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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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martedì, settembre 23

Rassegna Stampa - 23.09.2008


No alla chiusura: occupato il San Giacomo

Il Giornale del 23/09/2008 ed. Roma p. 51

Medici, infermieri, portantini e pazienti costretti alla protesta estrema. Ai ricoverati nei reparti sarà garantita ogni assistenza Fra quaranta giorni la struttura verrà dismessa per decisione della Regione
Marzio Fianese La decisione è arrivata alla fine dell'assemblea del personale: occupazione. Così, dalle 17 di ieri pomeriggio, l'ospedale San Giacomo è occupato dal personale medico, paramedico e da pazienti ai quali però sarà garantito il servizio di assistenza senza interruzione. Nel cortile interno dell'ospedale, in due banchetti, si prendono i nominativi delle persone disponibili a presidiare l'ospedale. Tre i turni predisposti: dalle 14 alle 21, dalle 21 alle 7 e dalle 7 alle 14. Garantite almeno 10 persone per ciascun turno. Al presidente della Regione Piero Marrazzo è stato inviato un fax nel quale si chiede «di dare spiegazioni». «L'occupazione è a oltranza - spiega Franco, infermiere al San Giacomo da 35 anni - presidieremo l'ospedale 24 ore su 24, almeno fino a quando Marrazzo non si degnerà di venirci a dare delle risposte». «Il San Giacomo è vostro! - si legge su uno dei cartelloni affissi nel cortile della struttura - Ve lo stanno chiudendo. Difendetelo! Noi lavoratori dell'ospedale lo stiamo occupando pacificamente. Unitevi a noi, venite al San Giacomo». Il personale medico, paramedico e i pazienti, intanto, stanno organizzando una serie di iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica. Slogan degli eventi sarà: «No alla chiusura del San Giacomo». Domani pomeriggio, dalle 14 in poi, a piazza del Popolo sarà allestito un gazebo. «Ai cittadini daremo informazioni corrette - spiega un infermiere - perché su questo ospedale sono state dette solo bugie». Domani sera, dalle 20 in poi, presso la chiesa di S. Maria del Popolo, si terrà un concerto. Giovedì pomeriggio, invece, il personale dell'ospedale, affiancato dai pazienti, darà vita a un sit-in di protesta che si terrà dalle 14 alle 20 di fronte all'Ara Pacis. «Non stiamo lottando per il nostro posto di lavoro - dice una dipendente dell'ospedale - ma per difendere una struttura pubblica che non deve chiudere. Non sarà il San Giacomo a sanare i conti della sanità pubblica. Chi sarà avvantaggiato saranno soltanto le cliniche private». Parole di conforto ai lavoratori arrivano da Federico Guidi (Pdl), presidente della commissione Bilancio del Comune: «Esprimo piena solidarietà al personale del San Giacomo che da oggi, mortificato, si trova costretto a mettere in pratica l'estrema forma di protesta dell'occupazione di una struttura ospedaliera che sorge nel cuore della nostra città e che da tempo è ormai punto di riferimento del centro storico della capitale. Trovo vergognoso che, a meno di 40 giorni dalla chiusura definitiva di un centro sanitario che esiste dal 1300, il presidente Marrazzo non abbia ancora trovato il tempo per ascoltare le istanze dei lavoratori. Proprio di fronte alle richieste e agli appelli degli operatori sanitari, assieme a tutti i cittadini, ai residenti del centro storico e dell'intera città di Roma chiediamo a una sola voce al presidente della Regione un immediato e tempestivo ripensamento sulla chiusura dell'unico polo sanitario di questa zona». Chiede chiarezza anche Fabio Desideri (Federazione dei Cristiano popolari), vicepresidente della commissione Urbanistica del Consiglio regionale del Lazio: «In una regione amministrata seriamente, i cittadini non sarebbero costretti a ricorrere a forme estreme di protesta, come l'occupazione, pur di ottenere dialogo e trasparenza, l'abc di un governo democratico. Il commissario Marrazzo e l'ispettore Montino, dall'alto del loro palazzo, si ostinano a non chiarire quale sarà il destino del San Giacomo. Un nosocomio di 700 anni che, per valore storico-artistico e per localizzazione urbanistica, non ha prezzo».
PIANTONATO Un momento dell'occupazione dell'ospedale San Giacomo

Appuntamento di gruppo all'Ospedale Evangelico

Il Giornale del 23/09/2008 ed. Nazionale p. 47

Il ministro Brunetta con la sua operazione di «pulizia» nella Pubblica amministrazione mi ha richiamato alla mente un episodio molto spiacevole del quale è stata vittima mia madre (87 anni) il 20 giugno scorso all'Ospedale Evangelico di Torino, dove è stata sottoposta a un intervento di chirurgia dermatologica. L'appuntamento era alle 14.30. Lei ed io che l'avevo accompagnata eravamo partiti da casa con largo anticipo (e lei ovviamente era a digiuno). Quindi alle 13.30 eravamo già in sala d'aspetto. Sorpresa: una decina di persone (over 70) attendevano per la stessa cosa. Ho pensato che tra ritardi e anticipi ci poteva stare e non ho chiesto nulla. Verso le 15 non era ancora successo niente e un infermiere scostante mi ha detto che il chirurgo era in ritardo. Alle 15.30 è comparso un altro infermiere che ha chiamato il primo paziente in lista. Al che ho fatto notare di avere un appuntamento per le 14.30. «Tutti qui hanno appuntamento alle 14.30» mi ha risposto secco, aggiungendo: «E si sposti un po' più in là perché sto prendendo i dati di una persona. Sa, la privacy». Ho riso per non prenderlo a schiaffi. Alle 16 ho scoperto che saremmo stati gli ultimi (ed eravamo sempre a digiuno). Ho deciso di presentare un reclamo formale, dato che gli uffici appositi si trovano lì vicino. Una gentile addetta alle pubbliche relazioni, cercando giustificare l'ospedale arrampicandosi sui vetri, ha trascritto le mie rimostranze. «Le risponderemo via e-mail» mi ha garantito. Al mio ritorno nulla era cambiato, tranne gli infermieri, che nel frattempo avevano terminato il turno. Mia mamma cominciava a stufarsi e voleva andare a casa, ma l'ho convinta a rimanere per evitare altri due mesi di lista di attesa. Partito appositamente per questo intervento da Milano, non potevo tornare a casa a missione incompiuta e quindi ho aspettato in silenzio. Alle 17 gli infermieri del nuovo turno si sono resi conto che la posizione dell'ospedale era indifendibile e si sono sforzati di mantenere la situazione «a livello neutro»: non mi sapevano dire chi fosse il responsabile organizzativo del sistema di convocazioni dei pazienti. Alle 19.30 ha finalmente avuto termine la nostra odissea. A oggi non ho ancora ricevuto spiegazioni o scuse. Che cosa ne dite? Caro ministro Brunetta, la seconda fase (premiante) della sua pulizia non può incominciare se prima non sono stati licenziati gli incompetenti che hanno il coraggio di convocare una decina di anziani alla stessa ora per poi farli aspettare a digiuno per cinque ore in una sala d'attesa. Chissà cosa succederebbe se ci si comportasse così con un cliente vero. Morale: gli incompetenti e i prevaricatori sono dannosi quanto o più dei fannulloni, perché minano il sistema nella sua credibilità e vanno individuati ed espulsi. Vorremmo leggere sul Giornale di qualche manager licenziato per incompetenza.


Personale infermieristico,
la Cgil chiede lumi sull'attività prestata nelle ore notturne

Il Tempo del 23/09/2008 , articolo di Orazio Ruggieri ed. Latina

FONDI Un'altra bufera sulla dirigenza Asl da parte di Franco Addessi, della Cgil-Sanità provinciale, a difesa del personale infermieristico, chiamato a utilizzare i Poct (Point of Care Testing), apparecchiature per analisi al letto del paziente, senza la presenza del personale di laboratorio. Addessi, che ha pure rimesso tutti gli atti e le comunicazioni mediatiche al Governatore del Lazio, Piero Marrazzo, quale assessore regionale ad interim alla Sanità, vuole sapere se gli infermieri sono obbligati a usare il Poct e, nel caso l'Azienda imponesse loro l'obbligo di utilizzarli, quando e come la stessa rimborserebbe le spettanze dovute. «Ci sono anche risvolti - sottolinea Addessi - dovuti al fatto che gli esami effettuati dai Poct non vengono firmati da un responsabile, per cui gli anestesisti sono preoccupati dei valori sballati forniti da queste macchinette per il cui funzionamento Tribunali e Regione Lazio hanno decretato la presenza di personale tecnico. Poi i costi. Sono stati presentati come fonte di risparmio perché non utilizzano personale di laboratorio, ma nessun dirigente Asl ha mai reso pubblica la delibera relativa ai costi dei "reagenti" dei Poct (cifre da capogiro), reagenti che debbono essere gettati via se non utilizzati subito. Addessi presenta un preciso quesito: ci si deve sentire obbligati a usare i Poct o no. Dopo averli attivati nel 2003, l'Asl stabilì il compenso di 4,00 euro a notte a ogni infermiere che li avesse attivati. Questo, dal gennaio 2004 al dicembre dello stesso anno. Pagato il 2004, nessun'altra incentivazione c'è stata. Ora la Cgil ha chiesto al manager Asl Ilde Coiro: se gli infermieri debbono usare i Poct, allora si paghi loro il servizio del 2005, 2006, 2007 e 2008, per l'ottenimento delle cui spettanze i creditori si sono rivolti all'avv. Arnaldo Faiola, che ha già avviato il contenzioso. Se, invece, non c'è l'obbligo di utilizzarli, l'Azienda lo verbalizzi, togliendo il personale dal disagio di dover dire di no a chi, nelle emergenze, chiede loro questo servizio, in mancanza dei tecnici di laboratorio».


Tbc, medici e infermieri rischiano il contagio

Corriere delle Alpi del 23/09/2008 ed. Nazionale p. 26

Arrivano i malati ma non c'è una stanza attrezzata, insorge il sindacato Nursing Up - Ricoverati due extracomunitari mandati da altri ospedali veneti Silvestrini: «Ora l'Usl che fa?»
FELTRE. Torna settembre con il suo fardello di Kock. Al Santa Maria del Prato, nell'ultima settimana, sono stati accolti in regime di ricovero due pazienti di origine extracomunitaria affetti da tubercolosi, inviati da altri ospedali della Regione con i posti letto esauriti. Il reparto continua ad accogliere e curare i malati. Ma la stanza a pressione negativa per difendere il personale sanitario dal rischio di contagio non c'è. Così ora insorge il sindacato Nursing Up.Il sindacato degli infermieri, tramite Guerrino Silvestrini dirigente sindacale per Belluno, Treviso e Vicenza, chiede se la dirigenza dell'Usl di Feltre intenda mettere in atto le condizioni di sicurezza sia per i degenti che per il personale con zone filtro previste per legge. In caso contrario, dice il dirigente, non si accettino più casi di patologia tisiologica, a garanzia di operatori e degenti. Questa presa di posizione si attualizza oggi, ma era già stata formalizzata un mese fa quando alla dirigenza dell'Usl di Feltre era pervenuta una nota alla quale non si è dato riscontro. Ma il direttore generale Bortolo Simoni dice che la «tutela dei lavoratori è sistematicamente esercitata e che, paradossalmente, sono proprio gli operatori che lavorano a contatto con malati potenzialmente infetti a proteggersi di più con i presidi messi a disposizione dell'azienda e con la profilassi del caso».Proprio ieri pomeriggio, inoltre, il presidente della conferenza dei sindaci Gianvittore Vaccari ha chiesto di incontrare i direttori generale e sanitario dell'Usl di Feltre, rispettivamente Bortolo Simoni e Domenico Scibetta, oltre al primario del reparto di peumologia, Franco Zambotto.«Come presidente della conferenza mi interessava fare il punto della situazione sulle malattie infettive, tipo tubercolosi, che sono documentate nel nostro territorio. Le risposte che ho avuto sono rassicuranti dal punto di vista del monitoraggio costante che viene fatto del fenomeno, ho capito insomma che la situazione è sotto controllo e che non deve destare preoccupazione fra i cittadini. Ho inoltre condiviso le scelte operative intraprese dall'azienda sanitaria anche a tutela del personale ospedaliero».A Feltre sono stati presi in carico e trattati con successo casi di tubercolosi complessa, come la multiresistenza agli antibiotici d'elezione, caratteristica per lo più delle popolazioni dell'Est Europa. Ma il riferimento provinciale è malattie infettive a Belluno. Con una differenza: a Belluno le stanze di degenza hanno un circuito autonomo per il ricambio dell'aria e non espongono il personale sanitario al rischio di contagio. A Feltre, la pressione negativa non c'è e la dirigenza non sembra intenzionata a investire su questo aspetto. E se i politici regionali, come Guido Trento e Dario Bond, hanno già avuto modo di esternare il loro dissenso su questa "non scelta" da parte dell'Usl, adesso interviene il sindacato degli infermieri italiani. Il Nursing Up già si è fatto sentire sull'argomento, con una nota trasmessa all'Usl 2 alla quale, ancora, non è seguita alcuna risposta.«Daremo una risposta serena al sindacato che chiede conto della tutela dei lavoratori», rassicura il direttore Usl, Bortolo Simoni.Gli fa da controcanto il sindaco Vaccari: «Se la sigla sindacale lo desidera, sono disponibile al confronto sul tema».


Le disavventure di chi è ammalato grave

Giornale di Brescia del 23/09/2008 p. 47

Voglio esporre a Voi un reclamo visto che non so' più con chi parlare; oramai l'utente è meno di un cane, perché il cane se ha bisogno ne fanno pure una campagna giornalistica ma un umano forse vale meno. Arrivo al punto. Il 18-09-2008 telefono all'Ospedale Mellino Mellini di Chiari per prenotare una visita dermatologica urgente e per mia moglie, dopo diverse musichette, digiti 1-2-3-4 ecc., che solo per capire quale tasto premere, bisognerebbe fare almeno 6 mesi alla Bocconi; finalmente, mi dicono che la data più vicina è il 28-10-2008 e per altre 2 ecocolordoppler addome e sovraortici, una a dicembre l'altra a gennaio 2009. Noto che la Regione Lombardia con orgoglio si vanta dei tempi che è riuscita a portare e condivido ma a Chiari forse fa' parte di un'altra regione. Mia moglie è invalida al 100% per Ictus dal 28-5-2001 e non sto' a raccontare di chi sia la colpa perché ne avrei tante da dire a tale proposito, da oltre 10 mesi ha un prurito continuo in tutto il corpo e gli somministro creme che il medico le ha prescritto, ma ogni 2/3 mesi, deve prendere antibiotici per continue infezioni cutanee provocate dal grattarsi. Negli ultimi 15 giorni, avendo chiamato infermieri dell'Asl per altre cose, mi hanno tutti consigliato di farla visitare da un dermatologo perché per loro non può essere dato solo da semplice prurito ma per loro c'è una forte infezione del sangue. Chiamato il medico di famiglia, questi mi fa un'impegnativa per una visita dermatologica dicendomi: gli infermieri facciano gli infermieri, spetta a me dire cosa si deve fare. Gli chiedo a riguardo però il motivo per cui da oltre 1 anno continua a prescrivermi pomate e antibiotici, ed anche lui conviene con me (sic) che forse è meglio andare da un dermatologo perché non si può continuare così. (Meno male) Dopo la risposta, confermo l'appuntamento che va a 40 giorni dopo e telefono al medico che mi dice di mandare subito la badante per applicare il bollino verde (visita entro max. 72 ore) ma di avvisare ancora nella stessa mattina, l'ambulatorio dov'era fissato l'appuntamento. Tutto questo per ragguagliarVi sull'oggetto della mia mail. Ora, dalle ore 9 alle 12,30 ho telefonato al n. 030-7102301 (Ufficio prenotazioni) e per ben 12 volte, dopo la solita musichetta ed altro risponde la segreteria automatica di richiamare più tardi perché il personale era occupato; se voleste prenderVi la briga di fare questo numero, vedreste che non sto scherzando. Nel frattempo, chiamo sia il centralino dell'Ospedale che il reparto e, prima mi dicono che devo chiamare l'Ufficio prenotazioni e poi, consapevoli che è da 4 anni nessuno risponde se non la solfa di cui sopra. Lunedì ( il lettore ha inviato la lettera prima n.d.r.), manderò la badante (perché anch'io sono invalido al 90%) e se mi diranno, come credo, che dovrò farmi rifare un'altra impegnativa dal medico di famiglia perché l'attuale è scaduta (per effetto del bollino d'urgenza) telefonerò ai Carabinieri di Chiari e denuncerò l'accaduto perché pretendo essere rispettato almeno come un cane. PS: dimenticavo di dire che mentre telefonavo ai vari numeri, alle 9,40 era arrivato da me un dottore dell'Asl che si è fermato fino a mezzogiorno perché non credeva alle proprie orecchie che ci fosse uno sconquasso simile ed ha sentito pure le risposte che mi hanno dato al vivavoce del mio telefono. CESARE DUCCI Chiari ©


Venti assunzioni dell'Asl nella Valle

Il Tirreno del 21/09/2008 ed. Lucca p. 11

Servono medici, infermieri e tecnici di radiologia e riabilitazione - Presto in funzione una Tac di ultima generazione e una nuova risonanza magnetica fissa
BARGA. Venti assunzioni di medici, infermieri e tecnici di radiologia e riabilitazione e ingenti finanziamenti per potenziare i servizi sanitari territoriali e ospedalieri della Valle del Serchio. L'annuncio è stato dato nel corso dell'ultima riunione dell'articolazione zonale della Conferenza dei sindaci, presieduta da Umberto Sereni, che si è svolta a Barga. Si tratta del completamento di un percorso di accreditamento e implementazione iniziato due anni fa con l'avvio del cosiddetto "Piano Rossi", legato all'erogazione di circa 13 milioni di euro per la riorganizzazione strutturale degli ospedali di Barga e Castelnuovo.Da oggi il piano voluto dall'assessore regionale Rossi viene integrato - come hanno evidenziato nel corso della riunione i rappresentanti dell'Asl 2 - con l'assunzione di un consistente numero di operatori sanitari (medici, infermieri, tecnici di radiologia e riabilitazione) che riguarda tutti i reparti dei due ospedali e che si tradurrà nel potenziamento di attività importanti come il Pronto soccorso, la Cardiologia, la Radiologia, l'attività chirurgica e ortopedica, il Materno-Infantile, l'attività oncologica, l'Anestesia, la Riabilitazione, la Nefrologia e Dialisi.Entreranno in servizio oltre 20 operatori per un impegno finanziario annuale di circa un milione di euro, che è già iniziato e che determinerà un significativo miglioramento della situazione per alcune attività in cui si era registrata qualche difficoltà e soprattutto per quanto riguarda i tempi d'attesa delle indagini diagnostiche e degli interventi chirurgici ortopedici.Questa operazione è stata resa possibile da un finanziamento straordinario che l'assessore regionale Rossi ha destinato alla sanità della Valle del Serchio, grazie all'impegno congiunto dell'articolazione zonale della Conferenza dei sindaci e dell'azienda sanitaria.È in arrivo anche una nuova Tac di ultima generazione con la tecnologia più avanzata attualmente disponibile: la sua installazione è prevista nei prossimi mesi.È già attiva una macchina per la risonanza magnetica mobile, anch'essa fra le più avanzate dal punto di vista tecnologico e con una potenza e una qualità corrispondenti a quella presente all'ospedale di Lucca. A questa apparecchiatura si aggiungerà nei prossimi mesi una risonanza fissa per le articolazioni attualmente in fase di acquisizione.L'assistenza domiciliare verrà estesa a tutti i giorni della settimana, compresi i festivi, con 12 ore diurne di attività.Il potenziamento del personale permette fra l'altro di ampliare l'offerta di prestazioni specialistiche ambulatoriali sul territorio della Valle del Serchio, che è fondamentale per ridurre e rendere sempre più appropriato il ricorso al ricovero ospedaliero.Il piano di investimenti su personale e tecnologie rappresenta una tappa fondamentale per la sanità territoriale e ospedaliera della Valle, che va a completare un'operazione di grande rilevanza, grazie alla quale gli ospedali di Barga e Castelnuovo, sempre più integrati tra di loro e con quello di Lucca, si stanno rinnovando nelle strutture, nella tecnologia e con un consistente ingresso di nuovi medici, infermieri e tecnici sanitari.«Questa - spiega con soddisfazione il presidente dell'articolazione zonale della Valle del Serchio Umberto Sereni - è la conclusione di un'operazione avviata addirittura 10 anni fa e che ha determinato una svolta politica in Valle del Serchio: finalmente si è iniziato a pensare ad una reale integrazione fra i due ospedali, che prima erano messi in concorrenza fra di loro. Ringrazio il consigliere regionale Remaschi e l'assessore Rossi».

SCARMAGNO Ambulatorio infermieristico

La Sentinella del Canavese del 22/09/2008 ed. Nazionale p. 12

SCARMAGNO. E' partito dall'inizio di settembre il nuovo servizio infermieristico completamente gratuito voluto dall'amministrazione comunale.Il servizio è stato istituito d'intesa tra il Comune e l'Asl To 4 che ha messo a disposizione tutto il materiale necessario per l'erogazione delle prestazioni ai cittadini residenti a Scarmagno. I cittadini possono usufruire del servizio infermieristico ogni giorno dalle 8,30 alle 9 nell'ambulatorio medico del capoluogo e dalle 9 alle 9,30 a frazione Bessolo. Le prestazioni assicurate sono la misurazione della pressione arteriosa e della glicemia, le medicazioni e le iniezioni intramuscolari, per le quali è necessario presentarsi con medicinali e prescrizione medica. «Siamo molto soddisfatti - ha commentato l'assessore comunale ai servizi socio assistenziali Carla Mei - perché abbiamo visto che i cittadini, che avevano chiesto più volte l'istituzione di questo servizio, hanno dimostrato di utilizzarlo con una nutrita presenza negli ambulatori nei quali, per assicurare questa prestazione, è presente personale infermieristico specializzato della Cooperativa gli Argonauti di Bessolo. Per il momento il servizio è previsto fino al 31 dicembre ma, se verrà confermato l'interesse dei cittadini, verrà erogato anche nel 2009». In concomitanza con l'inizio dell'anno scolastico, il Comune ha predisposto anche l'erogazione dei servizi di pre e post scuola, mensa e trasporto alunni, oltre ad alcune attività didattiche integrative, come i corsi di orientamento musicale, per gli alunni delle scuole. (s.ro.)


Rischio ridimensionamento, timori per l'ospedale

La Tribuna di Treviso del 23/09/2008 ed. Nazionale p. 25

MONTEBELLUNA. Paventa timori per il futuro dell'ospedale di Montebelluna il Nursing Up, uno dei sindacati degli infermieri che operano nell'Usl 8.Carenza di personale, neurologia che deve ancora ripartire con i ricoveri sono per Guerrino Silvestrini, dirigente del Nursing Up, dei campanelli d'allarme.«Sono molto preoccupato come dirigente sindacale e come cittadino residente nell'area pedemontana che ha come punto di riferimento l'ospedale di Montebelluna per scelte che pare si vadano delineando in senso riduttivo per l'ospedale stesso e potrebbero risultare gravose per gli operatori e gli utenti - afferma Guerrino Silvestrini -. Il reparto di Neurologia non ha riaperto nonostante il periodo di chiusura estivo concordato sia trascorso. Riaprirà? La divisione di Pediatria è in deficit di personale, soprattutto medico. Chiuderà? Medicina adotta i minimi assitenziali del personale infermieristico per tutti i giorni della settimana e più volte siamo intervenuti per segnalare la situazione. Il settore delle piastre operatorie utilizza personale sociosanitario per attività proprie dell'area infermieristica. Per decidere di una indennità al personale del Pronto soccorso si sta discutendo da mesi al tavolo delle trattative». «Mi chiedo - conclude Guerrino Silvestrini - se la razionalizzazione tra gli ospedali di Montebelluna e Castelfranco non sia iniziata a sfavore di quest'ultimo e se così fosse se non sia dovuta chiarezza aicittadini rispetto ai servizi che continueranno ad essere garantiti». (e.f.)


Due indagati per il bimbo annegato

Cronaca Qui Torino del 23/09/2008 p. 19

Sono un anestesista del Santa Croce di Moncalieri e un infermiere del 118 Rivarossa La Procura di Ivrea ha sospeso per due mesi dall'attività professionale Gennaro Noè, il medico anestesista dell'ospedale Santa Croce di Moncalieri, e Daniele Marchisio, capo infermiere della centrale operativa del 118, dopo i fatti che, il 29 agosto scorso, portarono alla morte del piccolo Lorenzo Appierto, annegato nella piscina di casa a Rivarossa. LE INDAGINI Il medico anestesista e il capo infermiere, inoltre, sono anche formalmente indagati per falso: secondo gli accertamenti, infatti, i due avrebbero falsificato la cartella d'intervento redatta al termine delle operazioni sanitarie messe in atto a Rivarossa, nel disperato tentativo di salvare la vita al piccolo bimbo. Dalla cartella, infatti, emergerebbero azioni che, in realtà, non sarebbero mai state compiute dall'equipe di soccorso. Una discrepanza confermata dall'indagine interna della direzione sanitaria che, già la settimana successiva alla disgrazia di Rivarossa, aveva sollevato dall'incarico di medico d'emergenza Gennaro Noè. Daniele Marchisio, invece, prima della sospensione impostagli dalla Procura di Ivrea, era già stato sospeso per le emergenze sanitarie ma, all'interno del Cto, ha comunque continuato a lavorare anche in queste ultime settimane. «Rilevanti incongruenze sono emerse tra il tipo di intervento effettuato e quanto desumibile dal rapporto clinico redatto al termine dell'intervento», si legge in una nota della direzione generale del Cto. Nessun commento, però, sull'inchiesta giudiziaria in corso. E anche dai vertici del 118 arriva solo la conferma della sospensione di medico e infermiere e della loro iscrizione nel registro degli indagati. Probabilmente un atto dovuto, quello della Procura, ma comunque determinante per confermare che l'indagine sulla morte del piccolo Lorenzo è tutt'altro che chiusa. LA TRAGEDIA Come detto, il decesso del bimbo risale al 29 agosto scorso. I medici del 118, che intervennero nella villetta di Rivarossa giungendovi in elisoccorso, vennero accusati, pochi giorni dopo la tragedia, da una lettera anonima inviata ai giornali e alla famiglia di Lorenzo da una talpa, quasi certamente interna al 118 stesso. Lettera che ha aperto un caso nonostante la volontà della famiglia Appierto di non ricorrere alle vie legali contro l'equipe medica intervenuta nel tentativo di salvare la vita al bambino. Fu proprio la lettera inviata dalla talpa a svelare la "frettolosa" partenza dell'elisoccorso del 118, decollato alla volta di Rivarossa senza alcuni farmaci salvavita in grado di evitare la morte del bimbo. In particolare senza l'assenza di adeguate dosi di adrenalina. Alessandro Previati - Claudio Martinelli

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