta dalla regione Emilia Romagna e dall'Agenzia sanitaria e sociale e quindi svolta in tutto il territorio regionale. Nel anno 2007 le indagini di gradimento hanno interessato tutti i reparti con degenza collocati negli ospedali del capoluogo, di Castelsangiovanni e di Fiorenzuola. La risposta dei cittadini non si è fatta attendere: circa quattro utenti su dieci ha riconsegnato in forma anonima il questionario ricevuto in reparto prima della dimissione, fornendo pareri con precisione e completezza. Ne emerge così un quadro piuttosto dettagliato della qualità percepita da chi ha usufruito dei servizi delle unità operative coinvolte. L'indagine si focalizza su alcuni temi chiave individuati dalla Regione stessa, che ha preparato una formula standard di questionario utilizzata anche a Piacenza. Dopo una generale valutazione dell'esperienza di ricovero e cura, si chiede al paziente di formulare un giudizio sul personale sia medico sia infermieristico. Quindi, l'indagine si focalizza sulle terapie del dolore e sulla loro efficacia così come rilevato dalla percezione di chi le ha ricevute. Successivamente, si domanda un'analisi dell'organizzazione ospedaliera, con approfondimenti circa le informazioni ricevute, i tempi di attesa per le prestazioni e la collaborazione tra i vari servizi.Ancora, il questionario monitorizza qualità e funzionalità degli ambienti, nonché livelli di pulizia e disponibilità di spazi. Tra gli indicatori, infine, anche una valutazione dei servizi cosiddetti di "contorno", ovvero cibo, comfort e presenza in camera di telefono e tv. I cittadini che hanno risposto all'appello dell'Ausl hanno espresso i propri giudizi in forma anonima. Per ogni parametro, si richiedeva al paziente di esprimere una votazione da 1 a 6: in questo modo, l'utente poteva indicare se il servizio poteva considerarsi, rispettivamente, del tutto inadeguato (1), molto inadeguato (2), inadeguato (3), adeguato (4), molto adeguato (5) o del tutto adeguato (6). L'elaborazione dei questionari tornati all'unità operativa Comunicazione e Marketing dell'Azienda sanitaria ha permesso di mettere in luce un sostanziale e abbastanza omogeneo indice di gradimento da parte della popolazione rispetto ai reparti oggetto dell'esame.In particolare, tra gli aspetti più positivi, si distingue la soddisfazione dei pazienti per il personale medico ed infermieristico: i camici bianchi si meritano, nel complesso, un giudizio lusinghiero. Giudizio ripetuto anche per la qualità dei servizi ricevuti e sull'efficacia delle terapie per il controllo del dolore somministrate nei reparti. Votazione sempre 'adeguata' anche per le informazioni sulla diagnosi, per quelle sulla terapia, per quelle ricevute dall'unità operativa prima del ricovero, per il tempo necessario alla presa in carico del paziente e per la pulizia di ambienti e bagni.Scendendo, i voti più bassi (che rientrano comunque in una scala di valori ancora positiva, ovvero corrispondente ad un giudizio di "adeguatezza" anche se non piena) sono stati assegnati alla disponibilità di bagni e docce e ai servizi di contorno e alla qualità dei pasti. Qualche indicazione non positiva è emersa anche in relazione alle informazioni su diagnosi e terapie ricevute (consenso informato). Sociologo responsabilecustomer satisfaction31/10/2008



Scienze infermieristiche «Anche l'Asl in campo»


La Sicilia del 30/10/2008 ed. Nazionale p. 37

P IAZZA A RMERINA . Ancora sul tavolo la questione del corso di Scienze infermieristiche della città dei mosaici. Il sindaco Nigrelli torna sull'argomento per chiarire la sua posizione e parlare del ruolo che l'azienda sanitaria locale di Enna e il suo direttore Iudica hanno nell'organizzazione del corso. «Non c'è nessuna polemica con l'Asl e il direttore Iudica in relazione al corso d'infermieristica - dice Nigrelli - ho semplicemente osservato che avendo l'Asl deciso di interrompere la convenzione con l'Università di Messina, si è corso davvero il rischio che questa esperienza terminasse. Grazie all'impegno della Kore a sostituirsi all'Ateneo di Messina per gli aspetti economici, venendo incontro alle nostre richieste e grazie alla collaborazione degli altri enti, è stato possibile confermare questo corso di laurea. Anche l'Ausl - scrive il primo cittadino in una nota ha un ruolo importante nell'ambito di questo nuovo rapporto. Come ho illustrato in Consiglio comunale, la lettera del presidente Salerno chiarisce che l'Ausl metterà a disposizione i locali per le lezioni frontali, la struttura per il tirocinio e alcuni dirigenti per le attività didattiche». Quindi si rafforza sempre di più il rapporto tra Asl, Comune e Kore per dare la possibilità dello svolgimento del corso di laurea in Scienze infermieristiche. A. S.



Infermieri, sciopero di 24 ore


Messaggero Veneto del 31/10/2008 ed. Gorizia p. 1

Ma i servizi saranno comunque garantiti. Adesivi sulla divisa per chi lavora - OGGIInfermieri a braccia incrociate oggi per lo sciopero proclamato dal Nursind a livello nazionale. Per chi non potrà fisicamente aderire alla protesta, perché la sanità è una delle professioni in cui lo sciopero è possibile soltanto se i servizi vengono garantiti, ecco gli adesivi per comunicare agli utenti questa sorta di "sciopero bianco". La scritta «Sono solidale con lo sciopero» campeggia su un adesivo, fornito dal Nursind, che tutti coloro che oggi dovranno essere in servizio potranno apporre sulla divisa.Tante le ragioni della mobilitazione di 24 ore proclamata dal sindacato degli infermieri.«Le motivazioni che stanno alla base dello sciopero sono conseguenti allo stato di estrema sofferenza in cui versano gli infermieri italiani. Accanto alle continue riorganizzazioni dei vari sistemi sanitari regionali - spiega il segretario provinciale NurSind Gorizia Luca Petruz -, allo sviluppo delle conoscenze scientifiche e tecnologiche che richiedono una continua formazione e un aumento della responsabilità professionale nella presa in carico dello stato di salute dei cittadini, alla cronica carenza nel mercato del lavoro della risorsa infermieristica, alla reale usura dei lavoratori che per tutta la carriera svolgono il lavoro notturno e garantiscono la copertura del servizio nelle 24 ore, ai magri stipendi che non valorizzano una professione indispensabile per ogni sistema sanitario pubblico o privato, accanto a tutto ciò si è ritenuto di procedere a tagli dei fondi contrattuali e degli stipendi degli infermieri, piuttosto che adeguarli alla media salariale europea e far riconoscere l'alto valore sociale della professione».Fra le richieste che gli infermieri avanzano attraverso il primo sindacato nazionale che li rappresenta figurano il riconoscimento del carattere usurante del lavoro infermieristico; l'aumento ragionevole nello stanziamento economico per il rinnovo dei contratti (inflazione programmata all'1,7 per cento contro un'inflazione reale del 4,1 per cento); l'istituzione di un'area contrattuale separata per il personale infermieristico e per le professioni sanitarie, per la specificità del mandato e l'appartenenza a una categoria in cui è prevista l'iscrizione all'albo professionale; la possibilità di svolgere l'attività libero-professionale in regime di esclusività o aperta all'"extra moenia" senza incompatibilità; l'istituzione dell'Ordine professionale degli infermieri; la detassazione delle ore straordinarie, come previsto per i lavoratori dipendenti del privato.Per l'occasione è stato realizzato un documento, denominato "Le 10 note", ovvero i dieci punti che stanno più a cuore agli infermieri italiani, che la categoria auspica venga seriamente preso in considerazione dai parlamentari italiani, per risolvere l'annosa questione infermieristica.



Le sale operatorie restano chiuse

«Registri scorretti? Inaccettabile»


DNews del 31/10/2008 , articolo di >> Enza Mastromatteo Milano ed. Milano p. 13

Interventi chirurgici bloccati da due giorni e a tempo indeterminato perché mancavano tutte le firme di medici e infermieri responsabili.I registri delle sale operatorie devono essere firmati da due anestesisti, due chirurghi e due infermieri professionali presenti durante gli interventi chirurgici. È una regola che non si può violare, perché se il paziente muore sotto i ferri o qualcosa va storto, non ci devono essere responsabili "innominati". Ma alla Santa Rita, quelle firme mancavano. E così da due giorni c'è il nuovo stop alle sale operatorie. La Regione ha sospeso «l'autorizzazione all'esercizio e l'accreditamento dell'Unità operativa Blocco operatorio per 7 giorni o comunque fino all'avvenuta verifica positiva dell'Asl». All'origine della decisione l'esito del sopralluogo del 24 ottobre, riassunto in una nota del direttore sanitario dell'Asl, in cui si segnalano gli obblighi come «non ottemperati». La direzione generale Sanità della Regione, a luglio, aveva già inviato una «formale diffida ad adempiere entro 5 giorni alle carenze segnalate». Cosa che non è avvenuta. E così due giorni fa, ha chiuso le sale operatorie, scatenando sull'istituto privato di via Jommelli la bufera bis. Ora è in funzione solo il pronto soccorso. E ovviamente, solo per i casi meno gravi. I 950 dipendenti, tra infermieri e consulenti, temono di restare senza stipendio. Hanno gli stessi visi preoccupati di tre mesi fa. «Che fine ha fatto il Comitato etico che si controlla le procedure? Che fine ha fatto la professionalità di chi non ha rispettato le regole? - tuona il sindacalista Emilio Didoné -. Faccio appello al buon senso. I lavoratori non possono vivere in questo clima di terrore». Lunedì Didoné incontrerà il direttore generale dell'Asl Milano, Maria Cristina Cantù. «Deve riaprire, si devono creare le condizioni per farlo al più presto».

giovedì, ottobre 30

Francesco Muci

"Ciao sono Francesco Muci"
Sono nato il giorno 11 luglio 2007 ad Ottaviano (Na) e vivo a Castellammare di Stabia (Na). Sono affetto da delezione del braccio lungo del cromosoma 16 e da una malformazione cerebrale, la micropoligiria. I miei genitori si sono mossi per cercare di dare un nome e una cura a tutto ciò. Purtroppo inutilmente perchè talmente rara da non essere stata ancora studiata. Mi dispiace tanto per la mia mamma, il mio papà e la mia sorellina Martina, che stanno dedicando tutta la loro vita in ricerche per cercare di darmene una più normale e dignitosa possibile.Dopo tanto girovagare hanno trovato un ottimo centro - riabilitativo dove trattano bambini sindromici attraverso l'uso della ossigeno - terapia, oltre che della fisioterapia, con una tecnica che qui in Italia non è trattata in nessun centro. Purtroppo questa clinica si trova in Florida ed è molto costosa ed io avrei bisogno di tre anni di questa terapia che potrebbe permettermi di camminare e di interagire con il mondo esterno con maggiori prospettive di quelle attuali. E' per questo motivo che chiedo aiuto a tutti Voi, aiutate il mio papà e la mia mamma a darmi una sia pur piccola possibilità di farmi scoprire cosa si prova a vivere."testo copiato dal sito http://www.francescomuci.com/index.php
Come anticipato da Giovedì 23 ottobre sarà possibile acquistare i biglietti per la partita "IL DERBY DEL CUORE" presso i punti prevendita di seguito riportati e di volta in volta aggiornati:

1- TABACCHERIA DA BRUNO Via Alcide de Gasperi - C/mare di Stabia
2- TABACCHI E LOTTO D'APUZZO M. Viale Europa (adiacente Formisano) C/mare di Stabia
3- EDICOLA E NON SOLO Via Annunziatella 81 - C/mare di Stabia
4- BAR NUNZIO - TEL. 081.8724442 Via Pioppaino - C/mare di Stabia
5- GEF CONSULTING Via Alcide de Gasperi 231 - C/mare di Stabia
6- FUTURANSA Via cervinia, 116 84012 angri (salerno) 0813627137
7- I RAGAZZI DELLA 3° B ... ITC STURZO - C/mare di Stabia
8- DAMUFFICIO - TEL. 081.8705356 Via Pozzillo 26 - C/mare di Stabia
9- IL MONILE - Via G. Cosenza 190 (angolo Cicerone) - C/mare di Stabia
10- DO RE MI FA SOL - Via G. Cosenza 190 - C/mare di Stabia

Gli stessi potranno essere acquistati anche presso il papà del piccolo Francesco attraverso contatto telefonico o internet. Per ovvie ragioni la vendita dei biglietti potrà essere effettuata solo nei punti preposti. Sarà possibile altresì effettuarla in modo nominale e cumulativo nei propri ambiti ma sempre finalizzata all'acquisto nei punti di cui sopra.
Se volete aiutarmi a realizzare il mio "sogno" potete farlo nei seguenti modi :
BONIFICO BANCARIO
BANCA : BANCO DI NAPOLI - Filiale di Castellammare di Stabia Viale Europa 132 - 80053 C/mare di Stabia (NA)
C/C 041200001632 intestato a ROBERTO MUCI
Cin : N ABI: 01010 CAB: 22101
COORDINATE DA ESTERO - BIC : IBSPITNA
IBAN : IT66 N 01010 22101 041200001632
OPPURE
BONIFICO BANCARIO
BANCA : BANCA DELLA CAMPANIA - Filiale di C/mare di Stabia
Corso A. de Gasperi 95/98 - 80053 C/mare di Stabia (NA)
C/C 0063/1318650 intestato a ROBERTO MUCI
Cin : I ABI: 05392 CAB: 22100
IBAN : IT05 I 05392 22100 000001318650
OPPURE IN POSTA CON UNA RICARICA SULLA MIA
POSTE PAY
N. 4023 6004 6619 0941
intestata a ROBERTO MUCI

Rassegna Stampa - 30.10.2008


«Un osservatorio sulla sanità per aumentare l'efficienza»

Libero del 30/10/2008 , articolo di GIOVANNI TAGLIAPIETRA p. 15

ROMA  Presso la biblioteca del Senato oggi si parla di emoderivati, di quei farmaci salvavita che hanno consentito a molti pazienti di vivere bene pur affrontando patologie molto gravi. Interverranno tra gli altri il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio, il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci, il presidente della Commissione Sanità del Senato Antonio Tomassini; a moderare il senatore Cesare Cursi, presidente della Commissione Industria di Palazzo Madama e dell'Osservatorio Sanità e Salute. Una creatura messa in campo per venire incontro «all'esigenza di dare risposte concrete ai cittadini». Ne parliamo con il presidente Cursi. Comitati, Commissioni, ce n'è su piazza per tutti i gusti. Perchè questo Osservatorio? «Questo è "altro". La nostra intenzione è innanzitutto mettere al servizio dei cittadini un "osservato re" indipendente verso l'universo della sanità, pubblica e privata, in grado di saper rappresentare da un lato i diritti e dall'altro i doveri dei vari attori del sistema socio-assistenziale. Poi, quella di far tesoro dell'esperienza scientifica, professionale, organizzativa e didattica maturata dai propri iscritti in tanti anni di attività in questo delicato settore. L'Osser vatorio è una associazione senza scopo di lucro avente come finalità principale quella della innovazione e ricerca dell'eccellenza nell'ambito del funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale e nel perseguimento della cura della Salute del cittadino. L'idea è, cioè, quella di creare un organismo terzo in grado di dare risposte concrete al cittadino, agli operatori del mondo sanitario e alla politica stessa, sulle criticità oggettive percepite intorno all'univer so sanitario e sulla qualità dei servizi erogati». Un progetto ambizioso non c'è che dire. Realizzato con quali mezzi? «Mi permetta di affermare con un pizzico di orgoglio con "mezzi" davvero unici. E mi riferisco al materiale umano e professionale che costituisce il cuore dell'Osservatorio. Oltre al sottoscritto, che da tanti anni si occupa dei problemi della sanità, prima come Sottosegretario alla Salute, poi come Vice Presidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama e, da ultimo, come membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia ed efficienza del SSN, vi sono illustri esponenti del mondo della comunità scientifica, sindacale e imprenditoriale che hanno dimostrato un continuo e proficuo impegno sui temi della salute e della sanità pubblica. Primo fra tutti il prof. Francesco Cognetti, Direttore della Clinica di Oncologia medica dell'IR CSS IFO Regina Elena di Roma e Vice Presidente dell'Osservatorio, il prof. Alfredo Carfagni, Direttore del Dipartimento di Ortopedia dell'Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, il prof. Andrea Di Massa dell'Università di Siena, il prof. Corrado Figorella, oncologo dell'Università dell'Aquila, il dott. Paolo Ascierto dell'IRCSS Pascale di Napoli, il dott. Vittorio Cavaceppi, Presidente dell'ANISAP, il dott. Gennaro Rocco, Vice Presidente nazionale Collegio Infermieri IPASVI». Quali secondo lei le priorità da perseguire nel governo della Salute? E le esigenze legate alla quotidianità del diritto dei cittadini alla salute? «Sono molte, ma ai primi posti metterei la difesa del diritto del cittadino alla libertà di cure, su tutto il territorio nazionale, agevolando l'accesso alla diagnosi e cura presso le strutture pubbliche e private. Poi l'eliminazione delle liste d'attesa presso gli ospedali e, ancora, la valorizzazione del servizio farmaceutico pubblico e privato, anche come Presidio Sanitario e di assistenza domiciliare, oltre che la promozione di una Legge quadro a tutela degli anziani, dei non autosufficienti e delle categorie più deboli in generale». Il Ministro Sacconi ha usato il pugno duro con le Regioni con i conti della sanità in disordine... «Sacconi ha dato prova di giusta fermezza procedendo al commissariamento di due Regioni, e forse a breve di una terza. Il problema è un altro: è giusto che i cittadini di una Regione vedano aumentare le proprie tasse per l'incompetenza dei propri amministratori? Ed ancora: è giusto ad esempio che il Piano Sanitario Regionale del Lazio sia adottato da un Commissario ad acta senza per nulla consultare le forze politiche regionali elette democraticamente dai cittadini? È giusto che, inaudita altera parte, si decida di penalizzare, nel caso del Lazio, la sanità privata in convenzione e quella religiosa che, a parità di condizioni, garantiscono maggiore qualità e costi diretti di circa il 30% inferiori per il SSR?».



Rianimazione: clamorosa protesta degli infermieri

La Nazione del 30/10/2008 ed. Lucca p. 6

G LI INFERMIERI della Rianimazione sono in agitazione. Con una lettera indirizzata ai vertici dell'Asl 2, mettono in evidenza la differenza di trattamento rispetto ad altre Asl limitrofe per quanto riguarda la continuità assistenziale, ovvero il periodo che intercorre tra il personale che termina l'orario di servizio e quello che prende servizio all'interno dell'unità operativa. Il segretario aziendale NurSind dell'Asl 2, Teresa Porta, sottolinea che è «inaccettabile che ormai quasi solo nella nostra Asl di Lucca rispetto alle altre della Toscana tale periodo non sia riconosciuto a tutti gli effetti come orario di lavoro. Gli infermieri utilizzano da tempo lo strumento della cartella infermieristica per registrare tutto quanto concerne le condizioni di salute del paziente/utente ma è dall'origine dell'assistenza infermieristica che è parte integrante del lavoro dei professionisti infermieri discutere sui vari problemi psico-fisici dei pazienti per evidenziarne le criticità e le peculiarità al fine di predisporre una corretta e adeguata personalizzazione dell'assistenza. Infatti, il momento del cambio del turno di lavoro è uno dei momenti più delicati, dove vengono trasmesse le informazioni più importanti e dettagliate sullo stato di salute dell'utente ricoverato, sia in situazioni di urgenza che di routine». «SONO ANNI - aggiunge Teresa Porta - che noi come NurSind chiediamo all'azienda tale riconoscimento, ma purtroppo la nostra richiesta è sempre stata disattesa anche per lo scarso interesse e sostegno degli altri sindacati. Raccogliamo quindi il malessere e la forte delusione della categoria infermieri, su cui maggiormente grava il carico di lavoro assistenziale. Sono anni che per senso di responsabilità e coscienza, nel bene del paziente/utente, svolgono, oltre l'orario di servizio e solo per volontarietà, tale azione di salvaguardia dello stato di salute del cittadino, ritardando l'uscita dal posto di lavoro per tutto il tempo necessario a informare correttamente i colleghi sulle necessità assistenziali espresse da ogni paziente presente in reparto. Gli infermieri della Rianimazione non chiedono nessun tipo di pagamento, ma solo il riconoscimento dell'orario di lavoro per 10 minuti prima dell'inizio del turno e 10 minuti dopo la fine dello stesso». La lettera conclude sottolineando che, dopo ripetute richieste sempre disattese, gli infermieri del reparto si limiteranno ora ai doveri contrattuali e sostituiranno la dettagliata analisi di ogni paziente al momento del cambio turno con un mero cambio a vista, con conseguente significativo calo della qualità assistenziale. «Non ci meraviglieremo - conclude il NurSind - se tale forma di protesta verrà presa in considerazione anche dagli operatori sanitari. Non è più sostenibile un atteggiamento di chiusura da parte dei vertici aziendali. Il perpetuarsi di queste condizioni sfavorevoli e di instabilità si ripercuoterà inevitabilmente sull'assistenza del cittadino. Facciamo appello alle associazioni che hanno come scopo la tutela dei diritti del malato, al collegio provinciale Ipasvi, alle autorità, alla Conferenza dei sindaci e soprattutto ai cittadini, direttamente coinvolti e titolari del diritto alla salute, diritto fondamentale sancito dalla Costituzione».



Infermieri, nuovo codice deontologico

La Libertà del 30/10/2008 , articolo di Andrea Tagliaferri p. 15

È stato presentato nei giorni scorsi il nuovo codice deontologico dell'infermiere. Uno strumento importante per orientare una professione tra le più delicate.«Questo codice - spiega la dottoressa Loredana Sasso, docente di medicina all'Università di Genova e presidentessa del Fepi (consiglio europeo professioni infermieristiche) - si lega a quello dell'Unione Europea, firmato il 17 settembre scorso, che fornisce le linee guida a tutti i Paesi membri della Ue».La normativa presentata nell'aula magna della scuola è stata firmata lo scorso febbraio e rispetta totalmente quella europea, «oltre a seguire le indicazioni di Bruxelles, - continua la presidentessa Sasso - esso trae spunto anche dall'emergenza etica di quest'ultimo periodo». «Con il nuovo documento - spiega la dottoressa Antonella Gioia, presidentessa del collegio Ipasvi (federazione nazionale collegi Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d'Infanzia) - si cerca infatti di coinvolgere maggiormente i cittadini nelle scelte riguardanti la propria salute, dando più ascolto alle domande e ai valori individuali».Sembra proprio che il nuovo codice deontologico sia indirizzato verso un possibile testamento biologico, infatti la presidentessa Sasso specifica che: «Quello che si è firmato a febbraio è un grande passo avanti per rispettare le esigenze e le problematiche di ognuno». Antonella Gioia però tiene a precisare che si è solo all'inizio del percorso e che la strada potrebbe essere lunga: «il documento firmato a febbraio non è assolutamente un risultato definitivo, ma bisogna svilupparlo per raggiungere un regolamento nazionale».La stessa dottoressa Gioia conclude dicendo che il documento «rispecchia la riflessione su temi già insiti nella professione infermieristica e anche nello sviluppo della nostra società e nasce appunto da un sentimento comune». 30/10/2008


"Da dieci anni senza pensione"

La Stampa del 30/10/2008 , articolo di ROBERTA MARTINI ed. VERCELLI p. 63

VERCELLIVent'anni fa, il 1° novembre '88, l'infermiere Giuseppe Ancillotti vive il suo primo giorno da pensionato. O almeno crede. Dieci anni fa, sempre il 1° novembre, l'Inpdap gli sospende il pagamento: rifatti i conteggi, non ha maturato i 24 anni, sei mesi e un giorno necessari per il collocamento a riposo. Anzi, deve restituire la pensione già percepita: circa 100 milioni. Oggi, e siamo vicini al 1° novembre, Giuseppe Ancillotti ha finalmente saputo che il Consiglio di Stato discuterà il suo ricorso: la data fissata è il 9 gennaio. Nessuno sbaglio sul calendario, questi sono i tempi della burocrazia. La stessa che ha verificato i requisiti per la pensione. Giuseppe Ancillotti viene assunto dall'Amministrazione provinciale come infermiere all'ex Opn di Vercelli. Dopo un corso di aggiornamento, nell'80, passa alle dipendenze dell'allora Usl di Borgosesia e lavora in ospedale. Nell'agosto dell'88 rassegna le dimissioni volontarie, che l'Usl accoglie il giorno 25. L'Unità sanitaria delibera dopo aver chiesto anche al datore di lavoro precedente lo stato di servizio. Tutto regolare. Nel novembre del '98 a casa Ancillotti arriva la lettera dell'Inpdap: rivedendo le carte per il passaggio alla pensione definitiva, spunta un periodo di aspettativa non retribuita di 40 giorni, per motivi di famiglia, che l'infermiere ha chiesto alla Provincia. Non è lo stesso stato di servizio inviato all'Usl, che indicava il servizio ininterrotto e che consentiva di raggiungere i 24 anni, 6 mesi e un giorno. L'infermiere deve restituire la pensione: 900 mila lire al mese, per dieci anni.Giuseppe Ancillotti trasecola, ma non si scoraggia: ha chiesto se poteva andare a riposo, ha rispettato tempi e modi che gli sono stati indicati. Si rivolge a Riccardo Cavagliano, per il patronato Inas della Cisl, e all'avvocato Paola Guglielmina. Parte il primo ricorso al Tar: il legale intenta causa alla Provincia e chiede il risarcimento del danno. Ma il Tar nel 2000 respinge: Giuseppe Ancillotti non ha i requisiti per la pensione, dice, e l'errore poteva essere individuato anche dall'infermiere. «Ma è la pubblica amministrazione che deve accertare i requisiti», sostengono Guglielmina e Cavagliano. E Ancillotti nel 2001 si appella al Consiglio di Stato: «Fosse almeno colpa mia, direi che ho sbagliato e che pago. Ma non è così. In questi dieci anni senza pensione mi sono dovuto dar da fare: ho aperto una partita Iva per lavorare e tornare al mio vecchio mestiere. Adesso però non sono più grado, da due anni ho un braccio che fatica a muoversi e siamo costretti a vivere con la pensione di mia moglie».


Infermieri, domani sciopero di 24 ore
proclamato dal sindacato Nursind

Il Resto del Carlino del 30/10/2008 ed. Cesena p. 13

IL SINDACATO degli infermieri Nursind ha proclamato per domani uno sciopero di 24 ore del comparto e della dirigenza del servizio sanitario nazionale. L'organizzazione chiede una rivalutazione sostanziale dello stipendio, la triplicazione degli accessi a Scienze infermieristiche, l'adeguamento del numero degli infermieri alla media europea, l'adeguamento del numero degli operatori di supporto, investimenti sull'autonomia professionale e il riconoscimento del lavoro degli infermieri come professione usurante. Il sindacato reclama inoltre la chiusura del contratto della sanità privata fermo ormai da 33 mesi. In occasione dello sciopero, il servizio essenziale in ospedale sarà garantito dal personale contingentato dall'azienda sanitaria. Il Nursind precisa tuttavia che anche gli infermieri 'obbligati' a lavorare non sono tenuti a prestazioni non indispensabili come esami diagnostici non urgenti, assistenza a interventi chirurgici rinviabili, esecuzione del 'giro medico'.



In arrivo 19 infermieri dal S.Giacomo

Il Tempo del 30/10/2008 ed. Latina

LATINA Sono in arrivo nelle strutture sanitarie pontine, direttamente dall'ospedale S.Giacomo 19 infermieri. 15 sono destinati al «Dono Svizzero» di Formia, mentre 2 andranno al «Goretti» di Latina, e altrettanti al «S.Giovanni di Dio» di Fondi. A renderlo noto è stata la Regione Lazio. Il trasferimento degli infermieri rientra nell'ambito delle procedure di dismissione dell'attività ospedaliera presso il presidio del S. Giacomo. I processi di mobilità del personale sono avviati a conclusione. Per oltre l'80% del personale è stata definita la destinazione di lavoro operativa dal 1° novembre.


Ospedale, sarà una giornata di disagi

Il Tempo del 30/10/2008 ed. Abruzzo Pe

Si prevede una giornata di disagi seri, domani all'ospedale di Pescara, per lo sciopero di 24 ore indetto dal personale del Servizio Sanitario Nazionale. Alla base della protesta, le penalizzazioni per i dipendenti pubblici previste dal decreto legge 112 dello scorso 25 giugno e le insufficienti risorse economiche che sono state stanziate per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. I dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale sono, nella sola provincia di Pescara, 3.700. Di questi, 1.300 sono infermieri che lavorano presso la Asl. Dunque, numeri importanti. Come si legge in una nota del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, tra le richieste dei lavoratori vi sono la revisione dell'inasprimento delle fasce orarie di reperibilità per il controllo fiscale in caso di malattia, il riconoscimento del carattere usurante del lavoro infermieristico e l'istituzione di un'area contrattuale separata per il personale infermieristico e per le professioni sanitarie. Si richiedono, altresì, la possibilità di svolgere l'attività di libero professionista in regime di esclusività con relativa indennità, la detassazione della remunerazione delle ore straordinarie e l'eliminazione del discrimine rispetto al lavoro privato nella fruizione dei permessi previsti dalla legge 104/92 sia nelle fasce orarie di reperibilità sia nella distribuzione dei fondi contrattuali a chi ha un figlio portatore di handicap. Ai fini di una maggiore qualità offerta nel servizio, il sindacato infermieri chiede inoltre di rivedere le modifiche al decreto legislativo 66/2003, che aumentano la flessibilità del lavoro riducendo il diritto al riposo dopo il turno di reperibilità.M.G.



Un vigilante garantirà la sicurezza al Pronto Soccorso

Il Tempo del 29/10/2008 ed. Latina

Stefania Belmonte Sicurezza e difficoltà al Goretti. Ne hanno parlato i medici e gli infermieri del pronto soccorso, ieri alle 12, con la dott.ssa Ilde Coiro, direttore generale della Asl, e la dott.ssa Caterina Ruscino, direttore amministrativo dell'ospedale. La direzione ha assicurato una tempestiva fornitura di quei presidi mancanti (barelle, sedie, addirittura coperte), che spesso in passato sono stati causa di blocco delle ambulanze al pronto soccorso. «Prenderemo tutti i provvedimenti possibili per il dipartimento di Emergenza e garantire al personale quanto necessario per poter lavorare con tranquillità -ha affermato il manager Asl Ilde Coiro- delle problematiche inerenti agli infermieri se ne occuperanno la direzione medica e amministrativa del Presidio». In tema di sicurezza, si è parlato di un vigilante - in costante contatto con la questura - per evitare nuove aggressioni e il continuo via-vai in corsia di parenti e amici dei pazienti, che rallenta i soccorsi. «Abbiamo notato buona volontà, ma se non ci fossero risultati concreti entro metà novembre, sarà di nuovo protesta», ha riferito Marco De Marco, rappresentante degli infermieri.



Scotte, dov'è il coordinatore?

La Nazione del 30/10/2008 ed. Siena p. 6

LA CATEGORIA in questi giorni è in fermento. Perchè gli infermieri sono l'anello più debole della catena sanitaria. Ma non ci stanno a veder crocifiggere una collega, quella che ha iniettato per errore insulina al posto di eparina a un pensionato di 65 anni di Asciano. Ha sbagliato, il sentimento è netto e inequivocabile negli operatori sanitari, e ora un uomo rischia di non farcela. Non deve accadere, mai più. A nessun paziente, a nessun infermiere. L'hanno tutti chiaro in mente e sono vicini alla famiglia del pensionato sul cui caso è aperta un'inchiesta. Ciò nonostante chiedono non qualunquismo ma comprensione per lo stress e i frequenti salti di riposo, non di essere sovente gettati di punto in bianco in reparti delicati ma di avere un approccio graduale. E si domandano come mai, al di là delle eventuali responsabilità sotto il profilo penale che spetta alla magistratura individuare, non è stato ancora nominato il coordinatore infermieristico. Anche questa è una responsabilità, seppure organizzativa, dell'Azienda. E' trascorso quasi un mese da quando scrivemmo che il posto era vacante da un tempo esagerato visto che la selezione era finita prima dell'estate. Ma cosa si attende? La.Valde.



«L'infermiera non può essere il capro espiatorio»

La Nazione del 29/10/2008 ed. SIENA p. VI

«STAZIONARIE, se pure ancora molto gravi»: così il direttore sanitario delle Scotte definisce le condizioni del pensionato di Asciano al quale durante il suo ricovero è stata iniettata insulina invece di eparina. «Si tratta di un caso molto particolare, stiamo effettuando approfondimenti anche in letteratura. I professionisti si occupano di lui in maniera costante», prosegue evidenziando poi che la sospensione cautelativa dell'infermiera «è per il periodo previsto dal contratto». Poi farà il suo corso la magistratura, che non ha ancora iscritto alcun nome nel registro degli indagati dopo la denuncia della famiglia e l'esposto dei vertici delle Scotte. Fra le novità confermate da Radice il fatto che gli esperti della Regione stanno ancora lavorando a Siena sul caso. Su di esso interviene duramente Eugenio Cortigiano del Nursind che tuona: «Non possiamo accettare che il capro espiatorio di tutti i mali sia una collega che potrebbe aver commesso un errore, e per estensione l'intera categoria infermieristica. Richiamo i vertici dell'Azienda ad assumersi le proprie responsabilità». Espressa vicinanza umana alla vittima dell'errore e ai suoi familiari, «non possiamo tacere sulla strumentalizzazione in atto dell'accaduto». Segnala che gli infermieri «sono pochi e stanchi, costretti a continui salti di riposo», mancano «spazi adeguati per preparare specialità medicinali iniettive e minibar da camera d'albergo, magari in luogo dei frigoriferi sanitari: insulina ed eparina devono essere conservati a temperature basse e sono spesso contenute in flaconi molto simili». E ancora. «Da anni chiediamo la differenziazione delle confezioni medicinali - prosegue - ma alle cause farmaceutiche non interessa investire in sicurezza e tale pratica non viene imposta dal Ministero. Nelle corsie, poi, gli infermieri fanno i centralinisti e mille altre cose. Sulla conduzione del caso critichiamo la direzione sanitaria: le linee guida internazionali sulla gestione del rischio clinico non prevedono mai la comunicazione dell'evento sentinella alla procura. Dovevano dirlo ai familiari affinché decidessero se rivolgersi alla magistratura puntando a un procedimento interno, se l'intento è prevenire altri errori e non quello di trovare un agnello sacrificale a problemi organizzativi e di dotazioni infermieristiche».


Infermieri verso lo sciopero: «L'ospedale non andrà in tilt»

La Nazione del 29/10/2008 ed. PISA p. VIII

«NON CI SARA' rischio di paralisi nei reparti, in occasione dello sciopero proclamato dal NurSind per il 31 ottobre». L'Aoup replica così alle critiche lanciate dal sindacato delle professioni infermieristiche nell'articolo pubblicato su «La Nazione» di lunedì 27 ottobre, dal titolo: «Dure accuse dagli infermieri: reparti a rischio paralisi», in riferimento all'agitazione programmata per dopodomani e alle modalità di comunicazione dello sciopero al personale per il contingentamento dei servizi minimi.L'AOUP «smentisce l'accusa di inadempienza del sindacato - si legge nella nota inviata dalla direzione - per i seguenti motivi: 1) la comunicazione al personale dello sciopero del 31/10 per il contingentamento dei servizi minimi è stata regolarmente inviata (sia per lo sciopero proclamato dal NurSind che per quello del 3/11 proclamato dai sindacati confederali), a firma del direttore generale, in data 24 ottobre scorso, come avviene in occasione di ogni proclamazione di sciopero (fra l'altro la nota è stata anche inviata alle redazioni dei quotidiani, come è prassi da tempo, ormai). 2) La materia è regolamentata da una legge nazionale che prevede, come contingenti minimi di personale nelle aziende sanitarie in caso di sciopero, quelli in servizio nei giorni festivi e, in più, è regolata anche da accordi aziendali. Per cui, ogni qualvolta la Direzione medica di presidio riceve una comunicazione di sciopero da parte delle organizzazioni sindacali, garantisce in ogni reparto i contingenti minimi di personale sanitario (quindi medici, infermieri, ausiliari) secondo tali criteri. Laddove è necessario, si procede alla precettazione. 3) Non c'è quindi alcun rischio di paralisi nei reparti, né d'altra parte si sono mai verificati problemi di questo genere in occasione dei precedenti scioperi. Ancora una volta - prosegue la nota dell'Azienda ospedaliera - il NurSind non perde occasione per farsi pubblicità, di gettare discredito - con un atteggiamento sempre accusatorio e quasi mai costruttivo - sull'immagine dell'azienda e dei suoi lavoratori che, con impegno quotidiano, garantiscono in ogni occasione un'assistenza di alta qualità.4) L'azienda - conclude la nota - è comunque disponibile in ogni momento a ridiscutere i contingenti minimi con le organizzazioni sindacali».Direzione Azienda ospedaliero-universitaria pisana



Proteste e disservizi: un «caso» al giorno

La Nazione del 29/10/2008 ed. PISA p. III

L'ATTESA è la norma. Un'attesa quasi dovuta, di prassi. Il paziente conosce l'orario di ingresso (l'ora della convocazione) ma non quando riuscirà ad uscire dalla clinica. Lunghe mattinate per un esame, una visita, un semplice controllo. Ma anche ore e ore per ottenere il foglio delle dimissioni, una firma, il via libera per tornare a casa. Un sistema «collaudato» che fa impazzire i pazienti e con il quale il Tribunale per i diritti del malato (una decina di volontari in tutto) si trova spesso a «combattere». I casi eclatanti sono un'eccezione come le diagnosi errate: le segnalazioni che arrivano ai due uffici pisani del Tribunale riguardano per lo più il rapporto medici-pazienti e infermieri-pazienti.MALEDUCAZIONE, fretta, appuntamenti che non vengono rispettati, medici che convocano il malato alle 8 ma che si fanno sospirare almeno fino a metà mattina. Notti durante le quali in corsia sembra non esserci davvero nessuno e specializzandi che fanno in tutto e per tutto il lavoro del primario. Le lamentele non mancano e riguardano più il Santa Chiara più che Cisanello: in quello che sarà il nuovo ospedale a intensità di cura lo zoccolo duro degli infermieri è, infatti, rappresentato per esempio dalla nuova generazione, preparata oltre che dal punto di vista sanitario anche a livello umano. Un valore aggiunto di cui i pazienti traggono come è ovvio giovamento.IL TRIBUNALE per i diritti del malato riceve nell'ufficio del Santa Chiara almeno una visita al giorno. La sede è aèerta il lunedì dalle 11 alle 13 e il mercoledì dalle 17,30 a 19,30 mentre a Cisanello i volontari del Tribunale sono presenti il martedì dalle 10,30 alle 12,30 e il giovedì dalle 16 alle 18. «Il nostro compito - spiegano Andrea Possenti, Piero Pardi, Luigi Taliani e Massimo Giuliani - è valutare e verificare i singoli casi, vedere se si tratta di problemi strutturali o episodici. Ee aiutare il paziente nell'eventuale richiesta di rimborso e nel rapporto con il medico o l'infermiere in questione. Non sempre è facile, però: quello che manca è la fotografia dei reparti, della loro attività. Per risolvere i problemi, non bastano le parole. Ci vogliono numeri e dati. Solo così si può migliorare i nostri standard».F.B.



«Categoria allo sbando» Infermieri in sciopero

Gazzetta del Sud del 30/10/2008 ed. MESSINA p. 38

Anche al Policlinico e all'Ausl 5 domani, dalle 7 alle 7 del giorno successivo, il personale infermieristico aderente al "Nursind" si asterrà dal lavoro partecipando allo sciopero nazionale che vuole portare all'attenzione pubblica «il disagio della categoria, ormai giunto a livelli insostenibili e gravi, tanto da rendere sempre più evidente la qualità assistenziale resa all'utente dal servizio sanitario nazionale».
A renderlo noto, attraverso una nota, è la stessa associazione di categoria che evidenzia come «le rivendicazioni espresse a livello nazionale assumono, a livello regionale, e soprattutto provinciale, una valenza particolare».
«Dato infatti per scontato che bisogna fare dei tagli alla Sanità - si legge nella lettera - non appare invece chiara la solita concezione "medicocentrica" della sanità siciliana e messinese, con il probabile mantenimento di strutture e servizi, nonché di primariati e storni di fondi, a fronte di un continuo depauperamento delle dotazioni organiche infermieristiche. Spesso - prosegue la lettera - si definiscono strutture sanitarie "di eccellenza" strutture dove l'assistenza infermieristica è, nonostante gli sforzi degli operatori, nettamente distante dagli standard non solo europei ma dell'intera Penisola». (gi.pa.)



Riapre oggi a Mariano il servizio prelievi

Il Piccolo di Trieste del 30/10/2008 ed. Gorizia p. 6

L'ambulatorio di via Manzoni accessibile ogni giovedì dalle 8 alle 8.30 (15 persone al massimo)MARIANO Soddisfazione del sindaco Nadaia per l'avvio, da oggi, del nuovo servizio prelievi nell'ambulatorio comunale evitando così agli utenti di Mariano di doversi recare negli ospedali di Gorizia e Monfalcone. Il servizio è accessibile ogni giovedì dalle 8 alle 8.30 per un massimo di 15 persone.L'iniziativa è frutto dell'impegno dell'Amministrazione comunale che ha visto nei mesi scorsi il sindaco attivarsi in riunioni con i medici di base e con i responsabili del servizio infermieristico che operano sul territorio. Gli incontri hanno avuto esito positivo in quanto la proposta avanzata dal Comune di Mariano del Friuli va nel senso della nuova programmazione della sanità sul territorio.Sostegno pieno all'iniziativa da parte della direttore generale dell'Ass Manuela Baccarin. Purtroppo non partirà oggi il servizio infermieristico di misurazione della pressione e di altri esami: per «motivi tecnici» sarà avviato solo dopo la definizione in ambito provinciale dell'organigramma dell'attività infermieristica.L'avvio di questo nuovo servizio nell'ambulatorio medico di via Manzoni non sarà un doppione di quello che viene svolto dal personale dell'Adi ( Assistenza domiciliare integrata ) che offre prestazioni sanitarie di carattere medico e infermieristico, quali i prelievi, le iniezioni o i servizi assistenza sociale che sono garantiti dal Comune. (e.p.)



Più medici e infermieri per l'ospedale

La Libertà del 30/10/2008 , articolo di Donata Meneghelli p. 26

Previsti investimenti per 2,1 milioni di euro (ma non tutti sono garantiti)Posti letto, investimenti, risorse umane, ampliamenti di spazi e nuove tecnologie. Tanti i temi concreti trattati nella relazione che ieri pomeriggio il direttore generale dell'Ausl Andrea Bianchi ha tenuto davanti al Comitato di distretto di Levante riunito a Fiorenzuola per parlare del futuro dell'ospedale unico della Valdarda, che l'anno prossimo vedrà l'apertura del nuovo padiglione, con la revisione di spazi e strutture anche nei due anni successivi all'inaugurazione.Dopo l'intervento del sindaco Giovanni Compiani, che ha ricordato il lavoro della commissione comunale sanità e il lavoro all'interno della conferenza sanitaria (presente ieri il presidente Gianluigi Boiardi con l'assessore provinciale Paola Gazzolo), il direttore Bianchi ha esposto i piani aziendali per circa un'ora e mezza di intervento, snocciolando le cifre che descrivono le tendenze per il futuro. I posti letto, che attualmente sono 159 - ha spiegato Bianchi - saranno aumentati, fino ad arrivare a 181. I piani aziendali prevedono anche l'incremento del personale: si assumeranno un radiologo, un anestesista (anche per attività di parto-analgesia), ma anche un chirurgo, in particolare per permettere ai due chirurghi che oggi si occupano di chirurgia plastica di dedicarvisi a tempo pieno. In previsione da parte dell'azienda anche un nuovo nefrologo, scelta legata al necessario implemento dei posti di dialisi che passeranno dagli attuali 7 a 12, garantendo copertura agli utenti dializzati del distretto che oggi sono costretti a rivolgersi altrove. Non solo i medici, ma anche il personale infermieristico e di assistenza di base, sarà incrementato: nell'ospedale di Fiorenzuola dei prossimi anni saranno assunti 6 infermieri in più, 8 operatori socio sanitari e 2 fisioterapisti.Bianchi ha anche illustrato gli investimenti dei prossimi anni, chiarendo le annualità in cui sono previsti e le fonti di finanziamento (meno certe quelle del fondo sanitario nazionale e dell'accordo Stato-Regioni, ex legge 20/2000).Già stanziati i 400mila euro per interventi al presidio di Villanova, mentre l'anno prossimo si investiranno 50 mila euro sulla palestra del centro di riabilitazione. A Fiorenzuola nel 2009 si intende investire 100 mila euro per realizzare il nuovo blocco endoscopia, e altrettanti per il blocco parto (previsto per il 2010). Il potenziamento delle sale operatorie (con l'apertura della quarta) è previsto per il 2010 con 100mila euro di risorse. Al 2011 slitta invece il nuovo pronto soccorso, per cui occorrerà un milione e 200 mila euro. L'ampliamento della radiologia è per il 2012 (150 mila gli euro per realizzarlo). Di tutti questi investimenti (2,1 milioni di euro in totale), Bianchi ha differenziato quelle che sono risorse proprie e certe, da quelle invece legate alla finanziaria e quindi non certe (ma pur probabili). Sono certe invece le risorse per dotare di arredi il nuovo corpo di fabbrica (1 milione di euro) così come ci sono i soldi per la nuova Tac (700 mila euro). L'anno prossimo investimenti di 400 mila euro sul sistema di trasmissione dati della radiologia, ma anche l'acquisto di un nuovo sollevatore per pazienti da 200 mila euro. Nel 2010 previsto l'adeguamento del nucleo antico dell'ospedale (oggi sede di poliambulatori che si affacciano su corso Garibaldi) con 200 mila euro di investimento.30/10/2008



Domani gli infermieri incrociano le braccia

La Nuova Sardegna del 30/10/2008 ed. Nazionale p. 21

SASSARI. Gli infermieri incrociano le braccia. Per domani, infatti, il Nursind ha stato proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore. Al pronto soccorso dell'ospedale civile l'adesione è stata altissima, ma al momento nessuno avrebbe ricevuto comunicazioni ufficiali sui servizi minimi da garantire. All'origine della protesta, lo stato di estrema sofferenza degli inferieri italiani, sia per le condizioni di lavoro che per le retribuzioni, oltre che per i «continui attacchi al Sistema Sanitario pubblico portati avanti dalla politica del Governo».«A oggi le Aziende Ospedaliere di Sassari risultano inadempienti rispetto alla normativa sul diritto di sciopero - si legge in una nota del Nursind - in quanto, nonostante la nostra diffida, non ha provveduto a fare le comunicazioni al personale che dovrebbe prestare i servizi minimi, in quanto contingentato, così come previsto nell'Accordo Nazionale "Norme di garanzia dei servizi pubblici essenziali" del 25 settembre 2001. Come se non bastasse, l'accordo sui contingenti minimi in caso di sciopero risale al 2001, quando l'organizzazione aziendale era fondamentalmente diversa da oggi. Tanto che non sono stati previsti nei contingenti minimi molte Unità operative e servizi che, seguendo la normativa sul diritto di sciopero, rischiano di essere completamente sguarnite di personale infermieristico, qualora esso volesse aderire allo sciopero».Le richieste che gli infermieri avanzano attraverso il primo sindacato nazionale che li rappresenta sono: «Eliminare la sottrazione di risorse economiche dai fondi per la contrattazione aziendale verso i bilanci aziendali in caso di malattia; togliere il dirottamento del 20 per cento dei risparmi derivanti dal rapporto di lavoro part-time, dal fondo della produttività al bilancio aziendale; il riconoscimento del carattere usurante del lavoro infermieristico; l'aumento ragionevole nello stanziamento economico per il rinnovo dei contratti; la possibilità di svolgere l'attività libero professionale in regime di esclusività o aperta all'extramoenia senza incompatibilità che rappresentano una palese discriminazione rispetto ad altri professionisti del Ssn; l'istituzione dell'Ordine professionale degli Infermieri; la detassazione delle ore straordinarie, come previsto il privato».


Ma i servizi vanno garantiti: il rimedio arriva dagli adesivi

Messaggero Veneto del 30/10/2008 ed. Pordenone p. 2

L'AGITAZIONE - Infermieri a braccia conserteInfermieri a braccia incrociate domani per lo sciopero proclamato dal Nursind a livello nazionale. E per chi non potrà fisicamente aderire alla protesta, perchè la sanità è una delle professioni in cui lo sciopero è possibile solo se i servizi vengono garantiti, ecco gli adesivi per comunicare agli utenti questa sorta di "sciopero bianco". La scritta «Sono solidale con lo sciopero» campeggia su un adesivo, fornito dal Nursind, che tutti coloro che domani dovranno essere in servizio potranno apporre sulla divisa.Tante le ragioni della mobilitazione di 24 ore proclamata dal sindacato degli infermieri. Si va dal numero di questi professionisti sanitari, assolutamente insufficiente. «In Italia - spiega il segretario provinciale Gianluca Altavilla - il rapporto infermieri-abitanti è di 5,4 ogni mille persone, la media europea è di 8,2 per mille, ovvero un numero sufficiente a garantire le esigenze di salute del cittadino. A causa di questo e dei tagli al personale, gli infermieri si trovano a lavorare di più e con un maggior carico di lavoro, molte volte rinunciando ai riposi, e di conseguenza a non esercitare a pieno la professione riuscendo a garantire esclusivamente lo standard minimo assistenziale. La carenza di personale - prosegue Altavilla - comporta anche un elevato rischio di errore nei confronti del paziente, ogni anno negli ospedali, infatti, viene cagionato un danno a migliaia di pazienti. La maggior parte degli infermieri lavora su turni, con tutto quel che questo comporta per la qualità della vita, e la salute, di queste persone».Da qui le richieste, iniziando da un aumento dei posti nei corsi universitari per infermieri, l'implementazione delle figure di supporto all'assistenza infermieristica, l'aumento del budget regionale per l'assunzione del personale. (e.d.g.)



Vertice per tutelare l'Oglio Po

La Provincia di Cremona del 30/10/2008 p. 35

di Andrea Costa VICOMOSCANO (Casalmaggiore) - «I sindaci del Casalasco-Viadanese incontrino subito il direttore generale dell'azienda ospedaliera Piergiorgio Spaggiari». Questo il messaggio che il presidente provinciale Giuseppe Torchio ha affidato a una lettera spedita ai primi cittadini di Casalmaggiore e Viadana e alla presidente della Consulta interprovinciale d'area prendendo posizione in favore del potenziamento dell'ospedale Oglio Po. «Per mettere a tacere le voci ricorrenti di un ridimensionamento della struttura a seguito del protrarsi della chiusura 'estiva' di 20 posti letto del reparto di Medicina e di futuri possibili 'dimensionamenti' sempre in agguato - afferma Torchio nella lettera - non resta che convocare i sindaci del territorio casalasco-viadanese alla presenza del direttore generale dell'azienda ospedaliera Spaggiari, così come già avvenuto con il suo predecessore Cornelio Coppini, ed in quella sede verificare il livello degli impegni. Per quanto riguarda la Provincia di Cremona, gli impegni concreti assunti con il decentramento del corso di Scienze Motorie dell'università di Pavia a Casalmaggiore potrà trovare ulteriori sviluppi se sarà condivisa la nostra idea di decentrare anche il corso di Scienze Infermieristiche. In tal modo si potrà sopperire tra qualche anno alla carenza di personale infermieristico». Insomma, il corso universitario triennale in Scienze Infermieristiche a Santa Chiara, dove peraltro in passato era già stata ospitata proprio la scuola per infermieri. «Certo il sistema locale deve essere disposti a farsi carico dei costi, come già avvenuto per Scienze Motorie», aggiunge Torchio commentando la lettera con il cronista. E fino alla laurea dei primi infermieri? «La condizione, ovviamente, è che nel frattempo la direzione generale ospedaliera cremonese faccia fronte alla mancanza di infermieri nel periodo transitorio come si è riusciti a fare a Mantova». Torchio dà la sua piena disponibilità a partecipare all'incontro tra i sindaci e Spaggiari.



Gli ispettori Asl al Santa Rita chiuse tutte le sale operatorie

DNews del 30/10/2008 , articolo di >> Enza Mastromatteo Milano ed. Milano p. 11

C'erano venti pazienti in lista per essere operati, alcuni già con l'ane stesia in circolo. Dopo il blitz, alcuni si sono rivolti ad altri ospedali della città.Da ieri mattina, nei corridoi di via Jommelli, medici e infermieri si passano tra le mani una comunicazione interna al personale : «Da oggi, fino a data da definire, sono sospesi tutti gli interventi chirurgici». Nella clinica Santa Rita, le sale operatorie sono state chiuse a chiave. Di nuovo. Non si può più operare, almeno fino alla prossima disposizione. Ieri mattina, 20 pazienti erano pronti a subire un intervento. Dieci alla cataratta e altri 10 negli altri reparti. I chirurghi avevano già indossatoi loro camici verdi. Gli "a ttr ezzi" erano già stati sterilizzati dagli infermieri. Alcuni pazienti avevano già l'anestesia in circolo. Ma poi sono arrivati gli ispettori dell'Asl. Il requisito necessario per ogni sala operatoria è che sulla porta compaia affisso un documento con la doppia firma dei due anestesisti. Ma alla Santa Rita c'era solo quella del primo anestesista. Da qui la decisione di chiudere le sale operatorie. Alle 7, ieri, c'erano anche gli uomini delle Fiamme gialle in via Jommelli. «Controlli di routine sulle cartelle cliniche», riferiscono dalla sede di via Filzi. Ma il loro arriv o, accompagnato dal provvedimento dell'Asl, ha mandato nel panico medici e infermieri. «Un cavillo amministrativo che serve solo ad aumentare le preoccupazioni dei lavoratori e dei pazienti», afferma il sindacalista Antonio Marchini, Cigil. «Non vogliamo ritrovarci come l'e sta te scorsa», dicono gli infermieri, quando la clinica ha chiuso dopo il blitz della Finanza. Preoccupati, all'entrata dell'u ffic io accettazioni, anche alcuni famigliari dei pazienti ricoverati, in attesa di un intervento chirurgico. «Il mio amico si sarebbe dovuto operare alla vescica lunedì e invece gli hanno detto di andare in un altro ospedale», racconta Flavia, 65 anni. Entrano ed escono dall'ingresso principale. Chiedono spiegazioni. E la risposta è solo una: «Per ora non si opera».

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