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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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martedì, settembre 30

Rassegna Stampa - 30.09.08


La salute mentale celebra Basaglia

Brescia Oggi del 30/09/2008 p. 21

di Giuseppe Zani A trent'anni dall'abbattimento delle mura del manicomio di Trieste, con l'ormai storico «Marco Cavallo», c'è un'altra scultura a forma di cavallo che sarà inaugurata nel cortile delle scuole elementari di Iseo la sera di venerdì 10 ottobre, «Giornata mondiale per la salute mentale 2008». Il cavallo scolpito, simbolo del desiderio di libertà, è frutto di un lavoro fatto a più mani a Iseo: vi hanno collaborato i ragazzi che frequentano l'Istituto comprensivo, i pazienti che si ritrovano nel vicino Centro psico-sociale, i volontari del centro di aggregazione «La Manica» e operatori del Dipartimento di salute mentale. Insieme hanno messo a punto il programma della festa popolare, che si svolgerà venerdì 10 ottobre. Una festa di arte, cultura e spettacolo. Avrà per titolo «L'arte che attraversa i muri». Trent'anni fa, raccontano i promotori dell'iniziativa, nasceva la legge 180, preceduta da notevoli fermenti e da esperienze che a Gorizia e a Trieste, in particolare, avevano portato forti cambiamenti nell'unico luogo fino ad allora destinato alla «cura» della sofferenza psichica: il manicomio. Un personaggio che contribuì in modo decisivo al cambiamento fu lo psichiatra Franco Basaglia. NELLA LEGGE 180 si affermano alcuni chiari principi: la cura non deve essere di norma un obbligo ma un diritto; la segregazione sistematica dei pazienti in luoghi chiusi e separati è in contrasto con i bisogni delle persone e va abolita; la dignità della persona e il rispetto della sua identità vanno tutelate come priorità. «A 30 anni di distanza - dice Andrea Materzanini, responsabile del Dipartimento di salute mentale di Iseo - ci riconosciamo pienamente in questi principi e abbiamo scelto, per celebrare la «Giornata mondiale della salute mentale», di ricordare il fermento di quei giorni in cui, in un clima festoso, un gruppo di coraggiosi pionieri abbattè fisicamente le mura del manicomio di Trieste usando come simbolico ariete «Marco Cavallo», costruito per l'occasione da operatori e pazienti». Quanto al titolo della festa iseana, «vogliamo invitare tutti quanti - conclude Materzanini - ad attraversare insieme alcune «muraglie» metaforiche, barriere costruite con i «mattoni della solitudine», cementate dalla rassegnazione, intonacate con il pregiudizio e l'indifferenza di molti». Eccoci al programma di venerdì 10. Alle 20,30, come detto, l'inaugurazione dell'opera «Cavallo». Alle 20,30, per le vie di Iseo, spettacolo di strada con saltimbanchi, giocolieri e mangiafuoco. Quindi le «Api operose» proporranno poesie in musica, i «Cantastorie» si esibiranno nel loro repertorio collaudato, il gruppo teatrale «Fuori binario» presenterà «Apparenze». Alle 21,45 l'arrivo in piazza Garibaldi, il buffet allestito dal Club Clarabella, il concerto de' «I Puzzle» e la proiezione del cortometraggio «Fahrenheit 2003». In caso di pioggia la festa si trasferirà sotto i portici del centro.


L'Upt: «Siamo la vera novità delle elezioni»

L' Adige del 30/09/2008 p. 6

Roberta boccardi Rappresentano la nuova politica del partito territoriale nato dalle ceneri della Margherita, e rivendicano orgogliosamente di essere la «vera novità di questa campagna elettorale». Ora lo sforzo, che dovrà essere decisivo nei prossimi 26 giorni, sarà quello di far conoscere il nuovo simbolo del partito del presidente Dellai e di abbinarlo alla faccia dei 34 candidati in lista. L'operazione costerà al partito 50 mila euro soltanto per gli spot televisivi, ma l'Unione per il Trentino parte già avvantaggiata avendo inserito nel simbolo il nome del presidente Dellai, spiazzando altre liste; il resto lo dovranno fare i candidati, spendendo il loro progetti per costruire il Trentino di domani e la loro credibilità. La squadra, che si è presentata ieri a mezzogiorno presso l'Hotel Villa Madruzzo, è di tutto rispetto: dodici donne, nove consiglieri provinciali e due assessori uscenti (dieci ex margheritini, più Giuseppe Parolari che faceva parte del gruppo della Sinistra democratica) cinque sindaci, quattro medici... e tanti volti nuovi. Rigorosamente in ordine alfabetico le donne occupano le prime dodici posizioni: l'elenco rosa è aperto dalla dottoressa Vittoria Agostini e si chiude con un'infermiera Luisa Zappini, presidente del Collegio Ipasvi. A guidare lo squadrone maschile, con il tredicesimo posto in lista, è il consigliere provinciale Adelino Amistadi, mentre al trentaquattresimo posto c'è Gianfranco Zanon, sindaco di Cunevo. La candidata più giovane è Roberta Bosetti, 28 anni, imprenditrice di Lavis, che nel maggio scorso, al secondo tentativo, è riuscita a centrare l'obiettivo di entrare nel consiglio di amministrazione della Cassa rurale di Lavis - valle di Cembra, sconfiggendo un'avversaria di grande peso, Elda Lucia Pedot. «In una settimana sono riuscita a raccogliere 712 voti contro i 703 della Pedot - racconta soddisfatta - e mi propongo di ripetere l'exploit. Sono molto determinata e, se corro, corro per vincere». Soddisfatto il segretario Marco Tanas che, mentre chiama a raccolta la squadra per le rituali foto di gruppo, non si stanca di ripetere: «È una lista molto forte, ed equilibrata a livello di genere, a livello generazionale, e di territorio. La distribuzione dei candidati tra valli e città, tra chi ha avuto un'esperienza nelle Margherita e i tanti volti nuovi che si sono avvicinati alla politica corrisponde appieno al progetto dell'Upt». A Tanas è affidata anche la risposta al sondaggio presentato dalla Lega Nord. «Mi hanno appena anticipato i risultati di un sondaggio dell'Udc, che sarà presentato tra un paio di giorni, e Dellai è decisamente davanti a Divina. Questo ci conforta, vuol dire che stiamo riuscendo a trasmettere la novità e l'affidabilità della nostra proposta».30/09/2008


Ordine dei medici, spunta una seconda lista

La Provincia Pavese del 30/09/2008 ed. Nazionale p. 14

Un gruppo alternativo al presidente uscente Belloni si ripresenterà con molti ex consiglieri - Circa 4600 elettori dovranno esprimersi tra sabato e lunedì
PAVIA. Sabato si vota. I 4600 medici iscritti all'Ordine di Pavia devono eleggere presidente e consiglio. E a quattro giorni dall'apertura delle urne le candidature vengono ancora sussurrate. Di sicuro c'è che il presidente in carica, Giovanni Belloni, si ricandida. Ma la lista, dice replicando a qualche allusione circolata nei giorni scorsi, «non è bulgara». «Non è ufficiale, nero su bianco, perché il presidente dell'Ordine non può fare una lista aperta e poi dire questo sì, questo no». Non è ufficiale ma un foglietto con il programma e i nomi stampati sul retro è stato diffuso. Non si sbilancia Belloni ma è chiaro che attorno a sè ha cercato di coagulare persone di sua fiducia, «sulle quali contare per portare avanti una serie di progetti».La lista di Giovanni Belloni di fatto è una riconferma per molti componenti dell'attuale consiglio direttivo dell'Ordine. Con qualche abbandono.Il professor Francesco Maria Avato, direttore del dipartimento di Medicina legale dell'Università di Ferrara, attuale vicepresidente uscente, farà parte di un'altra lista. Formalizzata ieri sera, in una riunione che ha definito gli ultimi dettagli e i nomi. «Deve essere chiaro che l'impostazione è quella della squadra - dice Avato che ancora non svela i nomi in attesa dell'incontro serale -. Siamo per una gestione collegiale dell'Ordine». Il suo nome è in cima alla lista, «ma solo perché abbiamo seguito un ordine alfabetico» precisa. «Nessuno chiede di fare il presidente».Tra le indiscrezioni ci sarebbe anche quella per cui pare che lascino l'incarico tre dei quattro revisori dei conti.La partita è aperta. Dopo tre anni l'Ordine si rinnova. Si vota da sabato 4 a lunedì 6 ottobre, dalle 9 alle 19.30 nella sede di viale Ludovico il Moro. Quindici consiglieri e quattro revisori dei conti: per uscire con i nomi dei nuovi eletti già alla prima tornata dovrebbero presentarsi a votare 1500 iscritti su 4600. Medici di famiglia, professionisti che lavorano in strutture pubbliche e private, pediatri di libera scelta e ospedalieri, liberi professionisti, molti dei quali iscritti all'Ordine pavese che però esercitano altrove. In caso di fumata bianca si tornerà alle urne ma in quel caso basteranno poche centinaia di schede.Belloni, dopo tre anni di gestione durante i quali ha avviato una serie di nuove commissioni territoriali, si ripresenta. Ma altro sulla sua formazione non vuole dire.«Chiedo solo che gli iscritti si presentino a votare numerosi - dice - per dimostrare il senso di appartenenza alla categoria...».Valorizzare e tutelare la professionalità del medico, avvicinarlo di più al cittadino-utente ma anche alle istituzione è un impegno che entrambe le liste condividono.Il futuro direttivo dovrà anche portare avanti il progetto di costruzione dela nuova sede. L'edificio, il cui cantiere si è rimesso in attività solo da qualche mese dopo una lunga interruzione, sorgerà accanto alla Città di Pavia, nell'area di piazzale Gaffurio. E la palazzina ospiterà anche gli uffici del collegio Infermieri Ipasvi ora troppo stretto in via Volta. Diventerà il riferimento come centro servizi anche per l'Ordine dei medici e come spazio per la formazione professionale. Pensavano di entrarci già nel Natale del 2007 ma il ritardo si è accumulato: problemi burocratici aveva detto la ditta appaltatrice, nessun intoppo aveva replicato il Comune. E ora i lavori sono ricominciati.


Infermieri, nessun concorso

Il Giorno del 30/09/2008 , articolo di SILVIA VIGNATI ed. Legnano p. 6

«In 14 con contratto a termine e poche prospettive»
di SILVIA VIGNATI PRECARIATO: ancora di scena all'ospedale di Legnano. Questa volta non parliamo delle ex centraliniste del call center, ma del personale infermieristico. È questo uno dei punti "caldi" che ha fatto proclamare lo stato di agitazione di tutto il personale dell'Azienda ospedaliera di Legnano, indetto dalle Rappresentanze di base (rdb). «Abbiamo complessivamente 14 nuovi infermieri, tutti laureati: 10 a giugno, e 4 lo scorso novembre - spiega Riccardo Germani -. Al momento stanno solo facendo sostituzioni, dunque tutti lavorano con contratti in scadenza. L'Azienda non bandisce il concorso e gli infermieri, che pure sono stati formati a Legnano, si vedono costretti a cercare lavoro altrove. Uno di loro è passato all'Azienda ospedaliera di Varese, un altro sta facendo il concorso per lavorare all'ospedale di Gallarate. Secondo noi è assurdo formare personale qualificato e poi non permettergli di lavorare nei nostri quattro ospedali». «CONTRATTO a tempo determinato, o in sostituzione: è già la seconda sessione di laurea in Scienze infermieristiche della nostra scuola alla quale non corrisponde un concorso pubblico - rimarca Maurizio Zucca, sindacalista Rdb -. Il rischio è che questi giovani infermieri neolaureati, non solo potrebbero essere attratti da altre aziende della zona, ma anche scegliere di lavorare in strutture private. Come organizzazione sindacale, chiediamo che venga indetto nel più breve tempo possibile un concorso pubblico per assumere a tempo indeterminato questo personale, al fine di non perdere importanti risorse. Siamo stanchi di sentirci rispondere che non esiste carenza infermieristica nella nostra Azienda ospedaliera, quando invece è palese nei reparti». MA LO STATO di agitazione è determinato anche da altri motivi. «Per esempio l'accordo di produttività 2008: i progetti delle unità operative devono essere previsti all'interno dell'orario di lavoro e senza prestazioni aggiuntive - afferma Gianfranco Cattaneo, Rdb -. E poi: a più di un anno non è stato ancora riesaminato il progetto di omogeneizzazione di alcune sale operatorie. Sussistono problematiche inerenti il personale amministrativo e tecnico, si devono dare delucidazioni su come si intende procedere all'accorpamento dei servizi e sulle esternalizzazioni. Ci preoccupa il futuro delle ore effettuate dagli infermieri con salti di riposo mai pagati: a oggi non esiste alcun progetto per il pagamento di queste prestazioni, e la Regione ha bocciato il progetto. E poi i passaggi di fascia: vanno stabiliti da subito i criteri per i passaggi di fascia orizzontali, considerato anche l'accordo sottoscritto il 14 luglio».


Letti raddoppiati, ma il medico resta solo uno

Gazzetta di Mantova del 30/09/2008 ed. Nazionale p. 13

Da domani si amplia l'Osservazione breve. Il Poma: presto arriveranno i rinforzi - Il problema nella fascia notturna Da subito però un infermiere in piùDa domani il servizio di Osservazione Breve del pronto soccorso del Poma (la zona dove vengono temporaneamente ricoverati i pazienti per valutare il ricovero o le dimissioni) raddoppia i posti letto e sarà trasferito sempre nell'ambito della stessa divisione nell'area fino a poco tempo fa occupata dalla Medicina d'Urgenza. Attualmente l'Osservazione Breve (4 posti letto che diventano 8) è situata tra i due ambulatori del pronto soccorso, quindi sotto il continuo controllo dei medici. Da domani si sposterà di alcuni metri, per finire in fondo al corridoio del pronto soccorso.Lo spostamento del servizio rientra nel piano di ristrutturazione e ampliamento del pronto soccorso cittadino, i cui lavori però, come ammesso dalla stessa direzione del Poma alcuni giorni fa, procedono a rilento.Il primo problema che si presenterà a partire da domani sarà inevitabilmente quello del personale notturno. Attualmente dalle 24 alle 8 di mattina al pronto soccorso sono presenti un solo medico e quattro infermieri, un numero sufficiente per coprire le emergenze e per valutare, vista la vicinanza con gli ambulatori, la situazione dei pazienti nell'Osservazione Breve. Da domani però con il trasferimento del servizio l'unico medico a lavoro nella fascia notturna avrà qualche difficoltà a verificare le condizioni dei pazienti ricoverati nell'Osservazione Breve.Nei giorni scorsi il direttore generale del Poma Luca Stucchi ha garantito, alla presenza del direttore sanitario Pier Vincenzo Storti, che a breve sarà assunto un medico in più al pronto soccorso, proprio per ovviare a questa situazione. Dalle 24 alle 8 al pronto soccorso saranno quindi presenti due medici, anziché uno, con un prevedibile miglioramento anche dei tempi di attesa delle visite. Nel momento del bisogno un medico potrà quindi staccarsi per andare in Osservazione Breve, senza lasciare sguarnito l'ambulatorio del pronto soccorso. Sull'ingresso al pronto soccorso del nuovo medico, però, i tempi non sono ancora certi e quindi per il momento domani si partirà con un solo camice bianco di notte. Per quanto riguarda invece gli infermieri, i vertici del Poma hanno garantito che già da domani ci sarà una figura in più da utilizzare proprio per l'Osservazione Breve.


«Infermiere col cuore»

Il Mattino di Padova del 30/09/2008 ed. Nazionale p. 29

Sono Simonetta di Solesino, sul mattino ho letto la lettera che parla di Antonio Stasolla, infermiere nell'ambulatorio di Terapia del dolore di Monselice. Ho conosciuto Antonio tempo fa, avendo avuto bisogno di terapie. E' una persona dal cuore grande, molto gentile, sempre disponibile e paziente (virtù rara). Sa ascoltare, infondere coraggio e fiducia. Ha sempre una buona parola per tutti. Il suo lavoro lo fa con amore e dedizione. I pazienti dopo la cura, dopo un po' ritornano per dargli un salutino perchè Antonio ti resta nel cuore. Lui vuole poter lavorare nel giusto, sta lottando non solo per se stesso, ma per tutte le persone che soffrono e per i loro diritti. Perché mandare via un infermiere a cui tutti vogliono bene? Io e quanti l'hanno conosciuto Antonio chiediamo che resti lì.Simonetta Piatto (Solesino)


Parte il corso per infermieri

Il Tirreno del 30/09/2008 ed. Lucca p. 8

LUCCA. Per i 40 studenti del primo anno inizia oggi - alle 15.30 nel complesso di Maggiano - il corso universitario in Infermieristica, presente per il secondo anno a Lucca. Dopo aver formato per anni gli infermieri nel tirocinio pratico, nell'ambito del corso di laurea infermieristica dell'università di Pisa, un anno fa è infatti partito per la prima volta il corso completo, che prevede sia gli insegnamenti teorici che il tirocinio in corsia e sul territorio.In base ad una convenzione firmata esattamente un anno fa da Regione, azienda Usl 2, Conferenza dei sindaci e università di Pisa, a partire dall'anno accademico 2007-2008 è stato istituito il corso di laurea completo, triennale, in Scienze infermieristiche dell'università di Pisa presso le strutture di formazione professionale dell'azienda sanitaria lucchese.Anche per questa seconda edizione 40 giovani aspiranti infermieri sono stati ammessi a partecipare a questo corso, che consente di intraprendere una professione qualificata e oggi molto richiesta.L'iniziativa - oltre a venire incontro alle problematiche dei giovani della Lucchesia che intendono formarsi in questa specifica qualifica - è la dimostrazione di quanto possa essere utile e importante il decentramento delle attività didattiche.Il corso di laurea vede impegnati sia docenti universitari pisani che professionisti lucchesi, mentre per la parte di tirocinio continua l'impegno del personale infermieristico dell'azienda Usl 2 (tutor aziendali).Tra l'altro la presenza degli allievi infermieri all'interno delle strutture sanitarie permette un'adeguata formazione sul campo per chi svolgerà un compito importante e molto delicato e determina complessivamente una crescita dei livelli di risposta professionale. Dopo alcuni anni a Lucca si sta quindi ricostruendo quella scuola di formazione che era patrimonio delle Usl, ma che adesso assume una rilevanza ancora maggiore perché l'infermiere è un professionista laureato che innalza i livelli di qualità dell'assistenza e che gestisce sempre più in modo autonomo l'assistenza sanitaria alla cittadinanza.La sede del corso di laurea è ubicata anche quest'anno a Maggiano, in una struttura che offre risposte adeguate alle necessità didattiche.


San Matteo, si dimettono 28 infermieri

La Provincia Pavese del 30/09/2008 ed. Nazionale p. 14

«Un mercato difficile, chi viene dal sud cerca di riavvicinarsi a casa» - Il direttore Bosio: «La graduatoria rimane sempre aperta per il turn over»
PAVIA. La scorsa settimana la sala operatoria della Chirurgia del San Matteo è andata di nuovo in sofferenza. Sull'organico la coperta è sempre troppo corta. Per 50 nuovi infermieri assunti ce ne sono 28 che si sono dimessi. A macchia di leopardo, in tutte le unità operative senza distinzione. E nemmeno la graduatoria per le assunzioni mantenuta aperta risolve il problema. «Speriamo nei diplomati della scuola universitaria per infermieri - dice Barbara Mangiacavalli, direttore del Sitra, il servizio infermieristico -. Nel mese di ottobre si diplomeranno venti studenti. Ma il mercato non è facile».Ci sono infermieri che rispondono all'avviso e poi trovano una collocazione vicina a casa e si licenziano. Ci sono candidati stranieri, soprattutto dall'Est, giudicati non idonei perchè non hanno nemmeno una basilare conoscenza della lingua italiana «e trattare con i pazienti o ricevere informazioni dai medici diventa difficile» spiegano al Sitra. «Queste fughe - conferma il direttore sanitario Marco Bosio - non sono imputabili al San Matteo. Speriamo ora di poter fermare almeno una parte dei 20 nuovi diplomati della scuola pavese e stiamo ipotizzando altre alternative. L'eccellenza delle cose che si fanno qui al San Matteo dovrebbe esercitare una certa attrattiva». Ma non tutti i neo-diplomati si fermano al policlinico. E i neo assunti che arrivano dal Sud, alla prima occasione, tornano a casa. O cercano di avvicinarsi. Anche perché vivere in Lombardia è dispendioso. «Su 50 assunzioni si sono verificate, in un periodo piuttosto ampio, 29 dimissioni - conferma Barbara Mangiacavalli -. Ma siamo comunque in attivo di 18 unità, che salgono a 25 se si considerano anche le ostetriche, un punto dolente che è stato rinforzato».«Non vediamo alcun saldo positivo - replica Mimmo Galeppi della Uil -. Anche perchè le 50 assunzioni non bastavano comunque a colmare la carenza di almeno un'ottantina di infermieri. Le difficoltà in organico quindi restano, a fronte di nuovi servizi aperti. Come l'Obi, l'osservazione breve del Pronto Soccorso, partita in sordina ad agosto senza informare i sindacati». Proprio dell'Obi si dovrà parlare venerdì nella riunione tra la delegazione trattante del San Matteo e i sindacati. La carenza, fa notare la Uil, riguarda anche gli operatori socio sanitari: su 19 assunti se ne sono dimessi 13. «C'è un'altra questione aperta - dice ancora Galeppi -. L'azienda chiede che il personale infermieristico garantisca la libera professione istituzionale. Significa che un infermiere della clinica chirurgica, terminato il suo turno, dovrebbe andare in Intra Moenia, senza sapere quando finirà». (m.g.p.)


GLI INFERMIERI: «PRONTI AD ADIRE LE VIE LEGALI»

La Sicilia del 29/09/2008 ed. Nazionale p. 53

lu.gam.) Sono sul piede di guerra gli infermieri che operano, nel Calatino e in altre aree della provincia etnea, sulle autoambulanze del 118. Da circa nove mesi sono stati «congelati» i pagamenti delle indennità d'incentivazione. Sulla vicenda è intervenuto il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che ha ufficialmente chiesto, in una nota, un incontro con il direttore generale dell'Azienda Usl 3 di Catania, dott. Antonio Scavone. Per il segretario provinciale del Nursind, Salvatore Vaccaro, «il personale infermieristico resta ai margini di qualsiasi comunicazione, accusando disagi professionali e personali. Non esiste alcuna garanzia, dallo scorso gennaio, sulla liquidazione degli emolumenti. Il sindacato, che attende una risposta concreta, potrebbe decidere di procedere per le vie legali».


Infermieri e ausiliari licenziati
dall'Asl giovedì i Cobas incontrano il manager

La Sicilia del 29/09/2008 p. 1

Il geom. Lorenzo Petix, del Coordinamento provinciale dell'organizzazione sindacale Cobas di Caltanissetta, informa «a nome degli infermieri e degli ausiliari precari licenziati e licenziandi, sindacalizzati Cobas, che grazie all'interessamento necessario del Prefetto, una delegazione Cobas sarà ricevuta dall'Ausl 2 di Caltanissetta il 2 ottobre, giovedì prossimo, alle ore 16,30. Le lavoratrici ed i lavoratori licenziati del Cobas si sono dati appuntamento a partire della prima mattinata avanti il già esistente presidio ad oltranza sito in via Cusmano». Petix ricorda poi «che giorno 2 coinciderà con il 16° giorno di presidio ad oltranza che il Cobas porterà avanti sino a quanto la vertenza Infermieri-Ausiliari non produrrà effetti positivi, su una richiesta ufficiale avanzata da questa organizzazione sindacale l'11 giugno scorso, richiedente l'adozione della nuova Delibera per la Selezione pubblica per titoli della figura professionale di Infermiere, per la formazione della nuova graduatoria di merito per incarichi a tempo determinato avente la durata di anni tre, ai sensi dell'art. 49 L.R.15 del 5/11/04 e dell'art. 9 della Legge 207 del 20/5/1985 (procedura per espletamento dei concorsi): tale legittima richiesta di incontro è rimasta inevasa». «L'organizzazione - conclude la nota di Petix - sicura dei frutti che produrrà l'incontro, coglie l'occasione di ringraziare a nome dei propri sindacalizzati un vivo e sincero grazie».


SCLEROSI MULTIPLA, PADOVA STRUTTURA DI ECCELLENZA NAZIONALE IL TRATTAMENTO PRECOCE 'BLOCCA' SUL NASCERE LA MALATTIA AL CENTRO DI RIFERIMENTO REGIONALE: SEGUITI 1.500 PAZIENTI. IL PROF. GALLO "ABBIAMO INFERMIERI DEDICATI A FORMARE I NUOVI PAZIENTI". NUOVA

Marketpress del 29/09/2008

Padova, 29 settembre 2008 - Assistenza 24 ore su 24, un filo diretto con il neurologo per tre ore ogni giorno, due infermiere dedicate all'educazione del nuovo paziente: sono questi i punti di forza che rendono il Centro Sclerosi Multipla di Padova una vera garanzia per il malato. Struttura di riferimento regionale, segue attualmente 1. 500 casi, di cui il 60% arriva da altre province e il 20% da fuori regione. Il Veneto conta circa 4. 500 malati, in Italia sono 57. 000. "Oggi disponiamo di terapie efficaci per contrastare la malattia fin dal primo attacco - afferma Paolo Gallo Professore Associato di Neurologia, Dipartimento di Neuroscienze, Clinica Neurologica I, Università degli Studi di Padova : le evidenze dimostrano che gli Interferoni, se utilizzati all'esordio, sono in grado di rallentare significativamente la progressione della malattia". In particolare un recente studio che ha utilizzato l'Interferone beta- 1b dopo il primo episodio, ha dimostrato che intervenire precocemente diminuisce del 40% la probabilità di avere un secondo episodio e quindi di sviluppare pienamente la sclerosi multipla. A supporto del trattamento precoce, è stata inoltre messa a punto una nuova confezione di siringa monodose, a disposizione in Italia dal giugno scorso, che semplifica l'autosomministrazione del farmaco e migliora l'adesione alla terapia. "Nel nostro centro cerchiamo soprattutto di garantire un'assistenza continuativa al malato e un adeguato supporto psicologico. Abbiamo attivato un numero per le consulenze telefoniche e per un'ora al giorno il day hospital è dedicato alle emergenze. I pazienti possono recarsi da noi senza appuntamento: in questo modo non si creano accessi impropri al pronto soccorso e il malato riceve nel più breve tempo possibile la migliore assistenza". Il centro patavino è stato fra i primi in Italia ad introdurre le terapie immunosoppressorie, oltre 15 anni fa, e rimane un'eccellenza nazionale in questo campo. L'età media dei pazienti assistiti, soprattutto donne, è piuttosto bassa: 25-30 anni "È importante - continua Gallo - che i malati di sclerosi multipla, che presentano esigenze e caratteristiche molto particolari, siano seguiti in centri specialistici, con operatori dedicati e formati". Proprio a loro si rivolge il progetto "Question Time in sclerosi multipla", un vero e proprio talk show itinerante di sensibilizzazione e formazione rivolto a neurologi, infermieri, psicologi e farmacisti. Sono oltre 100 i professionisti coinvolti oggi a Padova, la tappa conclusiva del 2008 che segue Milano, Roma, Bari, Firenze e Genova. La sclerosi multipla è più frequente nelle donne rispetto agli uomini e si manifesta prevalentemente fra i 20 e i 40 anni, con un picco intorno ai 20-30: rappresenta la prima causa di invalidità di origine neurologica nel giovane adulto. "Oggi sappiamo che la disabilità si riduce quanto più precocemente si interviene per impedire alla malattia di danneggiare il tessuto cerebrale - spiega il prof. Gallo -. I dati più recenti di un importante trial internazionale sul trattamento con interferone beta-1b, lo studio Benefit, dimostrano infatti come un inizio tempestivo, subito dopo il primo sintomo, riduca del 40% il rischio di sviluppare un ulteriore evento infiammatorio potenziale causa di un danno neurologico permanente". I sintomi iniziali della sclerosi multipla possono essere piuttosto variabili, imprevedibili e spesso sfumati, come debolezza e affaticamento, disturbi della vista, della sensibilità o motori, e per questo spesso i pazienti attendono troppo, prima di rivolgersi al medico. Una grande attività di informazione per diffondere una corretta informazione sulla sclerosi multipla e per sensibilizzare l'opinione pubblica e tutti coloro che sono coinvolti è quella svolta dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla che, dal 1968, interviene nel nostro paese per promuovere ed erogare servizi sociali e sanitari, per promuovere e sostenere la ricerca scientifica e per affermare i diritti delle persone con sclerosi multipla. "La nostra Associazione richiama l'attenzione già da molti anni sull'importanza della terapia precoce, così come dimostrato da numerosi studi scientifici - dichiara il prof. Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla - . La scelta terapeutica più opportuna deve essere concordata tra il neurologo curante e la persona con sclerosi multipla, che deve poter scegliere il trattamento precoce senza ostacoli, per questo l'Associazione chiede la rimborsabilità del farmaco a carico del Servizio Sanitario Nazionale per la terapia precoce e garantisce l'informazione attraverso, il proprio sito, le riviste e tutti gli altri canali". Contro la progressione della disabilità il trattamento precoce rappresenta un´opportunità unica per fermare un processo irreversibile e intervenire prima che la malattia assuma percorsi imprevedibili.


Alla sanità italiana piace la cartella elettronica

Corriere delle Comunicazioni del 29/09/2008 , articolo di PAOLO LOCATELLI E PAOLA CAPOFERRO RONCHETTA N. 16 - 29 SETTEMBRE - 12 OTTOBRE 2008 p. 23

Nell'ambito dell'assistenza ospedaliera comincia a farsi strada l'adozione delle applicazioni Mobile & Wireless a supporto dei processi di cura nel giro visite
La Cartella Clinica Elettronica (CCE) è uno degli ambiti applicativi dell'Ict che sta riscuotendo forte interesse in campo sanitario. Ed è per questa ragione che la tematica è stata approfondita nel corso della ricerca 2007-2008 condotta dall'Osservatorio Ict & Cio in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano. Il ruolo della Cartella Clinica Elettronica è focalizzato sul supporto della relazione tra il personale medico-infermieristico ed il paziente, in ambito di reparto ospedaliero, ambulatoriale o domiciliare. Questo ruolo risulta essere centrale oggi nelle aziende sanitarie anche per le sue forti potenzialità di gestione del rischio e per la capacità di integrare e far leva anche sugli ambiti più diffusi della Telemedicina, cioè il Telemonitoraggio e il Teleconsulto. Il panorama dei processi clinici supportati dalla Cartella Clinica Elettronica (chiamata anche Cartella medica, Dossier clinico o Fascicolo sanitario, tanto per citare alcune delle denominazioni emerse dai casi di studio effettuati) è soggetto ad un rilevante grado di variabilità: nella maggior parte dei casi analizzati è presente un supporto integrato alle informazioni relative ad un paziente, ma in altre strutture la Cartella Clinica Elettronica supporta solo la raccolta e l'accesso a singole registrazioni cliniche o a singoli documenti (senza automatizzare flussi articolati di lavoro o processi sanitari), ed in altre ancora viene utilizzata come supporto alle decisioni dell'operatore sanitario (con l'ausilio di meccanismi di alert e l'identificazione di situazioni critiche in conformità a protocolli clinici, fino ad arrivare a funzionalità di supporto automatico alla diagnosi). La ricerca dell'Osservatorio Ict & Cio in Sanità si è posta l'obiettivo di identificare le aree funzionali che le soluzioni di Cartella Clinica Elettronica supportano maggiormente. Dall'analisi è emerso come siano molto diffuse le soluzioni che supportano la gestione dei dati amministrativi e relativi alla diagnostica (immagini e dati di laboratorio), con presenza di sistemi esecutivi in tutta la struttura rispettivamente nel 70% e nel 62% dei casi. La situazione è molto diversa invece per i dati medici ed infermieristici e, soprattutto, per la gestione della prescrizione e somministrazione, dove sono molteplici le realtà che non hanno ancora attivato sperimentazioni (28% e 38% rispettivamente) e solo in pochi casi sono presenti strumenti esecutivi a livello di intera azienda o di una sua parte rilevante (22% e 16% rispettivamente). A livello di promozione e gestione, i progetti di Cartella Clinica Elettronica hanno tipicamente un livello di sponsorizzazione elevato, con l'azione diretta della Direzione Generale e della Direzione Sanitaria, ma spesso sono promossi anche dal responsabile dei sistemi informativi aziendali. Solo in rari casi la promozione del progetto parte da Primari, Dipartimenti Diagnostici o direttamente dalle strutture infermieristiche. Inoltre è ancora marginale, e comunque inferiore rispetto alle aspettative, il ruolo di sponsorizzazione di questa tipologia di progetti da parte delle strutture di farmacia. Dal punto di vista delle soluzioni tecnologiche utilizzate per realizzare la Cartella Clinica Elettronica, la ricerca ha permesso di rilevare la presenza di sistemi informatici eterogenei e compositi, soprattutto nei casi che hanno un livello di supporto più esteso nelle differenti aree funzionali. In molti dei casi analizzati, e soprattutto nelle strutture intervistate nella regione Lombardia, la realizzazione di un sistema di Cartella Clinica Elettronica prevede l'integrazione di componenti fornite dalle strutture regionali (come, ad esempio, per quel che riguarda il repository dei referti e gli strumenti di integrazione dei diversi applicativi) con prodotti specialistici acquisiti sul mercato (a partire dai dipartimentali diagnostici - LIS, RIS, sistemi di Anatomia Patologica, ecc. - ma anche per la gestione farmaci o per la gestione dei dati medici e infermieristici) e componenti sviluppate ad hoc dai Sistemi Informativi interni all'azienda o da fornitori esterni. Sono presenti però anche scenari più focalizzati su soluzioni integrate, basate su prodotti di mercato che vengono adeguati alle esigenze della singola realtà sanitaria. Nell'ambito dell'assistenza ospedaliera, che include le prestazioni svolte all'interno di Asl, Aziende Ospedaliere e Case di cura, infine, è interessante osservare come si stiano diffondendo le applicazioni Mobile & Wireless direttamente a supporto dei processi di cura. Tali applicazioni supportano principalmente le attività svolte nell'ambito del giro visita, consentendo a medici e a infermieri di accedere in mobilità ai dati del paziente, e le attività del personale infermieristico, che riguardano prevalentemente la registrazione dell'avvenuta somministrazione della terapia e, in alcuni casi, dei parametri vitali. Gli strumenti più utilizzati dal personale in questo contesto sono soprattutto i Pda (Personal digital assistent), connessi ai sistemi informativi ricorrendo alla rete wireless basata su sistema WiFi, oppure tramite rete fissa, una volta terminato il giro visite.

lunedì, settembre 29

Rassegna Stampa - 27.28. 29.09.08


Morte di Bruno Neri,
risolto il giallo non fu malasanità ma un delitto

Gazzetta del Sud del 27/09/2008 ,
art di Paolo Toscano ed. REGGIO CALABRIA p. 39

Matteo Carmelo Gatto accusato di omicidio preterintenzionale
Quella morte aveva assunto fin dall'inizio i contorni del giallo. Tanti sospetti avevano accompagnato il decesso dell'operaio reggino Bruno Neri, 51 anni, avvenuto in ospedale dopo un intervento chirurgico. In attesa di chiarire l'accaduto nove tra medici e infermieri erano finiti sul registro degli indagati. A cinque mesi dalla morte la procura aveva disposto la riesumazione. Nel cimitero di Croce Valanidi il medico legale Mario Matarazzo aveva eseguito l'autopsia.
Adesso viene fuori la verità accertata dalle indagini coordinate dal sostituto procuratore Francesco Mollace e che hanno visto impegnato il personale della sezione di pg dei carabinieri presso la procura, diretti dal maggiore Francesco Blasa: l'operaio era stato vittima di un pestaggio, i calci e i pugno ricevuti gli avevano provocato una lesione alla regione surrenale sinistra e una emorragia addominale, determinando il decesso. Il responsabile di quell'aggressione belluina è stato individuato in Matteo Carmelo Gatto, 37 anni. L'uomo è stato arrestato ieri mattina con l'accusa di omicidio preteritenzionale, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Filippo Leonardo. All'indagato viene contestato di aver agito per futili motivi, provocando senza alcuna ragione un diverbio con la vittima dopo aver bevuto del vino in una bottega. Gatto avrebbe aggredito e picchiato selvaggiamente Bruno Neri soltanto perché questi si era permesso di fare un apprezzamento non gradito che riguardava il suo cane di razza rottweiler.
L'episodio risale al 24 marzo 2007. Bruno Neri era stato ricoverato in gravi condizioni ai Riuniti. L'uomo che viveva da solo in un appartamentino nella zona dello Stadio, accudito dalla sorella, era morto due giorni dopo.
La vicenda sembrava finita nel dimenticatoio ma il 22 giugno successivo alla stazione carabinieri rione Modena si presentava Domenico Neri, fratello della vittima, infermiere professionale in servizio nel reparto malattie infettive dei Riuniti. Neri con una denuncia chiedeva lo svolgimento di accertamenti in ordine alla morte del congiunto. Dai sanitari aveva appreso che Bruno era stato sottoposto a intervento perché aveva uno spappolamento della regione surrenale. L'infermiere professionale aveva manifestato nella sua denuncia dubbi sulla somministrazione dei farmaci e cure ricevute dal fratello, ma anche sulla tempestività delle stesso. Le indagini dei carabinieri puntavano preliminarmente ad accertare le modalità con le quali la vittima aveva riportato il trauma risultato fatale e se vi fosse stata imperizia nel trattamento sanitario. L'inchiesta ha escluso qualsiasi responsabilità da parte medica. È emerso che i sanitari dei Riuniti avevano fatto fino in fondo il loro dovere. Ma per la morte di Bruno Neri c'erano le responsabilità di chi aveva provocato i traumi alla regione renale e all'addome.
Non è stato un lavoro semplice per gli uomini del maggiore Blasa ricostruire gli avvenimenti che avevano provocato il ricovero d'urgenza ai Riuniti dell'operaio. Anche perché la pista seguita inizialmente, quella che portava a una lite scoppiata nella bettola frequentata dalla vittima e degenerata in pestaggio, era risultata priva di fondamento. Con pazienza gli investigatori dell'arma hanno messo insieme i pezzi del puzzle e alla fine la ricostruzione è stata possibile. Le dichiarazioni di un testimone chiave sono state decisive. L'uomo aveva riferito di aver visto Neri e un'altra persona litigare e scambiarsi pugni e calci. A un certo punto, secondo quanto riferito dal testimone, Neri avrebbe cercato di ripararsi dai colpi sferrati dal rivale. Avrebbe anche provato ad allontanarsi ma era stato inseguito e il pestaggio era proseguito.
I carabinieri sono risaliti al presunto responsabile, Matteo Carmelo Gatto, e su provvedimento del gip l'hanno arrestato.


Infermieri e case di riposo Riuscito il convegno alla Boni

Gazzetta di Mantova del 27/09/2008 ed. Nazionale p. 26

SUZZARA. Promosso dalla «Fondazione Luigi Boni Onlus» di Suzzara nell'ambito della programmazione del proprio bisogno formativo triennale e sponsorizzato da una nota casa farmaceutica svedese, c'è stato nella sala civica di via Montecchi un convegno per infermieri, educatori e operatori avente come tema conduttore le problematiche riguardanti gli atteggiamenti comportamentali dei pazienti ospiti di varie e specifiche «residenze». I partecipanti sono stati un'ottantina provenienti da diverse Rsa e da strutture sanitarie della Provincia di Mantova e al termine ad ognuno sono stati attribuiti sei crediti formativi validi per il programma di educazione continua in medicina.Roberto Affini ha evidenziato il fatto che «il lavoro quotidiano nei luoghi di cura residenziali incontra spesse volte alcune difficoltà determinate da pazienti che manifestano comportamenti tali da rendere difficile i confronti relazionali per cui la conoscenza dei meccanismi fisiopatologici che stanno alla base dei deficit cognitivi, dei disturbi del comportamento e della depressione, possono aiutare gli infermieri e i fisioterapisti ad individuare nuove strategie per assistere questi pazienti senza rinunciare a perseguire obiettivi di assistenza infondendo anche nel personale di supporto la consapevolezza che è possibile prendersi cura anche di loro». Dal canto suo, Diego Ghianda medico specializzato in neurologia, affrontava le varie problematiche elencando quelle relative alle demenze primarie e degenerative. (g.c.)


«Legge Brunetta, così le asl l'hanno strumentalizzata»

Il Giornale del Piemonte del 28/09/2008 ed. Nazionale p. 3

Gli infermieri denunciano due casi al San Luigi e alle Molinette: « I part time negati per una applicazione sbagliata e arbitraria della norma »« Ci ò che avevamo temuto si sta avverando. I primi casi ci sono stati segnalati al San Luigi di Orbassano e alle Molinette. Si tratta di alcune mamme le quali pi ù di sei mesi fa avevano fatto richiesta del part time e ora si sono viste sospendere la pratica o rimandare con una lettera che riportava la fantomatica necessit à di un incontro con le parti sindacali prima della concessione di quello che invece è un diritto del lavoratore. Un fatto che ha messo in gravissima difficolt à queste persone » . Dalle parole ai fatti, Claudio Delli Carri, responsabile regionale di Nursing up, la sigla che maggiormente rappresenta gli infermieri, porta alla luce le prime testimonianze della denuncia fatta dal sindacato qualche settimana fa quando parl ò di una applicazione « sbagliata e arbitraria » di un norma della cosiddetta Legge Brunetta, nella parte che regola la concessione del part time introducendo la discrezionalit à delle aziende. « Ricordo che le aziende sanitarie possono arrivare ad avere una percentuale di dipendenti parttime pari al 25 per cento del totale - afferma Delli Carri -. Quello che si sta configurando è invece un atteggiamento puramente strumentale delle aziende, che nulla ha a che vedere con il principio del decreto Brunetta, il quale andrebbe applicato solo dopo la riforma imprescindibile degli orari di lavoro, con una redistribuzione dei turni operativi, che riordini un volta per tutte la sanit à pubblica » . Insomma, la chiave di lettura scelta dalle asl e quindi dalla Regione sarebbe ingiustamente penalizzante nei confronti dei lavoratori. « Il sospetto inoltre è che il part time oggi non venga pi ù concesso in quei reparti dove ci sono problemi per la necessit à di personale, o per la complessit à dell ' impegno lavorativo, tentando cos ì di tamponare la necessit à di assunzione di nuovi infermieri - prosegue Delli Carri -. Si tratterebbe di un atteggiamento strumentale che va contro ogni principio di rispetto per il lavoratore » .
PRIMI CASI Sospese le pratiche per la richiesta del part time


Pochi medici e infermieri Ci si salva con i "gettoni"

Il Giornale di Vicenza del 28/09/2008 p. 26

di Nicola Rezzara L'Ulss 5 è a corto di medici e infermieri. La carenza di personale costringe l'azienda sanitaria dell'Ovest Vicentino a fare affidamento in alcuni reparti su camici bianchi esterni "a gettone", ad assegnare molte ore di straordinari e a far funzionare alcune sale a ritmo ridotto. Il direttore generale Renzo Alessi chiede alla Regione di allargare il "mercato" da cui attingere professionisti: «Con la situazione attuale è difficile programmare e dare continuità ai reparti». Se da alcuni mesi l'attenzione dell'Ovest Vicentino in tema di sanità è concentrata soprattutto sull'ospedale unico di Arzignano e Montecchio Maggiore, per il quale il via libera politico potrebbe arrivare nelle prossime settimane, è soprattutto la ricerca di personale a preoccupare il direttore generale Renzo Alessi: «Il problema non è attivare i concorsi per le assunzioni: la Regione Veneto li autorizza e li finanzia in continuazione. - spiega Alessi - Le difficoltà nascono piuttosto perché ci sono pochi infermieri e medici specialisti che escono dall'università, molti meno di quelli che servono». Per gli infermieri ci sono corsi di laurea a numero chiuso che, sia nell'università di Padova, sia in quella di Verona, non riescono a coprire le necessità di tutta la sanità pubblica regionale. I posti sono scelti in base ad un complesso meccanismo che coinvolge la Regione, i Ministeri della Salute e dell'Università e le varie Università sparse in tutto territorio nazionale: «Alla fine ci si trova quindi con regioni che hanno più posti per infermieri di quelli che servono, mentre altre, come il Veneto, che ne hanno meno - sottolinea Renzo Alessi -. All'Ulss 5 ne servirebbero circa venti in più di quelli che abbiamo in organico; ma non riusciamo a trovarli, a malapena copriamo il turn over di quelli che vanno in pensione. Inoltre, ora il Cric, il centro regionale per malati di Alzheimer, sarà spostato da villa Margherita di Vicenza all'ospedale di Valdagno: ma nessuno dei sette infermieri addetti al servizio nella struttura privata ha accettato di passare al pubblico». Anche per i medici specialisti la ricerca è difficile, in particolare per radiologi, pediatri, nefrologi, ginecologi e per il pronto soccorso. Pochi gli specialisti "sfornati" dalle Università, nonostante le borse di studio attivate dalla Regione e troppo forte la concorrenza dei privati: «Per il pronto soccorso cercavamo cinque medici; ne abbiamo trovati solo due con il concorso, ma nel frattempo altri due sono andati in pensione e quindi siamo al punto di partenza. E c'è chi è costretto, con impegno encomiabile, a fare turni massacranti con molte ore di straordinari - conclude Alessi -. Cerchiamo quattro pediatri per rendere stabile il reparto ma non li troviamo e così dobbiamo pagare a gettone medici esterni. Stesso discorso per i tre radiologi di cui avremmo bisogno».

«Ecco come si può risolvere il problema»

Il Giornale di Vicenza del 28/09/2008 p. 26

Il direttore Renzo Alessi ha in mente alcune soluzioni per risolvere i problemi di carenza del personale, sia per quanto riguarda gli infermieri sia per quanto concerne i medici. Ha, infatti, chiesto alla Regione Veneto di attivare dei corsi per infermieri nel centro di formazione di Lonigo, nel Basso Vicentino, che è stato recentemente inaugurato, in collaborazione con l'Università di Padova, e di autorizzare anche dei master per medici e capisala in collaborazione con l'Ulss 4. Si tratterebbe insomma di formare il personale medico ed infermieristico che poi dovrebbe rimanere all'interno del territorio dell'Ulss 5. «Ora in Regione stanno valutando la nostra proposta e credo che non ci saranno particolari ostacoli alla sua autorizzazione» spiega ancora Renzo Alessi, che chiede anche a Venezia di intervenire direttamente per aumentare i posti per la laurea breve in infermeria a Padova e Verona, ipotizzando «finanziamenti diretti senza passare per il Ministero». Non è tutto. Il direttore generale Alessi auspica infatti che i corsi di specializzazione dei medici seguano in parallelo le programmazioni dei servizi ospedalieri, per non lasciare alcuni reparti scoperti, a causa delle difficoltà a sostituire chi va in pensione dopo anni di lavoro con nuovi medici. N.REZ.


Aggredisce infermiere del Sert
per avere metadone, arrestato

La Nuova Sardegna del 27/09/2008 ed. Nazionale p. 27

ALGHERO. I carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Alghero hanno arrestato per tentata rapina, porto abusivo di coltello, interruzione di pubblico servizio e lesioni personali, Salvatore Milo, 42 anni, algherese, già noto alle forze dell'ordine per reati di droga, personali e contro il patrimonio.L'uomo si era presentato nel primo pomeriggio di giovedì scorso nella sede del Serd, in via Degli Orti, pretendendo la consegna del metadone. Al rifiuto del medico, dovuto al fatto che l'assegnazione della sostanza non era prevista dalla terapia in corso, Milo è andato in escandescenze, è entrato con violenza nell'ambulatorio e ha colpito l'infermiere di turno, che gli era andato incontro e tentava di calmarlo, con una violenta testata al viso. L'uomo ha quindi tentato di impossessarsi di alcuni flaconi di metadone custoditi all'interno di una vetrinetta, ma non ne ha avuto il tempo per l'intervento tempestivo delle pattuglie di pronto intervento dei carabinieri, allertate da alcuni cittadini che avevano sentito le urla provenire dai locali del poliambulatorio di via Degli Orti e avevano chiamato il 112. Milo, che ha cercato di opporre resistenza anche ai militari ma è stato reso subito inoffensivo, è stato trovato in possesso di un coltello a serramanico di genere proibito.Dopo aver immobilizzato l'aggressore, i carabinieri hanno accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale civile l'infermiere colpito dalla testata. I sanitari gli hanno accertato lesioni al volto giudicate guaribili in 15 giorni di cure.L'algherese Salvatore Milo è stato arrestato e immediatamente trasferito nella casa circondariale di San Sebastiano a Sassari. L'uomo dovrà ora comparire davanti al Giudice del Tribunale per la convalida del provvedimento restrittivo adottato dai Carabinieri.


I Cobas: «Diritto al lavoro degli infermieri licenziati»

La Sicilia del 28/09/2008 ed. Nazionale p. 42

Il coordinamento provinciale dei Cobas ha chiesto al prefetto un incontro «per discutere della delicata vertenza volta a rivendicare il diritto al lavoro degli infermieri-precari dell'Ausl 2» che sono stati licenziati e sostituiti con altro personale. Lorenzo Petix del coordinamento provinciale dell'organizzazione sindacale, ha ricordato di avere chiesto all'Ausl 2 un incontro per l'adozione della nuova delibera per la selezione pubblica per titoli della figura professionale di infermiere, per la formazione della nuova graduatoria di merito per incarichi a tempo determinato di tre anni, ma «tale legittima richiesta di incontro - ha detto - è rimasta inevasa». Petix ha aggiunto: «Confido ora nella sensibilità del prefetto verso le varie problematiche che si presentano sul nostro territorio provinciale». Ha nel contempo annunciato che «l'organizzazione sindacale Cobas, se constaterà nel prossimo futuro la consueta sordità e la perdurante insensibilità a risolvere questa vertenza, si riserva altre iniziative di lotta, precisando che la pedagogia della passività non è dei Cobas».


Il coraggio delle crocerossine

La Voce di Romagna del 29/09/2008 p. 21

CESENA (Lu.Ca.) - Cento anni al servizio del prossimo, dando prova di grande coraggio e ancor più grande solidarietà. Sono state diverse le iniziative che hanno celebrato quest'anno il primo secolo di vita delle infermiere volontarie - crocerossine, per il linguaggio comune - e il loro fortissimo impegno, tanto silenzioso quanto prezioso. L'ultima è andata in scena la scorsa settimana a Cesena, dove, alla Galleria Ex Pescheria, il Corpo infermiere volontarie della città ha allestito una mostra fotografica e documentaria, attingendo da diversi fondi privati e della Bibloteca Malatestiana per testimoniare la scelta di tante donne coraggiose durante i principali eventi che hanno segnato la storia dell'umanità negli ultimi cento anni. Amare, confortare, lavorare e salvare: sono questi i principi ispiratori delle crocerossine, nate nel 1908 e, all'inizio quasi, sempre donne di famiglia agiata, desiderose di donare il proprio tempo libero al servizio dei più bisognosi. La mostra permette di scoprire il prezioso operato di queste donne sul territorio. A cominciare dal servizio svolto durante la Prima guerra mondiale, quando in città si trovava un ospedale militare ospitato nei locali della scuola elementare Carducci e di Palazzo Guidi. Sotto la guida della fondatrice del movimento locale, Albina Bratti , trentatré infermiere volontarie operarono fin dal 1910, ricevendo quasi tutte il prestigioso riconoscimento della medaglia d'argento al merito della Croce Rossa. Le foto e i documenti non raccontano solamente la storia di un'associazione, ma svelano quella di tante donne capaci di compiere scelte controcorrente o di pagare con la propria vita le atrocità di un mondo caduto nella violenza più cupa del nazismo, come accadde a Diana e Dina Jacchia , sorelle di origine ebrea che morirono ad Auschwitz nel 1944. Furono circa una ventina le infermiere volontarie che durante il secondo conflitto mondiale prestarono servizio negli ospedali militari, sui campi di battaglia e nei rifugi antiaerei: anche dopo la fine della guerra la loro presenza garantì un supporto concreto a chi si trovava in condizioni di bisogno. Gli ultimi scenari di guerra nei quali sono state impegnate le infermiere volontarie di Cesena sono stati il Kossovo e l'Iraq (Nassirya), mentre oggi nessuna di loro è impegnata in missioni all'estero.


Niente metadone E sferra un pugno all'infermiere

Unione Sarda del 27/09/2008

Pretendeva una dose di metadone e al rifiuto del medico di turno ha cercato di servirsi da solo, con le buone o con le cattive.Salvatore Milo, quarantadue anni, di Alghero, giovedì pomeriggio si è presentato nell'ambulatorio del Sert di via Degli Orti e ha sferrato un cazzotto all'infermiere di turno. In piena crisi di astinenza l'uomo avrebbe fatto di tutto pur di arrivare a mettere le mani sui flaconi di droga sintetica. Ha insistito, invano. Ha gridato e preteso, ormai fuori di senno, accecato dall'astinenza. Non si è fermato nemmeno davanti al camice bianco che tentava di calmarlo. Lo ha assalito e malmenato.Lesioni giudicate guaribili in quindici giorni, questa la prognosi per l'infermiere colpito in pieno viso. Le manette, per l'aggressore, sono scattate poco dopo l'allarme. I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Alghero hanno arrestato il pregiudicato per tentata rapina, interruzione pubblico servizio, lesioni personali e porto abusivo di coltello. Durante la perquisizione personale Salvatore Milo è stato trovato in possesso di una lama a serramanico, subito sequestrata dai militari. Le divise sono intervenute tempestivamente grazie alla segnalazione giunta al 112 da parte di alcune persone che a quell'ora si trovavano nel Palazzo della sanità e hanno sentito le urla provenire dal poliambulatorio. Dopo essere stato riportato alla calma l'aggressore è stato accompagnato presso la casa circondariale di Sassari, a disposizione del procuratore della Repubblica al quale i carabinieri hanno inoltrato un dettagliato rapporto. Questa mattina è prevista l'udienza di convalida.A Ittiri, invece, nella serata di giovedì i militari nel corso di un servizio finalizzato al controllo della presenza di clandestini sul territorio, hanno tratto in arresto Diallo Malal, 44 anni originario del Senegal, senza fissa dimora, responsabile della violazione del divieto di rientrare in Italia.Il senegalese era già stato raggiunto da un provvedimento di espulsione emesso dal Prefetto di Sassari. Malal ha trascorso la notte nelle camere di sicurezza dell'arma in attesa dell'udienza di convalida. C. F. 27/09/2008


'Un infermiere anche di notte'

La Provincia di Cremona del 27/09/2008 p. 38

Boldrighi: «Serve per il 118»di Stefano Sagrestano
SORESINA - «Serve un infermiere per la nostra base del 118 del Robbiani anche nelle ore notturne». E' l'appello lanciato dal vicepresidente di 'Soresina Soccorso Onlus' Vittorio Boldrighi. L'associazione ha avanzato la sua richiesta al direttore generale dell'Ospedale di Cremona.Il vicepresidente Vittorio Boldrighi analizza la situazione. «Abbiamo già ottenuto l'appoggio delle istituzioni locali e provinciali - spiega -. Gli interventi di emergenza riguardano spesso casi più gravi durante la notte che nelle ore diurne. Basta pensare agli incidenti nei fine settimana o agli anziani che vivono soli. Con il nostro servizio copriamo oltre 30 comuni, una presenza strategica. Per poter lavorare al meglio è importante avere anche dalle ore 20 alle 8 una figura professionale a sostegno dei nostri soccorritori». Di giorno l'equipaggio si muove con tre soccorritori, di cui uno è l'autista, più l'infermiere. Di notte scende a tre sole unità. Intanto le amministrazioni locali dovranno decidere come utilizzare i 4000 euro di contributo elargiti all'associazione. «Ci erano stati assegnati per ristrutturare la nostra base operativa presso il Robbiani - conclude Boldrighi - ma vista la situazione, con la chiusura del reparto e il progetto del nuovo nosocomio, dove anche noi avremo la nuova base operativa, abbiamo deciso di aspettare. L'ipotesi è impegnare questi fondi per l'acquisto di materiali necessari, come il defibrillatore e altre attrezzature».

venerdì, settembre 26

Rassegna Stampa - 26.09.08

IN BREVE

Il Messaggero del 25/09/2008 ed. ABRUZZO p. 42

Proteste: strade al buio
Via Celestino V, ex strada Cetrullo, è al buio da molti giorni. I lampioni dell'illuminazione stradale sono spenti, così come già accaduto nella vicina via Colle Renazzo. Inutili, fino a oggi, le proteste dei residenti. Altre proteste, per la stessa ragione, nella centralissima via Carlo Poerio, nei pressi di piazza Santa Caterina: anche qui strada al buio da diverso tempo nonostante le ripetute segnalazioni dei cittadini.
Proteste: segnaletica
Proteste anche dalla Pineta. Su viale Primovere, direzione Francavilla, le indicazioni stradali per Francavilla, via celomni, Stale 16, San Silvestro. Chi non è del posto, segnala Antonio Taraborrelli, un residente che ha cuore la vivibilità del quartiere, spesso entra nel Villaggio Alcyone e si perde nel dedalo di vie.
L'Ugl e le infermiere:
convegno e premio
Sabato alle 10, nell'aula consiliare del Comune di Pescara, l'Ugl del segretario regionale Geremia Mancini organizza il convegno su Storia e filosofia dell'assistenza infermieristica. Intervengono il dottor Luigi Zappacosta coordinatore regionale dell'Ipasvi; il professor Loreto Lancia, la dottoressa Alessandra Fiumi, la presidente della Cri regionale Maria Teresa Letta, Rosa Roccatani dell'Ugl sanità e il dottor Edoardo Manzoni autore del libro da cui prende il titolo il convegno. Riconoscimenti andranno al personale del reparto di rianimazione dell'ospedale di Pescara che il 21 novembre 2002 seppe reagire ad un incendio che, se non arginato, avrebbe potuto causare numerose vittime. Infine vi sarà la consegna del "Florence Nightingale" 2008, che andrà ad Emanuela Setti Carraro, la donna e la crocerossina che con incredibile amore e coraggio seppe rimanere accanto al proprio uomo fino all'ultimo, e quell'uomo era il generale-prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Maccheronic Day
You want du antipasts? Il Wall Street Institute, scuola d'inglese di piazza Duca d'Aosta, celebra domenica il "Maccheronic day" con una giornata all'insegna del divertimento: dalla "maccheronic girl" alla sfida gastronomica, giochi e mystery: ci scapperà il "morto". Dalle 10,30 alla sera.


Il sindaco tra i ribelli del San Giacomo

Corriere della Sera del 26/09/2008 , art di Simona De Santis Francesco Di Frischia ed. ROMA p. 5


Città paralizzata per 3 ore dal sit-in sul Lungotevere. Tolti i blocchi, Alemanno incontra i dipendenti La protesta paralizza il centro. Alemanno: «Da oggi scendiamo in campo. Manca un piano sanitario regionale»Quattro ore di blocco di Lungotevere in Augusta di medici, infermieri e malati del San Giacomo contro la chiusura dell'ospedale. Il traffico va in tilt. Il sindaco Alemanno allora accetta di incontrare lavoratori e pazienti in un'infuocata assemblea: «Da oggi il Comune scende in campo».Il sit in comincia alle 14: il corteo con primari, camici bianchi e verdi e tanti dializzati parte dal San Giacomo diretto all'Ara Pacis. Pochi minuti e scatta improvvisa l'occupazione del Lungotevere. Le forze dell'ordine fanno un cordone tra via Tomacelli e l'imbocco di Ponte Cavour per fare defluire il traffico verso il Vaticano. Tra i 300 manifestanti si alza un coro: «Alemanno subito!». Verso le 16.30 arriva il suo delegato, Dino Gasperini: «Perchè non organizzate una delegazione e andate in Campidoglio?», propone a uno dei mediatori, Felice Occhigrossi, anestesista. L'ala irriducibile della protesta non molla. «Da qui non ci muoviamo», grida Gianfranco Calligaris, infermiere seduto sui sampietrini. E nella folla spunta Mario Falconi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma: «La Regione doveva fare un Piano sanitario regionale 3 anni fa: così non ci sarebbe stata questa emergenza». I manifestanti la spuntano alle 18. E subito mezza carreggiata di Lungotevere viene liberata, ma l'infernale serpentone di lamiere ha paralizzato le arterie principali del centro e non solo.Rivolgendosi ad Alemanno nel San Giacomo, Felice Occhigrossi attacca: «Se qui chiudiamo, la salute di cittadini e turisti non è garantita: le chiediamo di prendere un impegno formale affinchè l'ospedale possa continuare ad esistere». Più duro Ferdinando Aiuti, presidente della Commissione comunale sanità: «La Regione ha deciso di chiudere l'ospedale senza confrontarsi con nessuno». Al sindaco arriva un megafono: «Chiederemo a Marrazzo di farci avere, entro domani, il piano sanitario per quanto riguarda la città di Roma e poi istituiremo una conferenza permanente cittadina aperta alle delegazioni dei lavoratori». Applausi. «La Regione non ha ancora inviato il Piano che definisce la ristrutturazione della rete ospedaliera - precisa il sindaco -. Questo documento è il primo passo per capire quale sarà la localizzazione dei presidi, garantire i servizi senza creare problemi ai malati e ricollocare il personale. Non concederemo alcun cambio di destinazione d'uso per il San Giacomo finchè la situazione non sarà chiarita». La battaglia prosegue.
La protesta A sinistra un momento del blocco su Lungotevere in Augusta. corteo di medici, infermieri e malati davanti all'ingresso dell'ospedale
Gli slogan
«Lotta dura». «Chirurgo da spalmare?»Sulla maglia una scritta elequente: «Mi manda l'ospedale... San Giacomo». Ad indossarla ieri su Lungotevere in Augusta tanti i medici, gli infermieri e i malati della struttura in rivolta. «Era bravo pure 'sto... (bip bip) a governare come Marrazzo», era lo striscione più grande che campeggiava sul muro bianco dell'Ara Pacis. E negli altri slogan l'ironia lasciava il passo ai problemi più seri sulla ricollocazione del personale: «Chirurgo da spalmare?», era la scritta appesa al collo di un manichino con la divisa celeste da sala operatoria. E cori a squarciagola stile anni '70: «Lotta dura contro la chiusura». «Marrazzo palazzinaro», accusava un altro striscione alludendo alla eventuale trasformazione dell'ospedale in alberghi e abitazioni. «Sindaco non concedere il cambio di destinazione d'uso - gli ha gridato un infermiere - Sennò per noi è finita».


San Giacomo, la protesta blocca il lungotevere

La Repubblica del 26/09/2008 , art di VALERIA FORGNONE ed. Roma p. 03

I manifestanti in corteo. Alemanno: "Non cambierò destinazione d'uso" In strada anche pazienti, medici e infermieri. Lo slogan: lotta dura contro la chiusura Una commissione comunale guidata da Aiuti per capire la localizzazione dei presidi sanitari FISCHIETTI in bocca, megafoni in mano e un presidio durato cinque ore sul ritmo dello slogan "Lotta dura contro la chiusura". Erano centinaia i manifestanti, tra medici, infermieri, pazienti e associazioni di cittadini, che ieri pomeriggio hanno organizzato un sit-in di protesta per ribadire ancora una volta il proprio "no" alla chiusura dell'ospedale San Giacomo prevista dal piano di rientro sanitario della regione Lazio. Il corteo, partito poco dopo le 14, ha bloccato completamente il lungotevere in Augusta all'altezza di via Tomacelli mandando in tilt il traffico del centro storico, da Prati fino alla Nomentana. Seduti a terra con addosso una maglia con la scritta rossa "Mi manda il San Giacomo", i manifestanti hanno atteso un incontro con il sindaco che si è presentato intorno alle 18 all'ospedale. «Il San Giacomo non si tocca - ha urlato Lucia Perucca, che da più di 20 anni lavora come infermiera - Con il tempo è diventato un punto di riferimento non solo per i residenti, ma anche per tanti turisti. La nostra lotta andrà avantie non ci fermeremo davanti a nulla». E hanno promesso dura battaglia anche i molti dottori presenti al sit-in, come Terenzio Mari da oltre 30 anni al reparto di Epatologia: «Nonostante sia stato definito un ospedale marginale, il San Giacomo è una struttura d'eccellenza per tutte le branche specialistiche che lo compongono». Angosciato per la sorte dell'ospedale è anche Agostino Valenti medico del pronto soccorso che ha spiegato: «In un anno qui sono arrivate circa 30mila persone. Chiudere significa andare a intasare altri pronto soccorsi che già risultano congestionati». Ma la preoccupazione maggiore è per i pazienti attualmente ricoverati presso la struttura. E anche molti ex ricoverati ieri hanno voluto esprimere il proprio attaccamento alla struttura.«Il San Giacomo mi ha ridato mio figlio dopo un gravissimo incidente avvenuto sul lungotevere - ha ricordato ancora tra le lacrime una madre, Patrizia Caracci - Per fortuna che in zona c'era questo ospedale, qualche minuto in più e mio figlio non si sarebbe salvato». Anche Laura Serra ha raccontato la sua esperienza: «Sono la moglie di un ex paziente, due volte portato d'urgenza al San Giacomo. Io sono qui per combattere contro questa vergogna. Sono vicina a tutto il personale medico, tutte persone qualificate ed esperte, dai medici agli infermieri». E mentre la protesta andava avanti, i manifestanti hanno più volte chiesto un incontro con il sindaco. Si sono rifiutati di formare una delegazione che venisse ricevuta in Campidoglio e hanno atteso seduti in terra l'arrivo di Alemanno. Dopo un lungo braccio di ferro, intorno alle 18 il sindaco si è presentato al San Giacomo e al megafono ha spiegato che «non sarà concesso alcun cambio di destinazione d'uso fino a quando la situazione non verrà chiarita. Il Comune poi chiederà al presidente della Regione Lazio di farci avere, entro domani, il piano sanitario della città di Roma. E sulla base di questo istituiremo una conferenza permanente cittadina aperta alle delegazioni dei lavoratori». Questo documento, ha aggiunto Alemanno, è il primo passo «per capire quale sarà la localizzazione dei presidi sanitari, per assicurarci che verranno comunque garantiti i servizi senza creare problemi ai malati e per avere un quadro sulla ricollocazione del personale. E sarà Fernando Aiuti, il presidente della commissione capitolina sulla sanità, incaricato a esaminare il piano insieme con le delegazioni».
Le tappe IL CORTEO Centinaia di manifestanti tra medici, infermieri e pazienti sono partiti in corteo alle 14 dal San Giacomo e sono arrivati fino al lungotevere IL BLOCCO In segno di protesta contro la chiusura dell'ospedale del centro storico hanno bloccato per tre ore il lungotevere.Traffico in tilt IL SINDACO La protesta dei 300 manifestanti si è sciolta quando è arrivato il sindaco Alemanno che si è presentato alle 18 al San Giacomo NESSUN CAMBIO Alemanno: "Nessun cambio di destinazione d'uso finché la situazione non sarà chiarita e una conferenza permanente di cittadini e lavoratori" PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.lazio.it www.aslromaa.it

La manifestazione per il San Giacomo
ha bloccato il lungotevere
Conegliano (el.ga.) Niente slogan, niente urla ma un ...

Il Gazzettino del 25/09/2008 ed. TREVISO p. XII

Conegliano
(el.ga.) Niente slogan, niente urla ma un picchetto silenzioso e qualche striscione che sintetizzava le loro richieste: hanno manifestato così, ieri mattina, i rappresentanti delle Rdb, le Rappresentanze sindacali di base, new entry tra le sigle sindacali dell'Usl7. Siamo in pochi, perché molti hanno paura e manifestare il loro disagio per quello che non va all'interno dell'Azienda sanitaria, hanno esordito i circa dieci tra infermieri, operatori socio-sanitarie e tecnici che, per un paio d'ore, hanno manifestato davanti all'ospedale.
E' toccato a loro, dunque, farsi portavoce dei malumori: Ci
sono grossi problemi in tutti i reparti ha ribadito Federico Martelletto, responsabile regionale dell'Rdb manca personale, quello che c'è viene usato anche per mansioni improprie, infermieri e operatori socio-sanitari vengono spostati da un reparto all'altro per tamponare le carenze di organico. Noi chiediamo che, invece, si proceda con nuove assunzioni. Lavoro nel reparto di psichiatria - ha denunciato una delle manifestanti - reparto per il quale la legge prevede che ci siano tre infermieri e due operatori socio-sanitari sia al mattino che al pomeriggio e due infermieri e un operatore la notte. Numeri che, al Santa Maria dei Battutti, non vengono mai rispettati con tutte le conseguenze che ciò comporta, sia per i carichi di lavoro che sul versante sicurezza. Noi operatori socio-sanitari veniamo usati anche per compiti di pulizia, che non ci spettano e che dovrebbero venir svolti dalle apposite squadre pulizie, ha rincarato un altro dipendente. Le situazioni che più richiedono una sistemazione urgente sono presenti alla De Gironcoli - hanno fatto presente alcuni dipendenti dell'ex clinica -: dobbiamo lasciare sguarniti i reparti per scendere a prendere i pazienti portati in ambulanza perché non li trasportano ai piani, quelli tra noi che sono inquadrati nel ruolo tecnico A svolgono mansioni superiori, a volte anche infermieristiche e da due anni aspettano una riqualificazione che non è ancora arrivata.


Sanità, emergenza ambulanze

Il Gazzettino del 25/09/2008 ed. PORDENONE p. V

La Cisl denuncia: un servizio che comincia male anche perché gli operatori saranno presi "in affitto" Pronto il nuovo piano di soccorso, ma per la montagna il mezzo è «fuori norma»Il nuovo servizio di emergenza che servirà la Valcellina con una postazione fissa per un'ambulanza a Cimolais sarà operativo dal primo ottobre. Il mezzo di soccorso è stato previsto per accorciare i tempi di intervento eccessivamente lunghi - oltre quaranta minuti a sirene spiegate - che attualmente impiegano le ambulanze dell'ospedale di Maniago a raggiungere l'alta Valcellina. Tutto bene, allora? Nemmeno per sogno. «Il servizio previsto attraverso la postazione di Cimolais sarà comperto da un'ambulanza fuori norma poiché tutte le ambulanze in servizio negli ospedali di Maniago e Spilimbergo hanno superato i 250 mila chilometri e quindi non sarebbero più utilizzabili nei servizi di emergenza ma sotanto come trasporto ordinario. E quindi, a Cimolais farà servizio un'ambulanza che non potrebbe essere utilizzata per il soccorso in emergenza». La pesante denuncia è stata lanciata dalla Cisl a pochi giorni dall'avvio del nuovo servizio.
Ma la contestazione sul mezzo "fuori norma" (per avere superato i limiti chilometrici e per come dovrebbe essere attrezzato un mezzo di soccorso) non è l'unica "pecca" che il sindacato ha messo in evidenza. «Il servizio - ha sottolineato Paolo Florean, responsabile della Sanità per la Cisl - sarà attivato attraverso un contratto dell'Azienda sanitaria con un'agenzia di lavoro interinale. Gli infermieri e gli autisti faranno base nella casa di riposo di Cimolais e dovranno dormire su alcune brande reclinabili in una situazione di particolare difficoltà, visto anche il luogo di montagna piuttosto disagiato. La spesa stanziata dall'Azienda è di 250 mila euro che copre sostanzialmente solo i costi degli stipendi dei dipendenti della società interinale. Forse costava meno assumere direttamente infermieri professionali». Sei infermieri e cinque autisti che si alterneranno in turni di dodici ore su sette giorni la settimana. «L'ambulanza - continua Paolo Florean che ha espresso diverse critiche al piano con il segretario della Cisl provinciale Renato Pizzolitto - partirà dall'ospedale di Maniago e dovrà raggiungere l'alta Valcellina. E visto il territorio gli equipaggi di infermieri si troveranno di fronte a situazione anche difficili come incidenti stradali con motociclisti, soccorsi di escursionisti in montagna oppure interventi a favore della popolazione anziana. Ci chiediamo - aggiunge il sindacalista - se le persone assunte hanno avuto l'opportunità di fare un'adeguata formazione? E poi - è un ulteriore punto di domanda che il sindacato pone sul piano dell'Ass6 - se qualcuno di questi operatori si ammalerà o sarà assente per altri motivi con chi dovrà essere sostituito? È chiaro - aggiunge - che il personale di Maniago non potrà farlo poiché è già sotto organico e deve ancora fare tutte le ferie del 2007». Infine Florean si toglie un sassolino dalla scarpa: «E dire che a luglio eravamo stati accusati di avere boicottato la partenza dell'ambulanza in Valcellina. Credo di poter dire che volevamo solo che il servizio fosse più efficiente e in grado di dare risposte adeguate. Noi ci ervamo impegnati a concordare un piano dell'emergenza per tutto il territorio non a spot, che servono a poco».
«Mi pare una posizione strumentale - taglia corto Nicola Delli Quadri, direttore generale dell'Ass6 - visto che era stata spiegata più volte la difficoltà nel reperire infermieri. L'unica possibilità di attivare il servizio era data dalla strada che abbiamo seguito. Quanto alle ambulanze c'è già un piano concordato per acquistarne una all'anno in modo da superare le criticità».
D.L.


Mancano infermieri all'azienda sanitaria

Il Gazzettino del 25/09/2008 ed. UDINE p. VII

ALTO FRIULI Pochi fanno i concorsi Deve chiudere la Rsa di Paluzza Gemona
Decentrare le sedi dei corsi unversitari per risolvere il problemadella carenza di personale infermieristico nelle zone meno agevoli come quelle montane? L'idea si fa avanti negli ambienti sindacali dell'alto Friuli di fronte ad una problematica, quella della mancanza di infermieri, molto sentita nelle zone di montagna.
«Da diversi anni - spiega Antonietta Rossi del Servizio inferimieristico dell'Azienda sanitaria 3 - abbiamo difficoltà a reperire infermieri con i concorsi: nella media, la buona parte di quelli che abbiamo sono residenti in Alto Friuli; è difficile che da Udine vengano a lavorare negli ospedali di Gemona e Tolmezzo. Da tempo, in base anche a convenzioni firmate a livello regionale dal Centro Servizi Condivisi, facciamo riferimento ad agenzie interinali e se fino a qualche tempo fa contavamo su personale straniero, ora abbiamo difficoltà a trovare pure quello».
A conferma di ciò, il recente avviso di incarico a tempo determinato emesso a giugno dagli uffici dell'azienda sanitaria e in scadenza il 16 luglio scorso per 14 posti di infermieri, di fronte al quale soltanto due persone si sono presentate. Così che il bando resta tuttora aperto fino a dicembre, in attesa che si facciano avanti altri offerenti lavoro infermieristico, mentre nei programmi dell'azienda c'è la volontà di addivenire ad un concorso nei prossimi mesi.
Ad evidenziare la problematica relativa alla mancanza di infermieri anche la recente decisione, comunicata dalla direzionedell'azienda ai sindacati, di chiudere l'Rsa di Paluzza: troppopochi 8 posti occupati per giustificare l'impegno di 5 infermieriper un servizio attivo 24 ore su 24. La questione di questa carenza è stata affrontata di recente anche dalle rappresentanze sindacali dell'Alto Friuli: «Oggi - spiega Enrico Barberi della Cgil - manca ancora una normativa di riferimento con i relativi parametri sui numeri degli infermieri che un' azienda deve avere, in base alle sue caratteristiche. Due commissioni ed una sperimentazione sono state avviate negli ultimi anni, ma nessuna ha dato risultati. Abbiamo fatto una richiesta specifica all'assessore regionale Vladimir Kosiç. Riguardo alla carenza di infermieri in Alto Friuli, già da tempo abbiamo chiesto di verificare con l'Università la possibilità di trasferire sul territorio i corsi di laurea: se difficilmente gli infermieri vengono da Udine a lavorare presso la zona montana, l'unica maniera per aumentare il loro numero è formarli sul luogo. In passato c'erano le scuole che permettevano lo sviluppo di compentenze sul territorio: oggi, è giusto che sia qualificato il lavoro di infermiere con studi universitari, ma se questi non vengono portati a formarsi sul territorio, è difficile che scelgano poi di rimanere dopo la laurea».
Piero Cargnelutti


I cento anni delle Infermiere volontarie

Il Tempo del 26/09/2008 ed. Abruzzo Pe

Accadeva cento anni fa. Nel 1908 la Regina Margherita di Savoia fondava il corpo delle infermiere volontarie, componente femminile della Croce Rossa Italiana. Un traguardo notevole, costellato di sacrificio e dedizione in ogni luogo della Terra, che verrà festeggiato oggi e domenica con una serie di iniziative. Si inizia questa mattina alle ore 10.30 con una Messa alla cattedrale di San Cetteo per poi proseguire con una cerimonia commemorativa al monumento dei Caduti in piazza Garibaldi e una conferenza alle ore 18 presso l'auditorium De Cecco. Domenica invece alle ore 10.30 le infermiere incontrano i cittadini in piazza della Rinascita e alle 18 la conclusione sarà affidata al concerto della Fanfara dei Bersaglieri "La D'Annunziana" diretta da Donato Di Domenico.


Le infermiere della Cri

Corriere Adriatico del 26/09/2008 p. 3

il centenario pesaro - Domani si celebrerà il Centenario della fondazione del Corpo Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, Comitato Locale di Pesaro. Il Corpo delle Infermiere Volontarie è una componente esclusivamente femminile della CRI ed è a tutti gli effetti un Corpo Ausiliario delle Forze Armate. Domani in Cattedrale si svolgerà la celebrazione eucaristica, seguita nel Palazzo Comunale da una Cerimonia sobria e nel contempo solenne per consegnare attestati e lampada alle 5 nuove Infermiere Volontarie. Interverranno le autorità. Oggi lampada intende ricordare l'attività di Florence Nightingale (detta appunto Signora della lampada): quella luce si ravviva ogni volta che una nuova Infermiera Volontaria viene investita del suo compito importantissimo verso gli altri.


"Manca personale nel reparto di pediatria" ?

Corriere Adriatico del 26/09/2008 p. 9

Il grido d'allarme viene lanciato dal gruppo di Cittadinanzattiva
SAN BENEDETTO - Pediatria come Oculistica? Quesito che riecheggia nei corridoi del Madonna del soccorso, dove sono tante le preoccupazioni sorte attorno a questo reparto che vede una scarsa presenza di medici e infermieri, oltre a mancare ad oggi un primario. Da qui il rischio che anche per questo reparto venga applicato il progetto di Area vasta che porterebbe a condividere la dirigenza con il nosocomio di Ascoli. A lanciare il grido di allarme è l'associazione Cittadinanzattiva che si dice fortemente preoccupata per le sorti del futuro della Zona 12. Motivo preponderante è la scarsa chiarezza con cui si sta procedendo nella gestione della programmazione sanitaria dettata evidentemente da altre logiche distanti dai bisogni reali della collettività. "Siamo preoccupati sulla sorte della Pediatria dell'ospedale civile- si legge in una nota di Cittadinanzattiva - lo siamo perché non si vede strada per nominare un primario, ma soprattutto perché la disparità di trattamento che subisce rispetto alle altre Pediatrie della Regione Marche è marcatamente squilibrata. Rispetto ai dati del 2007 basti pensare che mentre alla Zona 13 di Ascoli, in Pediatria sono in servizio 10 medici con circa 725 nascite, a San Benedetto nella Zona 12 sono in servizio 4 pediatri, di cui 2 non fanno reperibilità, con circa 830 nascite, senza tralasciare che presso la il reparto a di Ascoli il numero di infermieri è anch'esso notevolmente superiore. Ne consegue che presso la Pediatria del capoluogo c'è una guardia attiva 24 su 24, mentre a San Benedetto esiste la reperibilità domiciliare con chiamata urgenza dalle 20 alle 8. I conti però non tornano perché la Pediatria di Ascoli, considerata di secondo livello, quindi ad alta specializzazione, pur avendo meno nascite rispetto alla Pediatria di San Benedetto, possiede più medici e più infermieri e quindi maggiore assistenza. Non capiamo quindi con quale concezione si interpretano i rapporti di programmazione sanitaria nella cosiddetta area vasta. Alla luce dei fatti sembra proprio che il tutto sia ingegnato al fine di ridurre la spesa a scapito dell'assistenza senza tenere conto delle reali esigenze territoriali. Esprimiamo quindi preoccupazione attraverso questa forte denuncia pubblica perché la emergente situazione della Pediatria si inserisce in un quadro di allarmante programmazione sanitaria dove si vedono prevalere gli aspetti della dismissione. Assumendosi le dovute responsabilità si dica cosa si vuole fare di questo reparto se considerarlo in maniera dignitosa, oppure se chiuderlo attraverso un lento smembramento del personale in servizio�?.


All'Usl 1 di Venosa opportunitá per venti infermieri

La Citta di Salerno del 26/09/2008 ed. Nazionale p. 24

Gazzetta Ufficiale• l'Azienda sanitaria Usl n. 1 di Venosa. (Gazzetta Ufficiale n. 73 del 19 settembre 2008 - scadenza 20 ottobre 2008) ha indetto un concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di venti posti di collaboratore professionale sanitario - infermiere. Il termine di presentazione delle domande, corredate dei documenti prescritti, ed indirizzate al Direttore generale dell'Azienda sanitaria Usl (via Roma, 187 - 85029 Venosa Potenza), scade il trentesimo giorno successivo alla data di pubblicazione del presente estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Il suddetto bando di concorso è pubblicato integralmente nel Bur della Regione Basilicata n. 41 del 1 settembre 2008 ed è consultabile e scaricabile all'indirizzo internet: Asl1venosa.it, nella sezione «bandi e avvisi». Per ulteriori informazioni rivolgesi all'Azienda sanitaria Usl n. 1 di Venosa (0972/39476-39455-39465 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 11). • I requisiti. I candidati devono avere cittadinanza italiana, salve le equiparazioni stabilite dalle leggi vigenti, o cittadinanza di uno dei Paesi dell'Unione Europea; idoneitá fisica all'impiego. L'accertamento della idoneitá fisica all'impiego, con l'osservanza delle norme in tema di categorie protette, è effettuato, a cura dell'Azienda Sanitaria, prima dell'immissione in servizio; titolo di studio per l'accesso al posto messo a concorso: Laurea o diploma universitario di infermiere, conseguito ai sensi dell'art. 6, comma 3, del D. Lgs. N. 502/92 e s.m.i., ovvero diplomi o attestati conseguiti in base al precedente ordinamento, riconosciuti equipollenti, ai sensi delle vigenti disposizioni, al diploma universitario ai fini dell'esercizio dell'attivitá professionale e dell'accesso ai pubblici concorsi; iscrizione al relativo Albo Professionale degli Infermieri, attestata da certificato rilasciato in data non anteriore a 6 mesi rispetto alla scadenza del bando. L'iscrizione al corrispondente albo professionale di uno dei paesi dell'Unione Europea, ove prevista, consente la partecipazione al concorso, fermo restando l'obbligo dell'iscrizione all'albo in Italia prima dell'assunzione in servizio.• Non possono accedere all'impiego coloro che siano esclusi dall'elettorato attivo nonché coloro che siano stati destituiti o dispensati dall'impiego presso una pubblica amministrazione ovvero licenziati a decorrere dalla data di entrata in vigore del primo contratto collettivo.I requisiti di cui sopra devono essere posseduti alla data di scadenza del termine stabilito nel presente bando per la presentazione delle domande di ammissione. Come previsto dall'art. 3 della legge 15 maggio 1997 n. 127, la partecipazione ai concorsi indetti da pubbliche amministrazioni non è soggetta a limiti di etá.• Alla domanda di partecipazione al concorso i candidati devono allegare, in originale o copia legale o autenticata ai sensi di legge ovvero autocertificati nei casi e nei limiti previsti dal D.P.R. n. 445/2000, tutte certificazioni relative al possesso dei requisiti specifici di ammissione di cui al punto 2, lett. a) e b) del presente bando. Inoltre, i candidati devono allegare tutte le certificazioni relative ai titoli che ritengano opportuno presentare agli effetti della valutazione di merito e della formulazione della graduatoria, ivi compreso un curriculum formativo e professionale, datato e firmato, redatto in carta semplice. I titoli ed i documenti devono essere prodotti in originale o copia legale o autenticata ai sensi di legge ovvero autocertificati nei casi e nei limiti previsti dal D.P.R. n. 445/2000 e con le modalitá previste dalla normativa vigente. In caso di utilizzo dell'autocertificazione occorre che essa sia completa in maniera da consentire la valutazione da parte della Commissione e/o gli accertamenti da parte dell'Amministrazione. Nel caso che ciò non sia riscontrabile, le circostanze contenute nell'autocertificazione medesima potrebbero, a giudizio insindacabile della Commissione, non essere oggetto di valutazione, se riferite a titoli, ovvero potrebbero comportare la esclusione del candidato, se riferite a documenti richiesti come essenziali. Si rammenta altresì che, in caso di ricorso a dichiarazioni sostitutive, le stesse devono essere accompagnate dalla fotocopia di un documento di riconoscimento del candidato, in corso di validitá.


Onorificenza agli eroi del Gris

La Tribuna di Treviso del 26/09/2008 , art di RUBINA BON ed. Nazionale p. 24

I 4 infermieri salvarono 28 pazienti dal crollo dell'edificio
MOGLIANO. Un attestato al merito civile per gli eroi del Gris che nel luglio del 2006 portarono in salvo 28 pazienti durante le fasi concitate del crollo del soffitto del reparto. Cristina Severin, Marina Gomiero, Gianfranco Cestaro e Luigino Vecchiato: questi i quattro infermieri, tre dei quali sono ancora oggi dipendenti del Polo Disabilità dell'Usl 9, che sabato 11 ottobre riceveranno l'attestato di pubblica benemerenza al merito civile per la loro condotta civica. Il riconoscimento sarà consegnato agli operatori dalle mani del prefetto di Treviso Vittorio Capocelli nel corso della cerimonia che si terrà nella sede dell'Istituto Gris, proprio a testimoniare la riconoscenza ai quattro infermieri non solo da parte dello Stato, ma anche da parte delle famiglie degli ospiti. Durante il crollo di un padiglione, a rischio della propria incolumità, gli operatori erano riusciti a mettere in salvo i 28 ospiti a loro affidati, scongiurando la tragedia senza creare allarmismi ed tuttavia esponendosi al rischio personale. E' stato direttamente il Ministero dell'Interno a comunicare la concessione del riconoscimento ai quattro infermieri, su segnalazione del direttore generale dell'Usl 9 Claudio Dario. «All'indomani stesso del grave fatto - sottolinea Dario - mi sentii in dovere di comunicare alle autorità competenti quello che ho ritenuto un vero atto di eroismo. Con perizia e prontezza di riflessi, gli operatori sono riusciti a portare al sicuro fuori dell'edificio tutti i pazienti, molti dei quali non erano in grado di farlo senza un aiuto. Hanno dimostrato sangue freddo, altruismo, grande capacità di gestire le emergenze ed il rischio in una situazione resa ancor più complessa e delicata proprio dalla particolarità delle persone a loro affidate. Un comportamento che ha confermato un attaccamento professionale ed una dedizione ai pazienti che va oltre la sicurezza dell'incolumità personale ed un non comune senso civico».«Trovavo giusto che un simile esempio trovasse la gratitudine di tutta la società - prosegue Dario - e sono felice che il Ministero dell'Interno abbia accolto la mia proposta. Il riconoscimento, infatti, premia un comportamento eccezionale ma, indirettamente, rende onore al lavoro generoso e alla professionalità che ogni giorno non viene risparmiata all'Istituto Gris come nelle altre strutture. Severin, Gomiero, Cestaro e Vecchiato sono un esempio».La tragedia sfiorata risale all'11 luglio 2006. Erano le 13.40. Uno scricchiolio improvviso, il rumore delle tegole che cadono, poi l'inferno. Il tetto di una delle palazzine anni Cinquanta di via Tommasi è collassato sulla sala mensa e sull'attiguo soggiorno al primo piano, dove i disabili stavano guardando la televisione. Nel crollo, le travi hanno trascinato il soffitto e parte del muro. Tutti gli ospiti, grazie alla prontezza dei quattro infermieri eroi, sono stati portati in salvo e nessuno ha riportato ferite gravi. Solo Marcello Sandrin, 39 anni, sordomuto e impossibilitato a camminare, ha riportato qualche escoriazione. Si è salvato perchè era steso su un divano appoggiato ad un muro che non è crollato. Il bilancio poteva essere però quello di una vera e propria strage.


Il medico? È in agenzia

Il Mondo del 26/09/2008 N. 40 - 3 OTTOBRE 2008 p. 84

Mancano specialisti al Nord. E le Asl li cercano sul mercato
Anche i medici potranno trovare un posto attraverso un'agenzia del lavoro: Gi group (250 filiali in Italia e un fatturato di 670 milioni di euro nel 2007) ha infatti creato il primo servizio strutturato di ricerca di specialisti. «La richiesta è partita dal mercato», spiega Stefano Tomasi , direttore di Gi group corporate, business unit del gruppo. «Ospedali e cliniche, soprattutto nel Nord Italia, hanno difficoltà a trovare medici con alcune specializzazioni. Una Asl di Rovigo a cui già forniamo personale infermieristico sta per esempio cercando un ortopedico e non è riuscita a trovarlo con un bando tradizionale». La società sta attualmente selezionando dieci specialisti per le strutture di Belluno, Bergamo, Milano, Venezia, Rovigo e Firenze che hanno fatto richiesta (la ricerca è condotta anche attraverso gli ordini professionali provinciali). «Ma le modalità di gestione saranno molto diverse rispetto a quelle del personale infermieristico», precisa Tomasi. «I medici non verranno assunti da Gi group con contratto di somministrazione ma solo selezionati sulla base del curriculum e messi in contatto con la clinica o l'ospedale, che poi valuterà in maniera autonoma la competenza tecnica». Proprio per questo finora la selezione di medici è rimasta un campo poco esplorato dalle agenzie per il lavoro. Etjca, Synergie e Assioma Selezione e Sviluppo, che ricercano abitualmente infermieri e operatori socio sanitari, se ne sono occupate in maniera sporadica e solo per conto di cliniche private. C.B.


Part time negato a mamme infermiere: «Daremo battaglia»

Cronaca Qui Torino del 26/09/2008 p. 12

Hanno chiesto un part time che però non è mai arrivato. È quantoè successo ad alcune infermiere degli ospedali San Luigi di Orbassanoe Molinette di Torinoea denunciarlo è il Nursing Up che per questo potrebbe aprire un'azione legale. Si tratterebbe di alcune mamme che avendo fatto richiesta del part time più di sei mesi fa si sarebbero viste sospendere la pratica (o rimandare) con una lettera che riportava la necessità di un incontro con le parti sindacali prima della concessione del loro diritto. «Prima della legge Brunetta - spiega il responsabile regionale Nursing Up Claudio Delli Carri - dalla domanda per un part time alla sua concessione potevano passare al massimo sei mesi, ora, grazie al concetto della discrezionalità, possono passare anche degli anni. È un fatto vergognoso che penalizza tutti i lavoratori del comparto pubblico». «Il sospetto - aggiunge - è che il part time oggi non venga più concesso in quei reparti dove ci sono problemi per la necessità di personale o per la complessità dell'impegno lavorativo, tentando così di tamponare la necessità di assunzione di nuovi infermieri». Il sindacato attende delle risposte da parte dell'assessore alla Sanità. «Nel frattempo - conclude Delli Carri - stiamo valutando, tramite il nostro ufficio legale, se vi siano i presupposti per una azione di tutela dei lavoratori che sono stati penalizzati da questa applicazione del tutto arbitraria della Legge 133». [l.c.]

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