LA CONSUETA EMERGENZA INFERMIERI
Di Francesco Falli, Presidente Ipasvi, La Spezia
La vecchia cara emergenza Infermieri è presente ormai da anni nel nostro Paese,e contribuisce anch’essa a identificarlo verso i più attenti osservatori di cose italiane.
Anche questa pagina negativa fa parte di quella pesante cappa di piombo che caratterizza tantissimi aspetti del nostro vissuto contemporaneo (la criminalità organizzata,la strage di Ustica,l’evasione fiscale, il debito pubblico, e mille altre cose).
Sono problemi talmente cronici e talmente ribaditi che non fanno quasi più notizia.
Ed è questo, purtroppo, un ulteriore problema: la noncuranza che deriva dall’abitudine, e dalla convivenza con fenomeni che meriterebbero invece una ben più grande attenzione.
Ci hanno scritto spesso giovani studenti delle superiori per chiedere informazioni sul corso di laurea in Infermieristica: forse, dopo aver letto queste parole, cambieranno idea, e arriveranno meno richieste d’informazione:ma non ce la sentiamo neppure di nasconderci dietro a un dito.Il re è nudo. La sanità ligure,come quella nazionale, attraversa un momento di crisi; la riorganizzazione della rete ospedaliera regionale rischia di turbare ulteriormente l’esistente.C’è stato un momento nella storia recente di questo Paese dove la classe politica (tutta) è andata offrendo prestazioni sanitarie sotto casa: ogni paesello si riteneva in dovere di avere una bella rianimazione cardio- chirurgica,e –perché no- l’elicottero del 118 (col motore sempre acceso) nella piazza comunale.
Il guaio è che tutto ciò ha avuto ed ha un costo enorme.
Che ricade oggi sulle tasche dei cittadini (non di tutti i cittadini, ma questa è un’altra storia).Tagliare in maniera intelligente forse è diventato un atto dovuto:tagliare e basta, purchè si diano colpi di mannaia a servizi aperti e funzionali, diventa un grande autogol: perché aumenta la fuga dell’utenza verso altre Regioni, e perché cala il livello di sicurezza di cui deve sempre godere l’assistito.E’ su questo punto che insistiamo.In particolare, ci preoccupa la decisione di risparmiare sul personale qualificato; di reintegrare solo parzialmente chi lascia il servizio attivo.
‘’ Meno Infermieri esperti, più morti nelle terapie intensive degli Stati Uniti’’.
Questo è quello che ha pubblicato la rivista dei medici USA, JAMA (The Journal of the American Medical Association) qualche anno fa, senza mezzi termini e senza dubbi interpretativi.Per poter formare nuovi Infermieri qualificati, e poter mantenere alta la motivazione all’apprendimento, alla crescita, di coloro che già sono Infermieri, è necessario destinare nuove risorse economiche a questa categoria.Recentemente un gruppo di colleghi Infermieri romani, sottoposto a condizioni di lavoro particolarmente difficili,non ha più potuto assicurare la continuità del servizio, e sono state chiuse le sale operatorie (dodici!) di un intero ospedale!Senza entrare nel merito della vicenda, riflettiamo su che cosa significa tutto questo! Senza Infermieri non si opera. Punto.La Sanità italiana è appesantita da molti orpelli: noi non vogliamo, come Collegio professionale, scivolare in campi altrui, non facciamo sindacato e non vogliamo essere per forza corporativi: il nostro dovere è di tutelare il cittadino attraverso la continua valorizzazione e garanzia della prestazione professionale infermieristica.Le quali sono decisive all'interno dell'intero sistema salute: si può chiudere un ufficio per qualche tempo; un servizio d'urgenza no.Allora, al di là delle opinioni, che lasciano il tempo che trovano, si deve affrontare il problema: mancano troppi Infermieri in Italia,come ha dimostrato un recentissimo studio de Il Sole 24 Ore.Quelli che ci sono, sono costretti a saltare turni di riposo, previsti dalle normativi contrattuali!In questo modo ,aggiungono ore e ore di impegno, in ambienti spesso stressanti e difficili, dove il rischio di errore è incombente,soprattutto se si lavora in forte stress.Se si vuole affrontare seriamente la questione,si deve a nostra parere ripercorre la strada dei primi Anni Novanta, quando all'improvviso emerse il problema delle scarse vocazioni infermieristiche, e venne deciso di aumentare in maniera consistente sia la retribuzione del personale sanitario infermieristico già in servizio, sia di creare assegni di studio per i giovani studenti delle scuole regionali per Infermieri del tempo (oggi, come è noto, il corso è di Laurea).Ciò consentirebbe il ricambio, e tamponerebbe la fuga dai reparti: aggiungere maggiori riconoscimenti per chi lavora sulle 24 ore, effettua reperibilità, garantisce la continuità del servizio a Natale e feste comandate, diventa un atto dovuto e indispensabile!!Non solo non sarebbe serio,ancora una volta, il ricorso ad anacronistiche sanatorie, o la importazione non verificata dall'estero di personale con difficoltà linguistiche importanti, in un ambito così delicato come quello tecnico-assistenziale (c'è una enorme differenza fra 0,5 mg. e 5 mg. di un prodotto farmaceutico, per esempio...) : queste scelte ''di comodo'' sarebbero una volta di più in contrasto con il bisogno di assicurare, garantire, sviluppare, una assistenza infermieristica davvero di qualità.
Francesco Falli, Presidente Ipasvi, La Spezia
La Stampa del 05/12/2008 p. 63
Il 10 per cento della popolazione della Valle d'Aosta, ovvero 1200 persone, soffre di patologie mentali. Il dato è emerso dalla presentazione delle iniziative per la Giornata mondiale della salute mentale che si celebra oggi. «La percentuale - ha precisato Antonio Colotto, responsabile del dipartimento di Psichiatria dell'ospedale di Aosta - è in linea con il dato mondiale». L'Usl, per sensibilizzare la popolazione, ha promosso una serata di canto corale domani al Giacosa di Aosta e una trasmissione radiofonica.
Sanita': Vda; 10% popolazione soffre patologie mentali
ANSA del 04/12/2008
Dato diffuso in occasione Giornata mondiale salute mentale
(ANSA) - AOSTA, 4 DIC - Il 10 per cento della popolazione della Valle d'Aosta, ovvero 1.200 persone, soffre di patologie mentali. Il dato e' emerso dalla conferenza stampa di presentazione delle iniziative in calendario per la 'Giornata mondiale della salute mentale' che si celebra domani, venerdi' 5 dicembre. ''La percentuale - ha precisato Antonio Colotto, responsabile del dipartimento di psichiatria dell'ospedale Umberto Parini di Aosta - e' in linea con il dato mondiale che fa registrare 450 milioni di pazienti con problemi mentali e psicologici senza contare i soggetti che presentano disagi minori''. (ANSA).
EMERGENZA INFERMIERI:
UN METODO SCIENTIFICO DIRÀ QUANTI NE OCCORRONO
Farmacia.it del 04/12/2008
Roma - L'annosa questione della definizione oggettiva dell'effettiva carenza di infermieri in Italia, rilanciata nei giorni scorsi anche dall'OCSE, potrebbe presto essere affrontata anche grazie a un metodo interamente "made in Italy" che consentirà di misurare su basi scientifiche l'effettivo fabbisogno di personale infermieristico, reparto per reparto, e calcolare con precisione "millimetrica" le necessità assistenziali infermieristiche del Servizio Sanitario Nazionale. Nei prossimi giorni, promosso dalla Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI, partirà uno studio osservazionale multicentrico su un metodo denominato MAP (Metodo Assistenziale Professionalizzante), che per definire il fabbisogno di infermieri e di Operatori socio sanitari si basa sulla valutazione della complessità assistenziale del ricoverato. Lo studio coinvolgerà ben 120 Aziende Sanitarie e Ospedaliere distribuite su tutto il territorio nazionale: a partire dai reparti di Medicina e Chirurgia gli infermieri sperimenteranno il nuovo metodo di calcolo delle necessità di assistenza dei ricoverati e, in caso di esito positivo della sperimentazione, il metodo sarà messo a disposizione e potrà essere adottato dalle Strutture sanitarie. Secondo i dati dell'Ipasvi rafforzati dal rapporto dall'OCSE, in Italia mancano all'appello almeno 60 mila infermieri: ma questo dato si basa su stime del rapporto infermieri/popolazione e non è mai stato rapportato alle effettive esigenze di assistenza infermieristica degli assistiti e a contesti sanitari specifici. "La carenza di infermieri è una delle questioni aperte per il Servizio sanitario nazionale e potrebbe anche essere collegato a modalità non omogenee e non razionali di definire il fabbisogno" - afferma Annalisa Silvestro, presidente dell' IPASVI - "spesso si rilevano un'assegnazione e una distribuzione inadeguata delle risorse e anche questo può costringere gli infermieri a un surplus di lavoro, con il ricorso a straordinari e doppi turni e produrre un abbassamento dei livelli di assistenza". Finora alla carenza si è cercato di ovviare con il ricorso a infermieri immigrati, ma per la definizione del loro fabbisogno si continuano a utilizzare metodi empirici o consuetudinari. Manca una mappa dettagliata del problema. infermieri è un tema complesso" - aggiunge Silvestro - "che richiede criteri oggettivi di computo e metodi razionali per la distribuzione e redistribuzione delle risorse professionali: con questo metodo proponiamo un approccio scientifico, basato sulla centralità del paziente e sulle sue effettive esigenze". Il metodo messo a punto della Federazione Ipasvi, attraverso le capacità e le competenze di tre giovani dottori magistrali in Scienze infermieristiche supportati da un metodologo, uno statistico e da un informatico, si basa sull'analisi della complessità che presenta ogni degente e sull'approccio assistenziale personalizzato: per capire che tipo di impegno richiede un paziente non basta individuare le prestazioni da erogare, ma è necessario anche incrociare una serie di elementi che tengano conto di altri fattori tra cui l'autonomia del paziente, il suo grado di coscienza, la sua capacità di orientare le scelte del team assistenziale e la sua cooperazione. In tutto sono oltre 60 le dimensioni della persona assistita considerate nel metodo di calcolo IPASVI. Immettendo, con un impegno temporale minimale, i dati in un software, gli infermieri potranno definire quanto "pesa" in termini di complessità assistenziale ogni singolo ricoverato e i loro dirigenti potranno evidenziare l'impegno richiesto - anche in termini di tempo - e quindi computare oggettivamente quanti infermieri sono necessari in ogni struttura. "L' assistenza ai pazienti è necessariamente complessa" - afferma Roberto Russo, docente di Igiene all' Università Cattolica di Torino e consulente statistico dello studio ¬- "perché esiste una dimensione ulteriore della persona che non si riesce settorialmente a spiegare: consideriamo ad esempio un paziente anziano, che avverte dolore e che presenta inoltre un problema respiratorio. La combinazione dei tre elementi da considerare dà un quadro complessivo che non è riconducibile alla somma dei singoli elementi. Se si considera poi, che le persone anziane non entrano mai in ospedale per un singolo problema perché si portano dietro tutta la loro storia sanitaria, si comprende con evidenza che la 'complessità' che manifestano deve essere specificamente valutata per definire tipo di impegno che l'assistenza a quel paziente richiederà all'infermiere ". Grazie al metodo MAP le strutture sanitarie potranno monitorare giorno per giorno, e anche ora per ora, le effettive necessità assistenziali di ogni struttura. Con questo metodo si potranno assegnare più infermieri laddove c'è maggiore necessità; se adottato su larga scala, il metodo potrà dare un'indicazione precisa, su base statistica, di quanti infermieri effettivamente occorrono al Servizio Sanitario Nazionale. "Con questa iniziativa" - conclude Annalisa Silvestro - "gli infermieri italiani entrano nel merito del problema e mettono a disposizione di tutta la sanità italiana il meglio delle loro risorse scientifiche e professionali per passare dalla semplice denuncia alla proposta di soluzioni basate su metodi scientifici e oggettivi". Proforma - Ufficio StampaVia Flavio Domiziano 1000145 Roma, ItalyTel. +39 (0)6 5417093Fax +39 (0)6 59601866 Cell. +39 346 6705534ufficiostampa@proformasrl.com http://www.proformaonline.it/ La redazione di http://www.farmacia.it/ non presta alcuna opera di lavoro redazionale sulla pubblicazione dei comunicati e declina ogni responsabilità per i contenuti in esso presenti; la redazione inoltre si riserva di cancellare comunicati stampa in contrasto con la propria linea editoriale.
Il Petrolchimico è arrivato alla frutta Il ...
Il Gazzettino del 04/12/2008 ed. VENEZIA p. X
Il Petrolchimico è arrivato alla frutta! La strana crisi che da "qualche tempo" attanaglia la fabbrica sta arrivando alla fine, e probabilmente non manca molto alla chiusura totale. Anche senza sforzarsi di ragionare con la propria testa, ma solamente leggendo o ascoltando le notizie riguardanti il futuro della fabbrica, riportate quotidianamente dai mezzi d'informazione, "ogni singolo" lavoratore del petrolchimico, dovrebbe rendersi conto che oltre a subire il danno della perdita del proprio posto di lavoro sta subendo anche la beffa! Mi riferisco principalmente agli ultimi provvedimenti presi dai responsabili d'alcune società del petrolchimico. Primo fra tutti, la decisione di chiudere "temporaneamente" alcuni impianti, mettendo in ferie obbligate i lavoratori interessati. Strano sistema questo! Se si pensa che le ferie per il lavoratore equivalgono a dei soldi, con questa nuova trovata, il lavoratore è obbligato dai "padroni" a stare a casa mangiandosi i propri risparmi! Cosa dire poi delle ore di lavoro straordinarie (croniche!), "diciamo fatte fino a ieri?"; e dei premi in denaro o degli avanzamenti di categoria, sempre e solo per alcuni! Ma la crisi non è forse per tutti?; e di tutte le attività che potevano continuare ad essere svolte dal personale di stabilimento, che invece sono state appaltate a delle imprese, "che spesso" utilizzano i propri operai in maniera "discutibile"; e dei molti individui multi-reddito che continuano a lavorare in fabbrica? Vedi pensionati! Strano anche questo, ma sbaglio o ci sono operai a casa e altri che rischiano il posto di lavoro? Come ultima poi, merita un'analisi, la decisione presa da una società del petrolchimico, di premiare i propri dipendenti, con un buono spesa da utilizzare presso dei negozi d'informatico o d'abbigliamento sportivo. Una decisione sicuramente mossa da un intento nobile e probabilmente anche vantaggiosa(?), ma che visto il periodo di crisi subito da molti lavoratori e dalle loro famiglie, risulta essere forse, poco saggia?
E.F.
Mestre Il turismo lidense e la questione del ferry boat
Assessore Mingardi, apprezzo la Sua iniziativa di contattare urgentemente la direzione Actv sulla questione ferry e mi permetta di apportare una mia considerazione nel merito. Ho avuto occasione di viaggiare sul Lido di Venezia e ho voluto fare un giro di ricognizione. Ho notato che le auto imbarcate, sia pure con alcuni spazi ottimizzabili erano non 100 ma 52, numero ben lontano da quanto enfaticamente annunciato.
Servizi igienici inesistenti al piano auto. Servizi igienici al primo piano con entrata non protetta dalle intemperie, come non protette sono le scale d'accesso al piano superiore e tutta la passeggiata attorno al salone, dove di regola dovrebbero sostare i passeggeri durante la traversata. A meno che non si voglia utilizzare questo ferry solo nelle giornate serene, mi sembra, quanto esposto, una mancanza non trascurabile, quantomeno sarebbe opportuna una copertura.
So che l'ascensore è in programma e. Buona fortuna. Rimane sempre in sospeso il problema della irrinunziabilità al servizio anche nei giorni di sciopero; spero che, per il diritto dei lidensi di muoversi con le loro auto come nel resto del paese, chi di competenza si faccia carico di questa anomalia. Ritengo questo stato di cose molto nocivo per un annunciato novo rilancio del turismo e del Lido in generale. Con spirito collaborativo.
Luciano Francescon
consigliere Pdl Municipalità Lido Pellestrina
L'acqua alta e i danni ingenti, chi deve pagare
I questa giornata - 1 dicembre 2008 - caro nostro signor Sindaco Cacciari a me (cittadino di Venezia che ha vissuto le alluvioni del novembre 1966, dicembre 1979, febbraio 1986, novembre 2002) risulta che questa alta marea non è di 1.56 cm. bensì di 1.66 cm perciò io non chiedo la calamità naturale ma perlomeno un pò di onestà sui fatti reali. Caro Sindaco Cacciari dovrebbe avere il buonsenso di accertarsi della situazione chiedendo a chi ha avuto danni ingenti nelle abitazioni prima di dire che quella di oggi non è calamità naturale.. e questi danni chi li paga? Alla prossima acqua alta!
Lettera firmata
Burano Che calvario parcheggiare all'ospedale
Vorrei contribuire al dibattito sul parcheggio dell'ospedale "dell'Angelo" con un piccolo aneddoto. Alcuni giorni fa ho accompagnato in auto mia moglie al nosocomio per ritirare un referto clinico. In attesa ho sostato, rimanendo all'interno, l'auto nelle vicinanze della stradina che porta all'obitorio. Mia moglie è uscita dopo 15 minuti perchè gli impiegati non trovavano più i suoi esami. Parto, arrivo alla sbarra, infilo il biglietto e la macchinetta mi avvisa che per uscire devo pagare 3 euro. Incredulo riprovo un paio di volte, alla fine suono il campanello dell'addetto che alla mia domanda risponde che devo fare retromarcia ("facendo attenzione agli incidenti") e andare a pagare i 3 euro alla macchinetta del posteggio. Nel frattempo dietro alla mia vettura si è formata una coda di una ventina di auto, per cui, con la sbarra sempre chiusa perchè evidentemente l'addetto aveva il timore che fuggissi, ho dovuto scendere e chiedere agli altri automobilisti, a cominciare dall'ultimo, di fare marcia indietro. Finalmente sono uscito dalla coda e mi sono diretto al garage. Ho pagato i 3 euro alla macchinetta, poi per curiosità ho chiesto all'addetto perchè se per un'ora si paga 1 euro, io per 15-20 minuti ne dovevo pagare 3. La risposta: lei ha sostato oltre i dieci minuti in un luogo vietato. Allora, laciamo perdere che i dieci minuti di permesso sono stati superati perchè non si trovavano più gli esami di mia moglie; lasciamo perdere la, diciamo, mancanza di intuizione dell'addetto che ha costretto una ventina di auto a fare marcia indietro quando bastava che mi aprisse le sbarre di uscita e di entrata per risolvere il problema senza rischi di tamponamenti e inevitabili improperi; ma siamo sicuri che un privato che gestisce il parcheggio di un ospedale può dettare le regole che vuole? Non ci sono dei limiti oltre i quali si commette, non dico un reato ma almeno un sopruso. E i dirigenti dell'Asl 12 non provano un certo imbarazzo per questa situazione che non passa giorno che non venga fatta notare nei quotidiani locali?
Giordano Giommoni
Mestre
Sono uno degli infermieri fannulloni
Sono uno degli infermieri fannulloni e il 26 novembre ho letto, che il nostro direttore generale ha fatto presente che noi lavoriamo mediamente 22 ore settimanali. Perché facciamo le ferie, ci ammaliamo, facciamo i corsi di aggiornamento e li dobbiamo pure pagare, ma se vuole possiamo rinunciare a tutto questo. Però sarebbe il caso facesse una capatina in un qualsiasi reparto e guardasse il tabellone dei turni e forse si renderebbe conto di come impieghiamo il nostro tempo. Lo scrivente ha trentuno anni di servizio fa i turni da trenta, ma in questo momento si sente molto offeso di quanto è stato detto soprattutto per la scarsa considerazione in cui viene tenuto il personale infermieristico tutto.
Lettera firmata
Mestre
Il futuro del Pd con o senza l'Udc
Nonostante condivida le aperture del Sindaco di Venezia sulle future alleanze politiche-amministrative a partire dal 2009 coinvolgendo direttamente l'Udc, sono meno convinto su quelle relative alla esclusione della così detta sinistra radicale. In primo luogo perché senza di essa la sconfitta apparirebbe certa, in secondo luogo perché in provincia tuttora è parte integrante della coalizione che sostiene la candidatura a Presidente Davide Zoggia. E poiché tutti a parole dicono di voler superare quella anomalia verificatasi nel 2005 alle elezioni comunali, mi parrebbe illogico una diversa alleanza fra i due enti. Tanto più che non sarà più Cacciari il futuro candidato Sindaco di Venezia, e questo non è un dettaglio di poco conto, in ogni caso mi pare che nel Partito Democratico prevalga la volontà politica di una omogeneizzazione delle alleanze dal Regionale fino alle municipalità. Se prevalesse questa riproposizione di alleanze di centro-sinistra, l'Udc difficilmente entrerebbe in una coalizione di questo tipo. Dubito che qui in Veneto, in caso di rottura con il centro-destra l'Udc si allei con la sinistra, più facile che vada da sola come ha fatto a livello nazionale. Certo è difficile prevedere i sviluppi che potrebbero innestarsi già dalle prossime provinciali, una cosa è certa l'Udc è un partito di centro-destra ed è naturale che guardi a quel campo politico. Quello che è poco chiaro oggi cosa sia il Partito Democratico? Altra questione che non mi convince e che comunque non sposterà di molto gli equilibri delle entrambe coalizioni, sono le tanto blasonate liste civiche. Daniele Comerci consigliere comunale Pd
Egregio dottore, memore del suo passato di sindacalista, ...
Il Gazzettino del 04/12/2008 ed. VENEZIA p. IX
Egregio dottore, memore del suo passato di sindacalista, predilige comunicare attraverso i giornali. Anche l'altro giorno non ha resistito ad esternalizzare quello che pensa di noi dipendenti: "Padoan: gli infermieri lavorano poco... la loro presenza non supera le 22-23 ore settimanali, ma io ne pago 36", senz'altro un titolo e una dichiarazione ad effetto! Finalmente è arrivato il nostro momento... noi infermieri lavativi... i furbetti del servizio sanitario nazionale che per non andare a lavorare utilizzano tutti i mezzi contrattuali consentiti come: malattie, ferie, congedi parentali, permessi per la 104, permessi studio e sindacali... perfino donazioni di sangue. Se poi osiamo partecipare ad un'assemblea per qualche ora, non resta che la Procura della Repubblica.
Tempo fa lei aveva dichiarato sui giornali che pagava un sacco di chirurghi, che non sapevano operare. Aveva sconfessato un primario del pronto soccorso "in pectore" solo perché caduto in una disgrazia familiare: "Non lo conosco, è un semplice trasferimento". Sempre dalla stampa abbiamo saputo che era caduto in disgrazia quello che da quindici anni era Direttore Sanitario, colpevole di errori di spazi e misure... Strano... Ma Ugo Coli non era nefrologo! Ultimamente leggiamo sulla stampa che, per il caldo estivo e per il freddo invernale, nel nuovo ospedale di Mestre ombrelloni d'estate e funghi caloriferi d'inverno. Giustamente la responsabilità è della Veneta Sanitaria di progetto.
Le cronache locali raccontano di continui malori di persone anziane al CUP e nelle panchine di attesa al mezzanino davanti gli ambulatori dell'ospedale dell'Angelo. Per fortuna il 118 è più accessibile del numero verde delle prenotazioni. Non ha ancora trovato il responsabile? La sua ultima accusa a "un sistema contrattuale che non garantisce il cittadino se non con un enorme dispendio di energie e costi e da qui la necessità di più personale" vuole mascherare da una parte la mancanza di personale infermieristico e di operatori socio sanitari, e dall'altra l'impossibilità di assumere perché non in pareggio col bilancio. Anche su questo, probabilmente, la colpa è della Regione che, nella suddivisione dei fondi sanitari regionali, penalizza Venezia.
Una cosa è certa, che tutti noi veniamo a conoscere il suo pensiero, gli errori o le presunte colpe degli altri dai giornali. Ascolti, stia lontano dalle pagine dei giornali, scenda dal suo studio del 5° piano, parli di più con tutti. E una volta per tutte si assuma le sue responsabilità. Nessuno le negherà mai la capacità e la caparbietà di aver fatto costruire a Mestre un ospedale in 4 anni, proiettato nel futuro che verrà.
Una richiesta: tutti noi vorremmo come regalo di Natale non pagare più il parcheggio, che perfino la Chiesa ha dichiarato immorale.
La saluto cordialmente
Ugo Rossi
infermiere
Il nuovo reparto di Urologia in crisi per mancanza di personale
Il Secolo XIX del 05/12/2008 , art. di ALESSANDRO GRASSO PERONI ed. La Spezia p. 35
Di notte solo tre infermieri per accudire trentadue pazienti e manca anche un medico. Dure critiche del Tribunale del Malato
LO SAPEVANO gli infermieri di lungo corso, lo sapevano quelli dell'amministrazione sanitaria. Lo sapevano i sindacati. Gli unici a non prevedere e sapere che la jointventure UrologiaChirurgia, a cura dell'Asl, con lo spostamento al San Bartolomeo, avrebbe fatto acqua fin dall'inizio erano i malati. Che ne stanno verificando le conseguenze. Tre turni di lavoro (714; 1421 e 217), quattro infermieri di giorno, soltanto tre di notte. E ci sono trentadue pazienti da accudire. Troppo scarso il personale. I pazienti ed i loro parenti, ma anche gli stessi infermieri, si rendono conto a pochi giorni dall'inaugurazione "in pompa magna" che si corrono rischi seri e molto gravi. Per esempio commettere errori nelle terapie, e sarebbe un guaio di dimensioni apocalittiche qualora dovesse accadere l'irreparabile. Già, perché tra le mancanze croniche, di cui tutti erano a conoscenza e che gli stessi infermieri avevano segnalato con lettera a sindacati e direzione sanitaria puntualmente ignorata, c'è l'assenza di operatori socio sanitari. Dovevano esserne assegnati cinque, almeno così disse l'amministrazione, nel "reparto doppio" invece c'è il un bel vuoto alla presenza fisica di queste figure. Morale: gli infermieri fanno anche gli "o.s.s", e non si tratta delle loro mansioni precipue. La cosa che infastidisce maggiormente i lavoratori è che sindacati, amministrazione e direzione sanitaria per risparmiare, ma senza avvertire nessuno, sembra si siano accordati per lasciare al senso di responsabilità degli infermieri in prima battuta, e dei medici in seconda, nonché allo spirito di sacrificio, la risoluzione dei problemi. Che invece si moltiplicano. Come la rotazione sui 45 giorni dei turni, che rende impossibile l'organizzazione del tempo fuori dall'ambito di lavoro (leggasi ferie ma anche soltanto esigenze in extremis), perché "vecchie squadre" di operatori sono state smembrate ed è difficile far collimare le esigenze di vita di ognuno. Tra le questioni che erano "agli atti" anche prima che si verificassero puntualmente, anche la cronica mancanza di almeno un medico. Infatti le trasferte dalla Spezia (pagate 370 euro lordi al giorno) di tanti medici non sempre sono seguite da risultati apprezzabili: il contatto diretto non c'é. Urologia e Chirurgia sono reparti nei quali deve esserci una sintonia ed una conoscenza profonda tra ammalato e medico. Tante promesse e buoni propositi trasmessi all'esterno, ma chi lavora in questo doppio reparto sapeva che i nodi sarebbero venuti subito al pettine. Occorrerebbero un infermiere in più, soprattutto di notte, un medico in più, ora che è in atto una maternità, occorrerebbe, dicono in ospedale, che infermieri e medici fossero messi nelle condizioni di lavorare al meglio, e non di dover compiere i salti mortali per assicurare il servizio. E chi ha fatto delle promesse dovrebbe mantenerle. Intanto i comitati (Tribunale Diritti Malato centri liguri per la tutela dei diritti del malato e Comitato Sanità Val di Magra), in una nota sottolineano «che a Sarzana, si sono persi una quindicina di posti letto, tanti quanti Ortopedia e Chirurgia hanno ceduto all'Urologia trasferita dalla Spezia, ed ancora che gli infermieri risparmiati dall'operazione di trasferimento servano a coprire i buchi già denunciati negli organici dei vari reparti spezzini, che le sale operatorie di Sarzana non siano in grado di affrontare tutta la mole di lavoro che Urologia garantiva al Felettino. E il tutto senza bilanciare queste operazioni con servizi territoriali compensativi. Servizi che, invece, continuano ad essere appaltati. L'accorato appello del personale ai sindaci, che leggiamo sulla stampa, merita di essere ascoltato ed approfondito non solo per le sale operatorie. Non possiamo pensare sottolineano i comitati di basare il futuro della sanità provinciale solo sulla buona volontà del personale sanitario, che tappa buchi enormi e camuffa con la propria dedizione carenze organizzative preoccupanti, facendo miracoli da tempo, e sul portafoglio e la pazienza dei cittadini».
«Al pronto soccorso poco personale»
Il Tirreno del 05/12/2008 ed. Piombino elba p. 5
Il sindacato Fials: basta riduzioni sul numero degli infermieri - Per Ferrucci spesso non si raggiunge il numero minimo
PORTOFERRAIO. Scarsa assistenza domiciliare, un servizio di cure palliative ridotto rispetto agli standard provinciali. E poi pochi infermieri al pronto soccorso e accorpamento delle unità operative di chirurgia e ortopedia che di fatto ha cancellato alcune figure professionali. Un quadro a fosche tinte quello tracciato dal sindacato Fials per quanto riguarda il servizio sanitario elbano. Massimo Ferrucci è il segretario provinciale Fials e lancia accuse gravissime sulla situazione dell'ospedale elbano.Ferrucci esordisce parlando della mancanza di personale infermieristico al Pronto Soccorso. «Nel pronto soccorso elbano - spiega il segretario Fials - dovrebbero essere presenti giornalmente in servizio 2 infermieri ed 1 operatore socio sanitario. Non sempre però è così. Per esempio il 26. Nella mattinata si sono verificati tre accessi in codice rosso quindi con carattere di urgenza che avrebbero reso necessario un intervento assistenziale prestato con tutte le risorse di personale previste dal turno. Invece un infermiere era stato autorizzato a partecipare a una riunione a Piombino sottraendo una unità lavorativa dai compiti istituzionali a cui è preposta e cioè la erogazione della assistenza dovuta ai cittadini. Rimarca Ferrucci: «Per il sindacato Fials sarebbe inaccettabile che la direzione aziendale continusse nella riduzione della dotazione organica che gli impone di ricorrere, durante il periodo estivo, allo scopo di tamponare le situazioni di emergenza, alla adozione del lavoro interinale, dello straordinario programmato, delle prestazioni aggiuntive; tale situazione di precarietà si registra anche nel periodo invernale ed in particolare per quanto riguarda il Pronto Soccorso la presenza giornaliera di personale prevista dai turni risulta insufficiente».Per Ferrucci le riduzioni adottate non rispetterebbero le regole. «Se il personale - afferma - viene ancora ridotto al di sotto dei minimi assistenziali previsti dalla legge che impone nelle giornate di sciopero il turno completo al Pronto Soccorso ed è evidente che ciò espone i lavoratori a rischi e responsabilità rilevanti».
Parleranno il medico più giovane
e la veterana fra le infermiere
Messaggero Veneto del 05/12/2008 ed. Gorizia p. 2
SACCONI PIU' NO CHE SI'
Più no che sì per quel che riguarda la presenza del ministro del welfare, Maurizio Sacconi, alla cerimonia inaugurale del nuovo ospedale in programma stamattina. L'esponente del governo Berlusconi, invitato dall'Azienda sanitaria, aveva dato il proprio assenso in linea di massima, ma fino a ieri - secondo quanto comunicato dalla Office - non sono arrivate conferme ufficiali in merito. «Chissà, il ministro, nonostante i suoi impegni romani, potrebbe farci una sorpresa ed essere presente»: così si sono espressi ieri gli addetti all'organizzazione dell'evento, e il dubbio sarà chiarito soltanto stamane.Per il resto, la scaletta degli interventi in programma dalle 11 in poi sotto il tendone allestito davanti all'ex San Giovanni, si dipanerà come da copione, fatta salva un'aggiunta dell'ultima ora.Si è appreso infatti che, così come per i medici, l'Ass ha voluto dare la possibilità di effettuare un breve discorso anche agli infermieri. E se per i "camici" bianchi la scelta del consiglio dei primari è caduta sull'anestesista Corrado Thomann, il più giovane dottore goriziano dell'ospedale con i suoi 32 anni, a rappresentare gli infermieri ci sarà invece un'apprezzata "veterana", che fra breve sarà collocata in quiescenza.Si tratta di Lidia Flaibani, referente infermieristica del Dipartimento medico e già caposala a Cormòns prima della chiusura di quella struttura ospedaliera.Parleranno poi il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta, la direttrice dell'Ass, Manuela Baccarin, l'assessore regionale alla sanità, Vladimir Kosic, e il governatore Renzo Tondo. Fra i presenti anche il segretario generale nazionale della Uil Fpl (Federazione poteri locali), Carlo Fiordaliso. (vi.co.)
Al 118 oltre 200mila interventi senza medico
Cronaca Qui Torino del 05/12/2008 p. 13
Almeno in Piemonte, il sistema di emergenza del 118 continua a reggersi sul volontariato. Solo nell'ultimo anno, degli oltre 366 mila interventi effettuati dalle pubbliche assistenze piemontesi, ben 233 mila sono stati eseguiti da volontari senza medico o infermiere a bordo. Secondo i dati forniti dall'Anpas, nel 2007 sono stati impiegati per il pronto intervento 5 elicotteri e 304 ambulanze. Di queste, solo 59 sono ambulanze Tango (con un medico a bordo) e 13 India (con un infermiere specializzato a bordo). Le altre 232, invece, sono ambulanze di base, composte esclusivamente da volontari. Ma il grande impegno dei volontari non è evidentemente sufficiente a tenere fuori dall'occhio del ciclone il servizio di emergenza. È appena di ieri la notizia che un medico del 118, Cristina Agnelotti, è finito nei guai per non aver ricoverato in ospedale due anni fa Rosa Murgolo, una donna affetta da una grave broncopolmonite. La donna, che alla fine si era preferito curare a casa, è morta lo notte successiva al mancato ricovero e ora il medico è finito a giudizio con l'accusa di omicidio colposo. E il 29 agosto scorso un bambino di 2 anni, Lorenzo Appierto, è morto a Rivarossa su un elisoccorso senza farmaci salvavita a bordo. «Non si può affidare esclusivamente ai volontari un servizio fondamentale come quello del 118 - dice Valeria Giordano, consigliera provinciale del Pd -. La rapidità dell'intervento diventa vana se sul posto non intervengono medico e infermieri». Intanto, è l'Anpas piemontese a rispondere agli attacchi incrociati che vengono rivolti al 118. «Gli 8 mila e 632 volontari e gli oltre 11 mila soci delle 83 pubbliche assistenze piemontesi sono cittadini che prestano gratuitamente il proprio tempo nella gestione del servizio di emergenza del 118 si legge in una nota -. Invitiamo tutti a riflettere sui motivi di questi continui attacchi al 118. Attacchi che sembrano venire da lobbies corporative che hanno come unica motivazione di fondo la difesa di rivendicazioni personali estranee alla qualità del servizio e agli interessi dei cittadini. Bisogna smettere di creare allarmismo, mettendo in dubbio il sistema del 118 che è un'eccellenza della nostra regione». Andrea Magri
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