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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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mercoledì, settembre 17

Rassegna Stampa - 17.09.08


Diamo voce agli infermieri

Alto Adige del 17/09/2008 ed. Nazionale p. 27

Lo scopo è analizzare le problematiche della categoria
MERANO. All'insegna del tema "Diamo voce agli infermieri", si svolgerà venerdì e sabato al Kurhaus il congresso organizzato da Ipasvi, il Collegio provinciale degli infermieri, assistenti sanitari e infermieri pediatrici della Provincia. I lavori saranno introdotti da indirizzi di saluto di Gundula Gröber, presidente collegio Ipasvi di Bolzano, di Annalisa Silvestro, presidente della Federazione italiana collegi IPASVI, da Robert Theiner quale assessore alla sanità e alle politiche sociali della Provincia, da Robert Peer, direttore tecnico-assistenziale dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige e dal sindaco Günther Januth.Oltre a numerosi relatori di livello internazionale, è annunciato l'intervento di Suzanne Gordon, giornalista e assistente universitaria presso la scuola per infermieri dell'università del Maryland, dell'università della California a San Francisco e dell'università McGill di Arlington, sul tema "Dalla professione femminile alla professione del sapere: un passo necessario per la diffusione mediatica delle tematiche infermieristiche".Da segnalare, parallelamente alle riunioni specialistiche, il concorso fotografico "Diamo un'immagine all'assistenza infermieristica", con esposizione delle opere e premiazione finale dei vincitori del concorso stesso da parte del presidente della provincia, Luis Durnwalder.

MERANO
Corriere dell'Alto Adige del 17/09/2008 ed. BOLZANO p. 5

Congresso infermieri alla Kurhaus
BOLZANO - Si svolgerà venerdì e sabato prossimi alla «Kurhaus» di Merano il congresso organizzato dal collegio provinciale degli infermieri, degli assistenti sanitari e degli infermieri pediatrici della provincia di Bolzano all'insegna del tema «Diamo voce agli infermieri». I lavori del congresso saranno aperti da Gundula Groeber, presidente del collegio Ipasvi (Infermieri professionali assistenti sanitari vigilatrici d'infanzia) e da Annalisa Silvestro, presidente della Federazione italiana Ipasvi.
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«Più controlli sugli infermieri extra Ue»

Il Piccolo di Trieste del 17/09/2008 ed. Nazionale p. 25

L'Ipasvi: l'Ass valuti i casi, aumentare gli iscritti ai corsi universitari»«Abbiamo scelto di lavorare con infermieri extracomunitari, in quanto quelli italiani non garantiscono continuità del servizio». Così recita l'incipit del sito dell'agenzia Gruppo Vita Serena spa che recluta personale infermieristico in tutto il mondo da introdurre negli ospedali di tutta Italia, inclusi quelli triestini. Lo prova anche un annuncio pubblicato sul sito del Gruppo Vita Serena lo scorso 30 aprile: «Cerchiamo infermieri professionali da introdurre» in «strutture sanitarie ospedaliere di Trieste». «Le diverse Aziende ospedaliere della nostra regione - spiega il direttore di quella triestina, Franco Zigrino - non hanno scelta al riguardo: come previsto dalla passata giunta regionale, per la fornitura del personale interinale siamo obbligati ad avvalerci della struttura consorziale Centro servizi condivisi: sono loro che tengono i rapporti con queste agenzie che reperiscono personale infermieristico. Io avevo escluso di ricorrere agli interinali ma, vista la situazione, siamo costretti».Zigrino lamenta anche un servizio «scadente» da parte del Cdc: «Il capitolato prevede che loro forniscano il personale a 60 giorni - sottolinea - ma un'Azienda ospedaliera costretta a ricorrere a del personale interinale ha ovviamente urgenze maggiori». Insomma il bisogno di personale negli ospedali ha dato il via al mercato degli infermieri. Reclutati, importati e venduti «a pacchetti» alle diverse Aziende ospedaliere. «Una referente dell'agenzia mi ha contattata in Perù - racconta una giovane che a stento parla l'italiano - ho pagato duemila euro più le spese del biglietto aereo e sono stata portata in Piemonte. A Torino mi hanno fatto avere il permesso di soggiorno e poi mi hanno destinata a Trieste».«Questo fatto noi l'abbiamo segnalato già quattro anni fa - commenta il presidente del collegio degli infermieri di Trieste, Flavio Paoletti - con un esposto al Ministero e alla Federazione nazionale del Collegio infermieri. Ora chiediamo maggiore attenzione all'Azienda ospedaliera nel valutare queste persone - evidenzia Paoletti - inoltre abbiamo chiesto alla Regione e all'Ateneo triestino di portare il numero degli iscritti al corso da 80 a 120, destinando idonee risorse all'Università». «Delle vicende personali e di quanto succede alle spalle di agenzie come Vita Serena io non so nulla - ammette Zigrino - ma quanto alle difficoltà di comunicazione degli infermieri stranieri, stiamo meditando la possibilità di organizzare dei corsi per perfezionare il loro italiano». Laura Tonero



Sanitari, formazione on-line Intesa tra Infermieri e Ateneo

Il Piccolo di Trieste del 17/09/2008 ed. Gorizia p. 14

Protocollo inserito in un progetto mirato a nuovi modelli didattici Costituito un gruppo di lavoroÈ stato ufficializzato in questi giorni, con le firme del preside della facoltà di Scienze della formazione dell'Università cittadina Giuseppe Battelli, e del presidente di Ipasvi (il Collegio degli infermieri) di Trieste Flavio Paoletti, il nuovo protocollo di intesa per la formazione e l'aggiornamento e-learning del personale sanitario: una risposta concreta alle necessità e alle attese formative dei professionisti presenti nell'Azienda sanitaria di Trieste, capace di garantire un'efficace formazione on-line attraverso la valutazione dell'apprendimento e la costruzione di nuovi modelli didattici e pedagogici.Il protocollo rientra in un articolato progetto di formazione e aggiornamento avviato da Ipasvi per costruire specifici momenti di confronto, collaborazione e cooperazione, sulla strada avviata qualche settimana fa con la promozione, nell'ambito di Llp - Lifelong Learning Programme (il percorso per la mobilità professionale in Europa), di una borsa di studio per lo stage di tre settimane presso i servizi sanitari inglesi, dal 14 settembre al 5 ottobre scorsi.Proprio in questi giorni l'infermiere triestino Marco Pintarelli, vincitore di questa borsa di studio, sta partendo alla volta di Londra per attuare la sua esperienza di stage in un confronto con le istituzioni sanitarie inglesi: lo stage vedrà la rappresentanza italiana impegnata con membri del ministero della Sanità inglese, dell'Università, dell'organizzazione e del corrispettivo Ipasvi inglese (Nursing and Midwifery Council), per approfondire le strategie adottate in Inghilterra per favorire la scelta della professione infermieristica nel proprio Paese ed aumentare il numero di iscrizioni all'università. Ulteriori contatti sono già in atto con altri Paesi europei per la messa in rete comune del progetto e per favorire la mobilità e gli scambi europei con stage formativi, nonché sul campo tra le diverse realtà sanitarie (per esempio il Distretto sanitario 4 di Trieste).A partire dal protocollo d'intesa sottoscritto fra l'ateneo triestino e il collegio Ipasvi saranno formulati modelli didattico-pedagogici di e-learning concretamente praticabili già a partire dai prossimi mesi: piattaforme specifiche per il settore, fruibili e riproducibili in ambito sanitario per la formazione del personale, per l'aggiornamento tanto nell'area pragmatica che sul versante relazionale. Da un punto di vista operativo, con la firma del protocollo, di durata triennale, si è costituito anche un gruppo di lavoro per la definizione e l'attuazione dei moduli di formazione e aggiornamento: il gruppo è composto dall'Ente Ipasvi e dal Dipartimento della Formazione e dell'educazione della facoltà di Scienze della Formazione.
BOLZANO: SCELTE LE MIGLIORI FOTO DELLA CAMPAGNA
"DARE UN'IMMAGINE AGLI INFERMIERI"

Marketpress del 16/09/2008

Bolzano, 16 settembre 2008 - "Dare una voce e un volto all'assistenza" con questo motto il Collegio provinciale degli infermieri, degli assistenti sanitari e degli infermieri pediatrici della provincia autonoma di Bolzano (Ipasvi) ha avviato una serie di iniziative per valorizzare maggiormente la professione infermieristica a livello provinciale. Tra queste, in particolare, un concorso fotografico dal titolo "Dare un'immagine agli infermieri". Il 19 e 20 settembre si terrà a Merano il congresso degli infermieri con il motto "Dare voce all'assistenza" a partecipazione internazionale. Nel corso del congresso saranno premiate, tra l'altro le sette migliori foto, tra le 100 pervenute al concorso promosso dall'Ipasvi, il Collegio provinciale degli infermieri, degli assistenti sanitari e degli infermieri pediatrici della provincia autonoma di Bolzano, in collaborazione con l'Assessorato provinciale alla sanità, dal titolo "Dare un'immagine agli infermieri". Queste iniziative si prefiggono l'obiettivo di valorizzare appieno la figura professionale dell'infermiere che rappresenta uno dei maggiori punti di forza della sanità altoatesina. Al concorso fotografico, rivolto ai fotografi amatoriali, ai fotografi professionisti ed alla categoria degli infermieri, degli infermieri pediatrici, degli assistenti sanitari e degli studenti dei corrispondenti corsi di laurea, hanno preso parte oltre 100 persone. La giuria del concorso "Dare un'immagine agli infermieri" è formata da Dr. Richard Theiner (assessore alla sanità e alle politiche sociali) Jakob Tappeiner (fotografo e titolare della casa editrice Tappeiner), Prof. Dr. Gerhard Glüher (professore ordinario di filosofia e teoria del design presso la facoltà di arte e design della Fub), Dr. Toni Ebner (capo redattore del quotidiano Dolomiten, Athesia Verlag), Eva Langgartner (fotografa professionale), Sabine Kaserer (infermiera e fotografa per hobby), Laura Anselmi (infermiera e fotografa per hobby). .



"Mamme infermiere, niente part-time"

La Repubblica del 17/09/2008 , articolo di SARA STRIPPOLI ed. Torino p. 09

Il sindacato Nursing up: richieste negate in molte Asl del Piemonte Galanzino: "Non vogliamo mettere sbarramenti, ci serve soltanto un po' di tempo"P ART-time negato alle mamme infermiere. La denuncia arriva dal sindacato infermieri Nursing up che alla ripresa dell'attività autunnale segnala che le aziende sanitarie stanno interpretando in senso restrittivo il decreto Brunetta (la legge 112 del 25 giugno 2008), approfittando della discrezionalità riservata all'azienda per ridurre il numero dei part-time in ospedale. «La norma si sta trasformando in un boomerang che colpisce gli infermieri e i lavoratori di tutto il comparto pubblico», dice il segretario regionale Claudio Delli Carri. Il quale spiega che anche se le aziende sanitarie potrebbero arrivare ad avere una percentuale di dipendenti part-time pari al 25% del totale, in pratica nessuna Asl che ha ricevuto richieste da parte delle sue dipendenti ha di fatto concesso l'impiego a mezza giornata a partire proprio da fine giugno. «Ci lascia stupefatti che le aziende sanitarie del Piemonte abbiano interpretato il decreto Brunetta con una strumentalizzazione che di fatto penalizza gravemente una larga fetta di lavoratori - commenta Delli Carri - . La richiesta di part-time è sempre generata da necessità complesse, come quelle di una mamma nell'accudire i figli o di una famiglia che deve seguire un parente in difficoltà».Il sindacato per ora non ha numeri precisi sulle richieste negate, ma dice che il fenomeno interessa tutto il territorio regionale, ad eccezione della provincia di Cuneo, dove la percentuale del 25% era già stata raggiunta. Ma le segnalazioni arrivate in questi giorni dalle lavoratrici, in particolare dall'ospedale Molinette, dall'azienda sanitaria del Verbano, dalla To3, Rivoli, Pinerolo, Venaria, sono decine. «In generale riscontriamo una rigidità delle aziende, che non contemplano la possibilità di spostare i lavoratori in altri dipartimenti dove il part-time non creerebbe problesonale assistenziale, sono 500 su 2500, una percentuale attorno al 20 per cento. «Nessuna intenzione di mettere sbarramenti - la promessa di Galanzino - abbiamo soltanto bisogno di un po' di tempo. È ovvio che dove c'è il part-time, sia verticale sia orizzontale, non ci possono essere i turni e questo complica l'organizzazione». La questione però si allarga anche al tema degli orari, insiste il sindacato: «è assolutamente necessaria una riforma degli orari, con una redistribuzione dei turni operativi.Se prima non si risolvono questi problemi, venendo incontro alle famiglie anche tramite un piano regionale di sostegno e aumento degli asili nido in modo che possano avere orari più confacenti agli impegni dei lavoratori turnisti, come sono gli infermieri, il vero rischio è il caos totale».mi», dice ancora Delli Carri.Il direttore generale delle Molinette Giuseppe Galanzino replica alle critiche ricordando che prima del decreto Brunetta la sua azienda ha chiuso un accordo con le organizzazioni sindacali: «Abbiamo concesso un solo part-time nel caso di una lavoratrice in condizioni familiari difficili. Siamo in una fase di riorganizzazione e a novembre bandiremo un concorso». Al Giovanni Battista i part-time, fra il per-
Foto: Difficoltà di conciliare il lavoro con l'impegno di mamma per le infermiere delle Asl piemontesi



SANITÀ PRIVATA Infermieri e ...

Il Gazzettino del 16/09/2008 ed. UDINE p. V

SANITÀ PRIVATA
Infermieri e tecnici
domani in sciopero
Le organizzazioni sindacali dei lavoratori non medici della sanità privata (infermieri professionali, tecnici di laboratorio e di radiologia, operatori sociosanitari, impiegati) hanno indetto, per giovedì uno sciopero nazionale. Pertanto, saranno garantiti soltanto i servizi minimi essenziali ai pazienti ricoverati. La Direzione non può in alcun modo prevedere quanti e quali operatori aderiranno allo sciopero e conseguentemente non è in grado di assicurare il normale svolgimento delle attività ambulatoriali ed amministrative di supporto. Le prestazioni di ricovero che non verranno effettuate a causa dello sciopero sono già state posposte ad altra data. La Casa di Cura si scusa fin d'ora per il disagio che lo sciopero, del quale non è responsabile, potrà arrecare all'utenza.


Pelucca in attesa: manca ancora il personale

Il Giorno del 17/09/2008 , articolo di ELEONORA PISANIELLO ed. Sesto p. 8

di ELEONORA PISANIELLO -
SESTO SAN GIOVANNI - SEDICI OSPITI sono in arrivo ma il personale manca ancora all'appello. A meno di tre settimane dall'apertura della nuova residenza sanitaria per anziani di via Boccaccio, gestita dalla fondazione La Pelucca, i contratti di assunzione per infermieri e assistenti non sono ancora stati firmati. Un problema da risolvere entro il 6 ottobre quando la struttura dovrà essere pronta ad accogliere i suoi primi ricoverati: quattro nella settimana di avvio, seguiti da altri dodici nei giorni successivi, solo per il nucleo del primo piano. PER FARLO, ci sarà bisogno di almeno nove ausiliari sociosanitari (Asa), un infermiere specializzato e un medico per i quali, spiega Elettra Mascetti, presidente della fondazione La Pelucca, «stiamo già effettuando le selezioni. Per quanto riguarda il personale Asa abbiamo trovato i candidati da assumere, mentre resta ancora da rintracciare la figura dell'infermiere. Siamo a un passo dalla stipula del contratto, invece, per il medico. Abbiamo però ancora tre settimane per completare il personale». Tra i cinquecento curricula arrivati alla fondazione in questi giorni, inoltre, alcuni, per il momento sono stati scartati. I receptionists, gli addetti alle pulizie e i fisioterapisti saranno, almeno nelle prossime settimane, gli stessi della casa di riposo La Pelucca di via Campanella, gestita dalla fondazione: «Siamo ancora in attesa dell'accreditamento della struttura di via Boccaccio da parte della Regione - spiega Mascetti - che non può arrivare prima dell'apertura della casa di riposo. Una volta avviata la residenza dovremo attendere altri due mesi per avere la conferma dei finanziamenti». Solo allora, infatti, si potranno completare le assunzioni del personale non sanitario e di altri 33 assistenti Asa, tre infermieri, due dottori, un animatore e due fisioterapisti. E aprire, così, gli altri reparti della Rsa che oltre ai 16 ospiti che arriveranno a ottobre, potrà accogliere 20 anziani al centro diurno, 24 pazienti nel nucleo Alzheimer e 30 permanenti al secondo piano. «AGLI OSPITI che arriveranno a ottobre saranno garantiti tutti i servizi di assistenza con le assunzioni di questi giorni e senza nessuna maggiorazione sulla retta (duemila euro circa mensili), che resta la stessa calcolata con il contributo di 41 euro al giorno della Regione».


ASL Napoli 5 - Castellammare di Stabia,
disagi all'ospedale. Sindacati e addetti: «Più personale»

Il Mattino del 16/09/2008 ed. CIRC_SU2 p. 41

MARIA ELEFANTE Castellammare. Poco personale e poca sicurezza al pronto soccorso. Secondo i medici e gli infermieri del reparto dell'ospedale stabiese San Leonardo ci sarebbero condizioni che rendono difficile il lavoro quotidiano. Sul piede di guerra gli operatori sanitari che dopo aver assistito all'aggressione di un collega, avvenuta la scorsa settimana, hanno indetto per oggi, assieme ai sindacati, una riunione con i vertici della locale azienda sanitaria. Tensioni anche all'esterno del presidio ospedaliero, da ieri sono due gli istituti di vigilanza che sorvegliano il nosocomio. «Si tratta di un normale avvicendamento - spiega Gennaro D'Auria, direttore generale dell'Asl Na5 - bisogna mettere in pratica gli esiti delle gare d'appalto». Ma le guardie giurate che fino a qualche giorno fa hanno prestato servizio presso l'ospedale di Corso Europa non vogliono lasciare posto a chi deve subentrare, alimentando così il clima teso che in queste ore si respira al piano terra del San Leonardo. «Carenza di personale e questione sicurezza sono temi importantissimi e all'ordine del giorno nelle riunioni tra vertici aziendali e personale sanitario e sigle sindacali - spiega Pasquale Russo rappresentate unico per il San Leonardo della Federazione sindacati indipendenti che da anni si occupa dei problemi relativi al nosocomio di corso Europa - bisognerebbe controllare quotidianamente gli infermieri in servizio. Molti sono in malattia o ancora in ferie. Ed è questo che impedisce ai reparti di funzionare al meglio. Ma non è tutto; bisogna anche valutare la professionalità di chi viene assegnato a nuovi settori e capire se sussistono le competenze adatte a far fronte alle esigenze richieste». Il problema si sente maggiormente all'interno del pronto soccorso, ma sembra essere riconducibile a molti altri reparti della struttura sanitaria che, come il pronto soccorso, accolgono continuamente ricoveri e trasferimenti. La buona posizione geografica e la struttura, che dal punto di vista tecnologico risulta essere una delle più avanzate, fanno si che il San Leonardo risulti un buon punto di riferimento nella zona. Intanto i primi cambiamenti; a giorni, infatti, si insedierà il nuovo direttore sanitario, Raffele Trapani, che insieme ai medici e agli infermieri ragionerà su come risolvere le questioni che riguardano il nosocomio. Ma a parlare e a rassicurare l'utenza è il direttore generale della Napoli 5 Gennaro D'Auria: «Abbiamo incrementato recentemente il personale sia medico che infermieristico, e ritengo che ci sia un numero adeguato di operatori sanitari rispetto ai servizi che offriamo - spiega il direttore - l'emergenza estiva è stata affrontata benissimo e ora non ci resta che guardare in avanti, il prossimo passo è l'apertura della nuova pediatria».


ASL Napoli 5 - Gragnano,
igiene mentale ancora al palo

Il Mattino del 16/09/2008 ed. CIRC_SU2 p. 41

FRANCESCO FUSCO Gragnano. È muro contro muro tra sindacati e Asl 5 sul reparto d'igiene mentale dell'ospedale Santa Maria di Casascola. A pochi mesi dall'inaugurazione, le polemiche in atto tra le due parti sulle prospettive di sviluppo della struttura si sono oggi trasformate in uno scontro frontale. Ad arroventare il clima è stata una nuova lettera inviata dal Nursing Up (il sindacato degli infermieri) ai vertici dell'azienda sanitaria, attraverso la quale i rappresentanti sindacali si mostrano preoccupati per la situazione in cui versa la struttura. «Chiediamo all'Asl 5 un rapido e intervento risolutivo - afferma Michele Costagliola, esponente del Nursing Up area stabiese e firmatario della missiva - per dare un minimo di dignità ai pazienti ricoverati nel reparto d'igiene mentale di Gragnano e all'intero personale medico e infermieristico. Per diversi mesi la struttura è stata privata dell'acqua calda, mentre per l'intero periodo estivo abbiamo avuto dei problemi con i condizionatori d'aria. Ancora oggi inoltre, gli ammalati sono costretti a vagare per ore lungo il corridoio principale dell'edificio, mentre il personale infermieristico è ancora privo di alcuni importanti strumenti di lavoro. Insomma una situazione assurda, resa ancora più grave dal silenzio assordante dei vertici dell'Asl Na 5». Parole forti, che hanno scatenato un inevitabile vortice di polemiche. Di tutt'altra natura sono invece i commenti che provengono dall'azienda sanitaria. «Il nostro impegno per l'igiene mentale di Gragnano è massimo - afferma Francesco Della Pietra, direttore della struttura, ma purtroppo siamo costretti a fare i conti con una carenza di uomini e di risorse che ci complica in maniera notevole il lavoro. Ad ogni modo, nonostante il personale medico esiguo in servizio, stiamo garantendo tutte le urgenze segnalateci sul territorio. Pertanto trovo strumentale e demagogica la posizione di alcune sigle sindacali, che invece di gettare fango sul nostro operato potrebbero effettuare delle critiche costruttive per cercare di migliorare insieme la situazione».



Gli Sherpa al servizio di chi soffre:
una squadra che vince paura e dolore

Gazzetta di Mantova del 17/09/2008 ed. Nazionale p. 13

Sono in trenta tra medici infermieri e altri professionistiIl nome è quello dei portatori d'alta quota ingaggiati per le spedizioni himalayane: gli Sherpa. E le responsabilità che hanno addosso, ogni giorno, non sono più leggere. Lottano per dare un volto dignitoso al dolore, anche a quello più atroce. E lo fanno con l'amore di chi, prima di tutto, difende la vita. «Nell'impossibilità di guarire - dicono - c'è molto da curare. E un malato deve poter scegliere di stare a casa, nel suo mondo e con i suoi affetti». Gli Sherpa sono un gruppo di volontari che seguono i pazienti oncologici, in fase terminale. Affiancano le famiglie nell'assistenza e nelle questioni burocratiche. Convivono con una sofferenza che si sforzano di rendere più accettabile, più umana. Per questo cercano di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema delle cure palliative. Una premessa: la morte è un evento naturale, inevitabile. E' questa consapevolezza che costringe alla massima attenzione nei confronti delle persone in fin di vita. Attenzione al dettaglio, a tutto quello che si può e si deve fare per migliorare la loro situazione. Saper ascoltare, dare considerazione, restituire un senso agli ultimi istanti di un uomo. Entrare in rapporto emotivo con un malato che merita il massimo rispetto.L'equipé mantovana è composta da 30 volontari, 8 medici professionisti (specializzati nella somministrazione di farmaci palliativi), 10 infermieri, 2 asa, 2 psicologi, un fisioterapista e un sacerdote. Una squadra affiatata che cerca di rispondere alle richieste del malato. E che si sforza di alleviare il suo dolore e quello dei familiari. Il passaggio a una condizione di deterioramento fisico e psichico, infatti, getta le persone care in uno stato di paura, depressione. Per gestire determinate situazioni c'è bisogno di cuori forti, pronti a garantire sia un'assistenza medico-infermieristica, che un supporto morale. E' allora che il contributo degli Sherpa si fa determinate. Ma come rendere la morte più accettabile? «Premetto che non tutti i pazienti sono coscienti - dice Gianni Pirondini, volontario e presidente del villaggio Sos - Spesso a capire la criticità di certe situazioni sono solo le famiglie. Certo è che noi parliamo sempre in termini di speranza, vogliamo la serenità di chi curiamo. E' capitato che dei casi estremamente gravi si risolvessero nel migliore dei modi, inaspettatamente. Solo il Signore sa quand'è il momento di richiamarci a sè». Gli Sherpa vivono molto fortemente il rapporto con i parenti dei malati. Ma c'è qualcosa che li rincuora in tanto male? «Sì, il vedere persone coscienti accettare con coraggio il passaggio dalla vita alla morte. Non è da tutti, ma è questa la nostra gioia più grande».Un contatto così intenso, in un momento della vita tanto delicato, implica inevitabilmente un coinvolgimento emotivo: «La vicinanza - spiega Pirondini - lascia un segno indelebile. Per sempre. Non dimenticherò mai le mani di un mio amico che in fin di vita stringeva le mie, voleva dirmi grazie. E poi ricordo un signore che si era affezionato davvero tanto a me, era molto malato e mi chiese di accopagnarlo alla fiera di Gonzaga. Fu una bella serata. Certe immagini ti restano impresse nella mente. Rispolverare tra i ricordi a volte fa un po' male. Ma alla fine impari a conviverci». Prima di entrare in questa realtà, tutti gli Sherpa si sono sottoposti a una serie di incontri con degli psicologi. Il carico emotivo che devono sostenere è pesante. Ci vuole fegato. «A volte è davvero dura - aggiunge Pirondini - La passione ci rende totalmente partecipi, ma determinati legami implicano affezione, sentimenti. Un sentire che finisce con l'accompagnarti in ogni istante della vita». Ma loro ce la fanno, anche grazie alla grinta di molti giovani. Ci sono medici sui trenta, trentacinque anni. Anche tra gli infermieri diversi sono ragazzi. Nel 2006 gli Sherpa hanno seguito trentacinque malati oncologici, l'anno scorso sessantotto. Per il 2008 si prevedono circa novanta casi. Oggi gli Sherpa seguono una quindicina di malati, tutti residenti nei comuni del distretto di Mantova. Il medico e gli infermieri li visitano mediamente un paio di volte la settimana. «Gli eventi - conclude Pirondini - non sono prevedibili per chi fa questo lavoro. Da quando un paziente viene preso in carico può andare avanti per qualche mese o morire presto». E' possibile rivolgersi a un professionista Sherpa quando il medico di base, in accordo con la famiglia, ritiene opportuno un piano di assistenza continua. L'aiuto verrà erogato a seconda delle risorse umane disponibili. Il medico e l'infermiere, se necessario, intervengono anche di notte e nei giorni prefestivi e festivi. La reperibilità telefonica è di 24 ore su 24. Il servizio è gratuito, eventuali donazioni possono essere fatte alla banca Unicredit di viale Albertoni (C/C 40040696; ABI 02008; CAB 11510; IBAN IT.53). Per ulteriori informazioni contattare il numero 0376/4781116.Roberta Marcuccilli


«Viene tradito lo spirito del decreto Brunetta»

Il Giornale del Piemonte del 17/09/2008 ed. Nazionale p. 4

La norma del decreto legge 112, emanato lo scorso 25 giugno (la cosiddetta «legge Brunetta), che regola la concessione del part-time rischia di rivelarsi un boomerang per i lavoratori delle asl e delle aso piemontesi. La riduzione dell'orario di lavoro, che è necessità prioritaria soprattutto per le neo mamme o per le persone che debbono dedicare del tempo alla cura dei propri cari, è divenuta a discrezionalità dell'azienda. E anche se in teoria le aziende sanitarie potrebbero arrivare ad avere una percentuale di dipendenti part-time pari al 25 per cento del totale, in pratica dal 25 giugno in poi in quasi nessuna delle asl in cui qualche infermiere ne ha fatto richiesta è stato concesso l'impiego a mezza giornata. «Ci lascia stupefatti che le aziende sanitarie del Piemonte abbiano interpretato il decreto Brunetta con una strumentalizzazione che di fatto penalizza in modo anche assai grave un larga fetta di lavoratori - attacca il segretario regionale del Nursing Up, Claudio Delli Carri -. È necessario comprendere che la richiesta di part-time è sempre generata da necessità complesse, come sono quelle di una mamma nell'accudire i propri figli o di una famiglia che si trova a dover seguire un parente in difficoltà. Per questo siamo stupiti che le aziende si accaniscano su un aspetto che oltre alla produttività va a colpire il rapporto umano con il dipendente». Secondo il sindacato così viene tradito lo spirito stesso del decreto Brunetta ed è inaccettabile che lo strumento della discrezionalità diventi un'arma in mano alla dirigenza. «Questo non deve essere un "favore" che può essere concesso o meno - sostiene Delli Carri -, ma è una priorità per molti infermieri e lavoratori del comparto pubblico». Dal nodo della discrezionalità sul part-time il sindacato parte per riproporre la questione della riforma degli orari, «con una redistribuzione dei turni operativi, che riordini un volta per tutte la sanità pubblica. Se prima non si risolvono questi problemi - sostiene Delli Carri -, venendo incontro alle famiglie il vero rischio è il caos totale». Nursing Up propone un piano regionale di sostegno e un aumento degli asili nido in modo che possano avere orari più confacenti agli impegni dei lavoratori turnisti, come sono gli infermieri. «Solo su questa rinnovata impalcatura, di orari e turni, potrà poi essere applicata la discrezionalità prevista dal decreto Brunetta per un diritto, il part-time, che appartiene al lavoratore in una situazione di difficoltà - è convinto Delli Carri -. Nursing Up già da ora attende risposte concrete e operative da parte della Regione».


MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA NELL´ANZIANITÀ

Marketpress del 16/09/2008

Bruxelles, 16 settembre 2008 - Si possono ottenere importanti miglioramenti nella qualità della vita degli anziani introducendo team di infermieri e di fisioterapeuti all´interno delle strutture di degenza per gli anziani. Secondo uno schema pilota intensivo della durata di due anni svolto nel regno Unito, questo non migliorerà soltanto la qualità della vita dei degenti, ma diminuirà anche i ricoveri ospedalieri. I governi di tutta l´Europa stanno cercando dei modi per meglio gestire e migliorare il vivere-alla-giornata della popolazione che invecchia. Uno schema pilota della durata di due anni svolto a Bath e nell´area del Somerset nord-orientale sta indicando la via verso un metodo di cura degli anziani che fornisce sia un miglioramento della qualità della vita, che risparmi economici. La ricerca è stata svolta congiuntamente dall´Università del West of England, Bristol (Uwe) e dall´università di Warwick (Regno Unito), e i risultati ottenuti sono stati pubblicati dalla Joseph Rowntree Foundation. I ricercatori hanno seguito uno schema pilota della durata di due anni che ha coinvolto 131 ospiti a lunga degenza di una casa di cura residenziale. Nel corso di due anni agli ospiti sono state fornite cure infermieristiche e fisioterapeutiche. Inoltre, grazie ad uno speciale programma di formazione, è stato scelto un team per sviluppare le competenze infermieristiche del personale scelto per le case di cura. Questo team, anche denominato "in-reach team", è stato capace di individuare e affrontare patologie senza l´intervento degli interessati. Se si considera che molti degenti soffrono di patologie come la demenza (che significa che sono incapaci di comunicare i loro sintomi al personale), una tale abilità risulta essere particolarmente importante. Come risultato di questo sforzo, è stato possibile risparmiare più di 46 Eur alla settimana a persona attraverso una diminuzione dei ricoveri ospedalieri e un ritardato trasferimento alle case di cura. Ciò è in contrasto con i 3,38 Eur alla settimana che sarebbero necessari per attuare un tale programma. Questi risultati potrebbero portare a un enorme risparmio per le autorità locali. "Nel corso dello studio, durato due anni, sono stati individuati tra gli 80 e quasi 200 potenziali ricoveri ospealieri e sono state possibili 20 dimissioni precoci," ha commentato la prof. Ala Szczepura dell´università di Warwick. "Al di là dei vantaggi citati dai pazienti e dal personale, riteniamo che investire in un tale servizio potrebbe produrre risparmi fino a un terzo di milione di euro all´anno per il Primary Care Trust e le autorità locali," ha concluso la professoressa. Secondo un altra ricercatrice, Deidre Wild, "Permettere alle persone di rimanere nelle loro strutture di degenza, fornendo loro cure specialistiche durante gli episodi di malattia, è stato considerato favorevolmente sia dagli interessati che dal personale. Rimanere nell´ambiente familiare ha dato agli ospiti delle strutture di degenza un maggiore senso di sicurezza durante i momenti difficili. " I risultati di questo studio potrebbero presto significare la fine di queste strutture per anziani anonime presenti in tutta l´Europa e la loro sostituzione con case di cura per anziani più umane che pongono la qualità della vita come priorità. Per ulteriori informazioni, visitare: Università del West of England, Bristol: http://www. Uwe. Ac. Uk/ Università di Warwick: http://www. Warwick. Ac. Uk/ .


Le rivelazioni di un medico pentito

TgCom del 16/09/2008

Santa Rita, chirurghi ubriachiVisite ai malati affidate a un ingegnere, diagnosi di infarto miocardico a persone sane per aumentare i rimborsi, chirurghi ubriachi che svenivano in sala operatoria, pazienti dimessi senza essere visitati. Sono alcuni dei dettagli emersi dalla deposizione davanti ai pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano di Gianluca Merlano, giovane medico ex vicedirettore sanitario della clinica degli orrori, la Santa Rita di Milano.
Il contenuto del verbale del medico, redatto il 18 giugno, è stato svelato dal "Giornale" che ne pubblica ampi stralci. Merlano, 38 anni, arrestato con altre 13 persone della struttura sanitaria, ha deciso di collaborare con gli inquirenti ed è stato scarcerato."Nelle 150 pagine del verbale - scrive il "Giornale" - Merlano racconta dall'interno gli affari della Santa Rita: è il crudo ritratto di una realtà dove i profitti venivano prima dei diritti dei malati, e dove pressapochismo e disorganizzazione non impedivano che - grazie alle protezioni giuste - la Santa Rita venisse presentata dalla Asl come un fiore all'occhiello della sanità privata".
Lo scandalo scoppiò il 9 giugno con la raffica di arresti al culmine di un'indagine di due anni, effettuata dalla Guardia di Finanza. E fece emergere la polvere nascosta sotto i tappeti della clinica, diretta dal "Notaio", Francesco Pipitone, azionista unico. Padre-padrone il cui principale obiettivo era: fare più soldi possibile. Così si passava sopra a professionalità (pazienti visitati da ingegneri), condizioni igieniche (infermieri e medici che camminavano sui marciapiede in camice e mascherina), malati (dimessi senza visite con diagnosi completamente inventate), regole burocratiche (lastre distrutte).Ecco alcune parti della deposizione riportate dal "Giornale".Il colloquio di assunzioneMerlano racconta il suo colloquio con Pipitone per l'assunzione. "Il Notaio stava facendo una lavata di testa incredibile alla dottoressa Galasso, urlava come un pazzo, tanto che io all'inizio dissi: che vengo a fare qua? Finita questa riunione mi fecero parlare col Notaio che nel frattempo si era ricomposto, fumava la pipa e ti fumava in faccia. A lui non gliene fregava niente delle competenze che avevo. Mi ha detto: se lei viene qui a fare il vicedirettore sanitario deve ricordarsi sempre chi le passa lo stipendio. Era il padre-padrone. A questo punto lo dissi al Notaio che avevo capito bene il messaggio. Poi francamente, nel mio intimo, non aderivo".Non far perdere soldi alla clinica"Ricevetti il passaggio delle consegne. La prima, importante: stai attento a non fare perdere soldi alla clinica, cioè, vai a vedere che ogni volta che c'è codificata un angioplastica venga messo lo stent. Cioè: stai attento a non perder dei soldi perché qualcuno si incazza. E qualcuno era il Notaio, ovviamente".Chirurgo mordi e fuggi"Il dottor B. venendo da Genova veniva, faceva il suo intervento e spariva. Poi c'erano gli infermieri che impazzivano a chiamarlo. B. addirittura in alcune occasioni manda per fax la lettera di dimissione e non viene neanche a vedere il malato in faccia prima di dimetterlo".Pm: "Perché non è mai stato mandato via?"."Perché evidentemente fatturava bene".Lastre fatte sparire"Il Notaio nel 2006 aveva emesso una circolare che chiedeva direttamente ai caposala, anche quelli della terapia intensiva, e anche quando il malato era deceduto, di insistere con i parenti per portare via tutte le lastre. Ovviamente tra quei malati c'erano anche degli extracomunitari che poi sono spariti, quindi erano irreperibili, quindi la Asl non avrebbe mai recuperato questa cartella. Io sapevo che le lastre vanno conservate nell'archivio dell ospedale per vent'anni".Infarti inesistenti"Un cittadino di Roma si era sentito male a Milano Centrale e lo avevano portato alla Santa Rita. Dopo qualche giorno lo hanno dimesso dicendogli "lei non ha nulla". Lui qualche mese dopo chiese la cartella clinica. Sulla scheda di dimissione c'era scritto: infarto acuto del miocardio. Ne parlai con Anzuini e mi disse che l'indicazione della clinica era: quando gli enzimi sono alterati, siete autorizzati a scrivere 'infarti del miocardio' ". Pm: "Quanto viene pagato l'infarto dalla Regione?"."Penso sui 4mila".
Tbc in sala operatoriaSu Pierpaolo Brega Massone, primario di chirurgia toracica, chirurgo di fiducia di PipitonePm: "Lei sa che Brega ha operato senza avvertire l'équipe che ci fosse la Tbc?"."Lo immagino. Per fortuna nessuno si è beccato la tubercolosi". Alcol e svenimenti"Il dottor V. era stato primario prima di Brega, ne ho sempre sentito parlare malissimo. Addirittura mi dissero che V. abusava dell'alcol (...). La dottoressa A. soffriva di disturbi mentali. Mi dissero: ha una grave sindrome depressiva, ogni tanto sviene in sala operatoria". Ambulatori allo "sbrago""Nel poliambulatorio succedeva di tutto, medici che non mettevano più il camice, che insultavano le infermiere. Vedevo medici e infermieri vestiti da sala operatoria attraversare via Vallazze (...) C'era uno sbrago dal punto di vista del personale in quelle che erano le misure igieniche".
Visitati da un ingegnere"Quando chiesi alla caposala se era vero che il malato veniva affidato a un ingegnere, lei mi disse che questo inegnere era l'unico che aveva studiato il software della macchina. La dottoressa D. mi ha detto che lo sapeva e che autorizzava lei l'ingegnere perché era d'accordo con lei che per qualunque cosa era nella zona del poliambulatorio".Gli amici alla AslMerlano parla di una visita del direttore generale della Asl Città di Milano, Antonio Mobilia, di baci, abbracci e grande confidenza con il Notaio al quale dava del 'tu'. "Mobilia aveva portato Cè, l'assessore, a visitare la Santa Rita come esempio di clinica da sponsorizzare. Il tormentone del notaio con Cè era l'Eas (l'innalzamento di livello del pronto soccorso, ndr). Puntava a ottenere l'Eas".

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