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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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venerdì, novembre 28

Rassegna Stampa - 28.11.2008


Lecco, licenziata infermiera killer

TGCOM 30.11.2008 Cronaca
Sonia Caleffi prendeva ancora la paga
Sonya Caleffi, l'infermiera killer dell'ospedale di Lecco, responsabile della morte di cinque pazienti, è stata licenziata solo venerdì 28 novembre 2008 dalla struttura sanitaria. La donna ha ricevuto uno stipendio di circa 600 euro al mese per i quattro anni intercorsi tra il momento dell'arresto e la notifica della condanna definitiva a 20 anni di reclusione, sentenza confermata dalla Cassazione.
Lo stipendio corrisposto era la metà della somma mensile in quanto la dipendente risultava sospesa e sottoposta a procedimento disciplinare. Con quattro anni di ritardo rispetto ai fatti l'azienda ospedaliera ha potuto comunicare il licenziamento senza preavviso e interrompere il pagamento dello stipendio, ora con possibilità di rivalersi sulla ormai ex-dipendente.


Morte cerebrale, domani si fa il punto nella clinica neurologica universitaria

Il Resto del Carlino del 28/11/2008 ed. Bologna p. 21

Domani dalle 9, nella clinica neurologica universitaria di via Foscolo 7, si svolgerà un corso nazionale di aggiornamento per tecnici di neurofisiopatologia sulla nuova normativa di legge per l'accertamento medico-legale della morte cerebrale e successivo prelievo di organi per trapianti. Interventi, tra gli altri, della parlamentare Paola Binetti, Maria Paola Landini, Giovanni Leonardi, Paolo Martinelli, Alessandro Nanni Costa, Lucio Santoro, Angelo Mastrillo e Annalisa Silvestro.


«Quel conteggio non ha senso»

Il Gazzettino del 27/11/2008 ed. VENEZIA p. II

L'Ulss 13: «I permessi sono spettanze di legge, non ci possiamo intromettere»«Ho incaricato i miei uffici di verificare i dati relativi alla presenza degli infermieri». All'indomani dei dati emersi nel convegno all'hotel Amadeus sulle ore effettivamente consumate al lavoro dagli infermieri dell'Ulss veneziana (22-23 sulle 36 contrattuali), il direttore dell'azienda sanitaria Veneto orientale, Paolo Stocco, ha annunciato di avere chiesto un monitoraggio all'ufficio personale. «Solo per curiosità, per conoscere i dati relativi alla nostra sanità; sono dati che al momento non conosciamo. Quindi non c'è alcuna campagna contro il prezioso lavoro degli infermieri - tiene a precisare - è chiaro che non possono essere conteggiate le ferie quando si fanno questo tipo di valutazioni. Solo valutare la situazione per quello che è (anche il collega di Venezia, sono sicuro, non voleva mettere nessuno sotto accusa). Il fatto è che gli infermieri sono pochi e quei pochi fanno valere le loro giuste esigenze; dall'altra parte, però, ci sono le necessità dei cittadini e fare collimare le due problematiche è una missione quasi impossibile». Stocco sottolinea a più riprese il problema della reperibilità del personale. «Ad esempio noi, come caratteristiche del territorio e quindi esigenze conseguenti, avremmo una maggiore necessità nel periodo estivo, dove si evidenza la maggiore criticità; in quei mesi siamo costretti ad affidarci a dei service esterni, con tutti i problemi che ne conseguono (si tratta di personale non stabilizzato, con un tur-over elevato)». Ora, dunque, questo monitoraggio che aiuterà a comprendere la situazione nell'Ulss 10. «Una volta concluso conclude Stocco andranno fatte le valutazioni del caso. É chiaro che, se emergesse la stessa situazione del veneziano, la soluzione (fermo restando i problemi di reperibilità di cui parlavo prima) non può prescindere da un discorso generale di riorganizzazione della sanità, che non riguarda solo il nostro territorio».
«Il conteggio delle ore di lavoro degli infermieri? Non l'abbiamo fatto e non ci interessa farlo». L'Ulss 13 del Miranese e della Riviera del Brenta non prende a esempio le dichiarazioni del direttore generale dell'Asl veneziana, Antonio Padoan, in merito alla questione degli infermieri che, stando a un calcolo basato sui cartellini timbrati, lavorerebbero in media 22 ore settimanali invece che 36. A parlare per l'azienda del Miranese è il direttore sanitario Filippo Accietto. «Ci sono delle spettanze di legge al riguardo: maternità, permessi, ferie, sono garantiti dal contratto. Non possiamo intrometterci, non spetta a noi. A noi non importa molto capire quanto lavorano effettivamente i nostri dipendenti, non ci interessa calcolare quante ore trascorrono in ospedale se tutto ciò che fanno è nei loro diritti». Il conteggio di Padoan, insomma, non è stato messo in atto dai vertici dell'Ulss 13 semplicemente perché porterebbe dei dati utili solo a livello statistico, ma in concreto porterebbero a ben poco. «Non spetta a me valutare le intenzioni del direttore Padoan continua Accietto non intendo esprimere giudizi sull'operato dei colleghi. Evidentemente se ha commissionato questo tipo calcolo è perché per l'Ulss 12 la situazione delle ore in meno costituisce un problema serio. Ma ripeto che per quanto ci riguarda noi non l'abbiamo fatto e non lo faremo».Fabrizio Cibin
Davide Tamiello


C'è un'emergenza organico mancano 400 persone

Il Gazzettino del 27/11/2008 ed. VENEZIA p. II

Gli infermieri in servizio nell'Ulss 12 sono troppo pochi. E i part time sono al di sotto della soglia del 25\% fissato dalla legge. É la replica dei sindacati all'ultima accusa del direttore generale Antonio Padoan, che citano gli ultimi dati diffusi dalla stessa azienda. Su una pianta organica complessiva di 3.949 unità, i lavoratori complessivamente in servizio a tempo indeterminato sono 3.500, altri 31 sono i temi determinati, per un totale di 3.531 lavoratori attivi (di cui 458 in part time) e un buco in organico di 418 unità. Solo sul fronte infermieri, la dotazione organica sarebbe di 1.324 unità, quelli in servizio si fermano 1.154 (di cui 184 in part time) per un totale di 170 posti vacanti. Ogni quattro part time, per legge, dovrebbe essere assunto un infermiere, ma questo non avviene, così come non vengono sostituite le maternità. All'ospedale all'Angelo, in particolare, su 714 infermieri 126 sono in part time; mentre al Civile, su 431 infermieri, 58 hanno optato per l'orario ridotto.


Si chieda perchè nessuno vuol fare questo lavoro

Il Gazzettino del 27/11/2008 ed. VENEZIA p. II

LA LETTERA
Pubblichiamo questa lettera giunta via mail da Mirano, dal lettore Christian Deganello, in qualche modo emblematica del "risentimento" degli infermieri dopo le parole di Padoan.
«Incredibile!!! Padoan ha perso la classica occasione per starsene zitto... Ha messo in discussione i diritti previsti dal contratto, cosicchè le ferie sono paragonate ad una sorta di assenteismo... Ci sono molti infermieri con un monte ore ben superiore al dovuto, altri non hanno ancora utilizzato interamente le ferie a disposizione nell'anno corrente a causa della cronica carenza d'organico ed altri ancora vengono continuamente richiamati in servizio nei giorni di riposo per la medesima motivazione. La figura dell'infermiere è la più carente nel mondo del lavoro e questa situazione è destinata a peggiorare nel corso degli anni; nessuno si chiede il perchè? Si lavora di giorno, di notte, nei festivi; turni massacranti con relativo rischio biologico,la paga di un operaio e da qulche anno è richiesta pure la laurea... Serve altro per far desistere i giovani ad intraprendere questo percorso professionale? A quanto pare si... Ora ci sono anche le parole del "signor" Padoan...Complimenti! Ma ora mi chiedo,se le sue parole corrispondessero a verità,perchè nessuno vuole fare questa professione? E'un bel paradosso.»


La rabbia degli infermieri: «Padoan chieda scusa»

Il Gazzettino del 27/11/2008 ed. VENEZIA p. II

Offesi e infuriati. L'uscita del direttore generale dell'Ulss 12, Antonio Padoan, sugli infermieri che lavorano poche ore, ha messo in agitazione un'intera categoria. Ieri mattina, nelle corsie degli ospedali di Mestre e Venezia, come nei distretti dell'azienda sanitaria, non si parlava d'altro. E in tanti hanno intasato i cellulari e le mail dei vari rappresentanti della categoria. Che, a loro volta, hanno voluto stigmatizzare pubblicamente quanto detto da Padoan invitandolo, in molti casi, anche a chiedere scusa. Insomma, l'ennesimo polverone. Prevedibile, visto il tenore delle dichiarazioni che il direttore generale aveva rilasciato, l'altro giorno, ad un convegno veneziano della Lega: «gli infermieri lavorano in media 22-23 ore, anzichè 36» perché «sono persone che utilizzano tutti i mezzi previsti dal contratto, come ad esempio le ferie, le malattie, i permessi di studio e quelli sindacali» testuale.
Tra i primi a saltare sulla sedia, ieri mattina, il presidente del Collegio Ipavsi, Luigino Schiavon, che ha subito diramato un comunicato: «Non accettiamo che, per facili demagogie e populismo, si discrediti gratuitamente la professione infermieristica generalizzando colpevolmente situazioni specifiche». Un presidente indignato che, a voce, ha puntualizzato: «Padoan ha ragione nel dire che c'è un eccesso di utilizzo del part-time o della legge 104 (per l'assistenza i parenti invalidi, che devono essere certificati, ndr.). Ma si sbaglia, e di grosso, quando parla di ferie, di malattie o di formazioni. E in ogni caso, se ci sono mele marce, è l'azienda che deve eliminarle». Nel comunicato Padoan è invitato a visitare più spesso le unità operative e i servizi, così «capirebbe che gli infermieri non lavorano poco, anzi sostengono il sistema salute, garantiscono ai cittadini servizi e attività anche in situazioni pesanti e talvolta neppure conosciute dal direttore generale». Una stoccata è riservata anche all'ospedale all'Angelo: «Padoan sa che il grazioso gioiello non è pieno di fannulloni, ma di infermieri che compensano con il sacrificio e la disponibilità ai tanti problemi organizzativi e strutturali».
Nessun comunicato unitario, per Cgil,Cisl e Uil, che non sono riusciti a trovare un accordo su un testo comune. Ma tante dichiarazioni o comunicati, tutti pieni di rabbia. «Quelli di Padoan sono i conteggi del pollo - ha dichiarato Francesco Menegazzi della Uil - facile arrivare a 22 ore, tirando in ballo ferie, malattie, part time che ovviamente sono pagati di meno. Quello che il direttore generale non dice è che manca personale: ci sono in media 70-80 maternità non sostituite, c'è un abuso dello straordinario (120.000 ore nel 2007) e tanti dipendenti avanzano ferie dal 2007. É di questi giorni una disposizione perentoria della stessa direzione generale a mandare gli infermieri in ferie perché non abbiano più di 14 giorni arretrati alla fine dell'anno. Ma questo solo perché è un obiettivo di budget che intascherà il direttore generale, indipendentemente dai bisogni dei servizi». Mentre Ugo Rossi, altro sindacalista Uil, ha sottolineato i sacrifici che fanno i sindacalisti: «Se fossi in Padoan mi vergognerei di offendere chi troppo spesso ha penalizzato la famiglia per il lavoro. Non ha rispetto per il lavoro degli altri, poi quando deve parcheggiare usa il posto degli handicappati».
Temi su cui è tornato anche Mirco Ferrarese, della Cgil: «Troppo comodo, per Padoan, scegliersi una platea leghista per andare a dire che gli infermieri sono dei fannulloni. Intanto sfugge a tutti i confronti con il Comune, in cui dovrebbe parlare di come l'ospedale funziona male e delle drammatiche carenze d'organico. In tutta l'Ulss la dotazione organica è ormai al di sotto di 400 unità, di cui 170 infermieri». «Padoan dà i numeri», ha titolato il suo comunicato la Cisl. «Padoan non sa di cosa sta parlando - ha rincarato la dose Dario De Rossi - generalizzare così dei numeri tanto diversi non porta da nessuna parte. Non ha senso parlare di una media di 22 ore che conteggiano anche diritti come le ferie, le malattie, la formazione. La verità è che mancano infermieri, o meglio ore di lavoro. E il tema delle maternità e dei part-time che non vengono sostituiti e integrati, lo avevamo sollevato da tempo noi sindacati. Ora il direttore generale lo strumentalizza contro una categoria che si sacrifica, fa i doppi turni, non usufruisce delle ferie».
Ultima voce, quella della Federazione dei sindacati indipendenti che ha chiesto una smentita a mezzo stampa e nel frattempo chiederà ai lavoratori di bloccare gli straordinari. «Brunetta ci toglie la malattia - ha commentato ironico il segretario territoriale, Roberto Tosi - Padoan ci toglierebbe volentieri il contratto di lavoro».
Roberta Brunetti


«Lavorate poco», infermieri in rivolta

Il Gazzettino del 27/11/2008 ed. VENEZIA p. 1

I rappresentanti dei lavoratori subissati di mail e sms. «Padoan dica invece che siamo sotto di 170 unità» Durissima reazione dei sindacati alle affermazioni del direttore generale dell'Asl 12Venezia
Infermieri offesi e infuriati. L'uscita del direttore generale dell'Ulss 12, Antonio Padoan, sugli infermieri che lavorano poche ore («in media 22-23 ore, anzichè 36» perché «sono persone che utilizzano tutti i mezzi previsti dal contratto, come ad esempio le ferie, le malattie, i permessi di studio e quelli sindacali»), ha messo in agitazione un'intera categoria. Ieri mattina, i cellulari e le mail dei vari rappresentanti della categoria sono stati presi d'assalto da tanti lavoratori arrabbiati. E contro Padoan si sono dichiarati in tanti: il Collegio Ipavsi degli infermieri («Non accettiamo facili demagogie e populismo»), Cgil, Cils e Uil, che però non hanno siglato un documento comune, nonché la Federazione dei sindacati indipendenti, che ha invitato al blocco dello straordinario. A detta di tutti, Padoan ha sbagliato a conteggiare in un unico calderone le assenze per ferie, malattie e formazioni. E il problema non sono le ore lavorate dagli infermieri in servizio, che spesso vanno in straordinario e avanzano ferie dal 2007, quando i buchi in organico: oltre 400 ore per tutta l'Ulss 12, 170 per i soli infermieri.A pagina II


I sindaci contro Bertoglio «Troppi infermieri esterni»

Il Giorno del 28/11/2008 , articolo di DANIELE DE ed. Lecco p. 8

Avanzate proposte per garantire i servizi in ospedaledi DANIELE DE SALVO - MERATE - SI ALLARGA la protesta contro la decisione di affidare il servizio infermieristico dell'Ortopedia e dell'Oculistica del San Leopoldo Mandic a una cooperativa per utilizzare il personale attualmente impiegato in altri ambiti. Oltre ai dipendenti del presidio brianzolo, che hanno raccolto più di mezzo migliaio di firme per scongiurare tale ipotesi, si sono mobilitati anche i sindaci della zona. L'ARGOMENTO è stato discusso martedì sera nell'ambito della riunione dell'Assemblea distrettuale dei primi cittadini. «Ci associamo a quanti sono preoccupati che reparti tanto importanti finiscano in mano a persone estranee alla storia e alla tradizione del nostro presidio - ha commentato a nome di tutti i colleghi Giovanni Battista Albani -. Si tratta di strutture che funzionano bene grazie anche all'intesa, alla professionalità e alla dedizione maturata nel tempo dai vari operatori. Per questo auspichiamo che i vertici sanitari tornino sui loro passi e eventualmente trovino soluzioni alternative alla carenza di organico». Tra le ipotesi al vaglio anche quella di dirottare gli «esterni» in Pronto soccorso invece che in Ortopedia per occuparsi dell'osservazione breve, ovvero dei pazienti tenuti sotto stretto controllo prima di decidere se dimetterli o ricoverarli. Una eventualità questa che sembra piacere pure ai responsabili del nosocomio perchè richiederebbe l'utilizzo di gente esterna limitata a non più di una decina di unità e non interferirebbe in alcun modo con l'organizzazione. MA I PROBLEMI per gli infermieri non si limitato ai pericoli derivanti dalla cooperativa. Sul tavolo ci sono più questioni aperte. Ad esempio la maggioranza di Rad, responsabili di area dipartimentale, lavorano a Lecco. Ciò significa che le istanze di quanti stanno a Merate passano sempre in secondo piano e le esigenze del «Manzoni», sia a livello economico che gestionale, contano più di quelle del «Mandic». Una situazione questa che riguarda anche i medici. La dottoressa Anna Cazzaniga, direttrice del Sitra, il Servizio infermieristico tecnico, di stanza ovviamente nel capoluogo, ha poi annunciato che intende rivedere i turni degli infermieri meratesi, facendoli diventare fissi, mentre ad oggi, grazie alla capacità dei caposala, gli orari sono stilati tenendo conto per quanto possibile delle esigenze dei singoli. E, ormai è provato, quando si è soddisfatti si lavora meglio e la produttività, che in questo caso si traduce in migliori cure per i degenti, aumenta.


«Faccio doppi turni e ho il telefono acceso anche durante la notte Non mi sento fannullone»

Corriere del Veneto del 28/11/2008 ed. VENEZIA p. 11

VENEZIA - «Lo vedi il mio cellulare? È acceso ventiquattro ore al giorno, sempre, per qualsiasi necessità, sia sanitaria che tecnica. L'altra sera c'è stato un piccolo black-out di notte e sono dovuto correre in centrale». E i suoi colleghi non sono da meno. «Nei casi di emergenza nessuno si tira indietro: la notte dell'incendio nella palazzina a Rialto un operatore della centrale non ha esitato a togliersi le cuffie, infilarsi il giubbotto e andare a dar manforte ai suoi colleghi. Quando c'è l'emergenza, basti pensare all'Heineken Jammin' Festival dello scorso anno o agli incidenti in autostrada, non ci sono orari».Roberto Bergamasco, caposala della centrale operativa del Suem 118 dell'Asl 12 e coordinatore infermieristico dell'intero dipartimento di emergenza e urgenza dell'Asl 12, è uomo di prima linea. In questo momento è il referente di circa 240 operatori tra infermieri, autisti, tecnici, operatori sociosanitari che ogni giorno e ogni notte salvano decine di vite reali, non quelle delle fiction «alla E.R.». Sono coloro che del «fannullone» hanno ben poco.«L'intero comparto dell'emergenza- urgenza - dice Bergamasco, numeri alla mano e senza fare polemica - ha accumulato 15 mila ore di straordinari nell'ultimo anno. È stato un periodo impegnativo, tra il trasloco nella nuova centrale operativa e quello dell'ospedale».In particolare quest'ultimo ha portato gli infermieri ad un notevole lavoro extra. È per questo che molti camici bianchi in ospedale sono stati più feriti che offesi dalle parole del direttore generale Antonio Padoan, proprio a pochi mesi da un'impresa costata così tanta fatica. «Il trasferimento dal vecchio Umberto I all'ospedale dell'Angelo ha comportato uno sforzo enorme per il personale - spiega l'infermiere - l'organizzazione del pronto soccorso è cambiata completamente e per quasi un mese, dal 24 maggio al 15 giugno, abbiamo garantito un mezzo in più con lo stesso personale, facendo i doppi turni».Proprio quello del personale è uno dei problemi principali: «Ci sono situazioni in cui la carenza è evidente, penso a Lido o Pellestrina. Quello dei part-time può essere un problema, ma la direzione ha evitato di assegnarli a noi, ben sapendo della delicatezza del nostro servizio».A.Zo.In corsia La polemica


Padoan: «42 milioni spesi per le assenze Privilegi nei distretti»

Corriere del Veneto del 28/11/2008 ed. VENEZIA p. 11

Il direttore: contratto aziendale da rivedereL'azienda sanitaria è seconda nel Veneto per giorni di malattia dei dipendenti, ma la prima ha molto più personale VENEZIA - Prendersi un intero giorno di malattia per un prelievo del sangue, oppure, donare il sangue di sabato e chiedere di «recuperare» il riposo il lunedì successivo. Dovrebbero essere casi limite ma, secondo l'Asl 12, non lo sono. Tanto che a fine anno ci sono quasi un milione e trecentomila ore non lavorate a vario titolo, divise tra infermieri, medici, dirigenti, amministrativi. Il direttore generale dell'Asl Antonio Padoan mette da parte i toni da crociata, e fa appello ai sindacati per rivedere quello che descrive come un «regime di privilegi». Nel mirino del direttore ci sono soprattutto gli infermieri che, dati dell'ufficio personale alla mano, lavorano 25,68 ore effettive la settimana anziché 36. Il risultato è che vengono pagati 40 euro l'ora, invece dei 25 medi da contratto. Colpa degli «istituti» ha spiegato ieri Padoan, vale a dire un lungo elenco di casi in cui, ad esclusione di gravidanza, ferie, malattia, si può restare a casa, a stipendio pieno. L'elenco del direttore comprende: i tre mesi di allattamento dopo il parto, permessi studio da 150 ore l'anno, le missioni, i concorsi, le commissioni di qualità e le assemblee sindacali. Diritti sacrosanti dei lavoratori, ribattono i sindacati. «Ma per noi - dice Padoan - la media di 12,85 giorni d'assenza l'anno, quando aziende delle stesse dimensioni stanno sotto i 9 giorni, si traduce in costi insostenibili e disservizi ai pazienti». A fine anno la categoria degli infermieri costa all'azienda il 59,5% in più a causa dei giorni non lavorati: oltre 42 milioni di euro. In realtà le percentuali non cambiano di molto se si va a spulciare fra i dirigenti (costo maggiorato del 50,9%) ma il conto è molto più contenuto: poco meno di 5 milioni di euro.Dopo le polemiche dei giorni scorsi, insomma, Padoan, pur con dei distinguo (l'encomio agli infermieri ospedalieri contrapposti ai meno presenti colleghi dei distretti) non arretra. Anzi, aggiunge un'infilata di numeri e percentuali per dimostrare che un problema sulle ore effettivamente lavorate dagli infermieri c'è, eccome.Da lontano arrivano le critiche anche di Paola Gasbarri, dei Cobas sanità: «Padoan dica perchè negli ultimi anni sono aumentati dirigenti, capi, organizzatori mentre ci sarebbe bisogno di operatori socio sanitari».Ma Padoan non li sente. «Non voglio dare del fannullone a nessuno», dice. Ma poi fa presente che i 4.410 dipendenti dell'Asl veneziana hanno accumulato nel 2007 56.199 giorni di malattia, secondi solo a un'altra Asl veneta che conta, però, 5.120 dipendenti. E dice che un contratto nazionale e un contratto aziendale «da privilegiati » stanno mettendo in crisi il sistema sanitario sul territorio.Il campo di battaglia non sono gli ospedali dove tutti, dai medici agli infermieri, lavorano in modo sostenuto, bensì i distretti. «Continuiamo a dire che dobbiamo investire sui servizi al territorio e puntare sulla continuità assistenziale - dice il direttore - ma è fisicamente impossibile finché nei distretti finisce buona parte dei 500 dipendenti part time che abbiamo ». Con casi limite come il distretto del Lido dove su 41 dipendenti, 19 sono a part time. La soglia dei lavoratori part time, che per contratto nazionale è del 20% e per quello aziendale del 16%, è uno dei punti che l'Asl chiede ai sindacati di rivedere. «Ci sono troppi contratti di questo tipo a tempo indeterminato - dice Padoan - cerchiamo il modo di limitarli alle esigenze reali». Nessuno lo dice apertamente, ma il sospetto che aleggia è che qualche part time arrondi poi in strutture private.«I dati sul part time - tuona Padoan - sono una vergogna, il sindacato dovrebbe stare dalla parte dell'azienda per far lavorare questa gente. In Ungheria medici e infermieri lavorano 60 ore a settimana, qui non arrivano a fare neppure le 36 del contratto».E tra le richieste al sindacato il direttore infila anche la revisione dei premi. «Vanno a tutti - dice Padoan - indistintamente, mentre ci sono lavoratori che meriterebbero un incentivo per l'impegno profuso ».Insomma, la meritocrazia in corsia. E poi l'aggiornamento dell'organico: «Le cose sono cambiate negli ultimi 10 anni - spiega il direttore - in passato si teneva conto dei tempi di consegna ma ora abbiamo i carrelli automatizzati. L'organico, com'è ora, è un imbroglio ».Martina Zambon ❜❜ I casi limite frequenti Chi fa l'esame del sangue ha diritto a stare a casa un giorno in malattia


«Pensi piuttosto a risparmiare sui consulenti»

La Nuova Venezia del 28/11/2008 ed. Nazionale p. 15

Mancano 350 operatori: nel 2008 ben 120 mila ore di straordinario - LA REPLICA Cgil e Uil all'attacco«Padoan, ora stai esagerando». Cgil e Uil replicano così alle dichiarazioni del direttore generale. «Ma stiamo scherzando? - si chiedono i sindacati - E' forse un illecito utilizzare quanto previsto da norme di legge e contrattuali? Vogliamo tornare ai primi del Novecento?».Il direttore generale ha sottolineato che il problema risiede soprattutto nei distretti e ha sollecitato i sindacati a collaborare moderando la richiesta di part time. «Per fare funzionare un servizio e garantire un'attività è necessario investire sul personale che opera in prima linea, magari risparmiando sui costi di qualche consulente inutile» si legge nel comunicato di Cgil e Uil.Il sindacato, in barba alle considerazioni che la pianta organica non è la Bibbia, ribadisce la «pesantissima carenza di personale, circa 350 unità, le oltre 70 maternità non sostituite, le 120 mila ore di straordinari per il 2008 fino a oggi, i rientri in doppio, turno, il sistematico sforamento delle norme che disciplinano la pronta disponibilità: tutte cose che giustificherebbero altre assunzioni che vengono invece sistematicamente negate o differite».Quanto agli infermieri che non si trovano «sono stati assunti 39 infermieri su una graduatoria di 80 e, soprattutto, l'Asl 12 nega la possibilità di rientrare al lavoro a infermieri che si erano licenziati per gravi motivi famigliari» replica Francesco Menegazzi (Uil Fpl).In merito al part time a vita «forse Padoan non sa - continua Menegazzi - che qualche anno fa noi l'abbiamo fatto un accordo sul part time a tempo determinato». Uil e Cgil invitano quindi Padoan a «un pubblico incontro con i lavoratori e chi li rappresenta, cercando di avere più rispetto per chi contribuisce, attraverso il suo lavoro, a fargli raggiungere gli obiettivi fissati dalla Regione».Dario De Rossi (Cisl Fps) rilancia con una provocazione. «Il direttore generale più che fare medie aritmetiche dovrebbe calarsi un po' di più nella realtà. Si faccia portavoce nei confronti della Regione e del governo-amico della richiesta di una moratoria rispetto al blocco delle assunzioni e di tagli che si ripercuotono sempre sul personale».Anche Cobas Sanità critica infine il fatto che «l'Asl 12 privilegia, ormai da anni, assunzioni di dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi mentre occorrerebbero assunzioni urgenti di Oss e infermieri, avallando ben 143 coordinamenti e oltre 80 posizioni organizzative».Per i Cobas «solo adeguate dotazioni organiche, condizioni di lavoro dignitose e sicure, turni che garantiscono il necessario riposo psico-fisico permettono qualità assistenziale e diminuiscono il rischio clinico per gli ammalati. La difesa del paziente cui aspira Padoan si ottiene anche attraverso la difesa del lavoratore». (m.sca.)


«Infermieri, sono troppi 500 part time»

La Nuova Venezia del 28/11/2008 ed. Nazionale p. 15

«Non sono fannulloni, ma si tratta di privilegi ormai indifendibili» - I paramedici lavorano più negli ospedali (29 ore la settimana) che nei servizi (23): «Ma l'orario è di 36»La polemica sugli infermieri? «Una tempesta in un bicchier d'acqua». Il direttore generale dell'Asl 12 Antonio Padoan si presenta con una valanga di dati per dimostrare che in ospedale si lavora più che nei distretti e comunque meno delle ore contrattualmente previste, che ci sono troppi «part-time a vita», che i sindacati dovrebbero guardare a quello che succede nel mondo, «smetterla di starnazzare e difendere privilegi ormai indifendibili».Padoan precisa che lui non ha mai parlato di «fannulloni» nè vuole negare il diritto alle ferie o alla malattia.Ore non lavorate. Ma snocciola una serie di dati per dimostrare che gli infermieri in ospedale lavorano più di quelli nei distretti: una media di 27,80 ore a settimana (straordinari compresi) all'ospedale di Venezia e di 29,18 a Mestre contro le 22,82 al distretto 2 Lido e isole e poco più di 23 negli altri distretti (dati al netto di ferie e ore di formazione). E questo a fronte di previsioni contrattuali di 36-38 ore. Guardando al periodo 1 gennaio-30 settembre 2008 su un monte ore totale di 6 milioni 716.851 ore i 1799 infermieri, 651 medici, 475 operatori socio-sanitari, 98 dirigenti e 1387 amministrativi dell'Asl 12 ne hanno timbrate (escluse gravidanze, missioni, comandi e malattie) 4 milioni 431.035. In totale, considerati anche altri parametri, le ore non lavorate ammontano a un milione 272.993.I motivi. A cosa è dovuta questa differenza? «A una miriade di istituti». Qualche esempio: la legge 104 sull'assistenza ai famigliari, la legge 338, «la giornata di riposo che alcuni si prendono dopo essersi sottoposti a un prelievo». Tutto alla luce del sole. Tutto previsto dalla legge. Ma si tratta di diritti che, di questi tempi, diventano «privilegi insopportabili».Part time. «Ci sono 500 part time - fa sapere Padoan - A Lido addirittura 19 infermieri su 43: come si fa a organizzare l'assistenza in queste condizioni? I sindacati dovrebbero tenere conto non solo della media aziendale (il tetto del 20 per cento, ndr) ma delle situazioni specifiche». E poi la bordata contro i part time a vita. «Chiedono il part time per allattare il bambino e poi lo tengono finchè diventa maggiorenne - sbotta Padoan - Organizzare un'azienda e qualsiasi servizio in queste condizioni diventa improbo». Ma presto l'Asl 12 prenderà provvedimenti. Si prenderanno in mano i 500 casi, uno per uno. Quasi scontato che si aprirà una vertenza.Malattie. Il riferimento per gli infermieri dovrebbe essere. «La barista del bar qui sotto - le rende onore Padoan - lavora dalle 6.30 alle 17.30 dal lunedì al venerdì. In 9 anni ha fatto 9 giorni di malattia». Con 56.199 giornate di malattia di 4.600 dipendenti, invece, l'Asl 12 è la seconda peggiore nel Veneto, con una media di quasi 13 giorni a testa contro una media regionale di 9. Per il numero di ore, invece, niente di meglio dei sanitari, medici e infermieri, ungheresi. «Lavorano 60 ore settimanali e non si lamentano» sottolinea il direttore generale.Organici. «Smettiamola di dire che servono infermieri - incalza Padoan - Gli organici non sono la Bibbia. Le condizioni e l'organizzazione di lavoro non è più quella di 10 anni fa. E poi tutti conoscono le limitazioni che impone la Regione e tutti sanno che gli infermieri non si trovano».Rinuncia. Chiede ai sindacati di discutere su tutto questo, di «accantonare questo sistema burocratico». Il direttore comincia a dare il buon esempio annunciando che, come commissario dell'Asl 14 di Chioggia, rinuncerà al premio che la Regione riconosce ai direttori generali per il raggiungimento degli obiettivi.(Massimo Scattolin)

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