La Repubblica del 04/09/2008 , articolo di FRANCO VANNI ed. Milano p. 04
Luciano Gattinoni, docente in Statale "Tre anni di corso sono una scorciatoia ma in tempi di crisi pure un risparmio"In calo dopo anni di crescita gli aspiranti medici mentre le lauree triennali che assicurano un lavoro piacciono di più Avanti anche le altre prove: ieri in Bocconi quiz per 250 posti a Economia, oggi tocca a Ingegneria al Politecnico Anche Van Gogh e la Tamaro nelle 80 domande di Medicina All'uscita dall'aula il banchetto di Cl distribuisce vodka e succo d'arancia, quello dei collettivi conMENO medici e più infermieri. Così cambiano i sogni delle aspiranti matricole milanesi: diminuiscono gli iscritti ai test di Medicina e aumentano i candidati per lauree triennali che aprono le porte a mestieri meno prestigiosi, ma a cui si arriva più velocemente: tecnici ospedalieri, infermieri, ostetriche e fisioterapisti.Il calo delle iscrizioni ai test di Medicina arriva dopo anni di crescita. Ieri in via Celoria, a Cittastudi, 1998 aspiranti medici (il 64 per cento ragazze) hanno affrontato il questionario per aggiudicarsi i 300 posti della Statale, il 10% in meno rispetto all'anno scorso. Già martedì, alla prova per i 90 posti del San Raffaele, la tendenza era chiara: hanno fatto il test in 1941 contro i 2315 del 2007, 20% di calo. Fra le facoltà di Medicina cresce solo la Bicocca, con 170 iscritti in più alla selezione. Un futuro da infermiere o da tecnico di sala, invece, fa sempre più gola. In Bicocca per 300 posti i candidati sono 389 contro i 326 del 2007. Stessa tendenza in Statale, dove si sono iscritti in 3201, un centinaio in più dell'anno scorso. Luciano Gattinoni, professore di Anestesia e rianimazione in Statale, la spiega così: «I ragazzi sono spaventati da Medicina e vedono nelle lauree triennali una scorciatoia». E c'è un'ipotesi più drammatica: «Con la crisi mantenere i figli per sei anni è un problema, è possibile che siano i genitori a spingere per lauree più brevi e meno onerose». Fra le 80 domande del test di ieri in Statale c'è di tutto. La sezione di cultura generale, 33 quesiti, comprende alcune chicche che gli studenti non hanno digerito: In calo dopo anni di crescita gli aspiranti medici mentre le lauree triennali che assicurano un lavoro piacciono di più Avanti anche le altre prove: ieri in Bocconi quiz per 250 posti a Economia, oggi tocca a Ingegneria al Politecnico Anche Van Gogh e la Tamaro nelle 80 domande di Medicina All'uscita dall'aula il banchetto di Cl distribuisce vodka e succo d'arancia, quello dei collettivi contesta il numero chiuso Test, la rivincita degli infermieri «Chi ha scritto il romanzo Va' dove ti porta il cuore ?», «Chi fu il fondatore del sionismo?», «Qual è la capitale della Finlandia?». E ancora: una domanda sulla vita di Giuseppe Verdi, altre sulla pittura di Van Gogh, sulle opere di Jean Jacques Rousseau e sul De bello gallico. «Non capisco cosa c'entrino queste cose con la professione medica», dice Claudia Cappelletti, 19 anni e un'estate passata a ripassare fisica e chimica.«Se l'avessi saputo mi sarei risparmiato ore di studio sul genoma, queste domande sono una presa in giro» tuona Dario Colombo, 20 anni, che il test lo ha già provato (e steccato) nel 2007. Allora si era arreso dopo pochi minuti, questa volta ha preferito consegnare il compito all'ultimo, dopo le due ore previste. Finito il questionario, all'ora di pranzo, i ragazzi in via Celoria si dividono: tanti affollano l'aperitivo offerto dai giovani di Comunione e liberazione, a base di vodka e succo di arancia. Altri vanno al banchetto di Rifondazione comunista dove si contestano i corsi a numero chiuso «che contrastano con il diritto allo studio».Ma nell'agenda milanese dei test non c'è solo Medicina. Nelle università i questionari vanno avanti. Ieri alla Bocconi i candidati hanno battagliato per 250 posti ancora disponibili. Al Politecnico le aspiranti matricole sono 12.110, per la metà ambiscono a Ingegneria: oggi per loro è l'ultimo giorno di prove, i posti sono 5759, i candidati 6280 (di cui 1462 ragazze, il 7,5% in più rispetto al 2007). Per Architettura e Design, invece, si attende lunedì prossimo. Martedì sarà la volta delle lauree triennali in Statale del comparto medico: l'invasione dei 3200 per 2297 posti, spaventati da Medicina.Sudafrica/Olanda, Congo/Belgio, Capo Verde/Portogallo - Chi ha scritto il romanzo Va dove ti porta il cuore? 6 In quale regione si trova il lago Trasimeno? 1 "Sempre caro mi fu quest'ermo colle ...". Di quale poesia si tratta? 7 Chi ha scritto il De Bello Gallico? 2 Chi ha dipinto il famoso quadro I Girasoli? 8 Associare gli Stati europei alle loro colonie storiche: Sudafrica, Congo, Capo Verde 3 Come e quando è nato il sionismo, e chi ne fu il fondatore? 9 Quando è entrata in vigore la Costituzione italiana? 4 Qual è la capitale della Finlandia? 10 Quale ricorrenza si celebra in Italia il 9 maggio? 5 Test di Medicina, le domande PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.milano.it www.chiedoasilo.it http://www.unimi.it/
VETERANA Benedetta Vai, 20 anni, è milanese. «Ho già provato il test l'anno scorso ed è andata male.Mi sono iscritta a psicologia, ho fatto tanti esami e ora riprovo.Il mio sogno? Andare in Africa a curare i bambini»
PREPARATA Alessia Mandelli, 19 anni, è di Arese. «Alla maturità ho preso 100: studiare non mi pesa. Ho avuto difficoltà con alcune domande di chimica, ma per il resto spero sia andata bene.Mi attrae la pediatria»
CHIRURGO Riccardo Carrà, 19 anni, di Parabiago. «Mi sono iscritto al test perché voglio fare il chirurgo plastico.Ho preso 70 alla maturità scientifica, non sono un secchione, ma spero in bene, le domande non erano impossibili»
SOGNATRICE Cristina Imperatori, 20 anni, viene da Legnano. «Fin da bambina sognavo di diventare medico: non ci voglio rinunciare. Già da piccola mi immaginavo a fare chirurgia d'urgenza, voglio lavorare al pronto soccorso»
CORAGGIOSA Benedetta Riva, 19 anni, è di Milano.«Sogno di fare la psichiatra per poi potere lavorare in luoghi di disagio. Mi piacerebbe aiutare i ragazzini nelle carceri minorili. Spero di essere presa, il test era difficile» TENACE Sebastiano Nazzani, 19 anni, è di Milano.«L'idea di dovere studiare sei anni non mi spaventa. Mi impegnerò, come facevo a scuola. Al liceo classico avevo la media del 9 in matematica e scienze»
SPAVENTATA Sara Brunetti, 19 anni, è di Spino d'Adda, in provincia di Milano. «Ho paura di avere sbagliato le domande di chimica.Voglio fare il medico perché come molte donne ho l'istinto di accudire, mi prendo cura degli altri»
PEDIATRA Elena Mabellini, 20 anni, viene da Anfo in provincia di Brescia. «Il mio sogno è sempre stato curare i bambini. Il test era difficile, ho avuto problemi con la cultura generale, più facili chimica e fisica».
Infermieri furbetti, scoperti nuovi casi
Il Messaggero del 03/09/2008 ed. ANCONA p. 37
Doppio lavoro: sospeso dipendente della zona 7, una 50enne nel mirino della Finanza di MARINA VERDENELLI
Infermieri con il doppio lavoro, dopo le denunce per truffa scattano i primi provvedimenti. Un dipendente è stato sospeso per un mese dall'esercizio della professione, altri rischiano il posto. Intanto l'attività d'indagine per scovare i "furbetti" continua. All'opera la guardia di finanza che sabato è stata ai poliambulatori del Viale della Vittoria per un'infermiera che da 10 anni svolgerebbe il doppio lavoro. Anche tra i dipendenti stanno scattando una serie di denunce. Sempre in merito alla zona territoriale 7 un infermiere è stato accusato da un primario e da un caposala di dormire durante i turni di notte. I provvedimenti - E' di venerdì scorso la pronuncia dell'ufficio disciplina della zona territoriale 7 nei confronti di un dipendente sorpreso a lavorare sia per l'azienda pubblica che per una cooperativa sociale che gli assegnava prestazioni saltuarie da svolgere in strutture sanitarie private. L'uomo, accompagnato da Enzo Palladino, componente del direttivo provinciale e nazionale del Nursind, il sindacato degli infermieri, è stato sospeso per un mese dal lavoro. La decisione è arrivata dopo il patteggiamento del dipendente che ha ammesso di fare la doppia professione per motivi economici. «Il doppio lavoro - dice Palladino - era stato prestato solo da marzo a settembre 2007. Dopo un controllo della guardia di finanza a novembre era arrivata la diffida dell'azienda e il nostro associato aveva cessato la doppia attività denunciata al fisco». L'infermiere ora dovrà pagare anche una multa, come risarcimento alla zona territoriale 7, corrispondente al guadagno percepito con la doppia attività e pari a circa 4 mila euro. Altri colleghi rischiano il posto. A breve verranno convocati infatti anche gli infermieri segnalati dall'inchiesta dei carabinieri del Nas che a fine luglio denunciarono 15 operatori sanitari dipendenti dell'Azienda Ospedali Riuniti di Torrette e dell'Inrca. Personale che per contratto è legato dal vincolo esclusivo di lavorare solo per la struttura sanitaria pubblica ma che, stando all'indagine del nucleo antisofisticazione, avrebbe invece svolto l'attività anche per conto di case di cura private e per singoli cittadini andando ad esercitare la professione infermieristica a domicilio. Nuovi controlli e denunce - Nel mirino della guardia di finanza è finita un'infermiera di 50 anni, con figli, dipendente della zona territoriale 7. Stando ai controlli avrebbe lavorato 10 anni anche per strutture private. Le fiamme gialle hanno acquisito tutta la documentazione sulla sua posizione e verrà presto chiamata per fornire spiegazioni. Chiamato il Nursind per ricevere assistenza, il sindacato le ha consigliato di licenziarsi dall'azienda pubblica per evitare almeno di dover pagare la multa, corrispondente al guadagno percepito qualora la questione arrivi fino alla Corte dei Conti. Da approfondire invece la posizione dell'infermiere accusato di dormire di notte. Arrivato davanti all'ufficio disciplina la commissione si è riservata di ampliare l'indagine per provare quanto segnalato. Il provvedimento contro il dipedente per ora è sospeso.
Doppio lavoro e falsa malattia Licenziamenti in vista
Il Giorno del 04/09/2008 ed. Lodi p. 6
- PAVIA - LICENZIAMENTI e provvedimenti disciplinari in vista per gli infermieri scoperti dalla Guardia di Finanza a fare il doppio lavoro o a svolgere un'attività mentre si trovavano in malattia. «Il funzionario istruttore ha avviato i procedimenti - conferma il direttore generale dell'Azienda ospedaliera, Luigi Sanfilippo -. Ma siamo solo all'inizio. Ora dovranno essere ascoltati singolarmente tutti i dipendenti coinvolti nelle indagini, quindi si dovrà procedere alla ricostruzione dei fatti». DI PIÙ IL DIRETTORE generale non dice, in realtà però la Guardia di Finanza ha già fornito tutti gli elenchi delle assenze e, nei corridoi, si vocifera che l'azienda abbia già deciso quali punizioni infliggere: cinque giorni di sospensione per chi aveva un doppio lavoro e licenziamento per coloro che si trovavano in malattia. Arriva così al capolinea una vicenda partita all'inizio dell'anno in seguito di un esposto nei confronti di una coop di Pavia, che faceva da intermediaria di lavoro pur non avendone i requisiti. E utilizzando infermieri che già erano dipendenti di altre strutture. Accertati un'evasione di oltre 2,5 milioni di euro, l'omesso versamento di ritenute per oltre 500mila euro, oltre all'impiego di 201 lavoratori in nero. M.M.
Assistenza anziani: lite sull'«Adi»
La Nazione del 04/09/2008 ed. La Spezia p. 9
«NON CI ASPETTAVAMO una simile iniziativa da un collega». Un gruppo di infermiere del servizio assistenza domiciliare anziani (l'Adi) replica alla petizione proposta dal consigliere provinciale Giorgio Salvetti, riguardo il ritorno del servizio sotto «il diretto controllo dell'Asl». «L'Adi - dicono le infermiere - funziona così da tempo: è partito nel 1995 come progetto-obiettivo, poi siamo passati al contratto libero-professionista e dal 2003 nella cooperativa; lavoriamo però sotto il diretto controllo dell'Asl, con la guida di un medico e un caposala dell'Asl. E' un servizio dato in appalto alla nostra cooperativa che funziona da anni: ai cittadini, che sia pubblico o privato, cambia poco. Non pagano comunque nulla per il servizio e dispongono di personale infermieristico». Sono in tutto nove le infermiere impegnate per l'Adi in Val di Magra, cui si aggiungono quelle a Spezia e Brugnato
S. Maria, apre la Casa della salute
Il Tirreno del 04/09/2008 ed. Empoli p. 1
Al centro commerciale anche la guardia medica durante la notte - Ventisei i medici in servizio, un'ostetrica, infermieri e un'assistente sociale. Si potranno fare anche le analisi
EMPOLI. Sarà una "Casa della salute". Non solo, ma si tratterà anche della prima sperimentazione di un'unità di cure primarie all'interno di un centro direzionale. Al Centro Empoli per la precisione, in via Sanzio. Parte del secondo piano della torre di vetro (in totale circa quattrocento metri quadri), da ottobre ospiterà un sostanziale alleato del nuovo San Giuseppe, un dislocamento medico della struttura sanitaria.La "Casa della salute", progetto promosso due anni fa, è stato finanziato dalla Regione e sarà gestito dalla Asl 11.Le cifre. Le cifre, nella fase iniziale del progetto e destinate in ogni caso a crescere, parlano di sei medici di medicina generale, che svolgeranno la loro attività prevalente, e venti legati funzionalmente al compito di guardia medica (tra tutti questi anche specialisti), un assistente sociale, un'ostetrica, oltre ad infermieri e personale amministrativo. Saranno loro a prendersi carico dei pazienti.Gli ambulatori. Ci sono gli ambulatori specialistici dei medici di base che sorgeranno all'interno della struttura. Per le visite specialistiche ci si dovrà rivolgere comunque al San Giuseppe, mentre in via Sanzio, non da subito ma nel giro presumibilmente di alcuni mesi dal via della sperimentazione, chi vorrà potrà sostenere i cosiddetti esami di "primo livello". Come le analisi del sangue, l'elettrocardiogramma o l'ecografia.Guardia medica. Altro punto importante: l'assistenza medica continua. Sarà garantita nell'arco dell'intera giornata, 24 ore su 24. Di giorno dai medici di medicina generale, di notte da quelli di continuità assistenziale. Non a caso, infatti, la "Casa della salute" ospiterà al suo interno pure la guardia medica notturna. Inoltre, sarà garantito uno scambio di informazioni sugli assistiti tra tutti i medici, al fine di assicurare l'effettiva continuità della presa in carico del paziente.Spazio infermieristico. Spazio anche ad un ambulatorio infermieristico. Sì, perché uno degli obiettivi principali dell'unità, sarà quello di ridurre il tasso d'utilizzo inappropriato del pronto soccorso. I codici bianchi ed azzurri, cioè i pazienti che presentano situazioni di non urgenza, senza alcun rischio di peggioramento, potranno recarsi direttamente al Centro Empoli, senza così correre il rischio di "intasare" il pronto soccorso del nuovo San Giuseppe, che potrà concentrarsi solo sui casi più gravi. Ovviamente, l'accesso all'ambulatorio e, più in generale, alla "Casa della salute" sarà diverso da quello che immette al centro commerciale.Patologie croniche. A rendere ancor di più speciale e utile la struttura, sarà inoltre anche il suo ruolo chiave nella presa in carico delle patologie croniche, come diabete ed ipertensione. Una medicina d'iniziativa, che comprenderà anche lezioni rivolte ai pazienti per illustrare i segreti di una vita sana e corretta. Non solo, ma la "Casa della salute" si occuperà anche di valutare con loro percorsi specifici di cura, richiamando i suoi assistiti per visite mediche periodiche. Grazie ad un sistema di "telemedicina", inoltre, sarà consentito il ritorno dei referti nella cartella del medico, l'aggiornamento automatico dell'anagrafica, l'informazione sui ricoveri ospedalieri degli assistiti.Associazioni. Infine, ad occupare i 400 metri quadri dell'unità di via Sanzio, ci penseranno anche numerose associazioni a tutela dei cittadini. Vi prenderanno sede la Lega tumori, l'associazione diabetici, l'associazione alcolisti anonimi, Lega ambiente.Come detto, l'apertura della "Casa della salute" avverrà ad ottobre. In ogni caso, i potenziali beneficiari verranno informati sui servizi della stessa in anticipo dal proprio medico.Filippo Cioni
PIÙ SICURI CON POCHI EURO
Economy del 04/09/2008 , art di Giovanni Francavilla N. 37 10 SETTEMBRE 2008 p. 32
Partita da Verona come progetto pilota, l'iniziativa contro alcol e droga al volante ha dato ottimi risultati a costi contenuti. Così il sottosegretario Giovanardi vuole allargarla a tutta Italia.Nell'ultimo fine settimana di agosto 11 persone hanno perso la vita su strade e autostrade, portando la macabra contabilità a 925 vittime dall'inizio dell'anno. Nello stesso weekend la Polizia stradale ha registrato 639 incidenti e rilevato oltre 18 mila infrazioni; 443 automobilisti avevano abusato di alcolici e 45 portavano tracce di cocaina o dei derivati della cannabis. Cifre che comprendono anche i 37 automobilisti veronesi incappati venerdì 29 agosto nei controlli anti-droga effettuati da medici e infermieri, schierati al fianco delle forze dell'ordine tra Verona e Peschiera del Garda. Da queste parti, non è una novità vedere medici e poliziotti insieme pattugliare le strade dello «sballo» durante i fine settimana. «DRUGS ON STREET». Da un anno, infatti, la prefettura e il Dipartimento delle dipendenze di Verona hanno avviato un progetto pilota, denominato «Drugs on street», che punta a contrastare il fenomeno degli incidenti stradali causati dalla guida in stato di ebbrezza o dall'abuso di sostanze stupefacenti. Il risultato? Su 454 automobilisti controllati, il 45% è risultato positivo all'alcol o alle droghe o addirittura a entrambi. Il progetto, messo a punto da Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento delle dipendenze di Verona e capo del Centro politiche antidroga di Palazzo Chigi, è subito stato abbracciato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio per la famiglia e la prevenzione della droga, Carlo Giovanardi, che ora vuol portarlo in tutta Italia. Senza spendere un euro. «Il modello sperimentato a Verona ha fornito risultati straordinari» dice Giovanardi a Economy «grazie all'allocazione intelligente di risorse già disponibili e alla fattiva collaborazione tra le forze dell'ordine e l'asl. Se il modulo sperimentale ha funzionato a Verona, non si vede perché non possa funzionare in tutta Italia. La nostra priorità è di avere meno morti sulle strade. Se poi riuscissimo a ridurre del 50% gli incidenti mortali, avremmo un risparmio di 16 miliardi di euro, un'intera manovra finanziaria». Nel 2006 sono morte 5.669 persone e, secondo le ultime statistiche, gli incidenti stradali costano in media oltre 35 miliardi di euro all'anno, il 2,5% del Pil. «Ma bastano 260 euro per disinnescare una bomba umana, per bloccare un potenziale criminale al volante» sostiene Serpelloni. Per mettere in piedi il progetto «Drugs on street», il Dipartimento delle dipendenze di Verona ha sostenuto un costo lordo di circa 53 mila euro. La prima voce di spesa è data dal personale dell'asl (medici, infermieri e operatori) che ha partecipato al progetto. A ogni uscita (12 in totale) erano presenti quattro medici e quattro infermieri, affiancati da due operatrici: straordinari a parte, non si è trattato di costi aggiuntivi sullo stipendio di base, pagato dalla asl. Per eseguire gli accertamenti su strada sono stati condotti test tossicologici su tre livelli (saliva, urine e sangue) e i test di laboratorio hanno impiegato un budget di circa 31.700 euro, ma i costi di laboratorio possono essere ridotti utilizzando i multitest. Infine, si sono aggiunti 300 euro per l'unità mobile: manutenzione del camper, carburante e materiale per la documentazione. Tirate le somme, ogni uscita è costata poco più di 4 mila euro. Per individuare ognuno dei 202 automobilisti positivi all'etilometro e al test antidroga si sono spesi 262,23 euro. «Per fronteggiare i costi del progetto abbiamo attuato una differente programmazione della spesa» sostiene Serpelloni. «I costi sono stati assorbiti spostando le risorse su capitoli di spesa già attivi: non abbiamo avuto costi aggiuntivi». Ora, secondo quanto auspicato da Giovanardi, il progetto pilota di Verona dovrebbe essere allargato a tutte le province italiane. «Porterò i risultati alla prossima riunione della Conferenza Stato-Regioni, in modo da avviare il progetto in tempi strettissimi». Giovanardi parte con una dote di 1,5 milioni di euro: sono i soldi stanziati dal governo Prodi nel 2003 contro le stragi del sabato sera, ma mai utilizzati. Una parte di queste risorse, circa 150 mila euro, dovrebbe servire per acquistare unità mobili e camper attrezzati, ma il dettaglio sarà messo nero su bianco dal regolamento attuativo che il ministero delle Infrastrutture e quello della Sanità stanno scrivendo per sbloccare i fondi. Su scala nazionale, il progetto dovrebbe partire dalle regioni più a rischio: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Puglia e poi estendersi a tutte le province per almeno sei mesi. Sulla carta, il costo su scala nazionale si aggira intorno ai 12 milioni di euro, da reperire nei budget regionali della spesa sanitaria e in quello delle forze dell'ordine. È l'anello debole del progetto, dopo i tagli introdotti nella manovra economica di agosto. Dal 2009, sul Sistema sanitario nazionale pende un taglio di quasi 7 miliardi di euro, compreso il blocco dei rinnovi contrattuali della sanità, mentre - secondo il sindacato di polizia Silp-Cgil - nei prossimi cinque anni i tagli al personale delle forze dell'ordine saranno di 270 milioni di euro. Ma secondo Serpelloni non servono nuove risorse per mettere in moto la macchina della sicurezza stradale: «Basta riprogrammare le risorse già esistenti in maniera diversa» insiste. In Italia, per esempio, ci sono 524 servizi per le tossicodipendenze (tra Sert e Dipartimenti delle dipendenze che fanno capo alle asl), con 5.200 addetti. «Cominciamo da lì» dice Serpelloni «medici e infermieri si infilino il camice di notte e vengano a vedere che cosa succede nelle strade del sabato sera». IL PIANO PER BLOCCARE LE STRAGI I costi in euro e i risultati del piano «Drugs on street» lanciato a Verona un anno fa. COSTO DEL PERSONALE TEST DI LABORATORIO LOGISTICA COSTO TOTALE PER 12 USCITE AUTOMOBILISTI CONTROLLATI COSTO DI UN CONTROLLO POSITIVI ALCOL E/O DROGA FONTE: DIPARTIMENTO DELLE DIPENDENZE DI VERONACARLO GIOVANARDI PRESIDENZA CONSIGLIO «I TEST ANTIDROGA FUNZIONANO. BASTA USARE LE RISORSE CHE GIÀ CI SONO».OPERAZIONE «DRUGS ON STREET» A sinistra, un controllo della Polizia: il 29 agosto a Verona e Peschiera del Garda è scattata l'operazione «Drugs on street». Controlli a tappeto sono stati effettuati su 576 veicoli e 37 automobilisti positivi al test antidroga e antialcol. Nelle altre foto: 1) il test alcolemico per un automobilista; 2) l'allestimento dell'ambulatorio mobile; 3) le analisi tossicologiche nel camper mobile; 4) un accertamento delle forze dell'ordine; 5) il sequestro di una vettura.
Raddoppiano le cure a casa
Il Sole 24 Ore Sanita' del 03/09/2008 N. 34 2-8 SETTEMBRE 2008 p. 5
L'85% dell'Adi agli anziani - Mmg, pediatri e guardie: puzzle regionaleLe cure sul territorio indossano il vestito di arlecchino: tanta variabilità sull'offerta da Regione a Regione, come accade del resto per tanti altri servizi sanitari. Ma in più c'è anche una certezza che fa capire in che direzione va il nostro Ssn: in dieci anni l'assistenza domiciliare integrata è cresciuta in modo esponenziale, praticamente raddoppiando (solo tra il 2006 e l'anno precedente la crescita è stata del 5%). Se nel 1997 medici e infermieri hanno bussato alla porta di circa 200mila pazienti nel 2006 hanno varcato la soglia di casa di ben 414mila assistiti. Come dire che le cure escono sempre di più dalle corsie di ospedali e strutture sanitarie per raggiungere i malati direttamente a domicilio. Con (forse) maggiore soddisfazione dei malati stessi e sicuramente con risparmi assicurati per il Servizio pubblico. Mmg e pediatri. In media a livello nazionale ogni medico di base ha un carico potenziale di 1.098 adulti residenti. Ma a livello regionale esistono notevoli differenze: per le Regioni del Nord, fatte salve alcune eccezioni, gli scostamenti dal valore medio nazionale sono positivi. In particolare si evidenzia la Provincia di Bolzano con 1.624 residenti adulti per medico di base (qui però il massimale di scelte è di 2mila assistiti contro i 1.500 del resto del Paese). Nel Lazio si registra il valore minimo di 945 residenti adulti per medico di medicina generale; nelle Regioni del Sud si registrano lievi oscillazioni attorno al valore nazionale. Il carico medio potenziale per pediatra è, invece, a livello nazionale di 1.023 bambini, con una variabilità territoriale anche più elevata rispetto a quella registrata per i Mmg. Tutte le Regioni comunque sono caratterizzate da una forte carenza di pediatri in convenzione con il Ssn: a eccezione di Abruzzo, Valle d'Aosta, Emilia Romagna, Trento e Sardegna che presentano un numero di bambini per pediatra di poco superiore al massimale stabilito nel contratto di convenzione. Nell'esaminare lo scostamento del carico potenziale dal valore nazionale, spicca, anche in questo caso, il dato di Bolzano con un valore pari al 47% (1.501 bambini per pediatra). In tutte le Regioni meridionali il carico potenziale di bambini per pediatra è superiore al valore nazionale, a eccezione di Puglia, Sicilia e Sardegna. Notevole è però lo scostamento rilevato nella regione Campania (+19%) e nella regione Basilicata (+12%). A fronte del carico potenziale dei medici di base (di medicina generale e pediatri), è possibile valutare il carico assistenziale effettivo, dato dal numero degli iscritti al Ssn (coloro che hanno scelto presso la Asl di competenza il proprio medico di base) per ciascun medico. In tutte le Regioni tale indicatore evidenzia che il numero di scelte per medico di medicina generale è maggiore della popolazione adulta residente, mentre il numero di scelte per pediatra è sempre inferiore al numero dei bambini residenti. Questo significa che per molti bambini è stata scelta l'assistenza erogata dal medico di medicina generale anziché pediatrica. Le guardia mediche. Come noto il servizio di guardia medica garantisce la continuità assistenziale per l'intero arco della giornata e per tutti i giorni della settimana. Ed è organizzato nell'ambito della programmazione regionale per rispondere alle diverse esigenze legate alle caratteristiche del territorio. Nel 2006 sono stati rilevati in Italia 3.019 punti di guardia medica; con 13.304 medici titolari ovvero 23 medici ogni 100mila abitanti. Anche qui a livello territoriale si registra una realtà notevolmente diversificata sia per quanto riguarda la densità dei punti di guardia medica che per quanto concerne il numero dei medici titolari per ogni 100mila abitanti. L'Adi raddoppia. L'assistenza domiciliare integrata (Adi) asssicura al domicilio del paziente le prestazioni di medicina generale, specialistica, infermieristiche domiciliari e di riabilitazione, di assistenza sociale, ecc. In generale le ipotesi di attivazione dell'intervento si riferiscono a malati terminali, incidenti vascolari acuti, gravi fratture in anziani, forme psicotiche acute gravi, riabilitazione di vasculopatici, malattie acute temporaneamente invalidanti dell'anziano e dimissioni protette da strutture ospedaliere. Nel corso del 2006 sono stati assistiti al proprio domicilio 414.153 pazienti, di questi quasi l'85% è rappresentato da assistibili di età maggiore o uguale a 65 anni. Mediamente a ciascun paziente sono state dedicate circa 24 ore di assistenza erogata in gran parte da personale infermieristico (17 ore). Nel 1997 l'annuario statistico contava 200.976 casi trattati in Adi (mancavano in realtà i dati di un paio di Regioni), dieci anni dopo sono diventati 414.153. Mar.B.
L'assistenza domiciliare integrata
Regione Ore assistenza erogata per caso trattato Casi trattati nel 2006 Totale
Totale 2005 x 100.000 ab. di cui anziani Piemonte 19.890 21.890 458 75,1% 25 V. d'Aosta 66 40 53 75,8% 183 Lombardia 76.641 68.186 809 84,5% 18 Pa Bolzano 357 275 74 90,2% 15 Pa Trento 1.572 1.491 313 79,6% 22 Veneto 54.556 59.031 1.151 85,6% 14 Friuli V.G. 26.133 26.499 2.163 79,0% 17 Liguria 13.858 13.807 861 94,5% 25 Emilia R. 59.093 57.107 1.411 90,0% 23 Toscana 20.092 21.298 555 89,1% 25 Umbria 9.881 10.174 1.139 83,0% 17 Marche 14.595 13.609 955 86,6% 28 Lazio 41.719 37.017 786 85,8% 21 Abruzzo 11.314 5.598 867 84,8% 33 Molise 6.723 4.798 2.095 57,0% 12 Campania 11.785 13.416 204 87,3% 59 Puglia 13.556 16.401 333 84,5% 52 Basilicata 5.873 5.529 989 87,4% 44 Calabria 11.252 6.900 561 81,1% 17 Sicilia 10.701 9.372 213 81,3% 37 Sardegna 4.496 4.319 272 83,5% 71 Italia 414.153 396.757 705 84,8% 24 Percentuale di rilevazione: 99,4% sul totale Usl che hanno dichiarato di avere il servizio attivo. Fonte: ministero della Salute
I pazienti assistiti a casa in 10 anni
L'identikit della medicina di base sul territorioTotale Δ 2006 su 2005 Totale Δ 2006 su 2005 Δ 2006 su 2005 Regione Punti di Guardia medica Adulti residenti per medico generico Numero scelte per medico Pediatri 2006 Bambini residenti per medico pediatra Numero scelte per pediatra Medici per 100.000 abitanti Visite effettuate per 100.000 abitanti Medici generici 2006 Guardia medica 2006 Piemonte 3.479 -18 1.103 1.126 421 6 1.195 882 134 -6 10 13.564 V. d'Aosta 104 3 1.044 1.046 18 3 855 713 8 0 9 15.338 Lombardia 6.717 -84 1.231 1.243 1.098 28 1.101 836 216 16 11 9.948 Pa Bolzano 250 1 1.624 1.684 51 0 1.501 1.019 12 4 14 3.883 Pa Trento 394 -1 1.092 1.107 81 1 891 773 32 0 16 20.860 Veneto 3.570 7 1.155 1.164 559 6 1.101 915 111 1 15 9.440 Friuli V.G. 1.030 8 1.041 1.055 123 6 1.103 820 39 0 10 11.090 Liguria 1.032 -369 1.400 1.048 155 -20 1.070 807 54 0 10 7.559 Emilia R. 3.302 -6 1.120 1.127 555 16 881 769 151 0 17 15.798 Toscana 3.101 9 1.035 1.106 426 -2 962 799 179 5 22 17.710 Umbria 751 -14 1.021 1.023 108 -2 934 763 44 0 27 19.593 Marche 1.253 12 1.072 1.084 178 1 1.044 856 85 -1 21 20.896 Lazio 4.887 135 945 1.008 761 21 901 771 117 21 11 3.210 Abruzzo 1.096 -24 1.043 1.053 186 1 870 752 104 2 35 19.666 Molise 282 1 998 1.019 36 0 1.096 812 31 -14 43 17.625 Campania 4.306 -168 1.127 1.188 773 -2 1.214 913 231 -2 29 19.479 Puglia 3.351 35 1.038 1.080 596 12 994 816 265 5 25 24.077 Basilicata 509 -1 1.011 1.042 69 -1 1.149 765 139 -1 72 20.721 Calabria 1.548 -11 1.113 1.091 279 -1 1.010 775 355 -6 58 44.173 Sicilia 4.175 -7 1.022 1.063 829 0 903 767 499 6 40 39.355 Sardegna 1.341 -52 1.088 1.054 224 -6 876 717 213 -7 65 28.319 Italia 46.478 -544 1.098 1.119 7.526 67 1.023 820 3.019 23 23 17.350 Fonte: ministero della Salute
Infermieri in crescita del 5%
Il Sole 24 Ore Sanita' del 03/09/2008 N. 34 2-8 SETTEMBRE 2008 p. 2
Il 70% dei dipendenti, soprattutto camici bianchi, lavora nei luoghi di ricovero
Organici stabili nel 2006 rispetto al 2005: aumentano solo dello 0,8%, molto meno del normale turn over calcolato tra il 5 e il 6 per cento. Blocchi delle assunzioni e interventi di razionalizzazione scattati nelle Regioni che dal 2005 sono state sottoposte a verifiche rigide di spesa con la minaccia dei Piani di rientro, hanno portato a un sostanziale giro di vite sulla prima voce di spesa per il Ssn. I dati sono quelli riportati nell'annuario 2006 sul personale delle Asl e degli istituti di cura pubblici, pubblicato a fine luglio dal ministero della Salute. Tranne che in Friuli, dove l'aumento di organici ha fatto registrare il +7,5%, in nessuna Regione dove aumentano si superano incrementi di organico del 3,6%, mentre al contrario in alcune compare il segno meno. Il caso più evidente è quello del Lazio che sottoposto a un rigido Piano di rientro ha ridotto del -3,6% le unità di personale, agendo soprattutto (-9,7%) sui ruoli tecnici e amministrativi, quelli che, secondo gli esperti (Osservasalute 2007) rappresentano per questa voce di spesa l'aspetto più inappropriato, visto che la mission del Ssn è di erogare assistenza sanitaria. In realtà però se gli organici restano mediamente stabili con numerosi cali un po' ovunque per il settore amministrativo (tra gli aumenti, tutti contenuti, fanno eccezione la Valle d'Aosta che nel settore tecnico-professionale-amministrativo registra un +11,2% e il Friuli con il +5,9%), il numero di infermieri cresce in media del +5,1% le unità in servizio nel Ssn. E questo accade un po' ovunque, con le stesse percentuali di nuove assunzioni, tranne ancora che nel Lazio dove ci si ferma al +0,9% e a Bolzano dove addirittura gli infermieri nel 2006 sono il 2,4% in meno del 2005 (ma nella Provincia autonoma aumentano tutti gli altri ruoli, medici in testa con il +2,6%). Il fenomeno è comunque legato alle politiche anticarenza infermieristica che nelle ultime Finanziarie hanno previsto deroghe ai blocchi delle assunzioni solo per questa categoria. E dove, come in Friuli, si sono registrati gli aumenti maggiori di personale, in realtà si è riequilibrato il rapporto tra infermieri e medici. Indicato dall'Oms in almeno 4-5 infermieri per medico, infatti, in nessuna Regione raggiunge questi standard e si assesta su una media di 2,5 infermieri per medico. In questo quadro, gli interventi a Bolzano e in Friuli hanno avuto come risultato quello di raggiungere un rapporto di 3,2 infermieri per medico, confermando un precedente eccesso nella Provincia autonoma e una pregressa carenza nella Regione a statuto speciale. Rispetto alla media di 2,5 infermieri per medico, comunque, sono al di sopra e superano i 3, Bolzano, Trento, Friuli, Veneto ed Emilia Romagna. Sono al di sotto con un rapporto che non va oltre le 2,2 unità Lazio, Molise, Puglia, Calabria e Sardegna. Unica Regione più in basso della soglia dei 2 infermieri per medico è la Sicilia con 1,8. Per quanto riguarda i medici, la crescita di organici si ferma a livello nazionale a una media del +0,2%. Ma in alcune Regioni l'aumento è più consistente, come in Valle d'Aosta (+6,8%), Molise (+4,3%) e Campania (+3,3%). Al contrario, in nove Regioni i medici diminuiscono con una media di circa lo 0,4% e un'unica eccezione in Lombardia dove il calo è del -2,5 per cento. Dal punto di vista del luogo di lavoro, i dipendenti del Ssn si concentrano soprattutto nelle strutture di ricovero. Analizzando il dato relativo agli ospedali che fanno capo alle Asl e alle aziende ospedaliere (compresi Irccs e Policlinici) e aggiungendo anche i sanitari universitari che lavorano per il Ssn nei Policlinici (8.657), il 70% dei dipendenti si concentra negli ospedali e solo il 40% nelle strutture sul territorio. Che tuttavia utilizzano per la loro attività anche figure parasubordinate come i medici di famiglia, i pediatri di base e gli specialisti delle Asl. Prendendo in considerazione poi solo medici e infermieri questo rapporto ospedale-territorio si divarica ancora di più. Oltre l'81% di medici, infatti e il 79% degli infermieri lavora nelle corsie. Di questi, il 47% di medici e infermieri (uguale percentuale) dipendono da aziende ospedaliere e solo l'1,3% degli organici proviene dall'Università. P.D.B.
Le differenze 2005-2006Diff. % con 2005 Ruoli Diff. % con 2005 Medici Diff. % con 2005 Di cui Diff. % con 2005 Totale Diff. % con 2005 Regione Sanitario Prof., tecnico, amm. Infermieri Piemonte 36.684 1,9 19.606 -1,3 8.606 0,5 21.150 7,2 56.291 0,8 V. d'Aosta 1.277 3,4 727 11,2 297 6,8 677 5,9 2.004 6,1 Lombardia 60.567 -0,1 30.924 -2,3 12.686 -2,5 35.575 3,9 91.495 -0,8 Bolzano 4.910 1,8 3.089 0,4 870 2,6 2.807 -2,4 8.051 1,7 Trento 4.459 0,6 2.603 1,0 881 0,1 2.717 5,6 7.063 0,7 Veneto 39.669 1,0 18.108 0,9 7.577 -1,0 25.349 5,1 57.777 1,0 Friuli V.G. 11.738 8,2 5.592 5,9 2.279 1,6 7.189 11,4 17.330 7,5 Liguria 15.365 0,7 6.337 -0,4 3.337 -0,6 9.303 3,2 21.703 0,4 Emilia R. 39.861 3,2 15.727 1,5 8.062 1,6 23.940 7,8 55.588 2,7 Toscana 35.103 5,3 14.194 -0,4 7.383 -0,5 21.244 5,0 49.344 3,6 Umbria 7.979 0,1 2.775 -0,8 1.833 -0,4 4.701 3,3 10.759 -0,2 Marche 13.074 2,4 4.924 -0,1 2.831 1,4 7.877 5,7 18.006 1,7 Lazio 35.818 -1,3 12.544 -9,7 9.445 -1,3 20.353 0,9 48.368 -3,6 Abruzzo 11.088 3,7 4.634 0,1 2.827 -0,6 6.699 7,9 15.725 2,6 Molise 2.905 3,3 1.120 0,5 724 4,3 1.621 7,5 4.025 2,5 Campania 38.908 2,8 16.590 -1,9 10.838 3,3 22.600 6,5 55.560 1,3 Puglia 24.806 3,2 10.560 -3,9 6.363 2,7 13.993 5,4 35.440 1,1 Basilicata 4.733 1,9 1.846 -1,1 1.118 1,5 2.816 3,9 6.579 1,0 Calabria 15.375 1,8 7.596 -1,5 4.319 0,2 8.567 5,1 22.996 0,7 Sicilia 33.084 1,4 14.646 -4,0 9.837 -0,3 18.151 5,7 47.831 -0,4 Sardegna 14.851 -0,2 5.799 -3,5 3.747 -0,2 8.115 1,4 20.652 -1,2 Italia 452.254 1,8 199.941 -1,6 105.860 0,2 265.444 5,1 652.587 0,8
Il personale del Ssn per ruolo e per sesso
La suddivisione per luogo di lavoro e tipologia professionaleTotale di cui medici Totale di cui medici Totale di cui medici Totale di cui medici Regione di cui infermieri di cui infermieri di cui infermieri di cui infermieri Di cui aziende ospedaliere Asl (assistenza territoriale) Di cui strutture di ricovero a diretta gestione delle Asl Strutture di ricovero (tutta l'assistenza ospedaliera) Piemonte 14.392 1.314 3.552 42.533 7.642 17.616 22.736 4.234 10.254 19.797 3.408 7.362 V. d`Aosta 838 39 164 1.166 258 513 1.166 258 513 - - Lombardia 13.091 1.289 2.302 78.834 11.784 33.280 841 113 412 77.993 11.671 32.868 Bolzano 2.714 107 620 5.337 763 2.187 5.337 763 2.187 - - Trento 2.066 175 629 4.997 706 2.088 4.997 706 2.088 - - Veneto 22.885 2.554 8.227 35.822 5.555 17.132 25.319 3.824 12.456 10.503 1.731 4.676 Friuli V.G. 4.115 351 1.523 13.595 1.993 5.793 5.388 790 2.392 8.207 1.203 3.401 Liguria 6.606 601 1.685 15.422 2.920 7.620 7.939 1.591 4.272 7.483 1.329 3.348 Emilia R. 18.384 1.880 6.090 38.446 6.895 17.930 22.076 4.118 10.926 16.370 2.777 7.004 Toscana 18.114 1.656 5.121 32.568 6.539 16.164 18.639 3.795 10.515 13.929 2.744 5.649 Umbria 3.094 343 982 7.962 1.645 3.722 3.854 782 1.930 4.108 863 1.792 Marche 4.492 337 1.347 13.655 2.585 6.552 9.346 1.749 4.504 4.309 836 2.048 Lazio 16.174 2.726 4.901 32.753 7.169 15.498 20.689 4.500 9.845 12.064 2.669 5.653 Abruzzo 3.587 713 882 12.284 2.253 5.819 12.284 2.253 5.819 - - Molise 1.258 127 367 2.767 597 1.254 2.767 597 1.254 - - Campania 20.315 3.003 6.629 35.245 7.835 15.971 20.668 4.800 9.176 14.577 3.035 6.795 Puglia 13.727 1.975 3.802 23.339 4.916 10.488 16.902 3.479 7.905 6.437 1.437 2.583 Basilicata 1.611 187 425 4.968 931 2.391 3.000 549 1.428 1.968 382 963 Calabria 7.353 1.054 1.576 15.725 3.341 6.991 9.822 1.986 4.469 5.903 1.355 2.522 Sicilia 14.826 2.639 3.767 33.256 7.350 14.397 11.811 2.615 5.207 21.445 4.735 9.190 Sardegna 7.650 1.167 2.061 13.278 2.740 6.087 11.383 2.368 5.295 1.895 372 792 Italia 197.292 24.237 56.652 463.952 86.417 209.493 236.964 45.870 112.847 226.988 40.547 96.646 Nota: nel totale sono comprese in più 8.657 unità di personale dell'Università che opera nelle strutture del Ssn pure non essendono diretto dipendente
«Stanchi d'aver paura»
La Provincia di Cremona del 04/09/2008 p. 21
Episodi di violenza, appello del pronto soccorso«Siamo lasciati soli, indifesi, allo sbaraglio, vittime di continui episodi di aggressione. Chi garantisce la nostra sicurezza?». Firmato, gli infermieri del pronto soccorso dell'ospedale di Crema. Al Maggiore scoppia il caso 'sicurezza': lo sollevano gli operatori sanitari del reparto in questione, esausti dopo aver assistito ad un nuovo episodio spiacevole durante l'orario di lavoro. Il quinto negli ultimi due mesi. Particolarmente grave era stato il primo, verificatosi all'inizio di luglio, quando un paziente, poi ricoverato in psichiatria, aveva minacciato i presenti con le forbici in pugno e sfasciato attrezzature per migliaia di euro di danni. «Ne abbiamo subiti numerosi: il 6 luglio, il 27 luglio, il 30 luglio e il 26 agosto. Senza contare l'episodio avvenuto l'8 agosto, quando un tossicodipendente è stato trovato nel bagno riservato al personale mentre faceva uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa» si legge nella lettera firmata dagli infermieri. Lettera che, oltre ad essere stata consegnata alla stampa, è giunta sui tavoli della direzione sanitaria dell'azienda ospedaliera, del primario del pronto soccorso Giorgio Fusar Imperatore, dell'Ufficio Infermieri (Sitra) e del caposala del reparto. «La situazione della sicurezza - prosegue il testo - è un problema da affrontare e risolvere con urgenza. Non possiamo considerare questi episodi come eventi straordinari, in quanto è diventata, purtroppo, la routine del pronto soccorso. Ci sentiamo soli e indifesi e pensiamo che la struttura attuale e l'organizzazione non siano in grado di garantirci a sufficienza: non esiste nessun filtro all'ingresso, non abbiamo una guardia né una postazione di polizia». L'azienda ospedaliera, al di là della lettera in questione, è già stata informata del disagio: «Ci sarà una riunione per questo problema, ma noi abbiamo bisogno di fatti concreti, E' un diritto di legge di tutti i lavoratori aver garantita la sicurezza sul posto di lavoro». Sebastiano Giordani
Troppe aggressioni in ospedale
La Cronaca di Cremona del 04/09/2008 p. 15
Infermieri del pronto soccorso vittime di violenze L'accorato appello del personale sanitario: "Struttura senza filtri, siamo abbandonati"La questione sicurezza sul posto di lavoro è un problema di tanti: anche e soprattutto degli infermieri del pronto soccorso. Mentre gli episodi di aggressione nei confronti del personale sanitario aumentano, tutti sembrano far finta di niente. Azienda Ospedaliera compresa. Per questa ragione i dipendenti hanno preso carta e penna per rendere pubblica la situazione di estremo disagio in cui versano. "Ormai - scrivono - possiamo dire che la situazione sicurezza all'interno del pronto soccorso è un problema da affrontare e risolvere con urgenza". Quattro gli episodi segnalati, avvenuti nel giro di circa due mesi, che hanno visto il personale sanitario doversi difendere da aggressioni di diverso genere, consumate o tentate all'interno del pronto soccorso dell'Ospedale Maggiore. Tutto è cominciato il 6 luglio, per continuare in rapida sequenza il 27, il 30 luglio e il 26 agosto. Altro episodio da stigmatizzare risale all'8 agosto, quando un giovane tossicodipendente è stato trovato nel bagno riservato al personale mentre si stava iniettando per via endovenosa la sostanza stupefacente. In quel caso intervennero gli agenti del commissariato di polizia che provvedettero anche al sequestro di patente e automobile parcheggiata a pochi metri dall'ospedale. Episodi che ormai non si possono più considerare eventi straordinari visto il ritmo con il quale si ripetono. "Ci sentiamo soli e indifesi - continuano gli infermieri nel loro accorato appello -. Pensiamo che la struttura attuale e l'organizzazione non siano in grado di garantirci a sufficienza". L'indice è puntato su una struttura che all'ingresso non presenta nessun tipo di filtro. Non esiste un presidio fisso di polizia (ironia della sorte commissariato e caserma dei carabinieri sono ad una manciata di metri) e manca la vigilanza privata che comunque potrebbe funzionare da deterrente. "Queste questioni - continua il personale sanitario del pronto soccorso - sono già state portate all'attenzione dell'azienda ospedaliera e sul problema ci sarà una riunione. Noi, però, abbiamo bisogno di fatti concreti". La sicurezza sul posto di lavoro è un diritto di tutti i lavoratori, che le condizioni poi vengano meno proprio nel luogo preposto alla cura e al soccorso delle persone è perlomeno singolare. Oltre che tremendamente preoccupante. (p. l.)
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