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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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sabato, giugno 7

Ancora Razzismo di chi ci governa

Riconosciuto risarcimento di 2 mila euro a favore di una marocchina

San Paolo, 41 lavoratori discriminati Il giudice riammette in graduatoria infermieri e tecnici extracomunitari esclusi dai concorsi perchè stranieri
MILANO - Il giudice del lavoro di Milano Carla Bianchini ha accolto il ricorso di Cgil e Cisl contro l'esclusione di 41 extracomunitari infermieri, tecnici e operatori sociosanitari dai concorsi per la stabilizzazione dei lavoratori precari dell'ospedale San Paolo di Milano. Nella sentenza, depositata il 30 maggio, il giudice ha dichiarato «discriminatorio» il comportamento dell'azienda ospedaliera, ordinando di riammettere alle graduatorie gli extracomunitari con contratti a tempo determinato o contratti di collaborazione e ha stabilito un risarcimento di 2 mila euro a favore di una marocchina che è intervenuta nel procedimento in quanto esclusa.

Il ricorso era stato presentato dall'avvocato Alberto Guariso per conto di Cgil e Cisl. «A parere di chi scrive - si legge nella sentenza - un requisito quale quello della cittadinanza italiana può essere richiesto senza assumere una valenza discriminatoria solo in quanto sia giustificato da specifiche finalità che possono essere solo quelle determinate dallo svolgimento di poteri pubblici o di funzioni di interesse nazionale che per il loro contenuto e i loro effetti possono essere svolti solo da chi ha con il paese un legame particolarmente forte, in quanto ne è cittadino». E non, dunque, per chi chiede di lavorare stabilmente come operatore sanitario o infermiere professionale, ha chiarito il giudice di merito, discostandosi da una sentenza della Cassazione. «In materia di accesso al lavoro - prosegue la sentenza - sia esso privato quanto pubblico, vale nell'attuale ordinamento il principio di pari trattamento e di uguaglianza fra cittadini italiani, cittadini comunitari e cittadini extracomunitari». Un'«esclusione generalizzata di tutti i lavoratori extracomunitari in quanto tali da tutte le posizioni della pubblica amministrazione» comporterebbe infatti, ad avviso del giudice, un comportamento discriminatorio.

«Ci auguriamo che questa ordinanza venga presa ad esempio anche altrove». È il commento del segretario generale della Cisl milanese Fulvio Giacomassi all'ordinanza del Tribunale di Milano. «L'ordinanza del giudice - afferma Giacomassi - mette fine a un'ingiustizia e a una palese discriminazione», dal momento che, secondo il sindacalista, «il criterio per decidere un'assunzione deve essere la professionalità della persona e non il colore della pelle o il Paese d'origine». L'ordinanza, secondo Giacomassi, vale «a maggior ragione in un settore delicato come la sanità, dove il ruolo dei lavoratori stranieri è fondamentale». Molti ospedali italiani, infatti, «se non potessero contare sul lavoro di tanti infermieri e operatori sanitari provenienti da oltreconfine - è il parere del sindacalista - dovrebbero chiudere e questo i cittadini lo sanno». Secondo l'avvocato Alberto Guariso, che ha seguito il ricorso per conto dei sindacati, al San Paolo si era creata una situazione «particolarmente assurda» poichè «negli ospedali lavorano decine e decine di infermieri e operatori extracomunitari, che sono condannati a una situazione di perenne precarietà, potendo essere assunti solo a termine».

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