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La richiesta di prestazioni assistenziali di qualità e personalizzate è sempre più in aumento; si accresce pertanto anche il livello di competenza e responsabilità dell'infermiere nei confronti della persona assistita; i tempi esigono professionisti preparati, capaci di confrontarsi in équipe multidisciplinari e che sappiano dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto consapevoli delle conseguenze che possono derivare dalle loro decisioni e dal modo di condurre gli interventi

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giovedì, maggio 29

Infermiere denunciato da tre donne


Stupri in corsia al San Raffaele


(Commento Personale; se fosse tutto vero, come spiegato nell'articolo, l'infermiere non ha nessun diritto ad essere chiamato tale, ma solo "MANIACO SESSUALE")


28.05.2008 ARTICOLO DI AGATA BRUNI Milano. TRATTO DAL IL MATTINO DI NAPOLI

Molestava pazienti inermi, ricoverate in rianimazione con la flebo attaccata nel braccio e la mascherina d’ossigeno sulla faccia. In un caso, ha addirittura minacciato la sua vittima di staccarle l’ossigeno se dopo la violenza non si fosse sentita abbastanza «rilassata». Sono pesanti le accuse per un infermiere di 35 anni in servizio all’ospedale San Raffaele di Milano, il prestigioso istituto di cura fondato negli Anni Settanta da don Luigi Maria Verzé, che avrebbe compiuto abusi sessuali su almeno tre pazienti approfittando del loro stato di semincoscienza. L’inchiesta per violenza sessuale è stata avviata nel 2006 dopo la denuncia di una delle vittime. Le indagini, coordinate dal pm Maria Laura Amato e condotte dalla Squadra Mobile, avrebbero raccolto testimonianze su almeno tre episodi, per i quali l’uomo è indagato, avvenuti tra l’11 dicembre 2005 e il 31 gennaio 2006 ai danni di una sudamericana e due italiane di età compresa tra i 40 e i 50 anni. Tutte e tre le donne erano ricoverate in terapia intensiva in seguito a incidenti stradali. Stando a quanto è stato messo a verbale, mentre le pazienti si trovavano in stato di dormiveglia o semincoscienza per le terapie farmacologiche o immobilizzate per le fratture riportate, sarebbero state toccate dall’infermiere. Inquietanti le parole delle pazienti. Una delle donne, ricoverata tre anni fa in terapia intensiva con il bacino fratturato e la mascherina per l’ossigeno ha raccontato alla polizia che l’uomo, con la scusa di cambiarla, l’avrebbe molestata e «manipolata» nelle parti intime e poi si sarebbe masturbato. «Mi ha chiesto se mi sentivo rilassata - ha proseguito la donna nella denuncia - se no mi avrebbe chiuso l’ossigeno». In cambio del suo silenzio, invece l’infermiere le avrebbe offerto yogurt e succo di frutta. Un’altra paziente ha riferito di essere stata costretta a subire abusi in occasione della «somministrazione dei farmaci», la terza di esser stata molestata mentre era sotto sedativo e mentre lui la stava lavando. Da quanto si è saputo l’infermiere qualche tempo fa avrebbe chiesto il trasferimento dal San Raffaele per andare in qualche altro ospedale. La direzione dell’ospedale ha fatto sapere di aver dato massima collaborazione alle indagini e di aver interrotto il rapporto pochi mesi dopo l’avvio dell’inchiesta.

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