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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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venerdì, dicembre 12

Rassegna Stampa - 12.12.2008

Notizia dalla Federazione IPASVI
Notizia dall IPASVI la Spezia
Vi distribuiamo la comunicazione della Federazione Nazionale IPASVI circa la clamorosa notizia dei 72 arresti avvenuti in Calabria nei giorni scorsi, riguardanti individui che esercitavano abusivamente, e con l'acquisto dei relativi titoli professionali, l'attività infermieristica...

Si sono invece effettivamente laureati in infermieristica, e con molto merito valutati i disagi legati alla sede del polo formativo spezzino, alcuni nuovi colleghi ai quali per la prima volta giunge questa newsletter: a loro in particolare un caloroso saluto e augurio da parte del Direttivo del Collegio Infermieri spezzino: buon lavoro!
MA A CHE COSA SERVA UN INFERMIERE?
Notizia dall' IPASVI - La Spezia

Una domanda assurda, se posta da chi svolge una attività sanitaria nel nostro ambiente,ma non è mai superfluo cercare di spiegarlo bene, a chi è in corsia e soprattutto a chi non c'è.
Soprattutto a coloro che, lontano dai luoghi di cura, stabiliscono ''parametri'' assistenziali, e numeri di effettiva presenza in servizio legati alle categorie coinvolte...
Nel contributo, ci preme dimostrare con il lavoro di ricerca fatto da studiosi NON Infermieri,che l'Infermiere non è solo e soltanto colui che svolge ancora molte attività improprie (talvolta per propria scelta…) e che somministra la terapia; colui che rileva i parametri vitali e chi -di fatto- ''si prende cura '' del malato nel suo globale impegno assistenziale.
Noi desideriamo far vedere a quali conclusioni particolarmente importanti è giunto chi ha lavorato con molta serietà,ha pubblicato articoli apparsi sulle più prestigiose riviste del mondo, e descritto da un punto di vista obiettivo, oggettivo, neutrale ed esterno a ogni interesse di parte il ruolo EFFETTIVO di un Infermiere nel team.
Già ormai tre decenni abbondanti or sono, nel 1976, W. Scott ed i suoi collaboratori hanno osservato i risultati sul decorso post operatorio e il rapporto con una assistenza infermieristica di qualità.
Pubblicato a Chicago, lo studio intitolato ''Hospital structure and postoperative mortality'' ha dimostrato che senza un adeguato numero di Infermieri e senza una maggioranza di esperti nel gruppo stesso, il numero delle complicanze post operatorie sale, e di molto.
E cambia (in peggio, nei casi in cui il numero di Infermieri non è adeguato alle esigenze assistenziali) il rapporto operati/deceduti...
Parecchi anni dopo, ma lavorando in una simile direzione, M. Sovie ha prodotto, nel 2001, lo studio così chiamato: ''Hospital restructuring and its impact on outcomes'': questo lavoro ha dimostrato l'aumento delle lesioni da pressione nei casi in cui il numero di Infermieri non è all'altezza del carico di lavoro(si tratta di malati evidentemente non autosufficienti o a rischio lesione, secondo le più classiche scale di misurazione del rischio quali Norton, Braden ecc)
E ancora (si potrebbe procedere a lungo) l'anno seguente J. Needleman ha scritto su England Journal of Medicine un contributo dal titolo: ''Nursing staffing levels and the quality of care in hospital''; dal testo e dalle tabelle emerge con forza come un numero scarso di personale sanitario infermieristico e una capacità di erogare assistenza qualificata non sufficiente causano: aumento della durata della degenza media, crescita delle infezioni nosocomiali, sviluppo di LDD, infezioni del tratto urinario e molto altro.
Per contro, tali fenomeni invertono la loro tendenza in presenza di un numero corretto di personale, con le corrette qualifiche, competenze, e capacità professionali.
Quello che si vuole soprattutto comunicare è che queste ricerche non sono finalizzate a sé stesse o commissionate da qualche associazione professionale di Infermieri esaltati: sono spesso dedicate ai manager e ai direttori dell'assistenza, proprio per capire fino a che punto è possibile ragionare in termini di risparmio, e quando tagliare i costi di tre stipendi si rivela un clamoroso autogol perché salgono a dismisura altre spese generiche (come i costi per la durata media del ricovero) piuttosto che quelli legati alla terapia antibiotica....insomma, un Infermiere è preziosissimo e fa risparmiare denaro, oltre che dolore,disagio ed ansia ai malati....è bene che gli strateghi dedicati ai tagli lo ricordino, o nonostante un apparente risparmio legato a qualche posticino di lavoro in meno, essi finiranno col causare danni economici non secondari all’impresa per cui operano.


Entravano in corsia con la... legge Damiano

Gazzetta del Sud del 12/12/2008 , articolo di Giovanni Pastore ed. COSENZA p. 41

Tra gl'indagati c'è anche chi ha dovuto fare ricorso ad un finanziamento per pagarsi l'attestato fasulloDall'arcipelago immondo che è l'inchiesta sulla tangentopoli cosentina emergono storie d'ipotetici imbrogli che ruotano tutte attorno a quel caposala di Belvedere e al suo presunto "compare" di Roma. Storie di infermieri fasulli di cui erano piene le corsie di ospedali pubblici e privati. Storie come quella di un'indagata che era già stata denunciata dagl'investigatori del Nas qualche anno fa perchè sorpresa con un diploma che risultava esserle stato rilasciato all'età di nove anni. La donna fu, tuttavia, assolta dal giudice e, intanto, ha avuto il tempo di procurarsi un nuovo attestato falso col quale iscriversi negli elenchi provinciali dell'Ipasvi. E così è finita sott'inchiesta, insieme ad altre 228 persone. Alcune di queste hanno già reso dichiarazioni spontanee davanti agl'investigatori del luogotenente Vitaliano Ruga, al momento del sequestro del falso attestato professionale. «Quel diploma mi è stato consegnato da Damiano Taraso dietro il pagamento di 12 mila euro» raccontò un'indagata nella deposizione del 10 dicembre dello scorso anno. Naturalmente, la donna non avrebbe frequentato alcun corso «nè all'Asl di Paola nè in altri Enti». Durante il colloquio con i "camici bianchi" dell'Arma, chiarì pure le modalità di pagamento: 5 mila euro, naturalmente in contanti, come acconto al momento della consegna dei documenti d'identità; gli altri 7 mila, due mesi dopo, quando ricevette l'attestato. Lo scambio avvenne all'interno della vettura di Taraso, alla presenza del marito dell'indagata. «Una volta acquisito il titolo - ha spiegato la donna ai carabinieri - mi recai a Belvedere, nella clinica Tricarico per effettuare un periodo di pratica durato un paio di mesi nella primavera del 2004. In clinica non consegnai nè il diploma nè l'attestato d'iscrizione Ipasvi. Una volta, mi recai a Torano per parlare con il nipote di Taraso. Ero in attesa del certificato d'iscrizione Ipasvi. E così volevo che quel giovane parlasse con lo zio. Nei corridoi di quella casa di cura, al passaggio d'un infermiere professionale, il nipote di Taraso, ridendo si lasciò scappare una battuta: Ecco un altro che è entrato con la legge Damiano».
Nelle pagine dell'ordinanza che il gip Loredana De Franco ha vergato su richiesta del procuratore capo Dario Granieri e del pm Francesco Minisci, ci sono altre ammissioni da parte d'indagati. Come quella resa il 12 maggio dello scorso anno da un altro infermiere "diplomato" da Taraso. L'uomo, che in origine commerciava all'ingrosso in pezzi di bigiotteria, raccontò dell'incontro col nipote di Taraso che gli prospettò la possibilità lavorativa da infermiere «perchè lui conosceva le persone giuste». «Dinanzi alle mie perplessità, quel giovane mi disse che avrei svolto la pratica in una struttura già individuata e che lui avrebbe potuto sistemarmi sia sotto l'aspetto cartaceo che sotto quello pratico». Naturalmente, anche a lui fu prospettata la "tassa": 15 mila euro, "all inclusive". «Dopo un contatto con Taraso, accettai in previsione di poter ottenere un posto sicuro. Tuttavia, non avendo grandi disponibilità economiche, accesi un prestito con una società finanziaria di Rende. Pagai subito 4 mila euro in contanti a Taraso, sul lungomare di Belvedere. Nella circostanza consegnai i miei documenti d'identità. Quattro o cinque mesi dopo mi venne consegnato l'attestato. Poi, Taraso mi chiamò per cominciare il tirocinio nella clinica di Belvedere, agli inizi dell'estate del 2005. Mi presentai all'infermiere indicatomi da Taraso con "adeguatio abbigliamento" come mi era stato raccomandato. E così feci. In quel periodo ero l'unico tirocinante ma nessun medico fece una relazione sul mio rendimento. Mi ricordo solo che una giovane dottoressa chiese all'infermiere chi fossi e dopo aver appreso che ero un tirocinante scherzò: Allora dovete metterlo sotto. Alla fine del tirocinio lasciai la casa di cura così com'ero entrato, senza che nessuno mi chiedesse o dicesse nulla».



Nas in clinica per acquisire gli elenchi dei dipendenti

Gazzetta del Sud del 12/12/2008 , articolo di Giovanni Pastore ed. CALABRIA p. 31

Cosenza
Il fronte più caldo dell'inchiesta "Gutenberg" è quello che punta a stanare coperture e connivenze. I carabinieri del Nas vanno a caccia di prove per inchiodare i fiancheggiatori di Damiano Taraso. Sotto la lente degl'investigatori ci sono tutte quelle persone che avrebbero permesso al caposala di Belvedere Marittimo di sfornare finti diplomi e di riempire le corsie di infermieri fasulli.
Nel corso del blitz di mercoledì mattina, i detective del luogotenente Vitaliano Ruga hanno eseguito una perquisizione nella casa di cura "Ninetta Rosano Tricarico" di Belvedere Marittimo. I "camici bianchi" dell'Arma hanno acquisito gli elenchi del personale infermieristico dipendente della clinica tirrenica. I nominativi verranno, successivamente, incrociati con quelli che sono stati trasmessi al Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria - Servizio Accreditamento e all'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza - U.O. Strutture private accreditate. È un fronte caldissimo perchè rischia di coinvolgere altri soggetti che, finora, sono stati semplicemente sfiorati dalle investigazioni coordinate dal procuratore Dario Granieri e dal pm Francesco Minisci.
La retata degl'infermieri fasulli ha provocato la rabbiosa reazione dell'Ipasvi nazionale e locale. Da Roma, Annalisa Silvestro, presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi (che è l'associazione degli infermieri) tuona: «Un caso gravissimo, contro cui occorre un'azione immediata. La notizia di infermieri che esercitano illegalmente, cioè senza il possesso del necessario titolo, è gravissima ed è fondamentale continuare a combattere l'esercizio abusivo della professione infermieristica a tutela di tutti i cittadini e degli assistiti. La carenza di infermieri - prosegue - che si protrae ormai da anni nel nostro Paese, ha evidentemente alimentato un illecito mercato che non è solo quello dell'acquisto di titoli falsi ma anche quello di illecite forme di reclutamento sovrapponibili a forme di caporalato».
A Cosenza, il presidente del collegio provinciale, Adriana Imbrogno, annuncia misure urgenti: «Abbiamo convocato una seduta straordinaria del consiglio direttivo per decidere eventuali altre misure o interventi a tutela del legittimo esercizio della professione infermieristica e, per rimarcare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l'importante ruolo dei professionisti infermieri nel processo di miglioramento qualitativo dell'assistenza ai cittadini-utenti che accedono alle strutture pubbliche e private della provincia di Cosenza».



Dottar group Prevenzione in cantiere

Costruire del 11/12/2008 NOVEMBRE 2008 p. 43

Dottar group, azienda di San Vendemiano (Tv) specializzata in restauro artistico e architettonico, ha promosso un programma innovativo di prevenzione sanitaria all'interno dei propri cantieri, testandolo in anteprima nell'intervento di restauro dei Magazzini del sale a Punta della Dogana, Venezia. Il programma, sviluppato in collaborazione con il Collegio degli infermieri professionali Ipasvi della provincia di Venezia, è rivolto sia ai dipendenti Dottar che a quelli delle aziende subappaltatrici. All'interno del cantiere di Punta della Dogana si svolgono non solo incontri formativi individuali di educazione sanitaria con operatori specializzati, ma è stato allestito un laboratorio di infermeria in cui i lavoratori si sottopongono a check up gratuiti: tutti i dati (pressione arteriosa, glicemia, colesterolemia eccetera) sono riportati nel Quaderno personale della salute, che viene consegnato a ogni addetto che aderisce al progetto. "La sicurezza rappresenta un tema importantissimo per la nostra azienda - ha sottolineato il presidente del gruppo, Pietro Dottor che investe ogni anno il 2 per cento del fatturato per la prevenzioni degli infortuni sul posto di lavoro. Una strategia che ci ha permesso negli anni di abbattere drasticamente il numero degli incidenti".



Cattolica, sesso e test: «Scambio di persona, non è stato Pongetti»

Il Messaggero del 12/12/2008 ed. Nazionale p. 13

ROMA - «E' tutto un equivoco». Gaetano Scalise, avvocato di Antonio Pongetti, il funzionario dell'Università Cattolica di Roma arrestato due giorni fa nell'ambito dell'inchiesta sui finti diplomi di infermieri e sulla presunta cessione dei test per l'ingresso a Medicina, non ha dubbi. «L'unica intercettazione che riguarda il mio cliente e gli costa l'accusa di avere ceduto a uno studente i test di ingresso per la Cattolica, porta una data addirittura anteriore a quella dell'invio dei test all'Università. I soggetti intercettati - continua Scalise - parlano di quiz dell'anno precedente, già disponibili su Internet. Se gli accertamenti fossero stati rigorosi, gli inquirenti si sarebbero accorti che in quella data, i test di ingresso del 2007 non erano ancora stati stampati». Ma c'è di più, non è ad Antonio Pongetti, come erroneamente riferito, che il pm di Cosenza e il gip attribuiscono la richiesta di prestazioni sessuali a una ragazza di vent'anni in cambio di un accesso certo alla facoltà di Scienze infermieristiche della Cattolica. «Quel capo di imputazione - precisa Scalise - riguarda un altro indagato, Pongetti non ha nulla a che fare con questa storia». Ed è infatti una delle contestazioni che ha portato all'arresto di Damiano Taraso, presunta mente del business. L'uomo, che avrebbe gestito il giro dei finti diplomi di infermieri, con prezzi che oscillavano tra gli otto e i diecimila euro, si è costituito mercoledì sera. Ai domiciliari, invece, sono finiti oltre sessanta falsi professionisti.



«Una sede stabile per la scuola infermieri»

Il Secolo XIX del 12/12/2008 ed. La Spezia p. 26

Quella di via Migliari, su cui pende lo sfratto, è temporaneamente chiusa per la rottura di una caldaiaTROVARE al più presto una sede finalmente idonea e definitiva per la scuola infermieri spezzina. Da sempre precari in quanto a collocazione, attualmente la sede della scuola di via Migliari è temporaneamente chiusa a causa della rottura di una caldaia e in presenza anche di uno sfratto esecutivo. L'ultimo, in odine di tempo, a prendere posizione a favore dei centocinquanta studenti del corso di laurea in infermieristica alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Genova è il consigliere regionale del partito democratico, Moreno Veschi, fresco promotore di un'interrogazione al presidente della giunta regionale, Claudio Burlando. Per l'esattezza, Veschi chiede di conoscere «quali iniziative intenda adottare la Regione affinché tra l'Asl 5 e le istituzioni locali si addivenga finalmente, al di là dell'emergenza, a una soluzione definitiva del problema della collocazione della scuola infermieri, entro l'ambito territoriale del Comune della Spezia». Insomma, dopo tanto peregrinare, gli studenti partecipanti ai corsi specialistici cercano una collocazione dignitosa e non più precaria. Per tanto tempo, infatti, sono stati sballottati un po' qua e un po là. Ora esigono una soluzione. «E' necessario affrontare con grande sollecitudine la questione ­ spiega Veschi ­ Questa situazione sta procurando gravi disagi agli oltre centocinquanta studenti del corso di laurea infermieristica alla facoltà di Medicina dell'Università di Genova. Non va dimenticato, infatti, che si tratta di un percorso formativo importante, in grado di offrire prospettive occupazionali praticamente certe a chi consegue il titolo. Sarebbe grave che non si riuscisse a dare una risposta convincente e definitiva a un problema tanto importante», non soltanto nell'interesse dei diretti interessati ma dell'intero territorio provinciale».
Foto: Un gruppo di studenti della scuola infermieri



Ambulatorio verso la chiusura Politica solidale solo a parole

Corriere del Mezzogiorno del 12/12/2008 ed. BARI p. 3

ROMA - «Alle 19,05 l'aula di Montecitorio ha ricordato, con un minuto di silenzio, gli operai morti sul lavoro, quattro solo in Puglia ieri. Alle 19,06, con 285 sì e 210 astensioni, ha approvato in via definitiva il disegno di legge in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro presentato dal governo. Legge invocata ieri da tutti i parlamentari, di maggioranza e di opposizione, per fermare «la carneficina indegna di un Paese civile». Così sulle pagine dei giornali del 2 agosto del 2007, il giorno dopo la morte dell'operaio dell'Ilva Domenico Occhinegro e di altri tre lavoratori, aggiungendo che entro nove mesi sarebbero state emanate le misure attuative della legge. Nel frattempo, e contradditoriamente, è stata approvata la legge 133 che, nei fatti, si muove in direzione opposta: infatti, eliminando le proroghe dei contratti a termine, di fatto ha smantellato uno degli strumenti che garantiscono ai lavoratori dell'Ilva il presidio sanitario, un vero e proprio ambulatorio polifunzionale che una convenzione del 2006 (firmata il 22 novembre dalla direzione pugliese dell'Inail e dalla società metallurgica) aveva istituito e che da un anno è operante all'interno dello stabilimento tarantino.Il presidio è un ambulatorio, con chirurgo, ortopedico, infermieri, operante cinque giorni a settimana - nel weekend funziona la vecchia infermeria dell'Ilva - e in questi mesi ha garantito il soccorso immediato ai lavoratori infortunati. Prima, infatti, quando funzionava solo l'infermeria, da questa erano dirottati verso i presidi sanitari della città, con una perdita di tempo a volte prezioso. Ma ciò nonostante, nonostante serva a una «popolazione» di tredicimila persone - tanti sono i lavoratori dell'acciaieria, senza contare gli esterni delle ditte d'appalto che operano nello stabilimento - il presidio sanitario sta per chiudere.E sì che con gran fatica si era riusciti a dotarlo di personale. Infatti, poiché non sono tanti i giovani che scelgono di fare gli infermieri, si era bandito un concorso - il 27 novembre dello scorso anno - per selezionare personale paramedico con contratto a termine: due i posti da ricoprire, con un contratto che scadrà il 30 prossimo e a quel punto, il primo gennaio 2009, l'ambulatorio chiuderà. Un'assurdità, ovviamente, che cozza con le dichiarazioni che da tutte le parti vengono rilasciate ogni qualvolta le cronache aggiornano il computo dei morti sul lavoro. Un epilogo che va in direzione diammetralmente opposta agli appelli che in questi mesi, instancabilmente, va facendo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perchè ci si adoperi a porre termine alle stragi sul lavoro. In quest'ultima direzione, quindi, si muove l'interrogazione a risposta scritta presentata dal deputato jonico Ludovico Vico, ex segretario Cgil, il quale si rivolge al ministro al Welfare, Maurizio Sacconi, per sapere «quali iniziative e provvedimenti intende adottare il governo affinché la convenzione del 2006 continui ad essere valida anche nel 2009, in base alla quale l'ambulatorio è stato garantito ai 13 mila lavoratori dello stabilimento Ilva».In realtà il governo sta puntando a modificare il testo unico sulla sicurezza, che, come è noto, si incardina su due concetti: lotta al lavoro nero, con controlli e sanzioni pesanti alle aziende che non rispettano le norme in materia di sicurezza; e promozione della cultura della sicurezza e delle azioni di prevenzione. Per le modifiche al testo si sta spendendo da mesi Confindustria che chiede l'alleggerimento delle sanzioni alle aziende, una posizione ribadita anche nelle discussioni seguite alla strage della torinese Thyssen Krupp. Ma - ha detto l'altro giorno Guglielmo Epifani - questo è profondamente errato, perché «in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo il ricatto sull'occupazione porta ad allentare i controlli sulla sicurezza». E all'Ilva, dalla metà degli anni 90 in poi, si sono contati 44 lavoratori morti, quasi tutti delle ditte esterne.Rosanna Lampugnani Cosa si perde Il presidio - con chirurgo, ortopedico, infermieri - opera cinque giorni a settimana - e garantisce il soccorso immediato ai lavoratori infortunati A rischio L'ambulatorio



Vergogna: per trent'anni nessuno ha mai parlato

Gazzetta del Sud del 12/12/2008 , articolo di Arcangelo Badolati ed. COSENZA p. 41

Il reclutamento del personale paramedico è fondamentale per il buon andamento delle strutture sanitarie pubbliche e private. Gli infermieri svolgono un ruolo di supporto ai medici. Un ruolo che diviene poi rilevantissimo rispetto agli ammalati. Sono loro, infatti, a rimanere con i pazienti nei reparti, a somministrare i medicinali, a intervenire in caso d'improvvise complicazioni o di momentanei malesseri. Quando, però, gli operatori non sono dei professionisti può accadere l'irreparabile. Come ha confessato un falso infermiere con una drammatica lettera spedita ai magistrati inquirenti nel 2007. Una missiva con la quale l'uomo ammetteva di aver sbagliato la somministrazione di un medicinale mandando al Creatore un ragazzo di sedici anni. Il coraggio di confessare una colpa così grave trovato da quest'uomo, rende oggi ancora più esplicita l'importanza dell'inchiesta condotta da Dario Granieri e Francesco Minisci. Non si può pretendere di assistere i malati senza avere alcuna cognizione della scienza medica; non si può operare nei reparti senza neppure conoscere la composizione del corpo umano; non si può rimanere accanto alla gente che soffre senza sapere quali effetti può determinare un farmaco. La cosa più inquietante è che nessuno, per anni, s'è accorto di nulla. Nessuno, dal 1975 a ieri, s'è domandato perchè tanti paramedici avessero una così scarsa dimestichezza con flebo, aghi, garze e medicazioni. Dev'esserci stata - e non ce ne siamo accorti - una epidemia di cecità, oppure un collettivo blocco cerebrale. Nessuno ha mai compiuto una verifica su quella tonnellata di finti diplomi rilasciati da università, istituti e aziende ospedaliere di Roma, Napoli, Frascati, Latina, Cosenza, Polla e Paola. Bastava farsi fabbricare una pergamena per diventare operatori sanitari specializzati, ottenere un impiego e, addirittura, iscriversi ad un collegio professionale. Chi, al contrario, aveva davvero studiato non riusciva, invece, a trovare una stabile occupazione. Ma così funzionano le cose in Calabria? Questi sono i controlli che vengono svolti nel mondo della sanità? Le risposte a queste legittime domande vengono, forse, dalle brutte storie che troppo spesso, negli ultimi anni, abbiamo dovuto raccontare in cronaca. Storie di ragazzine morte durante un banale intervento di appendicectomia; di donne perite a conclusione di una semplice operazione affrontata per rimuovere un'ernia; oppure di anziani che non sono riusciti a superare la fase post-operatoria. Se si poteva svolgere la professione d'infermiere senza averne i titoli, immaginate cosa poteva accadere rispetto a tutto il resto. Quello che Robespierre urlò ai francesi durante la rivoluzione potrebbe oggi valere per i calabresi: «Indignati popolo e ribellati!». Chi, perciò, propone adesso improbabili teorie buoniste e strampalate tesi giustificazioniste merita, dopo quello che hanno scoperto i magistrati, di essere perlomeno preso a calci nel sedere.


La confessione: forse ho ucciso un ragazzo

Gazzetta del Sud del 12/12/2008 , articolo di Arcangelo Badolati ed. CALABRIA p. 31

Versate ingenti somme per ottenere le certificazioni fittizie. Il racconto della madre di un tossicodipendentecosenza
"Ddt": è l'acronimo di denaro, diplomi e tangenti. L'acronimo che sintetizza lo squallido mercimonio che ha condizionato per trent'anni il reclutamento del personale paramedico nelle strutture sanitarie pubbliche e private del Cosentino. Finti infermieri hanno presidiato i reparti di cliniche e ospedali, determinando danni incalcolabili allo Stato ed ai pazienti. La lettera inviata nel giugno del 2007 da un falso paramedico ai magistrati inquirenti è la prova dell'esistenza di un perverso sistema truffaldino. È l'agghiacciante confessione resa da un uomo costretto a fare i conti con la propria coscienza. Questo il testo che la "Gazzetta" pubblica in esclusiva. Un testo che ha dato un significativo impulso alle indagini: «Sono un infermiere che non ha mai frequentato una vera scuola. Lo prova il mio diploma di cui accludo copia. È la testimonianza della tragica trafila che abbiamo dovuto fare per poter lavorare. Scrivo per coscienza e perchè non se ne può più della malasanità a Cosenza. Io sono colpevole di un fatto gravissimo: durante il mio servizio ho sbagliato un farmaco ed un ragazzo di sedici anni non c'è più. Questo rimorso mi sta distruggendo». I carabinieri del Nas, per ordine del procuratore Dario Granieri e del pm Francesco Minisci, hanno successivamente scoperto e sequestrato decine di finti diplomi riferibili a personale paramedico sparso in tutta la Penisola. Qualcuno, durante le indagini, ha raccontato di aver pagato fino a 15.000 euro a Damiano Taraso, il cinquantaquattrenne caposala della clinica "Tricarico" di Belvedere Marittimo che - ad avviso degli investigatori - era a capo dell'ingegnoso raggiro. Un altro aspirante finto infermiere ha addirittura ammesso di aver fatto ricorso ad una società finanziaria di Rende per racimolare il denaro necessario a "comprare" la certificazione fittizia. La madre di un giovane finito nel tunnel della tossicodipendenza durante il servizio militare ha invece svelato d'essersi rivolta all'intraprendente Taraso per tentare di sistemare il figlio. Come? Facendolo diventare, naturalmente, un paramedico. Dandogli la possibilità di svolgere un lavoro gli avrebbe infatti restituito l'autostima necessaria per tenersi lontano dalla droga. Pure lei, come gli altri, era disposta a pagare una considerevole cifra per raggiungere l'agognato obiettivo.
Tutti, insomma, sborsavano soldi, inseguendo il sogno d'un posto di lavoro. Che tristezza.



Appaltato il restauro delle 11 vecchie sale operatorie E le tre nuove apriranno solo dopo l'avvio dei lavori

Il Piccolo di Trieste del 12/12/2008 ed. Nazionale p. 24

A Cattinara cantiere a singhiozzo a causa della mancanza di infermieri. Si aspettano i neolaureati - La ristrutturazione affidata alla ditta vincitrice della gara precedente: costerà quasi 14 milionidi GABRIELLA ZIANIMentre per mancanza d'infermieri restano vuoti i 2300 metri quadrati di sale operatorie nuove e nuova terapia intensiva a Cattinara, inaugurati lo scorso giugno dopo sei mesi di lavori e una spesa di 7 milioni di euro, e dunque l'offerta di chirurgia non si è ancora ampliata nonostante l'ingente intervento di edilizia e fornitura completa di attrezzature, sono stati adesso appaltati i lavori per la ristrutturazione delle 11 sale operatorie vecchie. Il bando scadeva il 29 maggio, è stata scelta di nuovo la ditta Maquet in associazione con altre imprese, la stessa che aveva vinto la gara precedente. La spesa sarà di 13 milioni e 800 mila euro, la durata complessiva del cantiere è fissata in 610 giorni tassativamente, domeniche e festività inclusi, dunque circa un anno e otto mesi.E sarà solo quando gli operai entreranno in servizio nel vecchio reparto che le sale nuove e inusate vedranno l'ingresso dei chirurghi e dei primi pazienti, nonostante una recente polemica a tutto campo che ha dettato pubbliche proteste da parte dei primari, oltre che agitazione fra gli infermieri e i vertici delle aziende, per l'impossibilità di creare équipe operatorie, stante la mancanza di personale.«In una prima fase dei lavori - illustra il direttore tecnico dell'Azienda ospedaliera, Pierfrancesco Martemucci - resteranno attive cinque delle vecchie sale, e entreranno in funzione le tre nuove; in un secondo momento, con le tre nuove, saranno usate anche quattro delle vecchie, per un numero complessivo dunque tra 8 e 7». In questo gioco a scacchiera indispensabile per non interrompere la funzionalità dell'ospedale si andrà avanti fino a lavori conclusi. A quel punto o ci sarà il personale per lavorare su undici tavoli e una terapia intensiva e locali annessi, oppure proseguirà la straordinaria emergenza venuta allo scoperto di recente, che causa anche liste d'attesa ingenti per certi settori della chirurgia. Le previsioni davano in ingresso almeno gli infermieri neolaureati, e già si sa che nella migliore delle ipotesi si potranno attivare solo 8 letti su 12 nella sala di «risveglio» e 13 su 16 di terapia intensiva.La ditta dovrà consegnare anche questa volta l'intero complesso «chiavi in mano», e cioè oltre alle opere murarie deve garantire tutti gli impianti, le attrezzature medicali, i tavoli operatori e quanto è necessario ad ogni chirurgia specialistica, ciascuna con le proprie esigenze, ben dettagliate nel capitolato d'appalto. L'impresa, ora che ha avuto lo «start» ufficiale, deve redigere il progetto definitivo e ottenere le necessarie indicazioni e autorizzazioni, non ultima quella dei vigili del fuoco. Si presume che il cantiere aprirà in modo visibile non prima della fine di gennaio.Nel frattempo operai sono al lavoro anche sulla colonna dei bagni della torre medica di Cattinara: era chiusa l'intera serie attraverso 10 piani. Se prima qualche paziente si era lamentato per il servizio igienico mancante e la necessità di spostarsi per trovarne uno in attività, adesso qualche altro ha mandato a dire: «Operai nel bagno, che confusione...».Ma entro Natale saranno completati i bagni del sesto, settimo e ottavo piano. A gennaio torneranno in funzione quelli del nono, decimo e undicesimo. A seguire saranno rimessi in sesto gli ultimi, fino al quindicesimo. Il costo è di circa 22 mila euro a vano.



IL "PROGETTO ANDREA" PER LA QUALITÀ NELL'ASSISTENZA PEDIATRICA

De Qualitate del 10/12/2008 NOVEMBRE 2008 p. 24

Isabella Munda Dottore di Ricerca in "Controllo Statistico della Qualità " II Convegno, organizzato dall'Age-Sicilia (Associazione Italiana Genitori) nella splendida cornice del Castello di Carini (Palermo), aveva quale principale obiettivo la focalizzazione del tema dell'umanizzazione e del miglioramento della Qualità nell'Assistenza Pediatrica. "L'umanizzazione della medicina rappresenta un obiettivo antichissimo del medico, già contenuto nel giuramento di Ippocrate del 460 a.C. ma sempre attuale quando al centro dell'aiuto medico sarà posto il ripristino della dignità della persona malata e dell'uomo malato, e quando la formazione del medico (ma anche di tutti gli altri operatori della sanità) non sarà più prevalentemente tecnica, ma venga finalmente educato a diventare ciò che ha sempre voluto essere nella sua vocazione più autentica e più nobile: il tutore della vita e della dignità della persona malata, contro ogni potere (da quello tecnologico a quello economico-aziendale), ogni volta che questo diventa spersonalizzante e disumanizzante". Questo messaggio, contenuto nella lectio magistmlis affidata al professore Enrico De Grazia Ordinario di Chirurgia pediatrica e Direttore del Dipartimento MaternoInfantile dell'Azienda Policlinico di Palermo, ha costituito il fondamento del percorso elaborato nei tre giorni di lavori. L'umanizzazione della medicina riguarda un campo estremamente vasto che interessa diversi settori: da quello dell'accoglienza, dei percorsi diagnostici e terapeutici, della relazione con i pazienti e le loro famiglie sino al comfort alberghiero e al rispetto della privacy. Negli ultimi dieci anni la questione ha assunto una importanza sempre più rilevante e ci si è resi conto che è indispensabile una formazione specifica per migliorare la qualità dell'assistenza e delle cure. Grazie agli approcci del Total Quality Management, all'impiego dei modelli di eccellenza e alle tecniche poste in essere per rilevare e misurare la customer care e la customer satisfaction è cresciuta considerevolmente la Cultura della Qualità in ambito sanitario. Ma l'ospedalizzazione pediatrica presenta alcune peculiarità. La prima, e più evidente, è che il paziente si trova in una fase di sviluppo che richiede una specificità di relazione; la seconda è che in questa relazione sono e devono essere compresi i genitori. Il bambino coinvolto nella esperienza di ospedalizzazione, subisce un trauma psicologico la cui entità è strettamente correlata e dipendente dalla sua età, dal tipo di patologia da cui è affetto, dalla durata dell'ospedalizzazione. È sulla base di queste riflessioni che circa dieci anni fa è stato costituito il Network "Gli Ospedali di Andrea" una rete di strutture per l'assistenza sanitaria in area pediatrica appartenenti a diverse realtà del Paese; esso si fonda su un patto di solidarietà tra i bambini ricoverati, i loro genitori, gli operatori sanitari, le istituzioni, il mondo del volontariato, della cittadinanza attiva e della scuola. / presupposti sono di natura etica e di impegno sociale, gli strumenti e i tnetodi sono quelli del miglioramento continuo della qualità. Gli obiettivi fondamentali del Network : • Miglioramento della umanizzazione; come sostiene Cesare Kaneklin, "ruotare attorno al bambino significa ruotare intorno a un paziente particolare che richiama la vita, che suscita identificazioni e mobilita sentimenti affettivi positivi negli operatori, nel loro lavoro, nella ricerca." • Miglioramento della qualità dell'assistenza; • Tutela dei diritti di tutti gli attori del processo assistenziale // Miglioramento dell'umanizzazione passa attraverso: • la garanzia che il bambino e l'adolescente possano mantenere la continuità del proprio mondo affettivo e vivere normali ritmi di vita anche durante il ricovero; • il miglioramento delle relazioni interpersonali tra medici, infermieri, ragazzi ricoverati e loro genitori • livelli di comfort adeguati. Il Miglioramento della qualità dell'assistenza poggia su: • affidabilità della struttura sanitaria e del suo sistema gestionale-organizzativo • qualità delle prestazioni erogate; • capacità di risolvere il problema di salute sulla base dei risultati, degli esiti clinici e della soddisfazione dell'utente La tutela dei diritti di tutti gli attori del processo assistenziale si realizza attraverso: • il coinvolgimento nelle scelte assistenziali (informazione e partecipazione) • il rispetto del valore della persona e delle leggi di tutela; • la valorizzazione delle risorse umane. I bambini e gli adolescenti ricoverati, i loro genitori, insieme con i medici, gli infermieri e il mondo del volontariato, nella vision del Progetto, diventano coproduttori del processo assistenziale, definiscono, informano e valutano la qualità dell'assistenza. La valutazione del processo assistenziale da parte di tutti gli attori, assieme alla configurazione di un Sistema Premiante, è pertanto una tappa fondamentale della metodologia del progetto di miglioramento. II Progetto Andrea, lo ricordiamo, ha già riscosso numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale {Ragionando, Forum della Pubblica Amministrazione; Cento Progetti, Golden Helix Award, Pan European Alquin Award ) ma soprattutto l'apprezzamento, la considerazione e l'adesione al Network di sempre nuovi ospedali rappresentano, come sostengono i principali fautori del Progetto, Alberto Raponi e Claudio Pantano, il vero processo di certificazione e di accreditamento. Il Network di Andrea ha istituito anche dei premi per la diffusione delle buone pratiche: il "Daniela Sardella" per l'umanizzazione e la qualità delle cure in area pediatrica, aperto a tutte le equipe medico-infermieristiche, ospedaliere e territoriali; il "Lavinia Castagna" per l'umanizzazione e la qualità dell'assistenza infermieristica; il "Guido e Marcella Caccia per la promozione della salute e l'interazione e cooperazione tra il mondo della sanità e quello della scuola; il premio "lo, il mio diritto alla salute lo vedo così" riservato ai bambini e ai ragazzi delle scuole dell'infanzia, elementari, medie e degli istituti superiori. Al Convegno di Carini sono stati illustrati, e gli Atti ne offrono ampia testimonianza e documentazione, i progetti finalisti dei singoli premi: una preziosa raccolta di buone prassi, di percorsi innovativi di miglioramento continuo a fondamento dei quali, come annota l'Assessore Regionale alla Sanità, Roberto Lagalla, nella prefazione al volume, sta l'obiettivo di limitare il disagio infantile, azione importante e meritoria in una prospettiva sociale basata sui valori fondanti della solidarietà e del rispetto della persona umana. Al Convegno hanno partecipato con relazioni e memorie, Primari, Responsabili di Presidi Ospedalieri, Pediatri, Anestesisti, Psicologi, Sociologi, Statistici, Giuristi, Dottori di ricerca ed esperti del mondo della Qualità. •
Salvatore La Rosa - Èva Lo Franco (a cura) L'umanizzazione e il miglioramento della qualità nell'assistenza pediatrica.
Atti del VII Convegno Scientifico Nazionale del Network "Gli Ospedali di Andrea" Age-Cesvop, Palermo Luglio 2008, pagg.320
A distanza di poco più di sei mesi dai VII Convegno Scientifico Nazionale del Network "Gli Ospedali di Andrea" vedono la luce gli Atti che riportano le relazioni ed i contributi scientifici presentati nel corso delle tre intense giornate di lavoro (5-7 dicembre 2007).



COSENZA: INCHIESTA NAS SU FALSI INFERMIERI,
SI E' COSTITUITO ORGANIZZATORE TRUFFA

ADN Kronos del 11/12/2008

Cosenza, 11 dic. - (Adnkronos) - Si e' costituito nella notte il caposala della clinica privata di Belvedere finito nell'inchiesta dei Nas sui falsi diplomi di infermiere venduti a conoscenti e amici. Secondo la Procura, Domenico Taraso sarebbe l'organizzatore della truffa e il punto di riferimento anche nell'altro filone dell'indagine che riguarda la vendita dei risultati dei test d'ingresso alla facolta' di medicina e scienze infermieristiche dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Insieme a lui e' coinvolto il funzionario della segreteria didattica Antonio Pongetti, arrestato ieri dai carabinieri.



ITALIA-ROMANIA: COMPLETATA FORMAZIONE DI 25 MEDICI E INFERMIERI GRAZIE A PROGETTO SOSTENUTO DA PIRELLI

Marketpress del 11/12/2008

Milano, 11 dicembre 2008 - L´ospedale Niguarda Ca´ Granda di Milano, l´Ospedale di Slatina (Romania) e il Gruppo Pirelli hanno presentato ieri a Milano i primi risultati dell´iniziativa di collaborazione tra la struttura ospedaliera italiana e quella della regione dell´Olt, finalizzata alla formazione e all´aggiornamento professionale del personale medico e infermieristico rumeno. All´incontro, tenutosi all´Ospedale Niguarda, hanno preso parte il sottosegretario alla sanità rumeno, Raed Arafat, i rappresentanti delle due strutture ospedaliere, delle Istituzioni lombarde e della Pirelli. Nel primo anno di attività, l´iniziativa ha coinvolto circa 25 medici e infermieri dell´ospedale di Slatina, per un totale di 300 ore di formazione. Le attività formative si sono svolte prevalentemente presso i reparti di Medicina d´Urgenza, Chirurgia d´Urgenza, Terapia Intensiva, Rianimazione e Ginecologia d´Urgenza di Niguarda. Alcuni dirigenti medici dell´ospedale milanese, inoltre, hanno tenuto nell´Ospedale di Slatina corsi di aggiornamento sull´impiego di nuove tecnologie e procedure per il pronto soccorso. L´iniziativa è promossa dal Gruppo Pirelli, che, oltre che finanziare le attività formative, ha donato all´Ospedale rumeno moderne attrezzature sanitarie per la diagnostica e gli interventi d´urgenza, tra le quali un ecografo e un elettrocardiografo. L´accordo rientra nell´ambito delle iniziative sociali e di sviluppo sostenibile di Pirelli nella comunità di Slatina, dove il Gruppo ha realizzato un grande polo industriale dedicato alla produzione di pneumatici ad alte prestazioni per i mercati dell´Europa Centrale e Orientale. La collaborazione prevede complessivamente il coinvolgimento di circa 70 persone tra medici e infermieri dell´ospedale di Slatina nell´arco di tre anni, con la partecipazione a corsi teorici e pratici sulle attività di Medicina d´Urgenza, Chirurgia d´Urgenza, Terapia Intensiva, Rianimazione, Ginecologia d´urgenza ed Epidemiologia Nosocomiale. "Pirelli considera particolarmente importante l´integrazione nelle realtà in cui opera e ha dunque scelto di sostenere un´iniziativa che avesse al centro la tutela della salute, attraverso il miglioramento dei servizi dell´´ospedale locale", ha dichiarato Enrico Malerba, Amministratore Delegato di Pirelli Tyre Romania. "Siamo molto soddisfatti dei risultati finora raggiunti sia per la qualità della formazione sia per i buoni rapporti, professionali e personali che nel corso di quest´anno si sono creati tra medici e infermieri italiani e rumeni. La grande professionalità del personale di Niguarda ci sta consentendo di dare un contributo utile all´Ospedale di Slatina e all´intera comunità cittadina, della quale il Gruppo Pirelli si sente ormai parte integrante". "Il nostro Ospedale è impegnato da molti anni, su indicazione della Regione Lombardia, in diversi progetti in ogni parte del mondo e siamo stati ben lieti di mettere a disposizione la professionalità dei nostri operatori per questa importante iniziativa voluta da Pirelli in Romania", ha sottolineato Pasquale Cannatelli, direttore generale dell´Ospedale Niguarda Ca´ Granda" "La collaborazione svolta quest´anno con l´ospedale di Niguarda, e che continuerà nei prossimi anni, è stata un´esperienza estremamente positiva per il personale medico dell´ospedale di Slatina" ha dichiarato Ion Bratoi, Direttore Medico dell´Ospedale Regionale d´Emergenza di Slatina. "La grande professionalità dei medici italiani è un esempio per il personale medico rumeno, che ha potuto apprezzare in particolar modo la struttura organizzativa dell´attività d´emergenza dell´ospedale milanese. Ringraziamo Pirelli per il supporto e per le attrezzature mediche donate all´ospedale di Slatina, che garantiranno ai cittadini un´assistenza medica di alto livello". .



Cattolica, sesso per i test universitari

Repubblica.it del 11/12/2008 , articolo di Francesco Viviano ed. Roma

Arrestato funzionario: chiedeva incontri hard e soldi alle studentessedi Francesco Viviano Negli ospedali e nelle Asl romane ci sono decine e decine di infermieri che da anni "assistono" ammalati e lavorano anche nelle sale operatorie. Sono sparsi alla Cattolica, al Fatebenefratelli, all´Accademia Teatina delle Scienze, al Sacro Cuore, all´Asl di Frascati. Ufficialmente sono tutti infermieri, tutti professionali, ma con diplomi tutti falsi prodotti in una "fabbrica" di Cosenza e distribuiti in tutta Italia, soprattutto nel sud Italia e a Roma. Il prezzo del falso diploma variava dagli 8 ai 10 mila euro.La truffa e i falsi infermieri sono stati scoperti dai Nas, al comando del colonnello Ernesto Di Gregorio che con i suoi uomini ha "radiografato" - è il caso di dirlo - migliaia e migliaia di diplomi per infermieri falsi a partire dal 1975 fino all´altro ieri. E così settantaquattro persone sono state arrestate, un altro centinaio sono indagate e altri ancora potrebbero presto finire nei guai. I protagonisti di questa vicenda, sono un vero infermiere (almeno così pare) che lavora a Cosenza, Damiano Taraso e altri componenti della sua famiglia e della sua parentela (tutti infermieri naturalmente qualcuno anche capo sala) e il direttore della segreteria didattica della Cattolica, Antonio Pongetti, specializzato nel rilasciare test di ammissione per l´ingresso alla facoltà di Scienze infermieristiche dell´Università. Entrambi sono finiti in carcere. Pongetti non si limitava soltanto a farsi pagare i test di ammissione ma, spesso, chiedeva anche prestazioni sessuali. Una studentessa però lo ha letteralmente mandato a quel paese, quando Pongetti, insistendo in maniera ossessiva, riceve dalla ragazza un sms: «Non ti voglio vedere più, se sarò capace tenterò di passare i test con le mie sole forze e tu vaffa...».La ragazza e altri aspiranti infermieri spesso venivano accompagnati da Damiano Taraso all´interno degli ospedali e delle università romane e li presentava anche a presunti professori o medici che avrebbero agevolato il loro ingresso nel mondo del lavoro e le loro future carriere. I carabinieri del Nas hanno scoperto la compravendita dei diplomi di falsi infermieri in seguito a una denuncia presentata nel 2007 dal collegio degli infermieri di Cosenza che aveva fatto delle indagini dopo che un medico di "Villa Torano" si era accorto che tra i suoi collaboratori c´erano degli infermieri "professionali" ma del tutto impreparati. Per centinaia di falsi infermieri, soprattutto quelli entrati negli anni ?70, i reati sono già prescritti. Ma le amministrazioni sanitarie possono ancora prendere provvedimenti.L´inchiesta dei carabinieri è tutt´altro che conclusa, si sta ancora indagando per verificare casi di favoreggiamento da parte di medici o capi sala che, pur al corrente di quanto accadeva, non avrebbero preso provvedimenti. Ma adesso sono in molti a rischiare: il gip di Cosenza ha infatti disposto sequestri preventivi dei patrimoni dei falsi infermieri che, se processati e condannati, dovranno rimborsare migliaia di euro per gli stipendi incassati in tutti questi anni.


Test truccati, bufera sul "Sacro Cuore"

DNews del 11/12/2008 , articolo di >> Gianluca Mancuso ed. Roma p. 7

Antonio Tongettiè finito in carcere su ordine del gip De Franco di Cosenza: 6 gli studenti beneficiari dei favori, una ventenne costrettaa fare sesso. Diplomi falsi Nel mirino del pm anche due infermieri di Villa Betania e della Nuova ItorRoma Da una studentessa di vent'anni avrebbe preteso un rapporto sessuale in cambio dei risultati del test d'ingresso alla facoltà di Medicina. In tutto ben sei studenti (cinque indagati, uno finito ai domiciliari) avrebbero beneficiato dei favori elargiti da Antonio Tongetti, direttore della segreteria didattica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il funzionario - secondo il gip del Tribunale di Cosenza, Loredana De Franco- sarebbe al centro del filone capitolino dell'inchiesta coordinata dal pm Francesco Minisci su un giro di falsi diplomi di infermiere culminata ieri nell'emissione di 72 ordinanze di custodia cautelare (2 in carcere, 70 ai domiciliari). Le cliniche capitoline Dall'indagine, condotta dai carabinieri del Nas, è emerso che le persone coinvolte - gli indagati sono 159- avrebbero acquistato il diploma di infermiere pagandolo con una cifra che si aggira tra gli8e 15mila euro, senza aver mai effettuato un giorno di scuola. Tra i beneficiari, anche due paramedici - ai domiciliari - che hanno prestato servizio a Roma. Si tratta di Raffaele Maria Giorno (clinica privata Nuova Itor) e di Francesca Sorrentino (casa di cura Villa Betania). I due avrebbero beneficiato- secondo il pm Minisci- della compravendita di diplomi falsi gestita da Damiano Taraso, l'uomo che produceva i diplomi falsi: unico indagato finito dietro le sbarre con Tongetti. In uno degli episodi relativi al fronte capitolino dell'inchiesta, il gip di Cosenza Loredana De Franco contesta al direttore della segreteria didattica del Sacro Cuore di aver approfittato sessualmente di una ragazza di vent'an ni, "rappresentandole il suo interessamento come determinante per l'ingresso alla facoltà e prospettandole un esito negativo qualora si fosse sottratta alle sue richieste". Lo stesso funzionario, in altre occasioni, avrebbe ricevuto nel suo studio, insieme ad un infermiere cosentino, gli studenti che erano interessati ad acquistarei test d'ingresso della prova di ammissione. Reati prescritti Cinque le città dove sono state effettuate decine di perquisizioni. Non solo Roma, ma anche Cosenza, Crotone, Varese, Alessandriae Firenze, dovei militari del Nas hanno recuperato 34 diplomi contraffatti. Tra le persone coinvolte in stato di libertà ci sono anche medici, studenti universitari che avrebbero ricevuto in anticipo le risposte al test di ammissione dell'Università Sacro Cuore di Roma, funzionari e faccendieri, impiegati pubblici. In molti casi nonè stato possibile procedere per la prescrizione del reato, considerato che l'indagine ha scoperchiato un pentolone di illeciti e assunzioni di falsi infermieri risalenti fino al 1975. Persone che hanno prestato servizio in ospedali pubblici e cliniche private, ma munite di un titolo di studio acquistato. In una nota l'U niversità Cattolica del Sacro Cuore ribadisce "che la facoltà di Medicinae Chirurgia ha attuato le più severe misure per garantire uno svolgimento regolare delle prove di ammissione alla Facoltà ".
Nuovo scandalo Test truccati e diplomi facili: ancora bufera su sanità e università romane



Uno dei paramedici era persino svenuto alla vista del sangue

DNews del 11/12/2008 ed. Roma p. 7

Indagine nata dal sospetto di un primario calabreseUno dei presunti infermieri era persino svenuto alla vista del sangue. L'indagine che ha scoperchiato un vasto giro di diplomi falsi è partita dal sospetto di un medico ospedaliero di Cosenza che due anni fa chiamò l'ordine degli infermieri per verificare se un dipendente fosse iscritto all'albo professionale. Così si scoprì che il presunto infermiere professionale non risultava essere mai stato iscritto a nessuna scuola di specializzazione. Dopo le denuncia, le verifiche dei Nas che hanno scoperto che qualcuno dei presunti infermieri aveva anche fatto carriera, diventando caposala, oppure internista di sala operatoria. Coinvolti, in alcuni casi, interi nuclei familiari che svolgevano la stessa attività professionale.

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