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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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lunedì, marzo 17

New Orleans, Usa, medico e infermiere accusate di omicidiococktail letali ai pazienti nel dopo Katrina

Medico e Infermiere accusate di omicidiococktail letali ai pazienti nel dopo Katrina"
Il Memorial Medical Center di New OrleansNEW ORLEANS - Una dottoressa e due infermiere di un ospedale di New Orleans sono state arrestate perché avrebbero provocato la morte di quattro pazienti che non erano nelle condizioni di essere evacuati durante l'emergenza dell'uragano Katrina. La magistratura le accusa di omicidio: non si tratterebbe di eutanasia, perché i malati non avevano chiesto di non essere rianimati. Ma la dottoressa Anna Pou si difende: i pazienti, se fossero rimasti al Memorial Medical Center, non sarebbero sopravvissuti. Quando l'uragano sconvolse New Orleans, alla fine della scorsa estate, nell'ospedale si trovavano circa duecento pazienti gravi. Nei giorni dell'emergenza, più di duemila persone chiesero aiuto alla struttura, dove le condizioni di lavoro e di igiene si facevano sempre più precarie, con la temperatura che sfiorava i 40 gradi. Tra il 29 agosto, data dell'arrivo di Katrina, e l'evacuazione, passarono quattro giorni, durante i quali morirono 34 persone. A quattro di queste (di età compresa tra i 62 e i 91) vennero somministrate "dosi letali di solfato di morfina e midazolam", un potente sedativo: questa la ricostruzione del procuratore generale della Louisiana, Charles Foti. Un "cocktail mortale" che la dottoressa Pou e le infermiere Lori Budo e Cheri Landry decisero di dare a pazienti che, secondo Foti, sarebbero sopravvissuti. Tutto il contrario di quello che sostiene il medico: secondo un agente del Dipartimento di giustizia della Louisiana, avrebbe ammesso, parlando con un'infermiera, di aver disposto che fossero somministrate le dosi letali. Ma avrebbe anche assicurato che per i pazienti non ci sarebbe stato comunque nulla da fare, non potendoli evacuare. Inoltre la Pou, in un'intervista, aveva detto che nove pazienti "critici" avevano chiesto di non essere rianimati: non sono gli stessi che sarebbero stati uccisi, è stata la replica di Foti.
Il legale della dottoressa ha ricordato le condizioni in cui la sua cliente si trovò a lavorare in quei giorni: il personale medico decise di restare volontariamente per salvare il salvabile, mentre l'ospedale era allagato e mancava l'elettricità. "Lo stato della Louisiana ha abbandonato ospedali, dottori, infermieri e questi pazienti - ha detto l'avvocato Richard Simmons - Sono vittime della tempesta, non di un omicidio". Le indagini sul caso continuano. Sono 73 i mandati di comparizione emessi a proposito di dozzine di morti sospette nei giorni dell'uragano. Secondo Foti, in sei ospedali e in 13 case di cura dello stato ci sono stati episodi che vanno dall'abbandono dei pazienti all'eutanasia.

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