l'Usl 7 finisce nel mirino
Il Gazzettino del 24/09/2008 ed. TREVISO p. IX
Oggi un sit in di protesta
Conegliano
Presidio di protesta dei dipendenti, stamane dalle 10 alle 12, davanti all'ospedale Santa Maria dei Battuti. A indire la manifestazione è stato l'ultimo nato tra i sindacati presenti all'interno dell'Usl7, l'Rdb, ovvero le Rappresentanze sindacali di base.
Tre le ragioni della protesta di infermieri e operatori socio-sanitari riuniti nella sigla che ha indetto il presidio: la carenza di personale in quasi tutti i reparti, le modalità del trasporto dei pazienti dal Santa Maria dei Battuti al De Gironcoli, l'inquadramento di parte del personale del De Gironcoli.«Si tratta di problematiche che abbiamo già più volte sottoposto all'attenzione della Direzione dell'Usl 7 sottolinea Federico Martelletto, responsabile dell'Rdb ma rispetto alle quali, finora, non abbiamo avuto alcun riscontro. Di qui la decisione di attuare questo presidio domani (oggi per chi legge, ndr) in modo da sensibilizzare l'utenza'».«Dobbiamo fare quotidianamente i conti con la carenza di infermieri e operatori socio-sanitari in numerose Unità operative sottolineano i delegati Rdb dell'Usl 7 -, carenza a fronte della quale non arriva, dalla direzione, alcuna risposta. Per quanto concerne invece aggiungono l'inquadramento nel ruolo tecnico in categoria A di numerosi colleghi del De Gironcoli chiediamo il loro passaggio in categoria B, visto che svolgono mansioni superiori e sono già due anni che l'ex clinica è stata acquisita dall'Usl7». Per quanto riguarda, invece, i trasporti dei pazienti tra i due nosocomi cittadini, l'Rdb chiede che non vengano più fatti in auto, con il solo autista ma con l'ambulanza e che venga ripristinato l'equipaggio com'era prima dell'acquisizione del De Gironcoli e come avviene nella sede di Vittorio Veneto.
«Non ci sono gravi criticità nei reparti replica il direttore sanitario, Sandro Cinquetti . Abbiamo appena completato l'assunzione di una trentina di infermieri, tutti quelli disponibili in graduatoria e domani (oggi, ndr) valuteremo l'eventuale assunzione anche di alcuni operatori socio-sanitari. Per quanto riguarda, invece, i trasporti tra gli ospedali essi vengono fatti, sempre, nel rispetto dei protocolli e in condizioni di assoluta sicurezza».
El. Ga.
ASL Napoli 5
Torre del Greco. Regna il caos, ...
Il Mattino del 24/09/2008 ed. CIRC_SU2 p. 44
ANTONELLA LOSAPIO
Torre del Greco. Regna il caos, crescono i disagi, il malcontento è generale: al dipartimento di Salute Mentale del Bottazzi, la situazione è diventata intollerabile per operatori e utenti. Problemi che si aggiungono a problemi. Dopo la soppressione del servizio di notte e nei giorni festivi, domenica scorsa l'ennesima emergenza che ha riportato a galla una situazione problematica che si protrae da mesi. Il personale reperibile chiamato per un'urgenza non è potuto entrare nel dipartimento per prendere i farmaci necessari. Da dicembre 2007, infatti, il servizio è soppresso di notte e nei festivi, proprio quando i malati necessitano ancora di più del contatto con gli operatori. Ai pazienti psichiatrici da quasi un anno la continuità terapeutica è assicurata soltanto grazie agli enormi sacrifici del personale, che però, nonostante tutto non sempre riesce a coprire il servizio, con rischi per la loro stessa salute, quella dei pazienti, e tra lo sconforto dei familiari che non sanno più come far fronte alle difficoltà quotidiane. E le cose si complicano nei giorni festivi. I medici provenienti dal distretto di Ercolano e gli infermieri reperibili non hanno la possibilità di accedere al centro, perché non dispongono delle chiavi e tra l'altro la domenica pomeriggio non è in servizio la guardia giurata all'ingresso del distretto sanitario 85 in via Marconi. «Domenica pomeriggio siamo stati chiamati per un'emergenza - dicono al dipartimento di Salute mentale - il centro era chiuso, la guardia giurata che custodisce le chiavi non era in servizio, il medico reperibile veniva da Ercolano e non aveva le chiavi di cui dispongono solo quelli di Torre del Greco. È la prima volta che si verifica un fatto del genere. E così autonomamente (nel centro ci sono anche le chiavi dell'auto di servizio) e senza farmaci ci siamo recati all'ospedale Maresca per una consulenza al Pronto soccorso. Per fortuna il caso si è risolto senza dover ricorrere a specifici medicinali, ma se fosse successo qualcosa che sarebbe stato considerato responsabile?». Il personale è esasperato. Non sono mancate nel corso dei mesi le lettere di denuncia dei medici, ma invano. Tagli e carenze a discapito delle categorie più svantaggiate. Senza contare la chiusura del reparto di Psichiatria al Maresca. Cresce la rabbia e l'indignazione della gente. Non mancano le lamentele dei familiari degli assistiti. «Si riducono i livelli di assistenza, i pazienti sono allo sbando. Non riusciamo a capire con quali criteri si fanno le cose - aggiungono allarmati medici e infermieri dell'unità operativa di Salute mentale del Bottazzi - Per un mese il coordinatore apriva il centro la domenica e nei festivi, ma oggi non è più così. La direzione continua a tagliare, ma da quando il dipartimento è chiuso di notte e nei festivi sono aumentate le uscite in pronta disponibilità con un aggravio di spese per l'Asl. È assurdo». Sulla questione interviene il direttore del dipartimento di Salute mentale dell'Asl 5 Francesco Della Pietra: «La chiusura di notte e nei festivi è stata determinata dalla grave carenza di organico, alle emergenze si sopperisce come succedeva anche prima con la pronta disponibilità. In merito a quanto accaduto parlerò con il responsabile del dipartimento di Torre del Greco affinché anche il personale infermieristico possa avere una copia delle chiavi per evitare il ripetersi di episodi come quello della scorsa domenica».
Indennità non erogate Infermieri all'attacco
Il Tempo del 25/09/2008 ed. Latina
Marco Battistini
Sale la tensione fra gli infermieri del «Goretti» e la direzione Asl. Ben 47 collaboratori sanitari professionali chiedono l'erogazione di indennità finora non corrisposte. Il fronte più caldo riguarda le sale operatorie. Qui, 19 infermieri rivendicano l'indennità di rischio radiologico. Come è noto, al personale esposto in modo permanente al rischio radiologico, per tutta la durata del periodo di esposizione, viene corrisposta sotto forma di rischio radiologico l'indennità nella misura di 103,29 euro mensili lorde. «È stata inviata una lettera all'Asl, senza che però vi sia stata una risposta - ha affermato l'avvocato Roberto Mantovano, legale degli infermieri - inoltre notiamo un'evidente contraddizione, rappresentata dal fatto che ai medici tale indennità è stata riconosciuta». Le altre unità lamentano invece il mancato pagamento dell'indennità sub-intensiva. Si tratta di 11 infermieri del reparto Spdc, 8 di Cardiologia, 9 di Chirurgia vascolare. Tra le parti sarebbe in corso un tentativo di conciliazione, dall'esito quasi scontato. «Se non si troverà un accordo entro il 24 ottobre, data di scadenza della conciliazione, procederemo con i ricorsi» ha reso noto il legale. Una battaglia analoga venne condotta dagli infermieri di Ortopedia nel 2007. Gli stessi lamentarono l'avvenuta «decurtazione» dell'indennità erogata, l'anno precedente. Un esposto venne presentato all'ufficio provinciale del lavoro. Solo dopo qualche mese gli infermieri ortopedici ottennero il riconoscimento dall'Asl. Ma non sono solo le indennità a dividere i collaboratori sanitari e l'azienda. Va avanti anche il contenzioso relativo ai buoni pasto non erogati a circa 150 infermieri. Già presentati i ricorsi in Tribunale. «A fine ottobre si terranno le prime udienze» ha annunciato l'avvocato Mantovano.
Ospedale unico, manca il sì della Giunta veneta
Il Giornale di Vicenza del 25/09/2008 p. 29
MAURIZIO SCALABRIN di Luisa Dissegna L'ultima parola sull'ospedale unico spetta al governatore del Veneto Giancarlo Galan. Anche se l'altra sera, all'incontro pubblico organizzato a Montecchio dal Pd sul tema del futuro della sanità, il direttore generale dell'Ulss 5, Renzo Alessi, ha fatto intendere, con la dovuta prudenza, che «ci sono buoni motivi di pensare che la Regione accolglierà entro breve l'esigenza di un unico ospedale». L'ok tecnico per la realizzazione del polo sanitario dell'Ovest Vicentino c'è già. A questo punto manca sola la decisione politica che è nelle mani del governatore. «Giancarlo Galan - ha aggiunto il direttore generale Alessi - riserva a se stesso questo momento di espressione di alta responsabilità». «Un'opera che non può più aspettare» ha esordito Maurizio Scalabrin in veste di presidente della conferenza dei 22 sindaci dell'Ulss5, quanto mai compatti sul polo sanitario unico e con risorse già messa da parte per la sua realizzazione. «Dopo un percorso durato 20 mesi, il tempo è scaduto - aggiunge -. Se non arriverà la risposta della Regione entro breve è inevitabile l'insorgere di problemi non solo di natura politica». Alessi, infatti, ha già presentato alla conferenza dei sindaci un piano di interventi che dovranno essere realizzati al "Cazzavillan" di Arzignano e al polo di Montecchio, per garantire la "vitalità" dell'ospedale nei prossimi decenni, nel caso non si proceda con il polo unico che - nota di colore - il direttore già si immagina architettonicamente come un edificio non vistoso, sul genere degli ospedali di montagna. «Una ristrutturazione completa del "Cazzavillan" è proibitiva», ha spiegato Alessi. Quanto viene "prima e dopo" il nuovo ospedale, invece, è stato sviscerato dal sindaco di Arzignano, Stefano Fracasso, che ha concentrato l'attenzione sui servizi sociali delegati ai comuni. «Il sistema di welfare municipale finanziato con risorse locali, fino ad un anno fa per l'80% provenienti dall'Ici, è critico e oggi deve essere mantenuto attraverso la restituzione di una quota Irpef». Aggiunge: «Basta progetti e leggi regionali dai nomi più disparati. Vogliamo un fondo sociale unico attribuito ai comuni, che ci consenta di investire autonomante nel sociale per produrre benessere, attività di cura e di accompagnamento». «E basta con soli 12 posti letto convenzionati per le Ipab, da gestire per 22 comuni. La riforma delle case di riposo è urgentissima». Renzo Alessi, durante l'incontro che ha visto la partecipazione del consigliere regionale del Pd, Claudio Rizzato, ha posto il problema del reperimento di medici e infermieri. «Il mercato del lavoro della sanità è carente - spiega -. Al "Cazzavillan" ci sono due nuove sale operatorie, che volevamo aprire a luglio, ma che necessitano di 3 turni di personale infermieristico e anestesisti che non troviamo». «Lo stesso problema in pediatria. C'è un primario di nomina recente ma andiamo avanti con l'aiuto di personale in pensione». La soluzione c'è secondo Alessi: «Stringere rapporti con le università. L'oncologia già lavora con lo Iuv, l'Istituto veneto. Organizzeremo master per i caposala, corsi per i medici e abbiamo chiesto alla Regione una scuola per infermieri».L.D.
Trecento cause contro l'Asl 2
Il Tirreno del 24/09/2008 ed. Lucca p. 1
Ma è difficile avere risarcimenti dalle assicurazioni - Ortopedia e pronto soccorso i reparti più esposti. Ora la direzione studia iniziative per ridurre le lamentele
LUCCA. Dal 2003 l'Asl ha ricevuto oltre 300 richieste di risarcimento da pazienti che ritengono di aver subito danni durante il ricovero o altre prestazioni. Ma chi ha citato l'azienda ha avuto finora poca soddisfazione: le compagnie di assicurazione dell'Asl (prima Lloyd, ora - fino a novembre - Carige) hanno liquidato ben poco e si registrano tempi lunghi anche per quelle situazioni per cui la stessa azienda - attraverso il suo ufficio di medicina legale - ha riconosciuto di essere colpevole.Ciò nonostante l'onere delle polizze a carico dell'Asl, che negli anni 2005 e 2006 ha versato a Lloyd rispettivamente 1 milione e 250mila euro e 1 milione e 920mila euro, mentre dall'autunno 2006 è in corso un contratto biennale a livello di area vasta con Carige che costa 1 milione e 662mila euro l'anno.Nel 2007 le richieste di risarcimento sono state 62, in linea con gli anni immediatamente precedenti (57 nel 2006, 62 nel 2005, 60 nel 2004, mentre nel 2003 erano state 41). La maggior parte - come si può vedere nelle tabelle allegate - riguardano errati interventi, cadute, errate diagnosi. In testa alla classifica dei reparti con maggiore criticità ci sono ortopedia (insieme a traumatologia dello sport), il pronto soccorso, ostetricia e ginecologia e chirurgia generale.La maggior parte degli atti di citazione si riferisce a problemi di modesta entità, che rappresentano circa il 70% del totale. Se all'Asl 2 fosse esteso quanto deciso dalla Regione - conciliazione per le controversie fino a 50mila euro - e che viene attuato a Careggi e all'Asl di Livorno, secondo una stima dell'ufficio di medicina legale diretto dal dottor Massimo Martelloni occorrerebbe 1 milione di euro circa per trattare i risarcimenti. Ma il fondo unico per i risarcimenti è lontano dall'essere realtà e allora, molto più realisticamente, si punta a introdurre nella nuova polizza (il contratto con Carige scade tra un mese) una franchigia che potrebbe essere di 5mila euro e che comunque servirebbe a coprire buona parte dei problemi minori, dall'avulsione di denti alle cadute.Intanto l'Asl ha raggiunto un primo obiettivo: è stato fatto un corso sul rischio clinico per quanto riguarda la ritenzione delle garze - fenomeno proprio degli interventi chirurgici - con una nuova procedura che viene seguita da medici e infermieri. Grazie a questo protocollo negli ultimi tre anni non ci sono state cause per questo motivo.Anche per quanto riguarda le cadute sono stati presi provvedimenti. Se ne registrano di varie tipo: da chi inciampa sul selciato sconnesso nel recinto ospedaliero, a chi scivola sul pavimento bagnato senza che lo stesso sia stato delimitato, a chi cade nei reparti, dal letto o in bagno. Per cercare di prevenire quest'ultime è stato sviluppato un sistema di monitoraggio da parte degli infermieri: si valuta se il paziente è un soggetto a rischio e si decide che tipo di assistenza dare, per esempio se è il caso che sia accompagnato quando deve andare in bagno.In ortopedia, il reparto con il più alto numero di richieste di risarcimento, si utilizza un protocollo per le tromboembolie, uno dei fattori di rischio più elevati; altri reparti applicano una scheda terapeutica unica, mentre si diffonde la buona pratica delle mani pulite - utilizzando un gel - per abbattere il rischio infezioni. In ginecologia e ostetricia si dà particolare attenzione alle emorragie post parto.Tutte iniziative che si inquadrano in una situazione di controllo del rischio clinico che l'Asl 2 persegue anche con la formazione del personale: a fine anno si conteranno già 1000 dipendenti, tra medici, infermieri e tecnici, formati. In questa ottica particolarmente importante viene ritenuta la corretta compilazione della cartella clinica - il primo documento che viene posto sotto sequestro dall'autorità giudiziaria nel caso di un'azione penale -. Inoltre si sta sviluppando l'autovalutazione della cartella stessa, con un metodo realizzato dall'Asl 2, per cercare di scrivere il maggior numero di informazioni possibili.Una novità, introdotta negli ultimi anni con lo sviluppo della medicina legale, è quella che l'Asl non si affida solo all'assicurazione, nel caso arrivi una richiesta di risarcimento. Anzi, l'azienda diventa parte attiva, i suoi medici possono visitare i pazienti e soprattutto si punta a instaurare un rapporto di chiarezza e trasparenza che spieghi l'errore, quando questo si è verificato, e consenta di definire la controversia in modo più rapido.Resta però il problema iniziale, la liquidazione del danno da parte dell'assicurazione. Negli ultimi anni per gli utenti è andata male, ci sono cause che si trascinano da 7-8 anni. Ecco perchè nella scelta della nuova compagnia dovranno essere presi in considerazione anche questi fattori.Fabrizio Tonelli
Grido d'allarme per l'ospedale Fucito Romano:
«Servono spazi e infermieri»
La Citta di Salerno del 24/09/2008 ed. Nazionale p. 18
• Mercato San Severino. Più posti letto, più locali, migliori condizioni strutturali, più infermieri. E' lungo l'elenco del vice sindaco Giovanni Romano rispetto alle esigenze dell'ospedale "Gaetano Fucito", un elenco inviato al direttore generale dell'Asl Salerno 2, Federico Pagano, per arginare almeno in parte i problemi di cui soffre la struttura pubblica ospedaliera. Romano ha fatto arrivare sulla scrivania di Pagano un rapporto dettagliato e un appello affinché «con un impegno finanziario in alcuni casi di poco conto» il manager possa rimediare alle condizioni precarie. Tra i lavori più urgenti si citano quelli al reparto di Oncologia (3000 accessi annui), dove con un intervento strutturale potrebbero essere recuperati due locali in più. Ad Angiologia (oltre 3000 prestazioni annue) si rileva inoltre la necessitá almeno altri quattro posti letto. «Le carenze strutturali - aggiunge Romano - sono aggravate dalla stringente necessitá di personale infermieristico più volte richiesto dagli organi di direzione dell'ospedale e dal sindacato».
«Pochi infermieri per le sale operatorie»
La Nuova Venezia del 24/09/2008 ed. Nazionale p. 26
Ospedale di Mirano. L'allarme lanciato dalla Cisl sui turni massacranti
MIRANO. «La situazione infermieristica nelle sale operatorie all'ospedale di Mirano è critica. La Regione si deve prendere le sue responsabilità e deve mettere nelle migliori condizioni l'Asl 13, che risulta essere una tra le ultime come sovvenzioni di fondi». A parlare è il segretario aziendale Cisl-Fp Simone Naletto che chiede il rispetto degli impegni presi quasi tre mesi fa. Il 9 luglio fu raggiunto un accordo con l'azienda sanitaria per avere otto infermieri in più da affiancare a quelli attuali, 34 di cui 2 in maternità.Secondo i dipendenti un organico di una quarantina di persone permetterebbe di svolgere meglio il proprio lavoro e non avere turni massacranti. «Bisogna ridurre i giorni medi di reperibilità - continua Naletto -, che oggi sono nove giorni al mese anziché i sei previsti dal contratto. Per questo noi chiediamo un potenziamento degli Operatori socio-sanitari per liberare gli infermieri da altre mansioni. Considerando come motivo principale la cronica carenza di personale, è meglio rivalutare un diverso modello riorganizzativo nelle sale operatorie. Più volte i dipendenti hanno gridato ad alta voce il malessere generalizzato di chi lavora in sala operatoria». Naletto, così, chiede alla Regione di intervenire, aumentando anche i fondi a disposizione dell'Asl 13.Continua nella sua arringa il sindacalista della Cisl: «Non ci si può permettere che uno dei settori più importanti di una azienda sanitaria appaia così al suo interno fragile e traballante, ponendovi rimedio ancora, e per l'ennesima volta, con l'utilizzo anticontrattuale del personale infermieristico. Noi chiediamo il rispetto degli impegni presi. Non si può pretendere di avere dei dipendenti efficienti quando il carico di lavoro è notevole. Non si può pensare solo alla quantità di cose da fare ma anche alla qualità di come sono svolte. Se non si interverrà in tempi rapidi, il futuro non sarà roseo».(Alessandro Ragazzo)
La Neurologia resta chiusa: sindacati in fibrillazione
La Tribuna di Treviso del 25/09/2008 ed. Nazionale p. 30
MONTEBELLUNA. Cisl e Cgil sul piede di guerra per la vicenda della Neurologia: il reparto doveva ripartire già da tempo, finita l'emergenza delle ferie estive, invece non è ancora operativo. Ieri Ivan Bernini della Fp-Cgil e Pasquale Colucciello della Cisl-Fp hanno indetto un'assemblea con gli operatori della Neurologia montebellunese, al termine della quale hanno stilato un documento sottoscritto dalla quasi totalità degli operatori del reparto. «Chiuso per ferie dei medici. Questa è stata la risposta informale che l'amministrazione ha dato alle nostre domande poste successivamente alla mancata riapertura del reparto - spiegano i sindacalisti - Una risposta curiosa, se pensiamo che per tutto il personale non dirigente (e i medici sono tutti dirigenti) è stata fatta la programmazione del piano ferie che garantisse diritti dei lavoratori e diritti dei cittadini. I diritti dei cittadini non li garantisce solo il personale del comparto, ma anche il personale medico e dirigente. Tra l'altro la direzione voleva diminuire il periodo di ferie di infermieri, operatori sociosanitari e amministrativi giustificandosi con i lavori di abbattimento dell'ospedale». Con Neurologia ancora inattiva, infermieri e operatori sociosanitari del reparto vengono impiegati dove c'è bisogno. «I lavoratori vengono spostati da un reparto ad un altro a copertura di malattie o di buchi in organico come fossero merci - aggiungono Bernini e Colucciello - Per questi lavoratori non esiste una programmazione dei turni, pure obbligatoria come da contratto aziendale, non sanno in quale reparto saranno domani e con quali orari. Non sanno se torneranno nel loro reparto o se invece dovranno accasarsi, indipendentemente dalle loro scelte e dai loro pareri, in un altro reparto. E' forse questa la corretta gestione del personale di cui tanto si parla? E' forse questa la modalità di coinvolgimento e condivisione delle scelte aziendali che tutti, a parole, auspicano? L'amministrazione tace e scarica la questione sui responsabili dei servizi infermieristici che, a loro volta, si trovano a dover operare con quello che l'azienda mette loro a disposizione, cioè poco». (e.f.)
Turni: il sindacato assolve l'Ausl
La Voce di Romagna del 25/09/2008 ed. Ravenna p. 14
La Uil: "Manca un'ora ma ci sono 2 giorni e mezzo di riposo" "Queste persone lavorano molto Credo che chiunque vada all'ospedale se ne possa rendere conto"me dispone il codice della strada.
RAVENNA - Una multa salata, quella arrivata all'Ausl. Oltre trecentomila euro per non aver fatto rispettare agli infermieri del reparto di otoriolaringoiatria le canoniche undici ore di riposo tra un turno e l'altro. Hanno applicato la norma alla lettera, gli ispettori del lavoro e per l'azienda sanitaria è arrivato un salasso mica da poco. La Uil, tuttavia, non colpevolizza l'Ausl. "Senza entrare nel merito della multa - spiega il segretario provinciale della Fp Uil Paolo Palmarini -, l'Ausl ha applicato i turni che fanno parte degli accordi presi con i lavoratori e i sindacati". I turni che non coincidono con le norme dettate dal decreto legislativo 66/2003, in base alla quale gli ispettori hanno sanzionato l'Ausl, sono stati presi in accordo con i sindacati stessi. C'è una spiegazione: "E' vero - riprende Palmarini - tra il turno del pomeriggio e quello della mattina c'è uno stacco di dieci ore anziché di 11. Non c'è un disagio psicofisico dai parte dei dipendenti, perché quell'ora viene assorbita quando, smontando dalla notte si passa al giorno di riposo". In sostanza, con i turni messi in quest'ordine, il dipendente - a fronte di quell'ora persa - guadagna mezza giornata di riposo. Urge la spiegazione pratica. I quattro giorni della turnistica dell'infermiere è così strutturata: primo giorno:pomeriggio (14 - 21); secondo giorno: mattina (7 - 14); terzo giorno: notte (21 -7); quarto giorno: riposo. L'ispettorato contesta le dieci ore di riposo tra il turno pomeridiano e quello mattutino. Quando il turno notturno si esaurisce, tuttavia, l'infermiere ha in pratica due giorni e mezzo di riposo, dovendo andare a lavoro soltanto di pomeriggio dopo le ventiquattro ore di stacco. "Questa turnistica permette ai dipendenti un ampio recupero delle energie". Ben più rilassante, secondo la Uil, dell'ora mancata. Palmarini ricorda altre criticità: "Prima dell'accordo - siglato nel 1999 - capitava quasi in maniera sistematica il cosiddetto doppio turno per coprire la giornata". Vale a dire: il dipendente faceva la mattina e tornava in servizio per la notte dello stesso giorno. "Un'usanza stressante che abbiamo cercato di eliminare. Ora questo viene accettato soltanto in via eccezionale, per emergenze. Ecco: dobbiamo stare attenti in questi casi particolari, che non si abusi del doppio turno". Intanto il sindacalista non commenta la multa (anzi, la doppia multa dato che i verbali sono due): "Di sicuro ci saranno dei ricorsi che stabiliranno chi ha ragione". Infine ribadisce il pieno appoggio agli infermieri: "Penso che questa turnistica sia una delle migliori. Comunque tengo a precisare, in un periodo in cui i dipendenti pubblici sono sotto attacco, quanto lavorano gli infermieri, a prescindere dai turni. Penso che chiunque capiti in ospedale se ne possa rendere conto". Am Un uomo di 65 anni, S.R., pensionato di Ravenna è stato ritrovato morto nel pomeriggio di ieri nella foce dei Fiumi Uniti. Il decesso è avvenuto per cause naturali. L'uomo si trovava a pesca. La sua barca si era incagliata nei pali di sostegno di un capanno e i pescatori hanno dato l'allarme. Sul posto i carabinieri e i vigili del fuoco. Nel corso di controlli alla circolazione stradale, gli agenti della vigilanza di quartiere della Polizia municipale hanno fermato un cittadino russo di 28 anni in via Maggiore alla guida di un ciclomotore. Seppur in regola con i documenti di permanenza in Italia il cittadino è risultato privo del titolo di guida, di assicurazione e della prevista revisione al mezzo. Il veicolo è stato quindi sottoposto a sequestro amministrativo. Durante l'accertamento il contrassegno del veicolo (targhino) è risultato denunciato per smarrimento a Marradi dal legittimo proprietario. La Polizia municipale ha denunciato il cittadino per ricettazione. Lo stesso circa 10 giorni fa a Mirabilandia era stato sorpreso dai Carabinieri a rubare 2 cellulari e la somma di 200 euro dagli spogliatoi del personale e per tale motivo era stato denunciato. Martedì in via Stradone a Porto Fuori è stato fermato un cittadino nigeriano di anni 33, residente a Punta Marina, e denunciato per uso di atto falso. Ad un'attenta valutazione dei documenti, è emerso che la patente nigeriana era falsa. Il documento è stato sequestrato e il cittadino nigeriano è stato sanzionato per guida senza patente. Infine lunedì sera in via Faentina è stato sorpreso alla guida di un'autovettura un ravennate di 28 anni al quale era stata sospesa la patente di guida dalla prefettura di Rimini per guida in stato di ebbrezza. Il veicolo è stato sottoposto a fermo amministrativo per 3 mesi coL'assemblea di Cofiter condotta dal presidente ravennate Ottavio Righini ha deliberato l'incorporazione del Confidi di Bologna, di Ferrara. "Sia su Bologna che su Ferrara - spiega Righini - si continuerà a collaborare con Ascom e Confesercenti". Questa sera alle 20.30, nella sala conferenze della sede provinciale di viale Randi la Cna provinciale di Ravenna presenterà il proprio bilancio sociale 2007. Dopo la relazione introduttiva del direttore generale, Natalino Gigante, seguiranno gli interventi di Guido Caselli, responsabile dell'Area studi di Unioncamere dell'Emilia Romagna e di Gabriele Morelli, segretario della Cna regionale. Presiederà i lavori il presidente provinciale Mauro Cassani. Stop ai riposi di dieci ore all'ospedale di Ravenna
«Potenziamento soltanto sulla carta»
Messaggero Veneto del 25/09/2008 ed. Pordenone p. 5
Emergenza, affondo della Cisl all'Ass 6: «A Cimolais un'ambulanza inadeguata» - IL DIBATTITO SULLA SANITA' - Le critiche del sindacato sono rivolte alle modalità di avvio del servizio nell'area montana Il direttore generale Delli Quadri, però, smentisce: «C'è un accordo con il personale»
di ELENA DEL GIUDICE
Critica, fortemente critica la Cisl di Pordenone nei confronti della parziale attuazione del piano dell'emergenza, segnatamente il servizio in via di decollo a Cimolais. Rilievi e segnalazioni di difficoltà anche per il dipartimento di salute mentale, ancora sotto organico. Ma la Ass respinge le accuse. Sono il segretario provinciale di categoria, della Fps Cisl, Paolo Florean, e il segretario generale della Ust, Renato Pizzolitto, a rendere nota la posizione dell'organizzazione sui temi della sanità. In primo piano «l'attivazione dell'ambulanza a Cimolais», di cui evidentemente nessuno nega l'importanza, tanto che il piano di riorganizzazione del servizio provinciale è stato condiviso dal sindacato. Ma quel che non va è "come" quel servizio partirà il 1º ottobre: con un mezzo obsoleto, che pare non possieda i requisiti dell'ambulanza di tipo 1 (adatta alle emergenze), bensì quelli di un mezzo da destinare ai trasporti ordinari o ai trasferimenti. «A luglio 2007 - spiega Florean - le ambulanze in servizio al distretto nord erano 4: 2 immatricolate nell'89 con 318 e 346 mila chilometri, una nel 2003 con 251 mila, l'altra nel 2004 con 200 mila chilometri. Da allora la Ass 6 ha acquistato un solo nuovo automezzo assegnato all'ospedale di Spilimbergo. Una delle ambulanze più vecchie, dunque, sarà in postazione a Cimolais, e va detto che i mezzi che superano i 250 mila chilometri, vengono automaticamente declassati dal tipo 1 al tipo 2». Il personale in servizio, un autista ed un infermiere, saranno forniti da un'agenzia interinale che ha, in organico, 6 infermieri e 5 autisti, e dovranno coprire un turno al giorno per 7 giorni la settimana, di 12 ore. «Ci chiediamo chi li sostituirà in caso di malattia», aggiunge Florean. «La Ass 6 - spiega ancora - conta inoltre di affiancare a questo personale dei volontari che, opportunamente formati, svolgeranno il compito di autisti». Il tutto avrà carattere sperimentale ed una durata di 6 mesi per un costo di 250 mila euro. «E poi? In che modo la Ass 6 ritiene di dare continuità al servizio? E' una domanda lecita da porre a un'Azienda che, in pochi mesi, ha presentato 4 versioni diverse di uno stesso progetto, salvo poi accusare il sindacato di essere responsabile dei ritardi nella sia attuazione».Altra questione critica quella del Dipartimento di salute mentale, già oggetto nella primavera scorsa di appositi incontri e di precisi impegni. «Ma da allora a oggi nulla è sostanzialmente cambiato - a giudizio di Florean -, se è vero che la sede di via De Paoli deve chiudere anticipatamente per consentire al personale di garantire la propria presenza altrove, non c'è stato il potenziamento del personale medico nell'area montana, dove nelle case di riposo è alta la presenza di pazienti con problemi psichici, e si segnalano difficoltà anche da Azzano».«Invito la classe politica - conclude Paolo Florean - a una seria riflessione sulla classe dirigente della Ass 6». Infine una passaggio sull'ospedale di Pordenone, «che dev'essere, a nostro avviso, l'ospedale unico di riferimento per acuti della provincia - dichiara Pizzolitto -, con 650 posti letto e attrezzature adeguate all'eccellenza, garantendo risorse e funzioni diverse per gli ospedali di rete e il territorio».A stretto giro arriva la risposta della Ass 6. Per quel che riguarda l'attivazione dell'ambulanza a Cimolais «siamo stati obbligati a fare ricorso all'Agenzia interinale - spiega il direttore generale, Nicola Delli Quadri - perché è pressoché impossibile reperire infermieri. Il progetto è stato modificato più volte per venire incontro alle richieste avanzate dalle stesse organizzazioni sindacali. Puntualizzo, inoltre, che questi rilievi arrivano soltanto dalla Cisl. Cgil e Uil la pensano diversamente». Anche il personale, appositamente consultato, ha espresso il proprio parere positivo. «L'accordo raggiunto prevede che ci sia una fase di sperimentazione e una verifica a un mese dall'avvio per una valutazione di merito». Il piano per l'emergenza «prevede la sostituzione di un'ambulanza l'anno, ma ci siamo impegnati - prosegue Delli Quadri - a rimpiazzare anche più di un mezzo se ci saranno le condizioni». Sul Dipartimento di salute mentale, infine, «non manca personale e se difficoltà ci sono, sono legate a un normale turn over di operatori che vengono sostituiti».
Nel poliambulatorio arrivano due infermieri
Unione Sarda del 25/09/2008
È stato potenziato il poliambulatorio di Bitti, destinato anche ai pazienti di Lula, Onanì, Orune e Osidda. Dopo i timori di chiusura, la Asl ha assegnato due infermieri e ha deciso di rilanciare il servizio di fisioterapia. «Per la prima volta - fanno notare il sindaco Giuseppe Ciccolini e l'assessore ai Servizi sociali del Comune Antonio Saverio Carzedda - nella struttura operano due infermieri che potranno esaudire le richieste dei pazienti, sia in sede che a domicilio».Gli amministratori comunali esprimono soddisfazione per la decisione della Asl. «Ora - sottolineano - attendiamo l'apertura della casa della salute, sempre nella stessa struttura, il cui iter per l'istituzione è in corso, l'attivazione di altri servizi di medicina specialistica, accanto a quelli già esistenti, come il consultorio familiare di cui i paesi del territorio hanno particolare necessità».La nota del sindaco e dell'assessore di Bitti si conclude sottolineando «il ruolo positivo» svolto in questa fase dall'azione «congiunta delle amministrazioni comunali del territorio che hanno manifestato la necessità di potenziare il poliambulatorio e non di chiuderlo». 25/09/2008
Eccellenza per tutti i camici
Il Sole 24 Ore Sanita' del 23/09/2008 N.37 - 23-29 SETTEMBRE 2008 p. 23
Nell'oroscopo: medici consulenti esperti e infermieri case manager
Sanare il conflitto di base tra medici e infermieri, migliorare la qualità delle cure, semplificare tutto il sistema sanitario (troppo difficile e costoso da gestire), cavalcare la rivoluzione delle tecnologie. Questi i passaggi di base per realizzare la cross-fertilization tra pubblico e privato che punta a fare della Sanità alla Formigoni un'eccellenza non solo nazionale ma anche europea. A stilare il percorso, la Fondazione Istud e il Gruppo Sanità Assolombarda, coprotagonisti della ricerca sulla evoluzione delle competenze sulla Sanità privata lombarda, presentata venerdì 12 a Milano, nel corso di un convegno che ha acceso i riflettori sui fattori critici di successo per la Sanità privata (e non solo) lombarda e sulle figure professionali (attualmente inesistenti o scarsamente diffuse) destinate a registrare un significativo sviluppo nel prossimo futuro. Finanziata dalle associazioni industriali della Lombardia e dall'Ance Lombardia e realizzata con la collaborazione del Centro cardiologico Monzino, del Centro diagnostico italiano, dell'Istituto clinico Humanitas, dell'Ieo e della Multimedica Holding, la ricerca si è sviluppata in quattro step (indagine desk e field concluse entro il giugno 2008; focus group per validare i risultati già ottenuti; interviste con le parti sociali coinvolte) prevedendo tra l'altro - nel corso della ricerca sul campo - 29 interviste con le famiglie professionali operanti nelle risorse umane, nella direzione sanitaria e nel settore clinico (11 amministrativi, 10 infermieri, 6 medici e 2 tecnici). Prime indicazioni operative, condivise con i rappresentanti delle strutture sanitarie pubbliche partecipanti al meeting: il medico destinato a diventare esperto nelle strutture sanitarie; infermieri lanciati a ricoprire il ruolo di case manager del paziente, competente su cure e assistenza. Parola chiave della ricerca, il termine "eccellenza". Quesito guida: "Ma l'eccellenza dov'è?". Tra parentesi i dubbi e gli ostacoli che derivano dalla competizione tra laureati e non, da una valutazione delle competenze fatta ogni due o tre anni e da una situazione legislativa «che non consente a professioni (es. tecnici sonographer ) di produrre referti, caricando di questa attività il medico che, dal punto di vista delle competenze, potrebbe dedicarsi ad altro». Conclusione (solo apparentemente avventurosa, stando agli esempi che arrivano dall'estero, ampiamente censiti dallo studio): "L'assistenza è di pertinenza dell'infermiere". Ed ecco, di conseguenza, l'oroscopo dell'eccellenza sanitaria marca lumbard: il medico consulente esperto delle strutture sanitarie e affiancato da ruoli amministrativi che lo tutelino dall'automatica trasformazione in manager-burocrate; riqualificazione dell'infermiere (con e senza laurea) per valorizzarne le competenze attualmente misconosciute anche nell'ambito dell'organizzazione sanitaria di appartenenza; aggiornamento delle normative nazionali; individuazione delle competenze del data manager, del biostatistico e del risk manager; sviluppo del mentoring. Ciò fatto, il passaggio dalla valutazione annuale a quella triennale proposta dai ricercatori lombardi sarà solo un dolce peso. S.Tod.
Le pagelle all'Ecm: infermieri entusiasti, medici freddi
Il Sole 24 Ore Sanita' del 23/09/2008 N.37 - 23-29 SETTEMBRE 2008 p. 2
Promossa a pieni voti solo in area nursing - Organizzazione del lavoro: scarso l'impatto dei corsi - Sì alle Asl provider, Fad bocciata
Non è di sicuro un "corsificio che distribuisce bollini" come nel più comune degli stereotipi. Ma l'Ecm, che per oltre la metà del personale del Ssn si è dimostrata una vera opportunità formativa - più per gli infermieri che per i medici non troppo soddisfatti -, va rivista soprattutto per un aspetto a dir poco cruciale: il suo scarso o limitato impatto che ha avuto finora sull'organizzazione del lavoro nella struttura in cui, finito il corso, si torna a indossare il camice bianco. Per il resto l'educazione continua in medicina incassa una promozione, anche se un po' stentata, sulla capacità di soddisfare le necessità di aggiornamento e su quella di migliorare le competenze. Mentre tra le cosiddette «modalità formative» la Fad - la formazione a distanza - attira critiche e scetticismo (soprattutto tra i medici). Voti, giudizi e pagelle sul pianeta Ecm e dintorni sono contenute nella voluminosa ricerca «le opinioni dei professionisti della Sanità sulla formazione continua», coordinata dall'Agenzia sanitaria dell'Emilia Romagna e commissionata dal ministero della Salute. Uno studio, appena pubblicato nella sua versione definitiva (alcune anticipazioni su «Il Sole-24 Ore Sanità» n. 20/2007) che si compone, tra l'altro, di due importanti indagini: una su base «campionaria», effettuata in 14 strutture di 11 Regioni a cui hanno risposto quasi 3.300 operatori e un sondaggio «volontario» on line (tra siti web di assessorati e di Asl) a cui hanno partecipato quasi 10.800 persone. L'Agenzia dell'Emilia Romagna ha anche lavorato, sempre su mandato del ministero, a una proposta operativa per creare un Osservatorio nazionale sulla qualità dell'Ecm. L'Ecm, per oltre la metà è un'opportunità. Nell'indagine «volontaria» il 47,5% sostiene di avere avuto maggiori opportunità di formazione con l'introduzione dell'Ecm. Percentuale che arriva al 56,8% nell'indagine campionaria. Per gli altri poco è cambiato se non addirittura peggiorato (il 10% nell'indagine volontaria on line e il 7,8% in quella campionaria). Va segnalato però che conta l'appartenenza professionale: i più entusiasti sono, infatti, gli infermieri (il 60% per lo studio campionario e il 56,6% per quello volontario hanno parlato di maggiori opportunità formative), più freddi invece i medici (solo il 44,6% e il 39,8% delle due indagini promuove l'Ecm) che in buona parte non vedono grandi differenze rispetto al passato. I risultati delle indagini mostrano poi, complessivamente, un atteggiamento positivo per quanto riguarda la soddisfazione dei bisogni formativi e soprattutto per il miglioramento delle competenze che si è verificato. Più fredde sono le considerazioni, in particolare nell'indagine volontaria, sugli effetti per lo sviluppo dell'organizzazione del lavoro: «Dai dati raccolti emerge - avverte l'indagine dell'Asr dell'Emilia Romagna - come questo sia effettivamente un punto critico». Infine il ruolo dell'Asl come provider di formazione non sembra in dubbio. Anzi, in entrambe le indagini oltre l'80% dei rispondenti ha dichiarato che le aziende dovrebbero investire più risorse nell'organizzazione diretta della formazione. E infatti pur restituendo un giudizio sostanzialmente positivo, c'è una significativa percentuale di operatori (30,5% nell'indagine campionaria e 38,9% nella volontaria) che ritiene che la propria azienda o ente di appartenenza non sia stato «sufficientemente in grado continua lo studio - di rilevare al proprio interno in modo efficace i bisogni di formazione e, con percentuali analoghe, neppure di tradurre le indicazioni della programmazione sanitaria in obiettivi formativi». Modalità formative sotto la lente. Giudizio «sostanzialmente positivo» per tutte le modalità formative, tranne che per la formazione a distanza che ha registrato il maggiore scetticismo da parte dei professionisti (in particolare nell'indagine campionaria). Convegni e seminari, a cui la letteratura scientifica attribuisce una bassa efficacia formativa in termini di modifica della pratica assistenziale sono comunque percepiti come occasioni utili per l'apprendimento. La variabile che maggiormente influenza l'orientamento degli operatori continua a essere, anche qui, l'appartenenza professionale: la lettura di articoli scientifici è stata valorizzata soprattutto dai medici, che probabilmente hanno maggiore consuetudine. Gli infermieri hanno dato giudizi migliori all'affiancamento e agli stage e soprattutto alla partecipazione a gruppi di miglioramento, pratiche largamente utilizzate nella professione infermieristica. Più sorprendente è forse la maggiore fiducia che gli infermieri hanno attribuito alla formazione a distanza in entrambe le indagini, rispetto a tutte le altre professioni che esprimono in media punteggi più bassi. Marzio Bartoloni
Nessun commento:
Posta un commento