In decine di fotografie immortalata l'umanità del quotidiano lavoro in corsia degli infermieri
Alto Adige del 17/12/2008 ed. Nazionale p. 31
MERANO. Una fotografia, è risaputo, può raccontare di più e meglio un fatto, che non mille parole: proprio questo è quanto si può verificare scorrendo le numerose immagini della mostra uscita dal concorso fotografico "Diamo un'immagine all'assistenza infermieristica".L'esposizione - allestita al piano terra del nosocomio cittadino dove resterà fino a fine gennaio per quindi essere esposta in modo itinerante negli altri ospedali della provincia - cui hanno partecipato numerosi fotografi amatoriali e professionali è stata indetta sulla scia di un congresso incentrato sullo stesso tema che dà il titolo alla mostra. La partecipazione al concorso e la sua divulgazione è stato un modo per coinvolgere ancor più gli autori delle fotografia e farli riflettere su mondo dell'assistenza infermieristica. La mostra su una professione delicata ed importante come quella dell'assistenza sanitaria - hanno sottolineato il dottor Frank Blumtritt, la direttrice Irene Pechlaner e la presidente dell'Ipasvi Gondola Gröber - pone in risalto una delle sue qualità fondamentali: l'umanità. E gli scatti dei fotografi questo aspetto lo hanno saputo cogliere. Ne emerge quello che è il contatto diretto, spesso intenso, tra operatore e assistito e da ciò, i compiti e le competenze di questi professionisti della sanità.Il concorso ha previsto dei premi consistenti in un laptop, buoni viaggio e diversi equipaggiamenti fotografici. Tra i vincitori, usciti da una giuria altamente professionale, il primo premio è stato assegnato a Josef Hinterleitner, il secondo a Monika Leimegger e il terzo a Vera Kirchler (fotografi amatoriali). Tra gli altri premiati, Sabine Bampi, Elena Zanella, Alessia Vitrugno, Martin Achmueller, Franco della Libera e le infermiere Eva Auer, Birgit Rossi, Elisabet Mulser, Elsa Kainz, Sabine Hopfgartner e MNaria Christanell.(gi.bo.)
Congetture sbagliate
La Sicilia del 16/12/2008 ed. Nazionale p. 32
ATO GESA AG2 Un concorso per le scuole sul pensare differenziatoInnanzitutto va precisato che se gli studiosi di cose agrigentine fossero pervenuti, nei molti decenni addietro, alla conoscenza di quanto di seguito dirò, molte delle congetture non sarebbero mai nate e, del tempio di Zeus si avrebbe avuto quasi l'intera conoscenza. Mi corre l'obbligo, però, di affermare che gli archeologi, che operarono nell'ultimo cinquantennio in Agrigento, non si occuparono mai della conoscenza scientifica del manufatto in questione. Ritennero che su di esso si era studiato e detto fin troppo. Invece i loro interessi furono rivolti a mettere in luce altri importanti siti archeologici, da dove trassero brillanti e importantissimi risultati. Diodoro Siculo, storico siciliano, che rappresenta l'unica fonte riguardo al tempio, vissuto nel secolo di Giulio Cesare e di Cicerone, a pag. 90 del XIII libro della sua "Biblioteca Storica" ci informa, tra le altre cose, che nel tempio di Zeus di Akragas esistevano dei portici, bellissimi in altezza ed in larghezza, questa importantissima notizia che il sottoscritto ha appurato, nel XVI sec. venne riportata quasi di peso dal Fazello, nel VI volume della sua opera "De rebus Siculis decades duae" a pag. 290. Poi nel XIX sec., lo Schumbring la trascrisse a pag. 166, nel suo volume "Topografia Storica di Agrigento" senza alcun approfondimento. Che cos'è un portico? Esso, dal latino porticus, da porta, è una galleria aperta, collocata per lo più all'esterno e al piano terreno di un edificio; può avere funzione di riparo o anche solo decorativa, era già noto all'architettura pre-greca ma conobbe un grande sviluppo e utilizzo nella civiltà greca, stoà, e romana, nelle quali assolse soprattutto a funzioni religiose e civili. Detto ciò, diventa lapalissiano comprendere che non è più possibile parlare di porta di ingresso perché ve ne erano tantissime ne più sostenere la presenza di finestre. I telamoni, secondo la suddetta notizia, non avrebbero potuto, in modo categorico, occupare quegli spazi che erano parte essenziale del porticato. A differenza degli altri templi, detti spazi non erano determinati dal peristilio, ma essi erano realizzati nella muraglia, che circondava nei quattro lati il sacello. Ve ne erano, tutto intorno, trentotto. Queste aperture venivano affiancate all'esterno della muraglia da 42 semicolonne che non avevano funzione portante ma solo estetica. In altri termini il peristilio che si ammirava dall'esterno era fittizio ma dava l'illusione che il tempio fosse nella forma uguale a tutti gli altri templi le cui colonne sorreggevano la trabeazione. Tornando ora, per un momento, a parlare dei telamoni, è innegabile che essi dovevano necessariamente avere una collocazione. Il sottoscritto ritiene che fossero impiegati come robusti pilastri a reggere l'imponente podio che ospitava l'enorme statua del re dell'universo. Ed infine, occorre fare chiarezza nei riguardi dei bassorilievi. Su di essi furono avanzate delle congetture: si è affermato che occupassero le superfici frontonali, non considerando che sarebbero stati posti a più di quaranta metri di altezza, e che per contemplarli si sarebbe dovuto allungare di molto il collo. Ma ciò lo chiarisce lo stesso Diodoro Siculo. Egli afferma che i bassorilievi trovavano posto nei portici: in quello di oriente stava la gigantomachia ed ad occidente la presa di Troia. Chi scrive aggiunge che sarebbero stati negli spazi liberi dell'entrata del pronao e dell'epistodomus. Queste superfici appartenevano sia al sacello che ai porticati. Nel concludere questo mio assunto, ritengo importante dire qualcosa in riferimento alla durata della costruzione del tempio e della sua incompletezza. Sembra impossibile pensare che si sarebbero impiegati 70 anni per edificarlo senza per altro, si disse, arrivare alla sua completezza. Si sostenne che i cartaginesi lo avrebbero trovato nel 406 a. C. senza la necessaria copertura. Non riesce plausibile pensare che in coevo si portassero a compimento altri sei templi senza che si allestisse quello che interessava la divinità protettrice della polis akragantina a meno che il tempio fosse stato costruito negli ultimi decenni del V sec. a. C.. Ma questo mi appare difficile da sostenere, perché le sculture dei telamoni appaiono di stile severo. Resta da sottolineare che il tempio essendo ipetro, quindi a cielo aperto, quale copertura avrebbe potuto avere? Perché crollò il tempio di Zeus? Certamente non furono gli uomini, ma eventi naturali, molto probabilmente sconvolgimenti franosi. Il costone sud della valle dei templi ne ebbe sempre a soffrire: vedi il tempio di Giunone. GIOSUÈ ARNONE Tre giorni intensi per la Federazione dei Collegi Ipasvi, sezione di Agrigento, che ha provveduto al rinnovo dei componenti del consiglio per il triennio 2009-2011. L'Ipasvi è l'organismo che ha la rappresentanza nazionale degli infermieri italiani e che tra i suoi compiti istituzionali ha quello della tenuta degli Albi dei professionisti. L'organo di governo del Collegio è, appunto, il Consiglio direttivo, che si rinnova ogni triennio attraverso una consultazione elettorale di tutti gli iscritti. Ogni Consiglio distribuisce al proprio interno le cariche di presidente, vicepresidente, segretario e tesoriere. Presidente provinciale uscente dell'Ipasvi è Salvatore Occhipinti, mentre il vice, Salvatore Pantalena. In provincia di Agrigento hanno votato 770 infermieri e componenti del consiglio sono stati designati: Salvatore Pantalena, Salvatore Occhipinti, Caterina Tuttolomondo, Angelo Fabio Vella, Salvatore Lentini, Gerlando Palmeri, Sanzone Lorenzo, Angelo Bona, Michele Capraro, Domenica Garone, Salvatore Roberto Gravotta, Pietro Paternò, Francesco Milzi, Salvatore Nicolosi, Felice Prazza. Per il collegio dei revisori dei conti sono invece stati eletti: Vicenzo Scorso, Gaetano Schembri, Alfonso Gusciglio, Rita Mallia sarà inceve la supplente. Prossimamente il consiglio si riunirà per nominare il Presidente e il vice dell'organismo degli infermieri. V. A. a.r.) «Pensare differenziato» è l'interessante iniziativa della Gesa Ag 2 la società che si occupa della raccolta dei rifiuti urbani. All'interno della propria campagna di comunicazione la Gesa ha programmato un concorso a premi dedicato alle ultime due classi delle elementari di tutti gli istituti scolastici facenti parte dei comuni soci. Lo scopo è quello di avvicinare e sensibilizzare i ragazzi sulla raccolta differenziata. La premiazioni dei migliori eleborati avverrà all'interno di una giornata di spettacolo che si terrà alle ore 9.30 di venerdì al Palacongressi.
Tumori inesistenti e summit in corsia per i padrini liberi
La Repubblica del 17/12/2008 ed. Palermo p. 03
Ai detenuti in parlatorio fiale di farmaci per alterare i valori ematici
UN AGO e una medicina passati nel parlatorio del carcere di Pagliarelli per falsare i valori.«Dammela grossa (la medicina, ndr) se no perdo troppo tempo», diceva Benedetto Capizzi al figlio Sandro. Qualche mese dopo il nuovo capo "in pectore" della commissione provinciale di Cosa nostra era a casa, agli arresti domiciliari per motivi di salute, con il permesso di uscire solo ed esclusivamente per recarsi in ospedale per motivi sanitari.Esattamente quello che gli serviva visto che, come hanno documentato in più di un'occasione gli appostamenti dei carabinieri del comando provinciale, era proprio nei reparti dell'Ospedale Civico che i vecchi boss di Cosa nostra si incontravano senza alcuna difficoltà, eludendo divieti e controlli. Ed ecco, ad esempio, alle 9 di mattina del 3 luglio, Capizzi che incontra nel reparto di Medicina 1 del Civico Gerlando Alberti, "u paccarè", anche lui appena scarcerato e pronto a riprendere subito il bastone del comando.D'altronde di medici ed infermieri complici la storia di Cosa nostra è piena. L'ultimo, Giovanni Polizzi, un infermiere del centro tumori del Civico, è tra gli 89 arrestati della scorsa notte.Secondo i pm è un uomo d'onore della famiglia di Porta Nuova e grazia ai suoi rapporti con alcuni medici, sarebbe riuscito a falsificare alcuni referti facendo figurare delle patologie oncologiche nelle cartelle cliniche di detenuti per facilitare la concessione di provvedimenti di libertà o di benefici carcerari. Disponibile a questo fine - diceva Polizzi al suo amico Totuccio Milano, anche lui finito in manette - sarebbe stato un nome molto noto dell'Ismett, Pierenrico Marchesa che avrebbe dovuto adoperarsi per far avere benefici al fratello Nunzio Milano.«Chi va a colloquio da Nunzio, gli dice che. ..si deve segnare per farsi fare la colonscopia...si fa il buco...va al gabinetto... e le feci le riempie di sangue...chiama il suo compagno, lui ci fa segno che si sente male, il suo compagno chiama i sbirri ed è fatta...perché io a Marchesa la lezione gliel'ho data una volta...gli ho detto: professò, veda che lei mi deve fare qualche bella relazione...dice...e non ci sono problemi...prima viene a finire da noi altri...centro tumori».Gli investigatori hanno identificato il medico a cui fa riferimento Polizzi in Pierenrico Marchesa, chirurgo dell'Ismett.«Dalla conversazione - scrivono i pm - emerge che a dire di Polizzi il professore Marchesa aveva già dato allo stesso Polizzi la sua disponibilità a falsificare la relazione medica in argomento». Ma, al di là delle intercettazioni, non risulta che Nunzio Milano abbia mai avuto benefici per presunte patologie.Dell'attività di Polizzi avevano già parlato, molti anni fa, Salvatore Cancemi e Angelo Siino e più recentemente Giovanni Zarbo che dell'infermiere dice: «Era disponibile per alterare il risultato degli esami oncologici relativi a mafiosi che dichiaravano di avere un tumore. Polizzi mi disse che la tecnica consisteva nel sostituire il campione di saliva da analizzare del mafioso, sedicente malato, con quello di un soggetto effettivamente afflitto dal cancro». a.z. L'INFERMIERE Giovanni Polizzi infermiere del centro tumori del Civico
"Mancano ostetriche e infermiere per dare il benvenuto ai neonati"
La Stampa del 17/12/2008 ed. VERBANIA p. 59
A dare il benvenuto ai nuovi nati, secondo il sindacato degli infermieri Nursing up, sono sempre di meno. Il nuovo allarme-organico all'interno dell'azienda sanitaria riguarda infatti ostetricia e ginecologia, come sottolinea il segretario provinciale Roberto Amerio: «Abbiamo ribadito all'Asl, con una lettera, la grave criticità rappresentata dalla dotazione di personale. Risulta sempre più difficoltoso poter offrire servizi di qualità che rappresentano, nel momento del parto, un importante biglietto da visita di tutta l'azienda». In servizio ci sono attualmente 6 ostetriche e un part-time più la coordinatrice, «numero del tutto insufficiente - dice Amerio -, che rende la programmazione dei turni difficile se non impossibile». Le infermiere professioniste sono otto, di cui «una part-time e una "in prestito" solo per dicembre. Due infermiere in gravidanza non sono mai state sostituite». Stesso panorama per gli operatori socio-sanitari: tre in servizio, di cui «uno in malattia lunga, più un part-time dalle 8 alle 13 e un altro "prestito" per dicembre». Nursing Up chiede all'Asl una soluzione in tempi brevi, visto che «servizi apprezzati come l'ambulatorio della gravidanza fisiologica e i corsi di accompagnamento alla nascita continuano solo grazie alla disponibilità delle ostetriche».
Un 'ponte' di solidarietà verso il Guatemala
Il Resto del Carlino del 17/12/2008 ed. Modena p. 10
Grazie a medici e infermieri modenesi
DIECI volontari della sezione emiliana dell'International Association for Humanitarian Medicine (Iahm), che ha sede nell'ospedale di Carpi ed è presieduta da Giuseppe Masellis, direttore del Dipartimento di Ostetricia - Salute donna dell'Azienda Usl di Modena, hanno preso parte a una missione umanitaria in Guatemala e Martinica. Un viaggio con l'obiettivo di contribuire al miglioramento dell'assistenza sanitaria, in particolare in ambito ostetrico e ginecologico. I COMPONENTI della missione (medici, ostetriche ed infermieri dell'ospedale di Carpi e della centrale operativa 118 Modena Soccorso) hanno raccolto dati e hanno concordato con le autorità l'azione più opportuna da effettuarsi in particolare nel dipartimento di Chimaltenango. Il Guatemala è una nazione del Centro America con vere e proprie emergenze: la mortalità infantile per mille abitanti è di 41 bambini entro i cinque anni, la mortalità materna è di 290 donne ogni 100mila abitanti, la popolazione denutrita è il 12 per cento. IL LAVORO da fare riguarda, soprattutto, la formazione del personale sanitario, medico ed infermieristico locale, per contribuire all'aumento dei livelli minimi di assistenza. E per far partire in concreto i primi progetti, l'associazione ha fatto arrivare il 9 novembre due ambulanze messe a disposizione dall'Azienda Usl di Modena che saranno utilizzate in aree fortemente depresse. «In questo panorama è molto importante puntare sulla formazione del personale sanitario in loco - spiega il professor Masellis - in modo da intervenire prima di tutto sull'approccio culturale ai problemi». Image: 20081217/foto/4756.jpg
Assolte due infermiere polacche:
professione esercitata regolarmente
Il Gazzettino del 16/12/2008 ed. TREVISO p. XII
S.PIETRO DI FELETTO(l. a.) Prestavano regolarmente servizio come infermiere nella casa di riposo le due polacche assolte ieri in Tribunale a Conegliano dall'accusa di esercizio arbitrario della professione. Jolanda T. Zelazowjka e Danita K. Jaskowiec erano state rinviate a giudizio, dopo un'ispezione dei Carabinieri del Nas nell'istituto sanpietrino, perché accusate di avere esercitato la professione di infermiere professionali in assenza della necessaria iscrizione al relativo collegio professionale. Ieri, la difesa delle due donne ha ricordato che entrambe le imputate erano state regolarmente assunte tramite una cooperativa di lavoro. Il giudice Deli Luca, ricordando tra l'altro che le due donne avevano conseguito in Polonia il diploma di infermiere, le ha assolte perché il fatto non costituisce reato.
NON SAREBBERO
emerse responsabilità penali dei medici indagati per il caso d...
La Nazione del 17/12/2008 ed. Firenze p. 9
NON SAREBBERO emerse responsabilità penali dei medici indagati per il caso di una quarantenne di Santo Domingo che, nel febbraio di tre anni, partorì un neonato già morto dopo una notte di dolori che, a suo dire, furono ignorati dai medici e dalle infermiere del reparto di Torregalli. E' quanto emerso dall'incidente probatorio che si è svolto ieri mattina davanti al giudice per le indagini preliminari Anna Favi: nell'udienza si è discussa la consulenza tecnica d'ufficio in base alla quale, se la posizione dei medici è risultata essere più sfumata, sembrano ora aprirsi nuovi scenari di responsabilità rispetto alle posizioni delle quattro infermiere. La mattina di quel 21 febbraio di tre anni fa, due ginecologi visitarono la donna al nono mese di gravidanza e, notando un sanguinamento e la posizione podalica del feto, disposero il cesareo per il giorno successivo. Tutto sembrò normale fino alle 22, quando la donna iniziò a sentire dolori al basso ventre. Da quell'ora fino alle 3 del mattino avrebbe chiamato almeno sette, otto volte le quattro infermiere del reparto: tutte, secondo il suo avvocato Stefano Bertini, minimizzarono e non si preoccuparono di chiamare un medico o un'ostetrica per un controllo. Alle 3, sentendo muovere la piccola, Mayra scivolò nel sonno. Alle 6 venne svegliata per fare un tracciato prima del cesareo: il tracciato, che avrebbe dovuto indicare il battito cardiaco della bambina, apparve piatto e la piccola nascerà morta, facendo lo stesso il cesareo, un'ora più tardi. Al pubblico ministero Luciana Singlitico, ora, il compito di fare ulteriore chiarezza su questa triste vicenda. UN ALTRO caso medico è apparso ieri davanti al gip Pietro Ferrante. Sempre in sede di incidente probatorio si è discusso il caso di una fiorentina 35enne, assistita dall'avvocato Roberto Inches, che dopo un intervento di riduzione del seno ebbe una forte insufficienza sanguigna che le provocò la necrosi di un capezzolo. Anche in questo caso, il consulente del giudice non avrebbe rilevato responsabilità penali dei due medici che svolsero l'intervento al seno e che erano stati indagati dal pm Gianni Tei. Gigi Paoli
Infermiere obbligate: solo gonne
La Voce di Romagna del 17/12/2008 p. 6
Niente pantaloni, solo gonne per le infermiere di Cadice: lo ha deciso il tribunale superiore di Giustizia dell'Andalusia. I giudici hanno dato ragione ad un ospedale del porto spagnolo che obbliga le proprie infermiere a vestire gonna, cuffia e grembiule in corsia respingendo la denuncia presentata dal sindacato Comisiones Obreras che denunciava l'azienda ospedaliera per 'discriminazione sessuale'. La sentenza ha diviso i rappresentanti dei lavoratori.
Le caratteristiche di Kaiser permanente
Il Sole 24 Ore Sanita' del 16/12/2008 N. 49 16-22 DICEMBRE 2008 p. 24
In base all'esperienza dello study tour possiamo riassumere in alcuni punti le peculiarità di questa Hmo no-profit. 1. Nel modello assistenziale Kaiser permanente le cure primarie rivestono un ruolo decisamente centrale e a esse sono dedicate cospicue risorse umane, strumentali, tecnologiche e finanziarie. Nelle strutture a esse dedicate (Medical offices) dove operano gomito a gomito gruppi di general pratictioners, specialisti delle principali branche, infermieri, assistenti sociali, facilitatori culturali e fisioterapisti-riabilitatori vengono erogate l'insieme delle cure primarie comprese quelle psichiatriche e soprattutto di tipo preventivo. Un ruolo altrettanto centrale è riservato alla cura e al trattamento delle malattie croniche e invalidanti. 2. L'approccio alla cronicità e alle polipatologie è molto articolato e segue almeno tre diversi livelli di integrazione: a) integrazione tra sanitario e sociale, anche se talvolta il sociale non fa parte della Hmo, essendo una competenza dello Stato (es. Medicaid) o di enti caritatevoli (le cosiddette "charities"); b) integrazione tra i diversi professionisti a cui vengono riservate specifiche competenze e responsabilità di cura; c) integrazione ospedale-territorio non esistendo nessuna divisione artificiosa tra ospedale e territorio a partire dalla comune negoziazione delle risorse necessarie al loro reciproco funzionamento e al corretto uso delle risorse umane (interscambiabilità di ruoli e luoghi dei medici e infermieri tra ospedale e territorio); d) la presenza di un triage esteso che è finalizzato a individuare la natura dei problemi e a indirizzarli verso la soluzione idonea. 3. Gli ospedali (ad altissima concentrazione tecnologica) sono parte integrante dei percorsi di cura essendo fortemente integrati tanto con le cure primarie che con le strutture a minore intensità di cura. La degenza media come già riferito è intorno ai 3 giorni e l'organizzazione del lavoro punta alla piena responsabilizzazione degli operatori e alla abolizione di qualsiasi gerarchia. Ogni medico (Hospitalist) è responsabile esclusivo dei pazienti a lui affidati (in media 12) per i quali decide (insieme ai familiari) il piano di cura e gli accertamenti necessari e programma all'atto della stessa ammissione in ospedale tempi di permanenza, dimissioni o trasferimento in altre strutture collegate. 4. Esiste una spinta massima alla deospedalizzazione con creazione di day surgery super-attrezzati: alcuni interventi chirurgici anche complessi vengono di preferenza espletati con modalità ambulatoriali o di one-day-surgery. Il 60% di tutti gli interventi, compresa l'isterectomia totale viene effettuata trattenendo il paziente solo per poche ore. La durata della degenza in ospedale è predefinita da linee guida differenziate per patologia, è limitata alla fase di grave acuzie ed è molto rapidamente sostituita dalle cure intermedie, che vengono affidate in fase precoce, attraverso un percorso assistenziale prestabilito, a infermieri specializzati e a riabilitatori. 5. Esiste una una notevole propensione a delegare alle professioni sanitarie attività di follow up, percorsi diagnostici e aggiustamenti terapeutici (visite a casa effettuate da infermieri anziché da medici) 6. Tutte le attività espletate ( prenotazione ed esecuzione visite, referti, cartella clinica, screening ecc.) risiedono in un unico sistema informativo integrato, condiviso, on line, visibile da tutti e costato circa 4 miliardi di dollari. 7. La valutazione dei professionisti è continua e puntuale. Infatti attraverso il sistema informativo Health connect descritto al punto precedente, una volta stabiliti obiettivi e indicatori chiari per ciascun professionista è possibile in ogni momento effettuare la propria autovalutazione, attraverso un meccanismo di score, la distanza dal raggiungimento dell'obiettivo prefissato e il range, cioè la propria posizione in classifica rispetto agli altri professionisti. Dal raggiungimento di specifici obiettivi di performance dipende inoltre quota parte del salario accessorio corrispondente in media al 20% del totale. 8. In conseguenza dei due precedenti punti l'uso di materiale cartaceo e report è ridotto al minimo indispensabile, se non praticamente assente. 9. I percorsi di salute, quelli che noi definiamo percorsi diagnostico terapeutici assistenziali o Pdta sono tutti on-line sul sito di Kaiser permanente e vengono utilizzati correntemente dai medici Kaiser corresponsabili del loro periodico aggiornamento. Molti sono accessibili in Internet per tutti gli iscritti a Kp, in maniera tale da perseguire quello che essi definiscono come empowerment del paziente. Questo insieme al self-care nella cronicità permette di contenere le ospedalizzazioni. 10. Assenza quasi totale di ricetta medica per ottenere i farmaci. Molti di questi possono direttamente essere ritirati nelle facilities a seguito di prescrizione diretta tramite circuito di computer oppure spediti direttamente a casa dell'assistito dalla farmacia centrale oppure fatti recapitare nella farmacia convenzionata più vicina all'assistito. 11. Assenza pressoché totale delle problematiche legate alla privacy, in quanto all'atto della sottoscrizione della assicurazione il cittadino affida la gestione dei suoi dati socio-sanitari direttamente alla Hmo. 12. Esaltazione della meritocrazia dei sanitari, con classifiche pubbliche sulle performance ottenute con tanto di foto da inserire annualmente all'ingresso di ciascun ospedale o Medical office. 13. Lo staff medico è accuratamente selezionato, condivide pienamente le sorti dell'azienda e, come contropartita, riceve benefici extracontrattuali. 14. Esiste in tutti i quadri e in tutti i momenti professionali una "cultura Kaiser permanente". Essa rappresenta un fondamentale punto di forza per gestire e orientare l'intera conduzione aziendale. Prevede una formazione accessoria per i medici. Ha durata triennale con momenti di verifica intermedi e finale.
Pavia rilancia a Voghera con Scienze infermieristiche
Il Sole 24 Ore - Lombardia del 17/12/2008 p. 10
Ornella SinigagliaPAVIAAprirà con molta probabilità nel 2010 il quarto distaccamento del Corso di laurea in scienze infermieristiche dell'Università di Pavia (facoltà di Medicina): dopo Vigevano, Lodi e Treviglio, è Voghera a candidarsi nuovo bacino di formazione per gli infermieri. Una prospettiva che nasce soprattutto dalla richiesta del mercato, in continua ricerca di paramedici. A Pavia, ogni anno sono ammessi al corso di laurea triennale in Scienze infermieristiche 80 studenti, ai quali si aggiungono 50 posti a Lodi, 35 a Vigevano e altrettanti a Treviglio. In totale, le aule si aprono ogni anno a 200 matricole, così come disposto dalla Regione in concerto con il ministero dell'Università. La lunga tradizione della scuola infermieristica di Pavia, trasformata in corso di laurea all'inizio degli anni Novanta con la riforma che istituì i diplomi universitari, premia l'Ateneo, terzo in Lombardia dietro alla Bicocca e alla Statale di Milano, che ogni anno offrono 400 posti ciascuna. Se da una parte il Miur preme affinché l'amministrazione locale provveda ad alzare la soglia, dall'altro la conferenza dei presidi delle facoltà di medicina pone la questione delle strutture universitarie e del territorio a disposizione. «Siamo un'università che premia la ricerca e non solo l'insegnamento - sottolinea il preside della facoltà di Medicina, Alberto Calligaro -, quindi se un aumento sarà richiesto anche a noi, non potremo accettare un incremento oltre il 10%». Massima attenzione per il livello dell'offerta formativa, insomma, per premiare la qualità dell'apprendimento in un'ottica che va oltre la didattica. «Per Voghera prevediamo di mettere a disposizione una trentina di posti oltre ai 200 già disponibili - anticipa il preside -: sebbene dal territorio sia alto l'interesse a ospitare studenti di infermieristica, fino a tutto il 2009 la Finanziaria del 2007 ci vieta l'apertura di nuovi corsi di laurea in comuni non confinanti». Come per Vigevano, sede inaugurata quasi 20 anni fa, e Treviglio e Lodi, operative da circa 10 anni, i corsi non prevedono specializzazioni ad hoc. «È emersa la richiesta di formare infermieri pediatrici e geriatrici - spiega ancora Calligaro -, ma abbiamo ritenuto imprescindibile un corso di formazione di base, al quale, più che lauree specialistiche, far seguire master annuali che apriremo sulla base delle necessità». A Pavia, comunque, è attivo un corso di laurea magistrale in infermieristica ostetrica, che mutua dal corso di laurea in Ostetricia le discipline di base. Se da un lato il mercato continua a domandare paramedici, da parte degli studenti non c'è stato un aumento delle preiscrizioni ai test di selezione. Il corso di laurea più gettonato, oltre a medicina, è quello per fisioterapisti: «alle selezioni - spiega il preside - il rapporto tra candidati e posti a disposizione è di uno a dieci, le competenze sono spendibili in un campo ampio, dalle palestre alla riabilitazione». La professione infermieristica è vista come faticosa dai giovani, nonostante la prospettiva di un lavoro sicuro e guadagni interessanti. Il corso non rischia di perdere appeal. Su 611 iscritti allo scorso anno, oltre il 10% era straniero (7,8% nel 2006, 5,4% nel 2005). Le disposizioni ministeriali prevedono fino a cinque posti ogni anno per gli studenti non comunitari, e tra le oltre 20 nazionalità presenti, le più rappresentate sono quelle del Camerun (12, grazie alle missioni di religiosi italiani) e l'Albania (10 studenti). «I dati provvisori delle iscrizioni 2008/09 - conclude Calligaro - evidenziano una percentuale di iscritti stranieri al corso di laurea in Infermieristica pari al 13,57%: il trend di crescita viene confermato».
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