Il Secolo XIX del 03/12/2008 ed. La Spezia p. 24
E STATO rinnovato il Consiglio Direttivo del Collegio Ipasvi (infermieri professionali ) della provincia spezzina. Presidente è stato riconfermato Francesco Falli, vicepresidente: Gian Luca Ottomanelli. Segretario Monica Ferrari, tesoriere Giuseppa Scuto. I consiglieri sono Franca Borghesi, Donatella Cavalieri,Carlo Chiodi, Amedeo Mandato, Patrizia Nunziante, Massimo Pasquinelli, Massimo Pietrelli,Cinzia T Pisarelli, Edith Portik, Emanuele Simani,Giampiero Steffanini. Compongono il Collegio dei Revisori: Maria Serra, Fabrizio Terenzoni, Alessandro Lipilini e il supplente Andrea Sarpi.
La Nazione del 03/12/2008 ed. La Spezia p. 23
GLI ELETTI del Collegio infermieri Ipasvi: presidente Francesco Falli, vice Gian Luca Ottomanelli, segretario Monica Ferrari, tesoriere Giuseppa Scuto, consiglieri Franca Borghesi, Donatella Cavalieri, Carlo Chiodi, Amedeo Mandato, Patrizia Nunziante, Massimo Pasquinelli, Massimo Pietrelli, Cinzia Pisarelli, Edith Portik, Emanuele Simani, Giampiero Steffanini. Revisori Maria Serra, Fabrizio Terenzoni, Alessandro Lipilini, supplente Andrea Sarpi.
La Provincia Pavese del 03/12/2008 ed. Nazionale p. 13
INFERMIERI
Ipasvi eleggerà il direttivo Nel weekend del 12-14 dicembre si terrano le lezioni per il rinnovo del consiglio direttivo del collegio infermieri di Pavia. Ecco i candidati: Elena Baglioni, Anna Maria Bergonzi, Daniela Bongiorno, Giuseppe Braga, Gabriele Ciancio, Raffaella Di Martino, Enrico Frisone (presidente uscente), Jeannette Gerletti, Giuseppe Nunzio Greco, Duilio Loi, Enrica Maiocchi, Marco Marcomini, Barbara Miclini, Attilio Quaini, Salvatore Quattrocchi, Annamaria Rampi, Annamaria Tanzi.SAN TOMMASOIl nuovo codicedeontologicoVenerdì 12, a palazzo San Tommaso (aula c1), si tiene il convegno regionale "Il nuovo codice deontologico dell'infermiere. Chi è il protagonista?".IL CORSOPer i managerdella sanitàScade il 19 dicembre il termine per l'immatricolazione al corso manageriale per dirigenti di struttura e primari organizzato da Iref e Consorzio pavese per gli studi post universitari. Info: www.irefonline.it/sds e scolombano.coll@consup.it
Emilio Fede e la telecamera di "Sipario" Caro ...
Il Gazzettino del 02/12/2008 ed. VENEZIA p. XII
Emilio Fede e la telecamera di "Sipario"
Caro Direttore,
leggo sul tuo quotidiano ancora riferimenti ad una polemica sulla "telecamera" di Sipario nella notte di Venezia. L'iniziativa del vice sindaco di farne occasione anche per una possibile querela, non mi coinvolge più di tanto.
Ho già testimoniato - disponibile anche a documentare - che il Tg4 in un anno dedica mediamente cento servizi a celebrare Venezia così come merita per la sua cultura umana e artistica, anche come meta di riferimento per il turismo italiano e straniero. Non mi sfugge, che, in tutto questo, ci sia qualcuno che abbia voglia di farsi pubblicità a mie spese. Ma non lo seguirò. Leggo "bufera sul premio a Emilio Fede" riferito ad una manifestazione in programma al Palazzo del Cinema del Lido per l'assegnazione alla mia persona del "Leone d'oro della comunicazione".
Ringrazio gli organizzatori, confermo che soltanto degli sprovveduti possono considerare che abbia offeso la città che è fra quelle che più amo.
Ma il 15, non per polemica, non ci sarò. Ho letto anche la battuta di Massimo Cacciari, persona con la quale ho sempre avuto un rapporto di rispetto reciproco e rivolgo a tutti un consiglio: "questa polemica è pretestuosa, montata ad arte da chi, ripeto - cerca di essere sul palcoscenico della politica senza averne il prestigio". Vi sarei grato se, da questo momento vorreste occuparvi di problemi più seri, che Venezia ha. Avete un buon sindaco umanamente e culturalmente simpatico, con il quale non condivido certo la politica, ma in grado di fare il suo dovere.
Emilio Fede
Sciopero revocato Un'operazione di facciata
Ritengo che la comunicazione da parte di Actv e dei sindacati della revoca dello sciopero sia stata solo un'operazione di facciata per far fare bella figura ai lavoratori di fronte alla città. Che spasso la notizia che "i dipendenti Actv si mettono una mano sul cuore" e smettono di scioperare per il maltempo. E la direzione dell'azienda complice di questa farsa. Alle 16 di ieri, chiamando Hellovenezia mi sono sentito dire che lo sciopero è stato revocato solo per il settore navigazione e non per l'automobilistico. Alla Giudecca, però, c'è solo il classico traghetto dei giorni di sciopero e questo vuol dire che non c'è stata neanche minimamente la ripresa del servizio. Poi, però, ci viene detto che, essendo molti dipendenti Actv residenti a Chioggia, con lo sciopero dei pullman non possono arrivare a Venezia. Allora, questo significa che nessuno ieri poteva andare al lavoro perché non c'erano autobus. Se uno vuole andare al lavoro, ci va comunque. Questo è l'unico dato di fatto.
Federico Bartoloni Giudecca Piruea CelAna Sì alla proposta Boraso-Sperandio
La proposta Boraso-Sperandio è un'ottima iniziativa che dovrebbe essere seriamente valutata da tutti coloro che non hanno smarrito la ragionevolezza ed il buon senso. Il Presidente del Consiglio Comunale ed il Consigliere della Municipalità propongono di revocare il Piruea-CelAna e, in cambio, dare in permuta alla Guaraldo l'edificio ex Carive di via San Rocco.
La proposta, già formulata mesi fa da Sperandio ed autorevolmente rilanciata oggi dal Presidente Boraso, ritorna d'attualità dopo la mancata vendita all'asta dell'immobile ex Carive e tale fortuito evento può suggerire una via d'uscita al contestato Piruea CelAna. Se viviamo ancora in una democrazia i Consiglieri di questo Comune di Venezia, democraticamente eletti, dovrebbero chiedersi se mai lo sarebbero stati se avessero inserito nel loro programma elettorale un punto che dicesse: "Proponiamo la distruzione del rigoglioso parco di via Pio X costituito da alberi di notevoli dimensioni anche qualora vi fosse la possibilità di un diverso accordo col privato che possa evitarla".
Gli Amministratori comunali potrebbero obiettare che Marinese ha già respinto tale proposta giudicandola "fuori tempo massimo". Ma dopo pubbliche rinuncie e relative ritrattazioni non c'è da farci gran caso. Se vi fossero dei veri politici alla guida di questo comune saprebbero convincere l'imprenditore ad accettare questa od oltre proposte che evitino l'evitabile fine di un piccolo parco lussureggiante, contro la quale le mobilitazioni e le proposte non sembrano placarsi.
Ascoltare "vox populi" non fa poi così male: le elezioni provinciali sono alle porte e quelle comunali non sono poi così lontane.
Arnaldo Crivellari
Mestre Di certo questa è una calamità naturale
Sbaglia il sindaco Cacciari a minimizzare e a riferire al ministro Bondi racconti all'acqua di rose su un'acqua alta che evidentemente ha guardato (lui che poteva) dalle finestre di casa del suo piano alto di palazzo, mentre i veneziani sgobbavano in mezzo all'acqua per limitare i danni di un'alta marea che è di proporzioni storiche: la quarta da sempre, secondo i dati ufficiali; ma secondo calcoli credibilissimi addirittura di +173 cm in zona San Pantalon.
La richiesta di dichiarazione di calamità naturale deve essere al piu' posto effettuata: se non lo fa la giunta, la faremo noi dalla minoranza! L'alluvione veneziana non è inferiore per gravità a quella mestrina dello scorso anno.
Pietro Bortoluzzi,
capogruppo di An verso il PdL alla Municipalità di Venezia
Anche a Chioggia è arrivata l'acqua alta
Sono indignato perche' oggi, nell'edizione del tgr delle ore 14, non e' stata detta una sola parola dell'acqua alta a Chioggia. Forse ci saranno stati anche piu' dei 156 cm detti. E' una vergogna, pagare il canone Rai.
Fabrizio Gagliardi
Chioggia
L'alta marea e i recuperi di energia
Oggi ho guardato il libretto contenente le previsioni delle maree astrali edito dall'Ufficio Maree del Comune di Venezia per il 2008. Segnala una punta di minima alle ore 18 del 30 Novembre a -28. Una punta di massima alle ore 11,15 del 1. Dicembre a + 56 con una successiva di minima alle ore 18,35 a -24....
Dice l'Ufficio Maree che la punta di massima di oggi è arrivata, alle ore 10,45, a 156 cm... mentre alcuni cittadini sono del parere che sia stata più alta visto l'allagamento di locali che in precedenza erano andati sott'acqua solo nel 1966... Centimetro più o centimetro meno credo comunque che per tutti i veneziani, e non solo loro, sarebbe utile sapere quanta acqua in realtà, in conseguenza delle effettive condizioni meteorologiche (...forte vento da scirocco per tutta la notte....), è complessivamente entrata ed uscita dalle 3 bocche di porto fra il 29 di Novembre ed il 1. di dicembre e magari quanta ne entrerà ed uscirà anche nei prossimi giorni.
Un volume immenso immagino, che se debitamente sfruttato con le tecnologie moderne, avrebbe prodotto, e potrebbe produrre in continuazione energia per riscaldare ed illuminare tutti gli abitanti della gronda lagunare e ben di, più praticamente a costo zero, per tutto l'anno.
Nessuno a Venezia nemmeno si sogna di fare questi calcoli perchè la città di Venezia - cari concittadini - è nelle mani di chi ha deciso che questi "recuperi di energia ecocompatibile" non si possono e non si devono fare perchè l'energia bisogna produrla con le centrali termoelettriche di Marghera o nucleari a Porto Tolle; e perchè il Mose va realizzato così come è stato progettato 20 anni fa cioè senza alcuna possibilità di convertire la forza del mare in energia. Ma che cosa aspettano i veneziani per svegliarsi e cacciare, a calci nel sedere, l'orda dei barbari che Sgoverna Venezia, il Veneto e Povera Italia?
Massimo Marco Rossi
Venezia
Il vero orario di lavoro degli infermieri
In merito all'articolo apparso sul vostro giornale il 26 novembre, che definisce gli infermieri come lavoratori con un orario di lavoro più basso delle 36 ore, ci sentiamo offesi perchè di 20 infermieri in servizio abbiamo in accantonamento più di 500 ore per effetto turno legato alla carenza di organico. Questa situazione cronica risente del calcolo per la distribuzione del personale calcolato sul numero delle "teste" e non per il conteggio delle ore effettive di lavoro.
Il personale dell'u.o. di neurochirurgia dell'Ospedale dell'Angelo
Mestre
Un continuo viavai senza controlli
Il Gazzettino del 02/12/2008 ed. ROVIGO p. II
Nonostante i divieti al Pronto soccorso regna il caos. «La notte è ancora peggio, abbiamo paura»Un mix tra l'entrata di un grande magazzino e il salone di una stazione ferroviaria oppure la zona imbarchi di un aeroporto. Così appare il Pronto soccorso dell'Ospedale civile, dove medici e infermieri sono costretti a zigzagare tra coloro che a tutte le ore utilizzano questa area per accedere al nosocomio, mentre le persone sofferenti e doloranti attendono di essere visitate sotto gli occhi incuriositi di chi passa, magari attratto anche dallo strazio di parenti e amici che aspettano di conoscere la sorte dei loro cari.
Tutto ciò nonostante che alle porte dell'accesso pedonale alla fine del lungo marciapiede e in quelle di servizio per le autoambulanze o le vetture private che trasportano gli ammalati, siano affissi e visibili i cartelli "Divieto di accesso - Consentito solo agli utenti del Pronto soccorso". Stesso discorso per le altre porte che dal reparto danno accesso al lungo corridoio che poi conduce al resto dell'ospedale.
Cartelli bellamente ignorati da medici, infermieri e impiegati che vanno al lavoro, da persone in visita ai degenti, da coloro che devono recarsi in ambulatori e laboratori per esami e accertamenti. Un viavai continuo, a tutte le ore. «Non possiamo farci nulla - affermano gli infermieri -. Non possiamo certo fermare questo fiume costante, e la notte è ancora peggio, abbiamo paura».
All'esterno manca una portineria, qualcuno che regoli l'afflusso, controlli e fornisca informazioni. Così l'accettazione del Pronto soccorso si trasforma soventemente in "servizio smistamento", mentre la notte entra chiunque. «Questa è l'unica porta d'accesso all'Ospedale che rimane sempre aperta, così vediamo di tutto. Se si azzardiamo a chiedere "dove sta andando?" veniamo tacciati a male parole. Così chiunque può intruffolarsi per dormire dentro l'ospedale utilizzandone i servizi igienici. Senza contare quando ci piomba qualche malintenzionato che, prima dell'arrivo delle forze dell'ordine, devasta tutto e infastidisce chiunque».
Considerando che praticamente l'Ospedale è stato capovolto, con gli ampi parcheggi ora situati sul lato sud, è diventata praticamente inutile la portineria sul fronte viale Tre Martiri dove il flusso di persone è calato notevolmente. Chi parcheggia nelle nuove aree, quando scende dall'auto non trova alcuna indicazione, e chi non utilizza il marciapiede con in bella vista un pannello "Entrata sud", finisce per approdare al Pronto soccorso.
Nel reparto operano costantemente sei-quattro infermieri e due medici che la notte si riduce a una unità. Personale disponibile e sempre indaffaratissimo, carente per numero e quindi non certo votato anche a vigilanza e informazioni.
Appena entrati, sulla sinistra (dopo aver superato l'area dove ci sono pochissime carrozzine a disposizione) c'è la saletta "Attesa pazienti barellati" ... a rischio polmonite. Perchè? La porta del reparto resta praticamente sempre aperta per il viavai continuo e la temperatura, di questi tempi, è gelida. Attendono, uomini e donne, insieme, sotto gli occhi incuriositi di chi passa, alla faccia della privacy. Chi passa e chi attente il proprio turno lo fa su sedie non comode per chi sta male e magari avrebbe bisogno di poltrone reclinabili dove stendere le gambe.
E mentre gli ambulatori si aprono e chiudono per il passaggio tra un paziente e l'altro di medici e infermieri, il personale che conduce una barella o una sedia a rotelle con un paziente, è costretto a zigzagare tra chi passa, avanti o indietro, dal resto dell'ospedale.
Insomma, quello che dovrebbe essere un reparto di eccellenza, il fiore all'occhiello, assomiglia più a un porto di mare, mentre le soluzioni appaiono semplici. Spostare la portineria sul lato sud, posizionare cartelli visibili e dattagliati ai margini del parcheggio, tenere chiuse le porte che dal Pronto soccorso conducono al resto del nosoconomio e permetterne l'apertura con le schede magnetiche in dotazione al personale, utilizzare dei separè per evitare che chi attende o passa pensi di essere al cinema.
Paolo Ponzetti
In ritardo ospedale a S. Paolo e l'assistenza territoriale
La Nazione del 03/12/2008 ed. Prato p. 2
LUCIANO GESTRI appena ha letto sulla Nazione l'intervista del direttore generale dell'Asl 4 Bruno Cravedi ha sottolineato con la penna rossa tutte le parole che non gli tornavano. Poi ha trasformato gli appunti in un lungo documento in cui contesta punto per punto tutte le affermazioni del numero uno dell'Asl pratese. Sul nuovo ospedale «a noi sembra - dice il responsabile provinciale Cisl Funzione pubblica - che i lavori ad oggi dovessero essere già iniziati» e l'ospedale dovrebbe essere pronto «se non andiamo errati nel 2011 così come nella presentazione al teatro Metastasio e come riportato sulla brochure». E sulla questione dei posti letto la Cisl «ribadisce che se sono 540 più Villa Fiorita, ma fermiamoci ai 540, per dare un parere positivo gradiremmo conoscere l'attività e l'organizzazione territoriale sia nei servizi che nell'organico del personale, quindi un piano organico 'Servizi personale per tutto il territorio'. E a tutto ciò ci penserà la Società della salute?». Per il momento, però, sottolinea Gestri «non abbiamo visto nè saputo niente; sappiamo che il territorio è carente nell'erogare l'assistenza infermieristica domiciliare, che è sott'organico nei distretti e che le strutture sul territorio sono sovraffollate e non più idonee a garantire una frubilità agli utenti (distretto via Roma, distretto di San Paolo, di Montemurlo e distretto nord di via Giubilei». Gestri sottolinea che Cravedi non ha fatto cenno «parlando di investimenti ad un nuovo intervento sulle Residenze sanitarie assistite per anziani per cui la domanda è notevole e la risposta dell'Asl preoccupante visto la lista di attesa che supera le centinaia di unità». E «non abbiamo più Villa Filicaia, via Roma, la casa di riposo di Seano». La Cisl chiede quindi un coinvolgimento profondo per discutere prospettive dell'ospedale per acuti «sia di medici che di infermieri per apprendere, decidere e organizzare il cambiamento di un sistema interno 'difficile'». Per quanto riguarda il pronto soccorso «più volte abbiamo criticato la struttura». «E non è solo l'ampliamento e il cambiamento logistico che farà migliorare l'agibilità e la frubilità dei cittadini». Perciò la Cisl chiede d'intervenire aumentando il personale medico ed infermieristico e di supporto e chiede «che vi sia un filtro che funzioni tra territorio ed ospedale». Sull'accordo per il ricambio occupazionale il sindacato sottolinea che «non è comletato». Secondo la Cisl mancano 100 infermieri, 50 operatori sanitari e 80 amministrativi. Gestri ricorda «il rafforzamento sul territorio dell'assistenza infermieristica domiciliare, il completamento dell'organico dell'hospice, il rafforzamento dell'organico del pronto soccorso e fra pochi mesi anche la gestione della casa circondariale che impegnerà 15-20 infermieri».
Più qualità per il personale sanitario
Eco di Bergamo del 03/12/2008 p. 48
■ Egregio direttore, la politica sanitaria, sia a livello nazionale che a livello locale, non può prescindere da una seria analisi fra sistema sanitario e risorse umane impegnate nel settore. La base su cui si costruisce l'analisi, e quindi il futuro sanitario delle nostre generazioni, è la fotografia attuale della popolazione italiana. Siamo tra i più vecchi al mondo, perchè quasi il 20% supera i 65 anni di età, e in proiezione, fra 50 anni circa l'8% degli italiani avrà più di 85 anni. La normale conseguenza di ciò è l'aumento della richiesta di prestazioni sanitarie, che deve essere sostenuta da personale adeguatamente formato e numericamente congruo. I dati attuali ci dicono che tra gli infermieri le nuove assunzioni rappresentano solo la metà dei pensionamenti. Questo è il problema principale: l'Italia ha meno infermieri di quanti effettivamente ne servano; e infatti, se le domande di ammissione ai corsi universitari per le professioni paramediche sono comunque maggiori rispetto ai posti disponibili, sarebbe necessario procedere ad un ampliamento dell'offerta; esattamente il contrario è stato fatto per i medici, per i quali il numero chiuso universitario, istituito negli Anni '90, ha portato una effettiva e sostanziale riduzione, passando da 17 mila iscritti nel 1980 a 5.623 nel 2006. Una delle attuali possibili soluzioni potrebbe essere l'assunzione di personale infermieristico dall'estero; ciò non è ancora così semplice, causa da una parte le normali complesse pratiche amministrative, e dall'altra le obiettive migliori condizioni di lavoro in alcuni Paesi esteri. Ma non si può nemmeno dimenticare la difficoltà linguistica e la necessità di formazione iniziale, su cui pesa indubbiamente la scarsa diffusione della nostra lingua all'estero. Un altro aspetto fondamentale è l'invecchiamento della popolazione italiana, aspetto che richiede sempre maggiore impegno e sempre maggiore assistenza. Dati recenti stimano che in questo campo lavorano circa 500 mila stranieri, assunti come badanti o assistenti sanitari, spesso però privi di preparazione in materia sanitaria. La questione delle risorse umane in ambito sanitario è oggi davvero importante, e in un'ottica di prevenzione va affrontata e risolta a breve. In presenza di richiesta elevata, il primo passo è sicuramente l'aumento della disponibilità dei posti per gli infermieri a livello universitario. Ma poiché la richiesta non è solo così specialistica, è necessaria anche la formazione di base per chi si occupa degli anziani; molte autorità locali hanno già organizzato corsi dedicati, al fine di accrescere competenze e preparazione. Anche così il futuro sarà più sereno. F
Malati terminali e cure palliative L'ospedale è a casa
Eco di Bergamo del 03/12/2008 p. 15
I Riuniti «trasferiranno» dai pazienti medici e infermieri Cossolini: un Hospice allargato. Sileo: una chance in più«Vorrei morire nel mio letto, a casa mia, circondato dai miei cari»: spesso, questo desiderio di tanti malati incurabili è rimasto inattuato. Ma da oggi il processo di sostegno ai malati terminali - a Bergamo già attivo con il ricovero in Hospice, destinato a fornire cure palliative e una morte dignitosa a quelle persone per le quali non ci sono più trattamenti efficaci conosciuti per prolungare la sopravvivenza - avrà una marcia in più: è stato avviato il progetto di «ospedalizzazione domiciliare» dei malati oncologici in fase terminale, gestito dal reparto di Cure palliative degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Sarà l'ospedale, con i suoi medici e i suoi infermieri, ad andare a casa del malato, garantendogli un sistema integrato di interventi domiciliari e di assistenza sanitaria e sociale, equiparabile a un normale ricovero. Una rivoluzione, che garantisce un'assistenza specialistica per controllare i sintomi fisici e psicologici dei malati e per mantenere la migliore qualità di vita possibile fino all'ultimo. Un'occasione di scelta in più offerta alle famiglie di Bergamo e hinterland: l'ospedalizzazione domiciliare non sarà un obbligo ma una chance, chi lo desidera potrà continuare a usufruire dalla struttura dell'Hospice di Borgo Palazzo o dell'ospedale. «Con questo importante progetto l'ospedale entra a casa del malato. Per chi è ricoverato e vorrà trasferirsi a casa non ci sarà alcuna dimissione, ed è come se l'Hospice di Borgo Palazzo ampliasse i suoi posti letto (che attualmente sono 12, con 300 ricoveri l'anno) - sottolinea Giambattista Cossolini, primario dell'Unità di Cure palliative -. Il personale medico e infermieristico che andrà a casa del malato sarà lo stesso della struttura ospedaliera. L'assistenza viene assicurata dai nostri infermieri che hanno aderito al progetto, 12 su 8 (e mi piace evidenziare che chi non ha dato la sua disponibilità lo ha fatto perché per esempio gravato da impegni di famiglia, e non perché non condivida l'intera filosofia del progetto) e da un medico. In totale, su turni e reperibilità, i medici sono tre più uno, cioè io. Ogni giorno il medico e l'infermiere garantiranno le prestazioni mediche e di assistenza, come se il paziente fosse in ospedale. E la reperibilità del personale in servizio in Hospice è garantita 24 ore su 24: i familiari del malato potranno chiamare per qualsiasi urgenza attraverso un numero di telefono dedicato».Il progetto è stato possibile grazie all'autorizzazione della Regione Lombardia che ha esteso a 23 strutture sanitarie regionali l'esperienza pilota di 7 aziende pubbliche milanesi: si stima che in tutta la Lombardia entro la fine del 2008 saranno coinvolti nel progetto 2.089 pazienti con un impegno per la Regione di 5 milioni di euro. «La spesa per il 2008 prevista dai Riuniti si aggira intorno ai 48 mila euro, abbiamo già avviato l'ospedalizzazione domiciliare per due pazienti, ipotizziamo di poter arrivare a 18/20 al mese fino ad assicurare questo servizio a una cinquantina di malati - sottolinea Claudio Sileo, direttore sanitario dei Riuniti -. Questo progetto garantisce un servizio davvero diverso rispetto a quella che è l'assistenza domiciliare, già in atto sul territorio. In questo caso è l'ospedale che va a casa dei malati oncologici portando tra le mura domestiche i servizi offerti nell'ambito della rete di cure palliative, terapie del dolore in primis, esistente in provincia. Integrando in questo modo la ricettività dell'Hospice, che comunque non riesce a soddisfare tutte le richieste. Si garantirà un'assistenza non solo clinicamente adeguata, ma anche più attenta alle necessità familiari e psicologiche del paziente, riducendo inoltre i ricoveri ospedalieri inappropriati in reparti per acuti». Per il momento, aggiunge Claudio Sileo, possono partecipare al progetto pazienti residenti o domiciliati a Bergamo o nei comuni limitrofi, fino a Dalmine: «Poi intendiamo allargarci. C'è anche la questione del "reclutamento" del malato: questa è una scelta, ma è anche chiaro che la situazione familiare a casa deve esser tale da consentire l'attuazione del servizio. È necessario, per esempio, che il malato abbia un'assistenza dei familiari, o di chi per loro, assicurata comunque 24 ore su 24». Intanto, le adesioni possono pervenire all'Unità di Cure palliative (035/390640) dal paziente o dai suoi familiari, dal medico di medicina generale, dalle strutture ospedaliere o dai servizi sociali. Se il paziente viene ritenuto idoneo scatta la macchina organizzativa, coordinata dall'Unità di Cure palliative, attraverso il proprio personale e avvalendosi del consueto, indispensabile appoggio dell'Associazione Cure palliative. «Che molto ha fatto e molto fa, è necessario evidenziarlo - conclude Giambattista Cossolini - ,in termini di risorse finanziarie e di volontariato». Il nuovo servizio dei Riuniti si aggiunge al «Progetto Caterina» che ha come destinatari i bambini colpiti da malattie incurabili, con l'obiettivo di garantire loro la massima qualità della vita, la continuità delle cure durante la fase terminale in una situazione domestica, per permettere di vivere il momento più delicato della malattia in un ambiente più intimo, con il necessario supporto medico».Carmen Tancredi
La Croce Azzurra resta
Giornale di Brescia del 03/12/2008 p. 18
La vicenda legata al servizio dei volontari del 118 è stata al centro del dibattito del Consiglio comunale di lunedì sera. La vicesindaco Truffeli: «Cittadini tranquilli: l'associazione continuerà ad operare»La Croce azzurra svolge due tipi di servizi: uno esclusivamente nel territorio di Travagliato TRAVAGLIATO «È stato fatto del falso allarmismo, la Croce azzurra non chiuderà di certo. A tutti i travagliatesi lancio un messaggio forte e chiaro: non preoccupatevi e continuate serenamente a contare sull'impeccabile impegno dei militi dell'associazione». La vicenda della Croce Azzurra, o meglio della paventata chiusura, diffusa dai volontari stessi e dai gruppi di opposizione, dopo essersi velocemente diffusa in paese è giunta l'altra sera in Consiglio comunale. La sala stracolma ha ascoltato la dettagliata relazione del vice sindaco, e assessore al Bilancio, Orietta Truffeli. «I militi - ha spiegato - sanno bene il valore del rassicurare le persone, cosa vuol dire fare solidarietà. Tutto ciò è invece sconosciuto a coloro che con irresponsabilità ingenerano una preoccupazione sociale». Ma cos'è che ha scatenato questo putiferio? Una questione di contributi che il Comune negli anni 2006 e 2007, durante l'Amministrazione Paterlini, ha versato alla Croce Azzurra per coprire la metà della spesa per dotare l'associazione di un infermiere professionista per il servizio collegato al 118, l'altra metà del costo era appunto a carico del 118 stesso. Una vicenda intricata... Vicenda di cui ne avevamo già parlato nell'edizione di sabato scorso. Il nocciolo è: per i prossimi anni l'Amministrazione Buizza continuerà a versare questo contributo oppure no? «La Croce Azzurra - ha spiegato Truffelli - svolge due tipi di servizi. I servizi esclusivi sul territorio di Travagliato (trasporto di dializzati, trasporti per visite mediche, servizi alle manifestazioni sportive) l'associazione li svolge fin dalla sua nascita avvenuta quasi vent'anni fa. È un servizio che la Croce Azzurra ha sempre gestito con risorse proprie, sia come personale che dal punto di vista finanziario. E di questo siamo ovviamente continuamente grati ai militi della Croce Azzurra. Il servizio di emergenza ed urgenza è svolto invece per conto del 118 di Brescia, la Croce ha iniziato a svolgerlo nel 2006, anno in cui ha ottenuto l'autorizzazione e l'accreditamento come postazione di Servizio Sanitario di emergenza ed urgenza (Sseu 118). Questo servizio ovviamente non copre solo Travagliato, in caso di emergenza il 118 chiama la postazione più vicina, e disponibile, per il caso. Il costo del servizio 118 è rimborsato dalla Regione Lombardia per il tramite degli Spedali Civili di Brescia Centro Operativo 118. E proprio le convenzioni stipulate dal 118 nel periodo 2005/2007 sono in questi giorni oggetto di indagini dal Nucleo di Controllo contabile della Regione Lombarda e dalla magistratura». La questione travagliatese E qui si entra nella questione travagliatese. «Fino ad ora - ha continuato Truffelli - è emerso che le determinazioni assunte dal 118 hanno disatteso le direttive regionali. Per quanto riguarda nel dettaglio il caso della Croce Azzurra, la convenzione, che ha autorizzato l'associazione a stipulare un contratto con una cooperativa per la collaborazione di personale infermieristico, è un provvedimento che è fuori dai criteri definiti dalla Regione Lombardia. Risultato, la Croce Azzurra per il 2008 non riceverà nemmeno la quota in capo al 118, la notizia ufficiale è del 28 novembre. Siccome infatti il personale infermieristico non è stato assunto regolarmente il 50% del costo a carico del 118 non viene riconosciuto». «È chiaro che la Croce Azzurra non ha nessuna colpa in tutto ciò, la colpa è di chi ha fatto stipulare quegli accordi. L'associazione travagliatese è stata indotta nell'errore e di fatto è stata danneggiata. Anche a livello provinciale siamo ora in una fase transitoria, per tutti i servizi di emergenza legati al 118, che si risolverà definitivamente soltanto nel 2009. In questa fase di passaggio come Amministrazione non vogliamo certo abbandonare la Croce Azzurra a se stessa. Con il direttivo dell'associazione ci troveremo quindi il prima possibile attorno ad un tavolo per valutare quale sarà l'impegno economico del Comune, ovviamente compatibilmente con il nostro bilancio». Francesco Alberti ©
Esposto Nursind su violazioni contrattuali
Il Centro del 03/12/2008 ed. Pescara p. 15
LANCIANO. L'Ucovel (ufficio coordinamento vertenze e legale) del Nursind, il sindacato degli infermieri, ha presentato un esposto alla direzione provinciale del lavoro per chiedere la verifica su "violazioni normative e contrattuali della Asl Lanciano-Vasto nei confronti degli infermieri del pronto soccorso dell'ospedale Renzetti. «Le violazioni», spiega il segretario nazionale Enzo Palladino, «riguardano le ferie e i riposi (concessi ma con il vincolo di essere richiamati in servizio), il sevizio di pronta disponibilità, la programmazione dei turni di lavoro assoggettati a continue modifiche e il demansionamento, la richiesta agli infermieri di svolgere attività non di pertinenza come l'accompagnamento dei degenti».
Un infermiere per le urgenze
L'Arena di Verona del 03/12/2008 p. 34
Infermiere del pronto soccorso La carenza di personale per cui si battono da anni non è stata ancora risolta negli ospedali di Legnago, Nogara, Bovolone e Zevio dove, stando alle stime dei sindacati, mancherebbero all'appello una cinquantina di infermieri. Ma la crociata portata avanti a suon di proteste e scioperi dalle Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) dell'Ulss 21 ha sortito comunque un primo significativo risultato: dal mese scorso è entrato, infatti, in servizio al Pronto soccorso del «Mater salutis» un sesto infermiere per il turno di notte, che consentirà di migliorare ulteriormente l'assistenza e di riequilibrare i pesanti carichi di lavoro di un reparto alle prese lo scorso anno con quasi 70mila accessi, il 25 per cento relativi a pazienti in arrivo da fuori Ulss. «Si tratta indubbiamente», sottolinea Sante Olivato, coordinatore delle Rsu, «di un traguardo importante, che rientra tra le priorità inserite nelle richieste avanzate nei mesi scorsi all'Azienda per risolvere alcune situazioni problematiche. A questo punto auspichiamo che vengano soddisfatte altre due esigenze impellenti sottoposte alla direzione contestualmente alle necessità del Pronto soccorso: l'istituzione di un terzo infermiere di notte per la Rianimazione; e l'attivazione della guardia attiva in Radiologia al posto dell'attuale reperibilità». Tutto ciò in attesa di sciogliere l'intricato nodo di un organico sottodimensionato. «A questo proposito», aggiunge Olivato, «ci auguriamo che la Regione autorizzi al più presto l'assunzione di almeno 15 addetti, tra infermieri e tecnici radiologi. Il problema si è, infatti, ulteriormente aggravato con il recente rientro degli appalti delle ambulanze, della Tac e della risonanza, che è stato compensato con l'impiego di risorse interne a scapito dei vari reparti». Intanto nel dipartimento di Urgenze-Emergenza c'è soddisfazione per il risultato raggiunto. «L'inserimento di un sesto infermiere», assicura Sandro Magagnotto, direttore del Pronto soccorso, «è una conquista che agevola l'attività notturna della nostra unità permettendoci una migliore e più efficiente gestione delle emergenze. Con il vantaggio di non trovarci in sofferenza quando si sommano le richieste». «Se siamo arrivati a questo risultato», sottolinea il primario, «è merito anche degli infermieri che finora hanno sostenuto ritmi faticosi e che, pur di garantire un servizio di qualità, hanno rinunciato ad un incentivo mensile di 100 euro riconosciuto loro da un progetto obiettivo per compensare la risorsa mancante».S.N.
I corsi sono insufficienti
La Provincia Pavese del 03/12/2008 ed. Nazionale p. 36
VIGEVANO. «C'è carenza di infermieri, senza contare che le Rsa esercitano meno attrattiva sui giovani rispetto alle strutture sanitarie». Secondo Luigia Belotti, coordinatrice del corso di laurea per infermieri professionali di Vigevano, la domanda supera l'offerta, nonostante negli ultimi anni gli iscritti ai corsi siano aumentati. «A Vigevano abbiamo ogni anno 35 posti disponibili - spiega - l'anno scorso li abbiamo saturatie, eppure non bastano». C'è crisi di personale infermieristico «in tutti i settori ospedalieri - il parere di Pietro Migliavacca del Sindacato nazionale professionisti sanitari della funzione infermieristica - e infatti si fanno 15-20 ore in più al mese. 1500 euro lo stipendio medio».
Garlasco, c'è fame di infermieri
La Provincia Pavese del 03/12/2008 ed. Nazionale p. 36
Turni in sofferenza, 470 anziani da assistere con i poli di Mortara, Cassolnovo e Vigevano GARLASCO. Quaranta infermieri professionali per 470 anziani da assistere. Alla Opera Charitas Sant'Anna, il personale paramedico basta appena a coprire i turni. Le assenze protratte per malattia o maternità diventano un problema per la difficoltà a reperire persone disponibili nell'immediato alle sostituzioni. «Siamo coperti, anche se ai limiti - precisano i responsabili della realtà di Garlasco, in via Leonardo da Vinci, a cui fanno capo le case di riposo di Cassolnovo, Vigevano, Mortara, Albonese -. Rispetto a qualche anno fa va meno peggio. Ma il turn over è lentissimo perché in giro ci sono pochi infermieri rispetto alla domanda effettiva. Questo comporta tempi lunghi e non poche difficoltà a mantenerci a quota quaranta». L'organizzazione dei turni non è perciò sempre facile: ad ogni ospite bisogna garantire nel complesso 900 minuti di assistenza a settimana. «Ci riusciamo malgrado i pochi infermieri, ma per fortuna le altre professionalità non presentano lo stesso problema, non si fatica a reclutarle». La priorità «è fornire prima di tutto una risposta qualificata di tipo sanitario, poi viene il resto». Motivo per cui la Sant'Anna prevede il presidio medico notturno nei giorni feriali, quando basterebbe un infermiere. «Oggi gli ospiti sono sempre meno autosufficienti, in quanto entrano che sono molto in là con gli anni, in media non prima degli ottanta. Chiaro che se questo è il contesto la professionalità del personale sanitario acquisisce un peso davvero sostanziale». A parte la casa di riposo di Albonese, dove il personale in servizio appartiene ad una cooperativa, a Garlasco, come a Vigevano, Cassolnovo, Mortara, l'Opera Charitas utilizza risorse proprie, circa trecento considerando la varie professionalità in organico. «C'è un punto su cui insistiamo molto ed è la necessità di coinvolgere gli anziani in ogni fase del servizio che li riguarda personalmente: medici, infermieri, ausiliari socioassistenziali, fisioterapisti, animatori devono dedicare attenzioni agli ospiti, stimolare la conversazione, farli sentire oggetto di cure e di calore umano. Guai a trasmettere l'idea che si è lì semplicemente per lavorare». Con le attività di animazione e la fisioterapia si guarda al beneficio psicologico, altro aspetto importante: «Così tornano a sperare, soprattutto con la fisioterapia, che oltre ad avere effetti positivi sull'umore, li fa stare molto meglio fisicamente».Simona Bombonato
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