Corriere del Veneto del 27/11/2008 ed. VENEZIA p. 11
VENEZIA - «Gli infermieri, come tutti i lavoratori, direttore generale compreso, hanno diritto alle ferie e hanno il dovere di non presentarsi al lavoro se sono ammalati», dice Luigino Schiavon. Il presidente provinciale del collegio Ipasvi, l'ordine di categoria risponde così al direttore generale che martedì sera ad un convegno organizzato a Venezia dalla Lega Nord aveva attaccato gli infermieri. Del resto lo aveva già detto nel luglio scorso durante la visita dei consiglieri regionali all'ospedale dell'Angelo («L'orario medio di lavoro di un infermiere è di 26 ore settimanali»), e lo ha ributo l'altra sera: «Gli infermieri lavorano 22/23 ore invece delle 36 ore previste dal contratto», tra ferie, part-time, formazione e malattie. Le parole del direttore dell'Asl 12 Antonio Padoan hanno però scatenato il putiferio tra i camici bianchi. Ieri il collegio è stato preso d'assalto dai messaggi degli infermieri che non ci stanno a passare per assenteisti. «Padoan sa che il "grazioso gioiello" dell'ospedale dell'Angelo non è pieno di fannulloni - dice Schiavon - ma di infermieri che compensano con il sacrificio e disponibilità ai tanti problemi organizzativi e strutturali». Sul piede di guerra anche i sindacati, che si dicono «indignati ed offesi». «È davvero umiliante - scrivono le segreterie di Cgil, Cisl e Uil - constatare come, non appena completata l'operazione trasloco e superata l'emergenza estiva con disagi ridotti al minimo, si spari nel mucchio per giustificare inefficienze e A.Zo.incapacità organizzative». I sindacati accusano Padoan di «gratuite provocazioni» e gli chiedono «più rispetto per il personale che contribuisce con l'impegno a garantire una sanità efficiente ai cittadini nonostante la difficile situazione nella quale sono costretti ad operare». Ma Padoan non arretra: per questa mattina ha convocato una conferenza stampa su «il contratto di lavoro e le garanzie per gli utenti del sistema sanitario».All'Angelo Infermieri davanti agli ambulatori dell'ospedale dell'Angelo
Collegio Ipasvi Iscritti 197 neolaureati
Il Giornale del Piemonte del 27/11/2008 ed. Nazionale p. 2
Il Collegio Ipasvi di Torino ha deliberato l'iscrizione di 197 nuovi laureati infermieri che avevano presentato domanda. I nuovi iscritti al Collegio potranno partecipare a tutti i concorsi che verranno banditi nelle prossime settimane. Si spengono così le polemiche intorno all'opportunità dei neolaureati di iscriversi subito.
Infermieri professionali elezioni del Direttivo
Il Piccolo di Trieste del 27/11/2008 ed. Nazionale p. 6
TRIESTE Gli oltre 2.000 infermieri professionali di Trieste andranno alle urne dal 28 al 30 novembre, per eleggere il nuovo Consiglio direttivo del Collegio Ipasvi provinciale. Negli auspici del presidente uscente, Flavio Paoletti - si precisa in una nota - è l'inserimento dei cittadini all'interno del nuovo Consiglio direttivo.
"ECM, C'È' TEMPO PER RIVEDERE LE REGOLE"
Corriere Medico del 26/11/2008 N. 27 - 13 NOVEMBRE 2008 p. 3
«LA REVISIONE dei criteri di accreditamento dei provider per l'Ecm e soprattutto per la formazione a distanza (Fad) è una delle priorità della nuova commissione Ecm ma non fa parte dell'agenda di questi giorni. Per le nuove regole ci vuole tempo». Così, da membro della commissione Ecm neoinsediata, Claudio Cricelli smentisce le notizie su un'accelerazione del ministero della Salute in tema di formazione continua, che a molti ha fatto pensare a un'offensiva "centralista" (si veda Corriere Medico del 6 novembre). «La commissione deve iniziare a essere operativa, per ora si discute di tematiche legate all'avviamento, di referaggio e agenda dei lavori», dice Cricelli e ricorda che l'agenzia per l'Ecm ventilata dal sottosegretario Ferruccio Fazio può entrare all'ordine del giorno in qualsiasi momento. ROMA - Con decreto ministeriale del 24 settembre 2008 (registrato il 16 ottobre 2008), presso l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, è stata ricostituita la Commissione nazionale per la formazione continua (Ecm), che durerà in carica tre anni. La commissione è così composta: PRESIDENTE • Maurizio Sacconi - Ministro del Welfare COMPONENTI DI omino VICE PRESIDENTI • Enrico Rossi - Coord. Commissione salute • Amedeo Bianco - Presidente Fnomceo MEMBRI SCELTI DA MINISTERO DEL WELFARE • Paolo Messina - Riccardo Vigneri - Melchiorre Fidelbo - Antonio Emilio Scala Claudio Cricelli - Andrea Lenzi e Gloria Saccani Jotti (proposta min. Istruzione) MEMBRI SCELTI DA CONFERENZA STATO REGIONI • Nora Coppola - Alberto Ferrando - Sandro Oddi -Roberto Petescia - Felice Ungaro - Alberto Zanobini - Alessandro Rossi - Pietro Stellini MEMBRI SCELTI DALLE PROFESSIONI • Luigi Conte (Fnomceo) • Salvatore Onorati (Fnomceo) • Giuseppe Renzo (Comm. albo odontoiatri) • Felice Ribaldone (Ordine farmacisti) • Gaetano Penocchio (Ordine dei veterinari) • Armando Zingales (Ordine dei chimici) • Giuseppe Luigi Palma (Ordine degli psicologi) • Alberto Spanò (Ordine dei biologi) • Marcello Bozzi ( I n f e r m i e r i professionali-lpasvi) • Gennaro Rocco (Infermieri professionali-lpasvi) Maria Santo (Federaz. collegi ostetriche) Claudio Ciavatta (Area della riabilitazione) Salvatore Guinand (Area tecnico-sanitaria) Angelo Foresta (Area prevenzione) Antonio Patrizio (Tecnici radiologia) Direttore generale dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali D i r e t t o r e g e n e r a l e professioni sanitarie ministero Welfare RESPONSABILE SUPPORTO AMMINISTRATIVO-GESTIONALE • Maria Linetti (Ministero del Welfa-
Sì all'iscrizione di 197 giovani neo infermieri
Cronaca Qui Torino del 27/11/2008 p. 8
Il Collegio Ipasvi di Torino ha deliberato l'iscrizione di 197 nuovi laureati infermieri che avevano presentato domanda. I giovani infermieri potranno partecipare a tuttii concorsi che verranno banditi nelle prossime settimane. «Sono fiero - ha sottolineato il presidente del Collegio Giuseppe Rovelli - del ricambio generazionale e del numero sempre crescente di giovani che scelgono di diventare infermieri. Mi è spiaciuto assistere, nei giorni scorsi, a polemiche sul pericolo di una mancata iscrizione che di certo non hanno giovato all'immagine della nostra professione. Polemiche che, come dimostrato dai fatti, non avevano alcuna fondatezza. Spero che ora tutti i dubbi siano fugati. Vorrei ribadire a tutti gli infermieri, e in special modo a coloro che entrano nella nostra professione per la prima volta, che per ogni problema o necessità le porte del Collegio sono sempre apertee io sarò sempre disponibile ad incontrare tutti». [al.ba.]
Mario, «un caso urgentissimo» in attesa da 6 mesi
Il Messaggero del 27/11/2008 ed. Nazionale p. 9
Promotore finanziario ricoverato e dimenticato. «Ma con 5mila euro il primario mi avrebbe operato subito» LASCIO' L'OSPEDALE E NESSUNO LO CERCO' «In quel reparto non mi davano neppure i calmanti»dal nostro inviato CLAUDIO MARINCOLA NAPOLI - Mario Erasmo è un caso urgente. Un caso urgente che respira, cammina, esce, passeggia per via Toledo, fa tutto quello che fa una persona normale, anche se a volte si sente un fantasma. Un chirurgo dopo averlo visitato decretò che doveva operarsi subito, d'urgenza, appunto. «Gli mostrai gli esami, l'ecografia, la Tac. Si alzò dalla sedia e non disse niente, mi guardò solo». Quello sguardo voleva dire: ma lei è ancora vivo? Che fa ancora qui in piedi davanti a me, corra in ospedale, si faccia operare. Ventiquattro ore dopo - era lo scorso 14 maggio Mario, che ha 57 anni ed è invalido al 100%, era in pigiama, sdraiato su un lettino in una camerata da sei all'ospedale Pellegrini, uno dei più grandi di Napoli. Era convinto che dopo un accertamento veloce lo avrebbero portato in sala operatoria. Sei mesi dopo Mario è ancora un caso urgente che, dopo aver scritto a "Dillo al Messaggero", ci racconta la sua storia in un bar del Vomero, in una bella piazza piena di profumi e di vita. Ha un maglione rosso, la camicia a righe, gli occhiali, i modi gentili, sembra perfino tranquillo: «Vuole un caffè? Qui lo fanno buono, offro io». «All'improvviso - continua il suo racconto - tutta quella fretta scomparve di colpo. Eppure mi avevano assicurato che ero grave, che convivo ormai da tempo con una cisti, una cisti insaccata proprio qui - indica con un dito - sotto il fegato. Ha due centimetri di spessore, è grande come una medaglia. Se esplode e il liquido si espande può provocare una setticemia e gli antibiotici potrebbero non essere efficaci. Così nel giro di qualche ora tolgo il disturbo e me ne vado al creatore». In passato Mario ha sofferto di depressione. E' stato a partire dal Duemila. La sua attività di promotore finanziario cominciava ad andare meno bene. «Prima andavo a gonfie vele, casa di proprietà di mia suocera ma destinata a mia moglie, in un palazzo del 600, pieno centro storico sottoposto a vincoli architettonici. Insomma benessere, famiglia Dillo al Messaggero inviando un SMS al 335.7162452 o una mail a sanita@ilmessaggero.it core e core, amore e amore , vacanze a Ischia, la vita di un libero professionista laureato in Economia e commercio all'università Federico II, iscritto all'albo dei promotori, che fa trading azionario. E non ho mai rimpianto di aver lasciato il posto fisso, neanche oggi che le cose vanno meno bene. Sono cresciuto cantando quelle canzone di Venditti che faceva, ti sei salvato/ o sei finito in banca pure tu? Ecco: io mi sono salvato». La depressione è un male subdolo, meschino o come dice Mario , fetente . «In ospedale stavo male, bagni sporchi, infermieri che ti trattano male, dottori arroganti. Alle mie sollecitazioni di fare presto, mi fu risposto che c'erano altri che aspettavano da mesi. E allora io cominciai a non capirci più niente. La ciste poteva esplodermi dentro oppure no? Stavo per morire o no?». «Il giorno dopo - prosegue il racconto di Mario - al momento della visita giornaliera, privo delle mie consuete pillole calmanti, ero in grande agitazione. Feci presente al direttore che ero invalido e avrei avuto bisogno delle mie pillole, ma in ospedale mancavano (come fanno a mancare dei normalissimi sedativi?) e avrebbero dovute prenderle in farmacia ma per tutta la giornata nessuno mi fornì tali farmaci. Passai una giornata pessima. Il giorno dopo, e stiamo già al terzo giorno di degenza, alla consueta visita del professore feci presente che io ero stato definito urgente ma gli accertamenti non erano ancora cominciati. Mi fu risposto che la situazione era quella, che prima avrebbe dovuto pronunciarsi un radiologo, che non era disponibile. Bisognava valutare se aspirare la cisti o intervenire chirurgicamente». Per brevità sintetizziamo quello che accadde dopo. Alla fine del secondo giorno, Mario decise che avrebbe lasciato l'ospedale. «Presi la mappatella, cioè l'asciugami, il pigiama, lo spazzolino da denti e senza firmare ne avvisare nessuno me ne tornai a casa». Gli infermieri e i dottori trovarono il letto vuoto e disfatto. Nessuno si chiese però che fine avesse fatto. Nessuno si fece vivo, non lo cercarono a casa e neanche sul cellulare pur avendo tutto i suoi recapiti. «Ma come uno sparisce e nessuno fa niente? Ero senza parole, ma avevo lasciato in ospedale la mia Tac e tornai a prenderla due giorni dopo dal primario. Fu molto gentile. Mi disse che volendo avrei potuto operarmi in tempi brevissimi. Stanza singola, bagno in camera, nessun disturbo. Piccolo particolare: per l'intervento in intramoenia avrei dovuto pagare dai 3000 ai 5000 euro. Sorpreso, commentai, ma davvero? E il dottore: "La legge lo consente, è tutto in regola, del resto come farei a vivere solo con lo stipendio dell'ospedale?"». Abbiamo rintracciato il dottore e gli abbiamo raccontato la storia di Mario. «Non ricordo l'episodio - ci ha risposto educatamente - forse quel signore mi confonde con qualcun altro. Non sarebbe la prima volta che qualcuno si sbaglia confondendo persone e reparti. La mia professionalità è fuori discussione, basta chiedere. Anni fa pur di avere uno strumento indispensabile al nostro lavoro non esitai a spendere 36 milioni di lire tirandoli fuori di tasca mia. Nel corso del 2008 avrò eseguito uno o al massimo due interventi in intramoenia. Potete verificare». Mario conserva un biglietto. Lo ha scritto di suo pugno il dottore: nome, indirizzo, numero telefonico, «può chiamarmi quando vuole», gli disse quel giorno. Mario sorride ma il suo sorriso ha un retrogusto amaro: la cisti e ancora lì, non si è ancora operato. E' un caso urgente. 630 rispetto al 2006 +140 +90 +70 -50 +510 +410 Al ginocchio Cataratta Coronografia Protesi d'anca Visita oculistica INTERVENTI DIAGNOSTICA SPECIALISTICA 540 270 240 150 220 210 Mammografia Risonanza magnetica Ecocardiogramma Ecografia Ecografia tiroidea Visita fisiatrica 480 240 90 550 Le liste d'attesa QUANTI GIORNI BISOGNA ASPETTARE I numeri del rapporto Pit salute 2007 sulle segnalazioni dei cittadini relative al sistema sanitario nazionale
Mario Erasmo, promotore finanziario di Napoli, 57 mesi, attende ancora di essere operato all'addome
Sei mai stato "invitato" o "costretto" a rivolgerti al privato per servizi urgenti e indispensabili che il pubblico non garantiva in tempi brevi? Racconta la tua odissea
Policlinico L'odissea di un anziano malato di Sla
Il Giornale del 27/11/2008 ed. Roma p. 50
LA DENUNCIA DELLA MOGLIE «In un mese mio marito ha cambiato tre reparti e ho dovuto formare io stessa medici e infermieri che non erano preparati» SINGOLI CASI RICORRENTI Chiede chiarimenti l'associazione Viva la vita: «Disservizi ogni volta che un malato di sclerosi laterale entra in ospedale»Un malato di Sclerosi laterale amiotrofica fa il tour dei reparti all'Umberto I mentre sua moglie si fa in quattro per garantirgli assistenza e per formare il personale. E la denuncia dell'associazione «Viva la vita» su questa vicenda riaccende i riflettori sull'ospedale pubblico più grande d'Italia. Il policlinico romano, scrive in una nota l'associazione, «si presume abbia tutte le carte in regola per assistere un malato complesso come il signor Luciano Maccari, 78 anni appena compiuti e la Sla in stadio avanzato». Ma la storia che «Viva la vita» ha raccolto dalla moglie dell'uomo, Flavia, disegna un quadro diverso. «Mio marito è stato ricoverato poco più di un mese fa e ha già cambiato tre reparti», racconta la donna, che normalmente si prende cura del marito a casa, da sola, con un'assistenza infermieristica di sole 3 ore al giorno, domenica esclusa. «Prima - prosegue - Luciano era a medicina al piano terra, poi è stato trasferito a medicina al terzo piano, dove addirittura mancava l'acqua calda, martedì improvvisamente mi hanno chiamato per dirmi che lo stavano trasferendo a neurologia. Mi hanno avvertito all'ultimo minuto, come se fosse un pacco scomodo da sistemare». L'altra questione su cui la moglie punta il dito è la preparazione del personale. «In ogni reparto in cui sono stata - racconta la donna - ho dovuto formare infermieri e medici su come gestire mio marito perché non erano assolutamente preparati. Ieri mi sono accorta che c'era un errore sulla terapia e che questa veniva somministrata in maniera insufficiente. Giorni fa sono andata a pranzo, quando sono tornata mio marito stava soffocando perché gli era stata messa una cannula sbagliata». E nel reparto di neurologia i campanelli per chiamare gli infermieri sono dietro al letto, dove l'uomo malato di Sla non può raggiungerli. «Ho fatto installare un campanello differente, a sfioramento - prosegue Flavia ho pensato a tutto io. Non è una cosa trascurabile: se per qualche motivo la respirazione artificiale si ferma, e può succedere, mio marito ha due minuti di tempo per ricevere assistenza». E quando la donna ha avuto l'influenza, l'Umberto I ha coperto l'assistenza notturna solo una volta. Dopodiché la moglie ha dovuto pagarsela di tasca sua: «Siamo pensionati, non so per quanto potrò permettermelo ancora», conclude la donna. «È incredibile - spiega il presidente di Viva la vita, Mauro Pichezzi - che i familiari debbano formare gli infermieri e sostituirli persino in ospedale. La direzione sanitaria del policlinico ha mostrato sensibilità e competenza, ma ci è stato detto che non hanno personale sufficiente per l'assistenza. Così i "singoli casi" diventano ricorrenti, e ogni volta che un malato di Sla entra in ospedale o in pronto soccorso si presentano disservizi a non finire».
«Gli infermieri lavorano mediamente 22 ore
anziché le 36 ...
Il Gazzettino del 26/11/2008 ed. VENEZIA p. V
«Gli infermieri lavorano mediamente 22 ore anziché le 36 previste da contratto». È quanto ha affermato Antonio Padoan, direttore generale dell'Ulss 12 veneziana, durante un convegno all'hotel Amadeus promosso ieri pomeriggio dalla Lega Nord sui problemi della sanità lagunare.
«Per organizzare la sanità - ha detto Padoan alla platea, circa una cinquantina di persone - devo avere garanzie sul servizio. Cito ad esempio il caso degli infermieri, che hanno l'orario di lavoro timbrato: mediamente non supera le 22-23 ore a settimana contro le 36 contrattuali. Non sto dicendo che sono dei lavativi ha puntualizzato il direttore dell'Ulss - sto solo dicendo che sono persone che utilizzano tutti i mezzi previsti dal contratto, come ad esempio le ferie, le malattie, i permessi di studio e quelli sindacali. Il risultato è che pago un infermiere per 36 ore, ma ce l'ho mediamente per 22. Questa è la verità. Ovviamente il punto viene focalizzato in ospedale dove non è tollerabile il ritardo nelle acuzie (i casi gravi, ndr), mentre sul territorio è più facile da sopportare. Sono dati che risultano dalle timbrature dei cartellini, non è un'accusa verso il lavoratore. Questo è un ragionamento ha concluso Padoan che viene fatto su di un sistema contrattuale che non garantisce il cittadino se non con un enorme dispendio di energie e costi. In pratica per sopperire bisogna mettere a disposizione più persone».
Il dibattito è poi proseguito per oltre un'ora e ha affrontato altri temi della sanità veneziana, tra cui il problema delle liste d'attesa. «Le liste d'attesa sono un problema nazionale ha sottolineato Padoan - tanto è vero che ne ha parlato anche il presidente della Repubblica. Derivano dall'eccesso di richiesta dei medici di base che non si sentono più sicuri di far diagnosi senza esami e dalle persone che richiedono più analisi del dovuto. È di conseguenza difficile programmare liste d'attesa, che raddoppiano la loro lunghezza nel giro di sei anni. Non siamo in grado di far fronte ad un'inflazione annuale del quindici per cento». Al convegno erano presenti anche l'assessore regionale alla Sanità Sandro Sandri, il consigliere comunale del Carroccio Alberto Mazzonetto e alcuni medici.
Davide Calimani
Venezia «Gli infermieri lavorano mediamente 22 ore ...
Il Gazzettino del 26/11/2008 ed. VENEZIA p. 1
Venezia
«Gli infermieri lavorano mediamente 22 ore anziché le 36 previste da contratto».
È quanto ha affermato Antonio Padoan, direttore generale dell'Asl 12 veneziana, durante un convegno all'hotel Amadeus promosso ieri pomeriggio dalla Lega Nord sui problemi della sanità lagunare.
«Per organizzare la sanità - ha detto Padoan alla platea - devo avere garanzie sul servizio. Cito ad esempio il caso degli infermieri, che hanno l'orario di lavoro timbrato: mediamente non supera le 22-23 ore a settimana contro le 36 contrattuali. Non sto dicendo che sono dei lavativi sto solo dicendo che sono persone che utilizzano tutti i mezzi previsti dal contratto, come ad esempio le ferie, le malattie, i permessi di studio e quelli sindacali. Il risultato è che pago un infermiere per 36 ore, ma ce l'ho mediamente per 22».
Intanto dopo gli ombrelloni, ecco le stufe a fungo, che servono a non far morire congelati i pazienti del nuovo ospedale dell'Angelo che attendono di essere visitati negli ambulatori posti al mezzanino. Del resto in questi giorni di gelo polare sulle panchine della sala d'attesa si misurano 15-16 gradi.
Alle pagine V e VIII
Problemi per un espianto È caos in sala operatoria
Il Tempo del 27/11/2008 ed. Latina
Nonostante sia diventato un Dea di II livello, l'ospedale Goretti conserva i problemi cronici del passato. La carenza di personale infermieristico complica la vita soprattutto nelle sale operatorie. L'ultimo caso limite si è verificato nella notte fra mercoledì e giovedì. L'espianto di due reni e del fegato è stato eseguito nei confronti di M.S., una donna di 56 anni, proveniente da Nettuno, da un equipe medica del S.Eugenio di Roma. L'intervento è iniziato attorno alle ore 21, per concludersi oltre la mezzanotte. Un'operazione che ha richiesto l'impiego di cinque infermieri. Nelle stesse ore, praticamente in contemporanea, si sono registrate due urgenze. In Ostetricia, era in corso un parto cesareo, mentre un'altro intervento chirurgico (politrauma) si rendeva necessario per tentare di salvare la vita ad un paziente, rimasto coinvolto in un incidente stradale. Tre situazioni di estrema emergenza che hanno messo a dura prova i sanitari del nosocomio. Resta però evidente l'assoluta insufficienza di organico, soprattutto paramedico. Da più parti si chiede l'utilizzo di una seconda equipe infermisitica. In particolare ci si chiede se non era il caso di destinare alcuni collaboratori professionali del S.Giacomo al «Goretti», piuttosto che in altri ospedali (più piccoli) della provincia pontina. In tutto questo contesta si inserisce il caso degli infermieri precari, i cui contratti rischiano di non essere rinnovati. La misurasembra davvero essere colma. Mar.Bat.
In due al pronto soccorso
La Nazione del 27/11/2008 ed. Siena p. 5
Le infermiere hanno accusato bruciore agli occhi
DUE INFERMIERE della Nefrologia al pronto soccorso per il bruciore agli occhi causato dal vapore dell'acqua bollente, dopo il mini-tsunami causato in due reparti delle Scotte dalla rottura di un tubo del riscaldamento. «Gli infermieri sono stati bravissimi, li ringrazio per la prova di tempismo ed efficienza data. Complimenti in particolare alle due infermiere che hanno dimostrato freddezza e professionalità», spiega Guido Garosi, responsabile del Centro dialisi, uno dei reparti dove l'acqua è penetrata a seguito del guasto. «Le due operatrici hanno staccato i pazienti che si trovavano nell'ultima stanza, la più vicina alla porta frangifuoco che dà sul vano ascensori fra II e III lotto dove c'è stata la rottura. Perciò hanno preso maggiormente la vampata di vapore che si sviluppava dall'acqua calda uscita dall'impianto. Hanno proseguito il lavoro fino alle 14, poi, avvertendo bruciore agli occhi sono andate al pronto soccorso dove hanno consigliato loro due giorni di riposo». Garosi ribadisce che non ci sono stati disagi per i pazienti «perchè il gruppo di emergenza degli apparecchi cui erano attaccati ha consentito il regolare funzionamento». Anche il termosifone nel reparto ha continuato a funzionare. Ma confessa: «Quando sono venuti a dirmi che si stava allagando temevo si trattasse dell'acqua del circuito della dialisi: avrebbe richiesto un intervento ben diverso». La.Valde.
L'ausiliario? Arriva con la guardia
La Nazione del 27/11/2008 ed. La Spezia p. 11
L E CASSE sono sempre più vuote e così l'Asl 5 ha deciso di recuperare ore di lavoro tagliando sul personale della Coop Service e, in questo caso particolare, l'ausiliario che di notte prestava servizio in pronto soccorso coprendo le ore in cui sono assenti i colleghi nei singoli reparti. Un colpo di forbice che, al San Bartolomeo, ha finito per avere ricadute negative nelle sale operatorie e nei reparti. Il «volantino» di Sarzana, infatti, la notte si occupa del trasporto dei barellati, della pulizia dei reparti e del blocco operatorio. E così, da alcuni giorni, l'ausiliario la notte non c'è ma c'è un numero di telefono per le emergenze. Quando di notte occorre disinfettare una sala operatoria dopo un'urgenza o un parto, oppure trasferire un ricoverato, si chiama la ditta appaltatrice che, a sua volta, avverte l'ausiliario di turno alla Spezia il quale viene accompagnato in auto dalla guardia giurata in turno nella struttura spezzina. Una pensata che sta avendo pesanti ripercussioni su entrambe le strutture ospedaliere e sull'inserviente del Sant'Andrea, che si è ritrovato a correre da un ospedale all'altro in piena notte, insieme al poliziotto privato. L'apice è stato raggiunto l'altra notte, quando il dipendente della cooperativa è stato chiamato a Sarzana per disinfettare una sala operatoria usata per un'operazione e poco più tardi, raggiunto da una nuova telefonata, si è ritrovato a correre alla Spezia per svolgere un analogo lavoro. E se le emergenze si dovessero accavallare? MA I PROBLEMI dell'azienda spezzina non sono tutti qui. Il personale infermieristico della sala operatoria di urologia, trasferita a Sarzana in questi giorni, lavorerà al San Bartolomeo soltanto per un mese. E questo perchè essendo la distanza tra un presidio e l'altro superiore ai 10 km, i dipendenti per contratto, possono rifiutarsi di cambiare sede lavorativa. Non una novità per l'azienda, secondo i sindacati, che, sempre a detta loro, «ha avuto quasi un anno di tempo per istruire tre infermieri di sala operatoria, ferristi compresi, da assegnare all'urologia, ma non l'ha fatto». Intanto mentre si opera, fuori dalle sale operatorie rimane materiale accatastato, portato dall'ospedale del Felettino e ancora da sistemare. Insomma il trasloco non è ancora finito. In questa situazione le organizzazioni di categoria hanno chiesto una serie di incontri con i vertici dell'azienda. «GLI AUSILIARI del pronto soccorso sono dei jolly, inoltre c'è da considerare che alla Spezia il trasporto nei reparti viene fatto con le ambulanze, ma a Sarzana ci pensa l'inserviente - spiega Luciana Tartarelli della Fials -. Per questo si tratta di una situazione non accettabile, nè per Sarzana nè per Spezia». Proteste anche da Salvatore Currenti della Cgil, che insieme a Cisl e Uil ha inviato una lettera alla Direzione generale. «Da gennaio ad oggi - dice - non sono stati in grado di provvedere alla formazione di nuovo personale per la sala operatoria di urologia. Eppure anche gli infermieri di Sarzana hanno fatto presente alla direzione che loro si sono occupati fino ad ora di sale operatorie di ostetricia, ginecologia, chirurgia e ortopedia». Un campo quello dell'urologia che sarà coperto per un mese dal personale spezzino. E dopo? Intanto dal segretario confederale della Faidalpa Cisal della Spezia Enrico Raffellini, arriva un documento inviato alla Direzione dell'Asl 5, e per conoscenza anche alla Coop Service, sulla decisione di togliere un volantino dal pronto soccorso di Sarzana in cui è scritto «Tutto ciò ci appare incomprensibile e foriero di gravi disagi, non soltanto per i lavoratori, ai quali ovviamente non si potrà richiedere carichi di lavoro non sostenibili, ma soprattutto all'utenza». A.M.Z.
Infermieri e anche internauti
Corriere delle Alpi del 27/11/2008 ed. Nazionale p. 25
Vittoria del Nursing up, autorizzato l'accesso al webFELTRE. Tutti gli infermieri professionisti potranno mettere a frutto le notti calme in corsia per approfondire la loro formazione, collegandosi a internet. La direzione infermieristica autorizzerà le richieste che comunque dovranno essere formalizzate e motivate. Ma non c'è più alcun motivo per interdire alla navigazione gli infermieri, messi ora alla pari dei colleghi caposala e dei medici. E' questa una delle vittorie conseguite dal sindacato autonomo Nursing Up che nei mesi scorsi, tramite il referente sindacale Guerrino Silvestrini, si era impuntato perché anche gli infermieri subordinati al caposala, potessero avere l'accesso a internet per la formazione.Altro argomento sul quale ha insistito Nursing Up è stato quello delle tre settimane di ferie estive per chi le chiede. Non ci sono esigenze di reparto che tengano, insomma, per impedire progetti di vacanze che vadano oltre i quattordici giorni dovuti.«Rispetto a questa istanza abbiamo avuto precise rassicurazioni da parte dell'azienda sanitaria feltrina, conferma Silvestrini.Alla recente sigla del contratto integrativo, Nursing Up ha fatto le sue richieste, come quella del riconoscimento del disagio riferito al lavoro notturno e festivo. «Questo riconoscimento si è limitato al 2007 e non si è concordato sul rifinanziamento per il 2008/2009 come da noi chiesto e ottenuto anche nel recente accordo di Belluno, spiega Silvestrini. «Lo stesso dicasi per l'attività di tutoraggio a favore degli studenti infermieri che si è fermata al 2007. Abbiamo chiesto impegno all'amministrazione a riproporla per il 2009».Rilievi critici vengono da Nursing Up anche per quanto riguarda l'incentivo differenziato agli operatori d'assistenza con "due S" e a quelli con "tre S": «Noi chiedavamo una quota uguale per tutti». (l.m.)
«Fannulloni» al centro del litigio
Corriere di Romagna del 27/11/2008 p. 2
CESENA. Non è stata presa in considerazione l'a ttività sindacale in sè, ma una dichiarazione non veritiera del sindacalista, nell'avviare una procedura contro di lui. E', in estrema sintesi, la posizione dell'Ausl sul provedimento disciplinare preso nei confronti di un dipendente: il referente del sindacato Nursing Up che, come riportato ieri, ha citato a giudizio di fronte al giudice del Lavoro l'azienda. «Nel caso oggetto degli articoli - spiega L'Ausl nel dettaglio di una missiva - non è stata valutata l'attività sindacale del rappresentante Nursing Up bensì una dichiarazione oggettiva e non veritiera, pronunciata dal medesimo nel corso di un'a ssemblea con gli infermieri dell'Assiste nza Domiciliare. In quella occasione il rappresentante ha dichiarato pubblicamente che il Direttore della Direzione Infermieristica e Tecnica dell'Ausl, non presente, avrebbe affermato che "gli infermieri della domiciliare sono dei fannulloni". Per questa affermazione lesiva sia nei confronti del Direttore della Direzione Infermieristica e Tecnica che nei confronti degli operatori infermieristici, è stato avviato il procedimento disciplinare».
Progetto per telemedicina in spiaggia
Corriere di Romagna del 27/11/2008 ed. Cesenatico p. 43
Esami, consulenze e diagnosi nei 2 pronto soccorso sull'arenile
CESENATICO. La telemedicina già dall'estate 2009 potrebbe arrivare in riva al mare. Se ciò avverrà la spiaggia di Cesenatico sarà la prima in Italia dove, direttamente sull'arenile, si effettuano cardiogrammi piuttosto che diagnosi cutanee sulle malattie della pelle, con referto e consulenza specialistica immediata e casomai anche in teleconferenza con il medico. A ben guardare oltre al servizio offerto ai bagnanti pigramente stesi al sole la Telemedicina consentirà di sgravare le file e la lista di attesa ai pronto soccorsi degli ospedali. «Il proposito dei bagnini di Cesenatico è quello di ampliale la gamma dei servizi offerti, in tema di sicurezza e salute dei turisti al mare. L'idea - sintetizza il segretario della Cooperativa esercenti stabilimenti balneari di Cesenatico, Romano Sami, che si sta occupando del progetto - è quella di sperimentare nei due nostri centri di pronto soccorso presenti sulla spiaggia, uno a Ponente e l'altro a Levante (in prossimità di piazza Costa), un servizio di Telemedicina. Servizio quest'ultimo che è già utilizzato in Lombardia per i pazienti dimessi dall'ospedale, in cura per malattie croniche, oppure reduci da interventi chirurgici. I pazienti a casa loro usufruiscono di controlli, diagnosi e visite specialistiche a domicilio, attraverso un personal computer, un apparecchio video o più semplicemente un messaggio sms al cellulare. Per attivare questo servizio, che garantirà un rapido servizio medico diagnostico ai bagnanti in vacanza siamo in contatto con una società di servizi di telemedicina di Brescia. Se l'iniziativa andrà in porto, saremo i primi in Italia a inaugurare la telemedicina in spiaggia». Se ciò avverrà i due centri infermieristici e di pronto soccorso dei bagnini - abituati finora a prestare le prime cure e i primi medicamenti alle ferite lievi faranno un salto di qualità incredibile quanto impensabile sino ad ora. Il funzionamento anche in spiaggia del servizio di telemedicina è quanto di più semplice ci sia, considerati i passi da gigante compiuti dalla moderna tecnologia. Al bagnante sotto l'o mbrellone affetto da problemi o disfunzioni cardiache, una volta giunto al punto di pronto soccorso più vicino sulla spiaggia a Ponente o a Levante, gli verranno applicati quattro elettrodi dell'elettrocardiogramma in dotazione al personale infermieristico presente nella sede e collegato al call center della società medica bresciana. Nell'arco di tempo che va da 5 a 7 minuti uno specialista cardiologo gli illustrerà referto e diagnosi . Gli spiegherà cioè se ci sono o meno delle disfunzioni nel suo cuore e come intervenire. Quanto al tracciato cartaceo dell'elettrocardi ogramma potrà essere inviato al paziente cardiopatico direttamente alla consolle di un suo personal computer, o meglio ancora trasmesso e stampato nel pc in dotazione agli infermieri del centro di primo soccorso presente sulla spiaggia di Cesenatico. Situazione fotocopia nel caso di diagnosi su malattie cutanee, ustioni, tonfi, eczemi, che colpiscono i tessuti della pelle: una fotografia della zona dell'epide rmide interessata servirà a fornire la diagnosi e il consulto specialistico del dermatologo. Attraverso un sms, inviato dal call center, giungerà il responso. «In generale si tratta di un servizio medico diagnostico suscettibile di essere implementato con altre applicazione - ipotizza Romano Sami - quali la teleconferenza con la presenza in video di paziente e medico specialista, col quale sarà possibile colloquiare. Per rendere possibile questa applicazione è sufficiente una telecamera web applicata ad un portatile». «A questa idea ci stiamo lavorando. Contatti sono in corso con la società di telemedicina. Sono stare fatte alcune simulazioni - avverte il presidente della Cooperativa bagnini di Cesenatico, Simone Battistoni -. Se il sistema sarà adottato in spiaggia, già dalla prossima estate, oltre ad allargare la gamma dei servizi medico- infermieristici offerti ai turisti, la telemedicina potrà contribuire a sgravare e ridurre i tempi di attesa al pronto soccorso dell'o s p e d ale". Antonio Lombardi
Tragico gesto in corsia: assoluzione per i medici
Il Cittadino di Lodi del 27/11/2008 p. 21
un Paziente depressa si uccise in corsia con un'overdose di psicofarmaci ma il primario del reparto di psichiatria e la dottoressa che aveva in cura la donna vengono prosciolti in udienza preliminare, perché "il fatto non costituisce reato". Sotto accusa rimane invece ancora un infermiere, all'epoca capo sala del reparto, la cui posizione deve ancora essere vagliata dal gup di Lodi Andrea Pirola.Il drammatico episodio risale alla notte tra il 5 e il 6 febbraio del 2004: T., una donna all'epoca 38enne, insegnante e separata dal marito, residente a Pantigliate, due giorni prima aveva chiesto di essere ricoverata all'ospedale Predabissi di Vizzolo perché, parole sue, temeva che prima o poi la depressione avrebbe preso il sopravvento e l'avrebbe spinta al suicidio. Vista la situazione era quindi stata presa in carico dal reparto di psichiatria. Ma la seconda notte in corsia fu fatale: la donna, «che veniva controllata ogni venti minuti», sottolinea Franco Rossi Galante, avvocato difensore di uno dei due medici finiti sotto inchiesta per concorso in omicidio colposo, fu trovata in fin di vita, e vicino al suo letto c'era una scatola di un farmaco ospedaliero, in gran parte svuotata. Le analisi confermarono che fu proprio un eccessivo dosaggio di quel medicinale la causa del decesso.La procura della Repubblica aprì un fascicolo e i due fratelli della insegnante vittima della depressione e, secondo l'accusa, di una cattiva gestione dell'"armadio farmaceutico" del reparto, si sono costituiti parte civile.Ieri in udienza preliminare uno dei due medici ha scelto il rito abbreviato, ma la conclusione del giudice è stata la medesima per entrambi: la loro condotta professionale non è da ritenere causa dell'omessa custodia dei farmaci. Tra due settimane le motivazioni della sentenza. Di notte il reparto è presidiato solo da infermieri di turno ma non è mai stati identificato chi abbia lasciato l'"armadio" accessibile ai pazienti psichiatrici o chi si sia fatto rubare le chiavi. Visto che non risultarono segni di scasso l'ipotesi è che le cose andarono in questo modo. E responsabile degli infermieri è il caposala: è lui ora a rischiare il giudizio. Ma se ne parlerà in una prossima udienza preliminare.Carlo Catena
Infermieri in rivolta contro la Regione
Il Piccolo di Trieste del 27/11/2008 ed. Nazionale p. 22
«Grazie a quelle lezioni siamo all'avanguardia». Intanto torna l'ispettoredi GABRIELLA ZIANIInfermieri all'Università? La Regione invia un ispettore all'Azienda sanitaria triestina anche per questo. Ma insorge il mondo infermieristico («è previsto per legge, ci si scandalizza solo per noi infermieri, ma non quando i medici vanno alla Bocconi, sempre per legge») e la Cisl emette un duro comunicato che riversa sulla stessa Regione l'accusa di essere inadempiente in materia pur avendo firmato leggi e accordi a livello nazionale. Intanto l'ispettore Igino Eleopra, il manager veneto che la giunta Tondo ha incaricato di verificare delibere e atti amministrativi di Franco Rotelli ieri è tornato a San Giovanni a spulciare documenti e si fermerà, pare, un paio di giorni.«Invece di indagare nelle Aziende sanitarie che si sono mosse con tempestività e coraggio sul piano della formazione professionale la Regione dovrebbe incentivare e sostenere quelle Aziende che attraverso proprie risorse interne investono fortemente nello sviluppo formativo del personale di assistenza». È il severo attacco della Cisl contro «la decisione della Regione di effettuare alcune verifiche sulla formazione infermieristica dell'Ass1», mentre - scrive in una nota Mario Lapi, segretario territoriale Cisl-Fp - l'accordo Stato-Regioni del 1.o agosto 2007 dispone che a livello regionale siano identificate idonee modalità per la partecipazione ai master del personale già incaricato delle funzioni di coordinamento alla data del presente accordo». L'altro giorno otto professionisti di Bologna sono venuti a Trieste per studiare quello che, a livello nazionale, è già considerato «il modello triestino» che fa base sulla politica sanitaria del «prendersi cura» del paziente con una fitta e complessa rete territoriale. Una quarantina di infermieri triestini già diventati dirigenti ha dovuto da qualche anno a questa parte - come da legge - procurarsi la laurea. «Molti di noi sono andati a Firenze - spiegano - non solo per l'eccellente qualità di quello specifico insegnamento ma semplicemente perché i corsi sono organizzati a modulo settimanale. Così studiando abbiamo potuto continuare a lavorare. Altro che lussi speciali».La «laurea fiorentina», da cui sono usciti ultimamente tredici 110 e lode e la pubblicazione di sei libri tratti da tesi di laurea per la collana «Infermiere di comunità» edita da Maggioli, è stata oggetto di interrogazioni da parte del consigliere regionale Piero Camber (Pdl), ed è una delle voci di contestazione che hanno dato avvio all'ispezione.Ma in uno degli ultimi libri pubblicati dai neolaureati triestini (presentati nei giorni scorsi a Trieste) si legge un capitolo al vetriolo contro la incomprensione calata su questi eventi di formazione, «che in Veneto - si dice - la Regione stessa ha organizzato, mentre noi siamo dovuti andare altrove».La dirigente infermieristica dell'Azienda sanitaria, Maila Mislej (laureata a Firenze) nel volume «Assistenza, etica ed economia» prende di petto la questione: perché i politici fanno interrogazioni cadendo in simili contraddizioni? «Fanno i consiglieri sufficienti interrogazioni sistematiche sul profitto dei convenzionati? Sul personale sottopagato dei servizi esternalizzati? Scendono sufficientemente in campo affinché non si ripetano altri scandali su farmaci e cliniche private convenzionate?». Scontro che sembra sottile, ma è totale.
«Padoan scimmiotta Brunetta»
La Nuova Venezia del 27/11/2008 ed. Nazionale p. 15
Dopo le accuse agli infermieri, in campo sindacati e Collegiodi Silvia Zanardi «Infermieri privilegiati da ferie, assenze per malattia, studio e permessi sindacali? Una foglia di fico che Padoan usa per nascondere i deficit di bilancio e gli investimenti sbagliati dell'Asl 12. Se ci sono delle carenze e l'eccellenza tanto decantata non è tale, è proprio per lo scarso investimento dell'azienda sul personale». E' duro l'attacco di Cgil, Cisl e Uil Funzione pubblica e della Consulta per la tutela della salute alle dichiarazioni del direttore generale dell'Asl 12 Antonio Padoan. L'altro giorno, nel corso di un incontro pubblico della Lega Nord, il direttore ha affermato che, per potenziare i servizi di assistenza sanitaria, i turni degli infermieri dovrebbero essere sempre di 12 ore, che oltre la metà lavora part-time, e che, sulle 36 ore settimanali previste dal contratto a tempo pieno, ne vengono lavorate in media 22. «La responsabilità è dei sindacati - ha detto - che invece dovrebbero collaborare». Mirco Ferrarese della Fp Cgil risponde: «Per legge, i lavoratori part-time non possono essere più del 25 per cento sul totale dei dipendenti. I dati di Padoan sono falsi e tendenziosi». E continua: «Nel 2007 abbiamo accumulato quasi 2 mila ore di straordinario, di cui 80 mila devono ancora essere pagate. Siamo indignati: se cercava il nostro consenso ha sbagliato strada». Attualmente, i dipendenti dell'Asl sono circa 3500. Di questi, 1400 sono infermieri. In un comunicato, il segretario generale della Cisl Fp, Sergio Berti, scrive: «Il dottor Padoan non spiega che al personale vengono richiesti doppi turni di lavoro, ponendoli in condizioni particolari di stress psicofisico che li usurano, incidendo sulle loro prestazioni». E Francesco Menegazzi, Fpl Uil, incalza: «Nessuno ha mai pensato di sostituire le 70 maternità che abbiamo in media ogni anno, siamo costretti a coprire i turni con il personale che è già in servizio». Gli infermieri, dunque, lavorerebbero anche più del dovuto, e «i permessi di cui usufruiscono sono quelli normalmente previsti dai sindacati e dai contratti nazionali». Dal Collegio degli infermieri arriva invece la proposta del presidente Luigino Schiavon: «Padoan farebbe bene a visitare più spesso le unità operative e i servizi, capirebbe quindi che gli infermieri non lavorano poco, garantiscono servizi e attività anche in situazioni pesanti e talvolta neppure conosciute dal direttore generale». Toni critici anche da Mario Novarini, vicepresidente della Consulta, e Salvatore Lihard, segretario confederale Cgil: «E' stupefacente che il direttore sanitario discrediti il lavoro del personale sanitario: forse vuole scimmiottare Brunetta. Ora che ha venduto tutti gioielli di famiglia per l'ospedale di Mestre e l'ex Ospedale al Mare, e ci sono problemi di bilancio, noi vogliamo risposte concrete: sul monoblocco, sulle Utap, ancora inattive a Murano e Ca' Giustinian, e sul futuro della sanità lagunare, che è allo sfacelo».L'oncologo Carlo Gatti, della Cgil Fp Medici, risponde alle affermazioni di Padoan sostenendo che «è giusto individuare chi non fa il proprio dovere, ma tutti gli altri sono intoccabili. A Venezia, si può trattare solo di rare eccezioni. Il tempo di riposo - conclude - deve essere sempre adeguato, per evitare che si verifichino errori clinici. E' con le persone che si conquista l'eccellenza».
«Infermieri fannulloni» Bufera su Padoan
La Nuova Venezia del 27/11/2008 ed. Nazionale p. 1
VENEZIA. Sanità veneziana nella bufera dopo le affermazioni del direttore generale dell'Asl 12, Antonio Padoan (foto), sulla scarsa produttività degli infermieri. «Lavorano troppo poco», ha detto il dg. Su di lui si abbattono le ire dei sindacati e del Collegio degli infermieri: «Padoan cerca di scimmiottare il ministro Brunetta per nascondere i deficit di bilancio e gli investimenti sbagliati da lui approvati».ZANARDI A PAGINA 15
L'Ausl al Nursing Up:
"Dichiarazioni lesive del vostro sindacalista"
La Voce di Romagna del 27/11/2008 ed. Forlì Cesena p. 20
CESENA - Per il sindacato infermieristico Nursing Up è stato diritto di critica, per l'Ausl un comportamento lesivo nei confronti dell'azienda. A un sindacalista del Nursing Up l'azienda ha recapitato una lettera di diffida e ora l'Ausl di Cesena spiega il perché del contenzioso aperto fra il sindacato infermieristico e l'azienda ospedaliera cesenate. L'Ausl precisa che "non è stata valutata l'attività sindacale del rappresentante Nursing Up, bensì una dichiarazione oggettiva e non veritiera, pronunciata dal medesimo nel corso di un'assemblea con gli infermieri dell'Assistenza Domiciliare. In quella occasione il rappresentante ha dichiarato pubblicamente che il Direttore della Direzione Infermieristica e Tecnica dell'Ausl, non presente, avrebbe affermato che "gli infermieri della domiciliare sono dei fannulloni". Per questa affermazione lesiva sia nei confronti del Direttore della Direzione Infermieristica e Tecnica che nei confronti degli operatori infermieristici, è stato avviato il procedimento disciplinare che ha seguito i termini e l'iter stabiliti dalle disposizioni contrattuali in materia".
Analisi a domicilio: la difesa dell'Ausl
La Voce di Romagna del 27/11/2008 ed. Rimini p. 33
L'Ausl chiede precisazioni in merito all'articolo "Due mesi per un'analisi a domicilio". "Innanzitutto scrive la direzione generale -, dispiace che la signora, relativamente al servizio di prelievi a domicilio per sua madre, abbia avuto al Cup un'esperienza negativa. Nel merito delle questioni da lei sollevate, occorre precisare che gli infermieri che effettuano il servizio di prelievi ematici a domicilio sono suddivisi in aree di competenza. Nel caso in cui una certa zona sia satura di richieste, ed il tempo di attesa per la prestazione sia eccessivo, il servizio Infermieristico colloca la domanda in un'altra con tempi di attesa inferiori. All'operatore di quest'ultima viene quindi chiesto di eseguire il prelievo fuori dal proprio settore di competenza. La decisione di attivare questa modalità è in carico al servizio Infermieristico. Pertanto, in questi casi, l'operatore del Cup non può inserire un prelievo fuori zona senza prima concordarlo con il servizio domiciliare. A volte, può capitare che l'operatore del Cup inviti l'utente a parlare direttamente con il dirigente infermieristico responsabile per prendere accordi in questo senso, allo scopo di dare una risposta il più possibile adeguata ai bisogni della persona, superando i vincoli necessariamente imposti dall'organizzazione di un servizio complesso come quello domiciliare. Comunque sia, proprio allo scopo di effettuare un maggior numero di prelievi, il servizio a domicilio, a partire da gennaio prossimo, verrà riorganizzato".
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